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1 ottobre 2002, Venezia:
STUDENTI CONTRO I BUONI SCUOLA
Durante il corteo degli studenti si è verificato una divisione tra UDS e coordinamenti studenteschi visto che i primi non volevano andare a protestare sotto il palazzo della Regione (ma allora perchè venire a Venezia allora???) e sono volati degli spintoni tra alcuni membri dei 2 gruppi. Questo piccolo episodio è stato sufficiente per 2 deputati DS per chiedere al ministro degli interni di individuare "i violenti dei centri sociali che hanno picchiato e messo in pericolo la manifestazione pacifica degli studenti (uds)" Questo il comunicato dei Verdi del veneto sull'accaduto. I Verdi del Veneto ritengono gravissima l'azione parlamentare DS rivolta al Ministro degli Interni su quanto avvenuto durante la manifestazione studentesca regionale a Venezia il 1 Ottobre. Si tratta di un atto di criminalizzazione di parte del movimento che per noi è inaccettabile come metodo e come sistema di rapporti tra forze politiche e tra queste e l'insieme delle differenze presenti nei movimenti. La dialettica tra posizioni diverse, anche aspra a volte, rappresenta per noi un valore da difendere e salvaguardare sempre. Non è così evidentemente per i DS che dimostrano di cadere spesso nel vecchio vizio di criminalizzare a sinistra chi non la pensa come loro. IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO Giudichiamo incredibile l'iniziativa parlamentare dei deputati DS che hanno rivolto un'interrogazione al Ministro degli Interni per chiedere di "individuare i responsabili" di presunte aggressioni avvenute, secondo loro, durante la giornata di sciopero e mobilitazione degli studenti del Veneto a Venezia martedì 1 ottobre e per "garantire la sicurezza e l'incolumità di chi manifesta pacificamente". Questa iniziativa dimostra come alcuni settori della sinistra, perduto apparentemente il pelo, abbiano ancora il vizio della criminalizzazione di parti del movimento. Una dialettica, seppur accesa, tra studenti, con qualche spintone e poco più, talmente ininfluente da non essere nemmeno stata citata dai notiziari regionali della Rai presenti sul posto e ricondotta nella sua giusta collocazione, marginale rispetto al dato numerico e politico della mobilitazione in favore del SI al referendum sui buoni-scuola del 6/9, dalle stesse cronache dei quotidiani, trova così una risposta totalmente sproporzionata nell'iniziativa parlamentare DS. A Venezia ci sono stati due cortei degli studenti, due scelte diverse che rispecchiano punti di vista diversi: è questo a dare probabilmente fastidio ai DS che sulla giornata avevano investito per riaccreditarsi come guida delle giovani generazioni. Invece una parte altrettanto numerosa di quella che ha partecipato al concerto organizzato dall'Uds ha deciso di andare ad "assediare" il palazzo della Regione pensando che questo fosse il modo migliore per manifestare per il SI al referendum del 6/9. Punti di vista diversi che non sono emersi solo in questo episodio ma anche in altri ed emergeranno ancora su molte questioni sociali ed ambientali, a partire dalla questione dell'invio degli alpini in Afganistan che, per quanto ci riguarda, ci trova totalmente contrari ad ogni operazione militare di sostegno alla guerra. Non ci stiamo a questi metodi e a queste logiche di criminalizzazione. Riteniamo molto grave che si chiami in causa il Ministero degli Interni, proprio quello che ha gravi responsabilità sui fatti di Genova e sul quale pesa ancora la mancanza di verità sulla morte di Carlo Giuliani. Ciò dimostra come le autocritiche di Violante a Genova un anno dopo siano venute solo per opportunità politica e dimostra anche quanto strumentali siano state le varie iniziative locali (alcune proprio a Padova) promosse dalla Sinistra Giovanile su Genova e sul ricordo di Carlo Giuliani per riaccreditare i "padri" (leggasi DS) agli occhi di un movimento che li ha visti dissociarsi dalle giornate di Genova e, in molte occasioni, ostili sino a quando non hanno realizzato che un movimento così vasto e ricco di differenze positive non poteva essere snobbato, pena l'esclusione dai temi cruciali che il movimento ha imposto all'agenda politica italiana. Quanto avvenuto a Venezia non merita tale criminalizzazione: chi si assume questa responsabilità sappia che tali metodi non aiutano a un vero confronto tra le posizioni e, inoltre, rendono molto difficili i rapporti tra le forze politiche e pesano e peseranno come un macigno, in particolare, a Padova. Chiediamo perciò un ripensamento, un concreto cambiamento di tale atteggiamento. Per quanto ci riguarda agiremo sempre per lo sviluppo della dialettica e delle idee nei movimenti e tra le forze politiche, un valore al quale non rinunciare mai. Federazione Provinciale Verdi di Padova Federazione Regionale Verdi rassegna stampa Mercoledì
2 Ottobre 2002
Aule semideserte in occasione della manifestazione indetta a pochi giorni dal referendum sui buoni. È stato il giorno della protesta. La stazione dei treni presa d’assalto da migliaia di studenti di Anna Madron Stazione presa d'assalto ieri mattina a partire dalle otto. E per una volta non dagli universitari o dai pendolari del lavoro, ma dai ragazzi delle superiori. Arrivati lì a piedi, ognuno dal proprio istituto, con il proposito di salire su un treno e arrivare a Venezia per partecipare alla manifestazione regionale a favore del sì al referendum sui buoni scuola.Ci devono essere riusciti un po' tutti a giudicare dagli scompartimenti affollati e dalle scuole vuote, alcune, come il Fogazzaro, praticamente deserte. Un esodo prevedibile, annunciato già nei giorni scorsi dagli studenti coordinatori dell'iniziativa che avevano dato i primi numeri della protesta: 600 ragazzi solo dal liceo scientifico Quadri, 150 dal Piovene, 150 dal Fusinieri, 100 dal Rossi e altrettanti dal Pigafetta. E ancora oltre un migliaio dalle scuole di Bassano, 250 da Thiene, 200 da Arzignano, 250 da Valdagno e Recoaro. Un piccolo esercito che ha preso d'assalto la Venezia-Milano (forse spinti dal costo del biglietto: un euro), salendo sui treni delle 8,30 e poi ancora delle 9,16, quello "speciale" delle 9,35 e infine, per chi si è fatto convinto all'ultimo minuto, delle 10,25. «In tutto saremo stati in cinquemila a partire da Vicenza per prendere parte alla protesta regionale - spiega Silvia Darteni, studentessa del quarto anno del liceo scientifico Quadri - che si è svolta principalmente a Campo Santa Margherita. Lì hanno parlato i referenti locali e regionali di Uds, tra cui il vicentino Marco Palma, Studenti in Movimento, Sinistra giovanile. E devo dire che quello che più mi ha colpito è la determinazione con cui, al di là degli schieramenti politici, tanti studenti hanno partecipato a questa giornata in difesa della scuola pubblica». Una mattinata (e un pomeriggio allietato dalle esibizioni di gruppi musicali) trascorsa senza che si siano verificati problemi di ordine pubblico. "La manifestazione si è svolta in modo ordinato, pacifico - racconta la studentessa del Quadri - a dimostrazione della volontà di noi studenti di far sentire in modo fermo ma civile la nostra voce". Chi a Venezia non ci è arrivato, si è accontentato di sfilare in corteo lungo le strade del centro, magari arrivando fino in stazione per salutare i compagni che salivano senza esitazