I box
CARLO GIULIANI
L'ultimo omicidio in un corteo in Italia fu quello di Giorgiana Masi nel lontano 1977. Carlo Giuliani viene ammazzato dai carabinieri a Genova nel 2001.
Fin dai primissimi momenti dopo l'omicidio di Carlo Giuliani il tentativo da parte degli inquirenti e dei giornalisti è stato quello di decontestualizzare i fatti. Emblematica in questo senso la foto Reuter che poche ore dopo era disponibile su internet e ha fatto il giro del mondo.
Nell'inchiesta preliminare sembrava che al Pm non interessasse nulla tranne questo singolare duello tra una pistola e un estintore, tra Carlo Giuliani e Mario Placanica. Del perché e del percome quell'estintore fosse stato afferrato, di come sia avvenuto che uno sparuto drappello di 50 carabinieri abbia attaccato sul fianco un corteo che non aveva vie di scampo, di quali fossero gli ordini e le regole di ingaggio dei carabinieri sembrava non interessare. Come resta misterioso il motivo per cui tra i carabinieri quel pomeriggio girasse la voce che un loro collega fosse morto o in fin di vita per il colpo di un manifestante. I moventi di questo omicidio sono stati lasciati fuori dalle carte processuali. Giornalisti e forze dell'ordine, coadiuvati da periti compiacenti, hanno tentato di ridurre quell'omicidio a una singolar tenzone tra ventenni i cui esiti disgraziati sono da attribuire a una tragica fatalità: un sasso che devia un proiettile altrimenti innocuo, perché sparato in aria. Le cose tuttavia non stanno così.
Carlo Giuliani e gli altri manifestanti erano in un corteo autorizzato che è stato attaccato in modo ingiustificato. Dopo ore di cariche il corteo, che si stava ritirando, viene attaccato anche sul fianco e schiacciato, senza possibilità di fuga, contro la massicciata della ferrovia. In questo contesto, la reazione dei manifestanti a questo ulteriore attacco travolge un plotone dei carabinieri in Piazza Alimonda. La catena di comando di quel plotone dei carabinieri è emersa in modo chiaro nel corso di questi tre anni: si tratta di ufficiali addestratissimi alla guerra facenti parte del Battaglione Tuscania, un corpo d'élite dell'arma dei carabinieri. Ufficiali spesso impiegati all'estero in missioni di guerra, come la Somalia, la Bosnia, il Kossovo e l'Irak. Mario Placanica viene immediatamente indicato dai carabinieri come lo sparatore. Il terzo uomo sul defender, Raffone, invece diventa noto solo due giorni dopo i fatti, quando cioè le immagini di Piazza Alimonda sono già state esaminate. Esistono fondati dubbi da parte di chi conduce le controinchieste sull'identità dello sparatore sia basandosi sulle dichiarazioni e le contraddizioni di Placanica, sia esaminando il materiale fotografico emerso in questi tre anni. Placanica cambia versione sullo sparo per cinque volte tra interrogatori e interviste. Quello che rimane costante è la descrizione della sua posizione nella jeep prima dello sparo: sopra.
Placanica afferma sempre di essere stato sopra il suo collega Raffone e di averlo protetto col suo corpo. Ma lo sparatore è sempre sotto ed è infatti protetto dal corpo di qualcuno (per questa ragione che il suo volto non è visibile nelle immagini). Inoltre una serie di foto ad alta definizione mostrano una notevole somiglianza tra il profilo di Placanica e quello del carabiniere che copre da sopra lo sparatore, confermando i dubbi. Nel defender sarebbe presente quindi una quarta persona che verosimilmente è colui che sparò.
Carlo Giuliani inoltre viene ucciso da un proiettile calibro 9 parabellum. Per il giudice che ha deciso l'archiviazione questo proiettile viene deviato addosso a Carlo da un calcinaccio lanciato dai manifestanti. Per arrivare a questa conclusione vengono rovesciate le leggi della fisica e della logica. La storia delle perizie e della loro curvatura agli interessi degli imputati (i carabinieri) è uno degli aspetti più scandalosi dell'intera vicenda. Periti per lo più amici di ufficiali dei carabinieri, quando non di mafiosi, già protagonisti nelle perizie per i processi sulle BR o sull'omicidio di Ilaria Alpi oppure che affermano di aver trovato sulla sindone il Dna di Dio.
Il proiettile che uccide Carlo è, dal punto di vista balistico un mistero, ed è molto probabile che non si trattasse di un proiettile d'ordinanza. Una scheggia del proiettile è rilevata dalla tac ma le sue tracce non vengono misteriosamente registrate nell'autopsia. Un proiettile leggero, con poca massa, che si frammenta facilmente, che non lascia tracce di sé, che non rimbalza neppure quando colpisce il muro della chiesa in Piazza Alimonda è probabilmente un proiettile sintetico o comunque speciale. Proiettile che i carabinieri non avrebbero dovuto avere. Per nasconderne la detenzione si stravolgono fisica, logica, buon senso e deontologia professionale dei periti. Carlo Giuliani non muore immediatamente. Esistono filmati, foto, testimonianze della sua breve agonia. Tutte le foto che lo ritraggono nei primi momenti mostrano una unica ferita sul volto di Carlo: il foro del proiettile che sanguina abbondantemente. Altre foto che lo ritraggono in Piazza Alimonda, dopo che è tornata in possesso delle forze dell'ordine, mostrano invece un'ulteriore vistosa ferita al centro della fronte. In sede di autopsia questa ferita appare in tutta la sua importanza: solo un colpo violento e intenzionale può averla prodotta.
Due fatti risultano infatti strani: il primo riguarda la forma della ferita in fronte a Carlo. Essa non può inequivocabilmente essere stata provocata da altro se non da un violento colpo in testa infertogli quando era disteso per terra. Esistono infatti delle foto di Carlo subito dopo lo sparo, che mostrano la fronte di Carlo intatta. Tra le due foto compare misteriosamente anche un sasso vicino alla tempia di Carlo morente. In quella stessa sequenza esiste una foto di un carabiniere che sembrerebbe acconciare il corpo di Carlo prima dell'arrivo dell'ambulanza. Come ulteriore conferma della manipolazione del cadavere da parte delle forze dell'ordine, c'è un altro mistero: il cutter fantasma. In sede di autopsia infatti viene fotografato e filmato un taglierino. Poteva essere un elemento per incolpare Carlo, ma non viene nemmeno verbalizzato. Perché? Forse la posizione in cui si trovava (tra il costume ed i pantaloni di una persona che stava correndo, non pizzicato in nessuno dei due) avrebbe infranto ogni legge fisica, comprovando la manipolazione.
In Piazza Alimonda quel giorno successero decine di fatti poco chiari e mai ufficialmente spiegati. La difficoltà di ricostruire quel pomeriggio deriva sicuramente anche dall'accanimento con cui i carabinieri si sono lanciati contro chi stava documentando i fatti subito prima e subito dopo le 17:27, quando partì il colpo.
Il presente riassunto fa parte di un più vasto lavoro di controinchiesta che è perennemente in itinere.
Tutti i contributi sono rintracciabili a partire dal sito:
http://www.piazzacarlogiuliani.org/pillolarossa/
Tra gli altri, ecco un breve elenco dei contributi più significativi:
L'orrore in P.zza Alimonda Parte Prima e Seconda
Chi e' il "famoso" Tenente Colonnello dei carabinieri che era in P.zza
Alimonda? La "bestia nera" in P.zza Alimonda: un profilo dei protagonisti.
P.zza Alimonda: l'organigramma dei CCIR (i carabinieri d'assalto)
Il buio su P.zza Alimonda
Chi ha ucciso Carlo Giuliani?
Un proiettile di plastica ha ucciso Carlo Giuliani?
Assi nelle maniche nere: i periti del G8
Le Pulci della Daloiso
Piazza Alimonda: una ferita sulla fronte di Carlo pretende una risposta
P.zza Alimonda: Perché il vicequestore Lauro si *inventa* il sasso?
"Sassi con le gambe"
Ricostruzione cronologica: 17:27 Piazza Alimonda
LE NUOVE GUERRE
Definiamo nuove guerre quei conflitti armati che caratterizzano il postguerra fredda, ovvero i conflitti della quarta guerra mondiale. Le nuove guerre avvengono in un contesto caratterizzato dal declino del ruolo dello stato nella società: "Le nuove guerre hanno luogo in un contesto di erosione dell'autonomia dello stato e, in alcuni casi estremi, in un contesto di disintegrazione di esso". Più precisamente le nuove guerre avvengono in una fase storica caratterizzata dall'erosione del monopolio della violenza legittimamente organizzata. In un contesto in cui gli stati hanno basse entrate fiscali e l'economia criminale gioca un ruolo sempre maggiore, la violenza è per così dire privatizzata, gestita sempre maggiormente da attori extra-statali.
La distinzione tra conflitto esterno e conflitto civile si fa quindi sempre più difficile, e numerose guerre oggi non sono classificabili usando questa distinzione. Per questo si parla di asimmetria.
Per quanto riguarda gli scopi per cui le guerre vengono combattute è chiaro che oggi è assente ogni progetto nazionale, qualsiasi idea su come organizzare la società e il futuro è assente; è invece spesso un vuoto richiamo alle origini (etniche per lo più) la base identitaria, che nasconde il vuoto programmatico (ideologie coloniali, socialiste, etc... sono assenti).
Per quanto concerne il metodo, molto è preso dalle tattiche di controinsurrezione, ovvero quelle strategie elaborate durante la guerra fredda volte a colpire i movimenti di guerriglia. Obiettivo delle nuove guerre sono così quasi esclusivamente le popolazioni: uccisioni, deportazioni, intimidazione. Alla fine del secolo XIX il rapporto tra vittime militari e civili era di 1 a 8; nelle nuove guerre il rapporto si è inverito. Sono circa oltre 6 milioni le persone morte dopo la fine della guerra fredda, in oltre< 170 conflitti. Le tecnologie sofisticate sono le armi normalmente usate che integrano le vecchie, facilmente reperibili sul mercato, specialmente dopo il crollo dell'Urss.
Da un punto di vista economico la differenza con le precedenti guerre mondiali è grande: l'economia precedente era centralizzata nello stato. I gruppi combattenti di oggi si finanziano per lo più con il saccheggio, con economie criminali e mercato nero, con l'assistenza esterna (inclusa la tassazione all'assistenza umanitaria).
Proprio perché l'obiettivo comune di diversissime parti belligeranti è quello di seminare odio e paura, spesso le vittime privilegiate sono in realtà comuni: "Benché le nuove guerre appaiano come lo scontro tra diversi gruppi linguistici, religiosi o tribali, esse possono anche essere viste come guerre in cui coloro che promuovono politiche di tipo particolaristico cooperano per sopprimere i valori della civiltà e del multiculturalismo: in altre parole guerre tra esclusivismo e cosmopolitismo". Queste parole di Mary Kaldor ci fanno supporre che siamo proprio di fronte alla quarta guerra mondiale, quella tra neoliberismo e umanità.
L'analisi di Dal Lago mostra come sia venuta meno la distinzione tra conflitto civile ed esterno, analizzando il ruolo degli USA quale principale attore del nuovo ordine mondiale in cui si trovano a esercitare la funzione di polizia globale. Strategia che lungi dall'essere stata sviluppata dopo l'11 settembre era presente dalla fine del bipolarismo ed era stata pensata da un folto e variegato complesso di lobbies. L'analisi di Dal Lago ha il raro pregio di analizzare il conflitto interno e il conflitto esterno simultaneamente, di coniare la significativa espressione "polizia globale" e infine di descrivere nello stesso libro i fatti di Genova e della cosiddetta "guerra al terrorismo".
Mary Kaldor, Le nuove guerre, la violenza organizzata nell'età globale,
Roma, Carrocci, 1999; Alessandro Dal Lago, Polizia globale, guerra e
conflitti dopo l'11 settembre, Verona, Ombrecorte, 2003.
L'INVENZIONE DEGLI NTA
La storia degli Nta (Nuclei Territoriali Antimperialisti) è relativamente recente. La sigla compare infatti la prima volta come firma di un volantino ritrovato a Sacile, in provincia di Pordenone, nel 1995 e intitolato "Nuovo Ordine Mondiale, Bosnia, Nucleare e Aviano". Il titolo di questo documento e lo stesso nome dell'organizzazione fanno capire che il terreno di confronto degli Nta, non è riferito a obiettivi nazionali (sui quali storicamente la lotta armata delle Br si era concentrata, a parte qualche piccolo contatto con la Raf tedesca) ma a un contesto più ampio che coinvolge esplicitamente la Nato e l'intervento nell'ex Jugoslavia.
Il livello delle azioni degli Nta non è mai stato elevato. Si contano in genere danneggiamenti a proprietà di militari statunitensi di stanza ad Aviano e piccoli attentati a sedi dei Ds.
Un primo fatto non chiaro attorno al gruppo riguarda un attentato al palazzo di giustizia di Venezia. Il pm Casson non crede alla rivendicazione ufficiale degli Nta e comincia a indagare sull'estrema destra. Il 1995 è l'anno della Uno Bianca e della comparsa della Falange. Proprio la Falange in un primo momento, rivendica l'attentato, ed è probabilmente anche per questo che Casson, mettendosi contro le tesi della Procura, sceglie di non indagare sugli Nta.
L'area in cui avvengono questi attentati è localizzata nel nord-est dell'Italia, e ciò in un primo tempo, fa pensare alle Procure, di essere di fronte a un gruppo isolato.
Questo fino all'omicidio Biagi, quando si comincia a ipotizzare la tesi del fronte terrorista unitario, che vedrebbe l'unità di intenti tra Br e Nta, uniti sotto la sigla Br - Guerriglia Metropolitana. Il documento di rivendicazione degli Nta è addirittura ritenuto "attendibilissimo".
Da allora i mass-media e l'intero arco delle istituzioni, utilizzando toni allarmistici, descrivono un panorama di trame terroristiche pronte ad attivarsi. In questo arco vengono posti anche alcuni settori dell'antagonismo, come i Disobbedienti ed Europposizione.
Le tesi ufficiali subiscono però una clamorosa smentita quando, il 22 gennaio 2004, vengono arrestati a Udine tre insospettabili accusati di fare parte degli Nta.
Il 10 febbraio viene ribadita dal Sisde in Parlamento, la tesi di un unico arco eversivo che comprende anarcoinsurrezionalisti, Br, Nta, Disobbedienti, e viene auspicato dal ministro Pisanu, che gli arresti portino al disvelamento delle probabili connessioni tra i terrorismi. Il 12 febbraio uno dei tre arrestati, Luca Razza, comincia a parlare e racconta che la sigla Nta in realtà è stata una sua invenzione con la quale ha ingannato per anni i servizi segreti italiani. Ritagliando infatti pezzi di vecchi comunicati delle Br, e confezionando i piccoli attentati da lui rivendicati, Razza è riuscito a creare in poco tempo il mito degli Nta. Razza quindi si autoincolpa di tutto, eccetto dell'attentato al palazzo di giustizia di Venezia. Il suo racconto è comprovato, e gli inquirenti ne comandano la scarcerazione.
Cosa fa capire la vicenda degli Nta? Innanzi tutto, l'estrema facilità attraverso la quale oggi si possono falsificare documenti e rivendicazioni, cosa che con la lotta armata degli anni '70 non poteva avvenire, per le diverse modalità con cui si gestivano le rivendicazioni. Questo getta una cattiva luce sull'attendibilità delle fonti e delle tesi delle procure. La vicenda, ancora poco chiara, dell'attentato al palazzo di giustizia di Venezia, ne è una prova. Inoltre è abbastanza logico dedurre come la costruzione delle ipotesi investigative oggi sia totalmente falsificata dall'uso di documenti dubbi e da reali interessi volti a criminalizzare quei movimenti che mettono in pericolo l'ordine costituito. È infatti chiaro come nell'epilogo della vicenda degli Nta, si sia mostrata in pieno la macchina che sta dietro le tesi degli inquirenti. Montature che vedono conniventi gran parte dei giornalisti, ma che non sempre reggono.
P2: UN PROGRAMMA BIPARTISAN
Il Piano di rinascita democratica fu sequestrato all'aeroporto di Fiumicino nel sottofondo malamente camuffato di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio, che stava tornando in Italia da Nizza. Il documento è databile attorno al 1976. Dopo averli fatti rinvenire, Gelli ha avuto cura di introdurre nuovi elementi di confusione precisando, nel giugno del 1984, che il Piano di rinascita non è mai esistito. Esso era solo un insieme di appunti che dovevano servire da scaletta per una serie di articoli e relazioni. Qui si proponevano con programmi a medio e lungo termine alcuni ritocchi alla Costituzione, successivi al restauro delle istituzioni fondamentali; l'aggettivo democratico significa semplicemente che il Piano esclude di rovesciare il sistema per altre vie. Il Piano prevedeva di "usare gli strumenti finanziari stessi per l'immediata nascita di due movimenti: l'uno, sulla sinistra (a cavallo fra Psi-Psdi-PriLiberali di sinistra e Dc di sinistra), e l'altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale)". Insolita preveggenza.
23 DOMANDE AL PRESIDENTE BUSH DAL "FAMILYSTEERING COMMETEE"
Il Comitato che rappresenta le famiglie delle vittime, alla Commissione Indipendente sui fatti del 11 settembre chiede che il Presidente Bush risponda a tutti i membri della Commissione in modo chiaro e inequivocabile alle seguenti domande:[10]
"1.. Come Comandante Supremo, perché la mattina dell'11 settembre non siete ritornato immediatamente a Washington, D.C. o al Centro Comando Nazionale dell'Esercito, visto che eravate consapevole che l'America si trovava sotto attacco? Nello specifico, quando vi siete reso conto che l'America era aggredita? Chi vi ha informato di questo fatto?
2.. La mattina dell'11 settembre, chi era responsabile della nostra nazione, mentre voi eravate lontano dal Centro Comando Nazionale dell'Esercito? Siete stato informato o vi hanno consultato su tutte le decisioni prese in vostra assenza?
3.. Che azione difensiva avete ordinato personalmente per proteggere
la nostra nazione, durante la crisi dell'11 settembre? Quando sono stati dati questi ordini, e a chi? Quali ordini sono stati eseguiti? Qual è stato il risultato di questi ordini? Ci sono stati ordini non eseguiti?
4.. Secondo la vostra opinione, perché la nostra nazione si è trovata così completamente impreparata a sostenere un attacco sul proprio stesso territorio?
5.. Il Capitano della Marina Usa , Deborah Loewer, Direttore del Centro di Controllo della Situazione dello Stato alla Casa Bianca, vi ha informato che il primo aereo di linea si era schiantato sulla prima Torre del World trade center prima che voi entraste nella Scuola Elementare "Emma E. Booker" di Sarasota, Florida? La preghiamo di spiegarci la ragione perché avete deciso di continuare con la visita programmata alle classi, quindici minuti dopo aver saputo che il primo aereo dirottato si era abbattuto contro il World Trade Center.
6.. É normale procedura che il Direttore del Centro di Controllo della Situazione dello Stato alla Casa Bianca lavori con lei? Se sì, la preghiamo di citarci qualche esempio accaduto in precedenza. Se invece non è una normale procedura, la preghiamo di spiegarci le circostanze che hanno indotto il Direttore del Centro di Controllo della Situazione dello Stato alla Casa Bianca a chiedere di accompagnarla in Florida durante la settimana dell'11 settembre.
7.. Che piano di azione vi ha indotto a rimanervene immobile, anche dopo che Andrew Card vi ha informato che un secondo aereo di linea aveva colpito la seconda Torre del World Trade Center, e l'America era sicuramente sotto attacco? Approssimativamente, per quanto tempo siete rimasto nella scuola dopo il messaggio di Card?
8.. In che momento siete stato informato che altri velivoli erano stati dirottati, oltre al Volo 11 e al Volo 175? Chi vi ha informato? Qual è stata la vostra linea di condotta come Comandante Supremo degli Stati Uniti?
9.. Iniziando con il periodo di transizione tra l'Amministrazione Clinton e la vostra, e terminando con l'11 settembre 2001, nello specifico che informazioni (verbali o scritte) avete ricevuto sui terroristi, su possibili attacchi e obiettivi, e da quali fonti?
10.. In particolare, cosa avete appreso dalla riunione del 6 agosto 2001 sulla minaccia terroristica che stava per affrontare la nostra nazione? Avete richiesto che venisse messo in atto qualche intervento? Avete richiesto qualche ulteriore informazione da sviluppare e/o da preparare?
11.. Come Comandante Supremo, dal 1 maggio fino all'11 settembre 2001, ha ricevuto qualche informazione da qualche funzionario, o agente di qualche agenzia di intelligence, che OBL (Osama bin Laden) stava progettando di attaccare questa nazione sul suo stesso territorio, usando come armi aeroplani, e individuando come obiettivi punti rilevanti di New York City, durante la settimana dell'11 settembre o proprio nel giorno esatto dell'11 settembre 2001?
12.. Che misure difensive avete preso in risposta ai pre-allarmi dell'11 settembre provenienti da undici nazioni su un attacco terroristico, alcuni di questi citavano proprio di un attacco continentale negli Stati Uniti? Avete predisposto qualche direttiva in reazione a questi possibili interventi terroristici? Se sì, con quali risultati?
13.. Come Comandante Supremo dal 1 maggio 2001 fino all'11 settembre 2001, lei o qualche funzionario del Governo degli Stati Uniti ha condotto qualche negoziato o incontro con OBL, o con qualche agente di OBL, o con al-Qaeda? Durante questo stesso periodo, lei o qualche funzionario del Governo degli Stati Uniti ha condotto qualche negoziato o incontro con governi stranieri, i loro agenti o funzionari riguardanti OBL? Se sì, con quali risultati?
14.. Il vostro programma per l'11 settembre 2001 era di dominio pubblico fin dal 7 settembre 2001. La scuola "Emma E. Booker" si trova solo a cinque miglia dall'aeroporto di Bradenton; allora voi, e quindi i bambini della scuola, potevate costituire un obiettivo per i terroristi dell'11 settembre. Qual è stata l'intenzione del Servizio Segreto nel consentirvi di rimanere nella scuola elementare "Emma E. Booker", anche se si aveva la piena consapevolezza che l'America si trovava sotto attacco?
15.. La preghiamo di spiegare perché è rimasto nella scuola elementare di Sarasota, Florida, per una conferenza stampa, dopo che avevate terminato di ascoltare la lettura dei bambini, quando eravate un obiettivo per i terroristi, e la vostra presenza potenzialmente metteva in pericolo le vite dei bambini?
16.. Qual è stata la giustificazione dei diversi blocchi della Forza Aerea, che non si è levata in volo l'11 settembre? L'Air Force One (l'aereo presidenziale) in qualche momento del giorno 11 settembre è stato obiettivo dei terroristi? Il cifrario dell'Air Force One è stato mai violato l'11 settembre?
17.. Vi è stata una ragione per cui l'Air Force One è decollato senza una scorta militare, benché ci fosse ampiamente il tempo di consentire a jets militari di arrivare?
18.. Cosa ha provocato il vostro rifiuto a rilasciare informazioni riguardanti appoggi e finanziamenti stranieri ai terroristi, come è dimostrato dalla inaccessibilità alle 28 pagine redatte nel Rapporto sull'Inchiesta della Commissione Congiunta di Intelligence? Che iniziative avete personalmente intrapreso dall'11 settembre per ostacolare l'appoggio straniero al terrorismo?
19.. Chi ha approvato il volo della famiglia Bin Laden fuori dagli Stati
Uniti, quando tutti i voli commerciali erano stati bloccati, quando vi era l'opportunità almeno di un minimo di interrogatorio da parte del FBI, e specialmente quando due dei membri della famiglia avevano avuto collegamenti con Wamy, una istituzione benefica sospettata di finanziare il terrorismo? Chi erano i membri della famiglia di Bin Laden che avevano avuto questa concessione, un privilegio però non concesso a quei familiari Americani che avevano voluto bene a qualcuno che era stato ammazzato l'11 settembre?
20.. La preghiamo di spiegarci perché nessuno del nostro governo, a qualsiasi livello, è stato ritenuto responsabile per le innumerevoli deficienze che hanno permesso ai fatti dell'11 settembre di accadere?
21.. La preghiamo di commentare il fatto che le note segnaletiche di OBL sul tabellone del Fbi che indica i Dieci Latitanti più Importanti da Catturare non prendano in considerazione gli attacchi dell'11 settembre. A vostra conoscenza, quando è stata l'ultima volta che qualche agente del nostro governo ha avuto contatti con OBL? Se prima dell'11 settembre, ci venga specificata la data di questo contatto e in che contesto è avvenuto l'incontro.
22.. Continuate ancora a ribadire che Saddam Hussein era collegato con Al-Qaeda? Che prove potete produrre di qualche connessione fra Al-Qaeda e il regime di Hussein?
23.. Chi, individui, governi, agenzie, istituzioni, o gruppi, può avere beneficiato degli attacchi dell'11 settembre? La preghiamo di specificare il suo pensiero su chi possa averne tratto vantaggi."
LE PISTE SCARTATE
Dopo l'11 settembre molte piste non sono state seguite. John O'Neill, l'ex-vicedirettore dell'Fbi, capo del settore internazionale, stava indagando, nell'estate 2001, sulle responsabilità di Bin Laden nei precedenti attentati e indicò l'Arabia Saudita come il paese in cui trovare le vere radici della rete: "ogni risposta, tutto ciò che serve per smantellare la organizzazione di Osama Bin Laden, si trova in Arabia Saudita". John O'Neill fu espulso dallo Yemen quando stava investigando sulla strage dello Uss Cole. Lasciato solo si dimise dall'incarico due mesi prima dell'attentato dell'11 settembre andò in ufficio nelle Twin Towers come capo della sicurezza del Wtc dove trovò la morte. L'Fbi aveva arrestato nell'Agosto 2001 una persona che stava seguendo corsi di esercitazione di volo: un francese, Zacarias Moussaoui. L'intelligence francese conferma che è un uomo di Bin Laden. L'Fbi scopre che ha manuali di volo della Boeing.
ABC News riferisce che l'Fbi era interessata a sapere di più sulla rete finanziaria della famiglia Bin Laden e che fosse molto sospetto che Osama fosse un reietto della famiglia.25 L'Fbi sarebbe stata in possesso di una documentazione su almeno altri due membri della famiglia Bin Laden, tra l'altro operanti negli Usa, sospettati di terrorismo. Eppure l'Fbi aveva ordinato di sospendere le indagini su questi legami nei due mesi successivi agli attentati, proprio mentre circa 1.000 persone senza alcuna prova venivano arrestate e imprigionate in un clima di caccia al fondamentalista musulmano. Gregory Palast di BBC Newsnight ha riferito che dopo le elezioni di Bush "alle agenzie è stato detto di sospendere le indagini su Bin Laden e i reali sauditi, e questo ha amareggiato gli agenti"; addirittura al quartiere generale dell'Fbi è stato detto che non si potevano fare commenti su alcune scoperte in quel campo.26 In un'intervista a Green Press, sempre il noto giornalista britannico ha commentato: "Abbiamo saputo che fu loro proibito fino all'11 settembre, di fare verifiche sui finanziamenti sauditi alla rete di Al-Qaeda e altre organizzazioni terroristiche. Non c'è dubbio che quel che è successo sia stato il più grande fiasco della comunità dell'intelligence dai tempi di Pearl Harbor, però quel che comprendiamo adesso è che non si è trattato di un fiasco bensì di una direttiva".
Gregory Palast fa riferimento a casi concreti, al conflitto creatosi tra vertici e agenti operativi, i quali erano giunti quasi in possesso di documentazioni a cui è stato ordinato dall'alto di non mettere mano. Secondo lo stesso giornalista, benché il patrimonio di Osama fosse stato congelato, l'Arabia Saudita ha finanziato negli anni `90 molte fondazioni legate alla sua rete. Diversi esperti riportano che Osama sarebbe vicino a importanti figure del mondo wahabita.28 I motivi per cui l'Arabia Saudita non può essere toccata da indagini anti-terroriste sono dettagliatamente ricostruiti da J-C.Brisard e G.Dasquiè: " L'Arabia Saudita non è compresa nella lista nera dei paesi che aiutano i terroristi per il semplice motivo che ha un ruolo insostituibile nella scena mondiale del petrolio. Ma senza tale giustificazione risulterebbe in ottima posizione nella lista".
La versione ufficiale vuole che Osama Bin Laden e Al-Qaeda non abbiano nulla a che vedere con gli Usa e siano stati ripudiati dall'Arabia Saudita, paese che infatti ha tolto la cittadinanza a Bin Laden. Eppure mentre fa parte ormai della storia il suo coinvolgimento da parte della Cia per la guerra sporca contro l'Urss in Afganistan, in cui all'inizio aveva soprattutto il ruolo di fund-raiser,30 meno nota è la questione che ancora nel Luglio 2001 Bin Laden - come riporta Le Figaro - ha "ricevuto visite di molti membri della sua famiglia, oltre che di eminenti membri del mondo saudita e degli Emirati".31 Sempre secondo Le Figaro, Bin Laden avrebbe visto agenti della Cia, e proprio il giorno prima dell'attacco sarebbe stato scortato dall'Isi pachistano in un ospedale per speciali cure mediche.32 Osama Bin Laden è stato del resto accudito dalla Cia fino agli anni di Clinton.33 Anche il recente studio sui finanziamenti di Al-Qaeda di Colley ci conduce a legami tra Usa e l'Arabia Saudita.
Benché nel 2003 si è fatto luce quanto meno sui troppi silenzi circa la pista saudita molti dei nodi vanno ancora ben sciolti. Il Rapporto sulle attività delle agenzie e dei servizi segreti americani prima e dopo l'11 settembre contiene infatti 28 pagine cancellate (segretate) e un'appendice sulle limitazioni all'accesso poste dall'amministrazione Bush alla commissione parlamentare d'inchiesta. Queste limitazioni sono descritte in quattro punti: rapporti delle agenzie dei servizi al presidente; relazioni con governi o servizi esteri; informazioni sui bilanci dei servizi; programmi per azioni clandestine. I parlamentari democratici e repubblicani del gruppo di inchiesta chiedono la desegretazione delle parti cancellate nella relazione e un maggiore accesso alle informazioni per poter verificare il lavoro effettivo svolto dai servizi. Raffaella Menichini commenta così su Repubblica: "I legami con la potente famiglia saudita, e soprattutto il suo petrolio, avrebbero costretto la Casa Bianca a coprire una parte di verità sulla più grande catastrofe americana della storia recente".
Insomma negli Usa, non solo non sono in corso delle indagine serie sui finanziamenti di Al-Qaeda, ma anzi sembrerebbero impedite proprio quelle indagini che passano dal mondo saudita. Qui un primo mistero.
Inoltre interessa ricordare l'ormai noto legame tra le famiglie Bin Laden e quella di Bush. Secondo diversi servizi giornalistici il gruppo Carlyle, gigantesca società fornitrice degli apparati di difesa americana, presso cui lavora George Bush senor (presidente dal 1988 al 1993), ha rapporti antichi con la famiglia Bin Laden.36 Lo studio legale di interesse pubblico Judicial Watch di Washington ha duramente criticato il legame Bush-Bin Laden.
Una seconda questione, molto più grave, riguarda il ruolo dei servizi segreti pakistani, molto vicini a Washington. Abbiamo già detto come faccia parte della storia il legame tra Isi e i combattenti della libertà in Afaganistan. L'Isi armava e addestrava gli arabi afghani, una folta truppa di delinquenti, ricercati, disperati e fanatici. Ancora oggi l'Isi gioca un ruolo chiave nel fomentare la rete di terrorismo islamico in diversi paesi (Cina, India, Russia, Unione Europea). Mahamoud Ahmad, direttore generale dell'Isi è stato capo delegazione dell'Isi per una visita di routine negli Usa "casualmente" proprio nei giorni dell'attentato dell'11 settembre. Il 10 settembre 2001, sul quotidiano pachistano News Pakistan, Mateen si interrogava su quali fossero gli scopi delle sue visite proprio in quei giorni: l'ultima visita del capo dei servizi segreti pakistani in Usa fu prima del colpo di stato di Musharraf. Ufficialmente il ruolo di Mahamoud Ahmad fu quello di fare la voce grossa e di chiedere l'estradizione di Osama ai Talebani "cooperando" nella guerra antiterrroristica. Giorni prima all'11 settembre, Mahamoud Ahmad, ordinò a un suo assistente di trasferire via cavo $ 100.000 a Mohammed Atta, che secondo l'Fbi sarebbe il capo dei dirottatori. Più tardi sarà costretto alle dimissioni, ma nel silenzio. Lo svelava Times of India38 che aveva tutto il suo interesse nel mettere a nudo il reale (non) impegno pachistano nella lotta anti-terrorista. Eppure l'episodio trova conferme anche in fonti di intelligence francesi.39 La notizia è poi confermata anche dall'Fbi. Insomma i rapporti tra Isi e Cia potrebbero delucidare molte vicende legate agli attentati dell'11 settembre. In particolare i rapporti tra Mahamoud Ahmad, che si è dimesso nel silenzio, e le persone - George Tenet, Colin Powell, Richard Armitage, l'onorevole Porter Goss, il senatore Graham (gli ultimi due sono ora nella commissione d'inchiesta) - che incontrò proprio l'11 settembre quando era a Washington. Un secondo grande mistero: molto grande, perché essere capo del servizio segreto pakistano significa dirigere la politica estera statunitense in gran parte dell'Asia centrale.
LA LUNGA STORIA DEI PIANI ANTI-INSURREZIONE STATUNITENSI
Esistono molti esempi storici in cui un attaccante simula di essere attaccato per poter aver maggiore consenso per attaccare. Una serie di incidenti simili alla ancora misteriosa bomba che fece esplodere nel 1898 il battello Maine uccidendo 266 marinai e dando il pretesto agli Usa per iniziare la guerra contro la Spagna per "liberare" Cuba. Sullo stesso episodio di Pearl Harbor esiste il sospetto che si sapesse prima. Il più famoso è l'incendio del Reichstag. Esiste però un recente piano che per le dinamiche sembra ricordare molto gli avvenimenti del 11 settembre e che è da molti citato per questo.
In un capitolo dal titolo emblematico, chiamato "pugni" della sua monumentale ricostruzione dell'anatomia e della storia dei servizi segreti americani, James Bamford rivela molti dettagli del piano Northwood operation, elaborato dai capi di stato maggiore americani nel 1961 e svelato in questo suo ultimo libro, Body of Secrets. Tale piano prevedeva il dirottamento di aerei e attentati dinamitardi a Miami e Washington, affondamento di navi di profughi cubani, uccisione per strada di civili americani innocenti. I documenti preparatori degli anni 60 precisavano che si doveva "dare al mondo l'immagine di un governo cubano che rappresentava (...) una minaccia grave e imprevedibile per la pace nell'emisfero occidentale". La strategia prevedeva di lanciare una campagna terroristica nei confronti dei cittadini americani e di attribuire la colpa a Cuba per giustificare un'invasione generalizzata. Un rapporto segreto affermava che "la pubblicazione dell'elenco delle vittime nei giornali americani avrebbe provocato nel paese un'ondata di indignazione strumentalizzabile".
Il 13 marzo il generale Lemnitzer, capo dello stato maggiore, presentò i dettagli del piano a McNamara, allora segretario della difesa e futuro presidente della Banca Mondiale. Più tardi McNamara si incontrò con lo staff militare del presidente Kennedy, che conservò l'unica copia che ora esiste del piano. Tre giorni dopo Kennedy disse che non era ipotizzabile uno scontro militare con Cuba. Lemnitzer insistette garantendo che l'operazione sarebbe stata veloce e non avrebbe comportato l'intervento dell'Onu. Pochi mesi dopo Lemnitzer fu "promosso" e trasferito in Europa. Ma anche quando il capo dello stato maggiore fu allontanato, ci furono altri piani per creare pretesti. La leadership del Pentagono era in grado di pianificare questo tipo di operazioni, aveva sottoscritto quel piano, e Bamford ipotizza che l'incidente di Tontik, che scatenò la guerra in Vietnam, fosse organizzato dai vertici militari.
Sulla morte di Kennedy occorre ancora far luce e c'è chi insinua che la sua cattiva opinione su molti vertici militari gli sia stata letale. In ogni caso il precedente presidente, Eisenhower, era stato esplicito nel suo discorso di fine mandato: "Nel consiglio del governo noi dobbiamo guardarci dall'acquisizione di un'influenza illegittima, sia che sia ricercata sia che non lo sia, del complesso militare industriale. Il rischio di un potenziale sviluppo disastroso di un potere illegittimo esiste e esisterà. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione minacci le nostre libertà e i nostri processi democratici. Non dobbiamo dare nulla per scontato. Solo una vigilanza e una coscienza civile possono esigere che l'ingranaggio della gigantesca macchina industriale e militare di difesa sia conforme ai nostri metodi e fini pacifici, così che la sicurezza e la libertà possano prosperare insieme". Parola di presidente. Le divergenze tra il potere politico democratico e il complesso bellico erano negli anni `60 molto forti. Questi presidenti erano coscienti di che tipo di strategie militari e mediatiche il complesso bellico era capace. Una strategia fascista che ricorda l'incendio del Reichstag da parte delle Ss attribuito per anni ai comunisti.
Dopo il Vietnam il potere militare statunitense mise a punto molti piani anti-insurrezione addestrando paramilitari e militari golpisti di gran parte dell'America Latina e finanziando le operazioni coperte con fondi neri, provenienti dal narcotraffico e altri traffici. Uno dei maggiori centri operativi fu la School of America, chiusa più volte e più volte rinata. George Bush, fu legato alla Cia proprio dai tempi della Baia dei Porci e dei tentativi di invasione di Cuba. Fu capo della Cia nel 1976 e divenne vice-presidente dell'attore presidente Ronald Reagan nel 1981; infine primo presidente ex capo della Cia nel 1988; suo figlio fece il resto.
LA QUARTA GUERRA MONDIALE
Definiamo con Marcos quarta guerra mondiale quell'insieme di conflitti armati e non che caratterizzano il dopoguerra fredda. Con la fine del bipolarismo infatti il pianeta, lungi dall'aver raggiunto una nuova stabilità, vede una lotta assidua per la conquista e il controllo dei territori.
Potere militare e potere finanziario hanno diversi centri e il controllo dei territori assume un ruolo vitale per il controllo dei flussi di materie prime. Il nuovo contesto è caratterizzato dal declino del ruolo dello stato.
Se la terza guerra mondiale si è combattuta tra primo e secondo mondo, tra capitalismo statunitense/europeo e socialismo sovietico, prevalentemente nel terzo mondo (Indonesia, Coree, Congo, Cuba, Cile, Nicaragua, etc..), la quarta guerra mondiale si combatte tra i grandi centri finanziari. La terza guerra ha lasciato alle spalle 23 milioni di morti, moltissimi dei quali civili e in questo assomiglia alla quarta guerra. La mondializzazione di questa quarta guerra non è altro che la mondializzazione delle logiche economiche, ed è questo il suo dato fondamentale. Così come i conflitti armati, essa ha come fine il controllo economico delle materie prime. E' una guerra che si appropria di tutti gli aspetti della vita, una guerra totale come le tre precedenti, che vede la mobilitazione totale della popolazione come caratteristica principe. Nella quarta guerra però, con lo strumento della bomba finanziaria si fanno esplodere i mercati nazionali: la successiva espulsione della gente dalle proprie terre, lascia libero spazio alla riterritorializzazione (ovvero all'appropriazione del territorio senza più popolazione). Sorgono le megalopoli ovunque. E' lo spopolamento qualitativo dei territori, i cui effetti si hanno appunto per lo più in campo rurale: devastazione totale del tessuto culturale e sociale, migrazioni.
Nella quarta guerra mondiale i politici moderni non esistono più: ci sono amministratori di imprese. E' una distruzione storica e culturale, una distruzione della memoria, in breve una guerra all'umanità. Le caratteristiche di questa guerra sono: concentrazione della ricchezza e distribuzione della povertà; globalizzazione dello sfruttamento; migrazioni di milioni di persone; globalizzazione finanziaria e dell'economia criminale (armi, droghe, nucleare illecito, prostituzione, tratta di umani, etc...); la frammentazione dei paesi e la comparsa di sempre maggiori sacche di resistenza.
Marcos, La quarta guerra mondiale è cominciata, Roma, Il ManifestoLe Monde Diplomatique, 1998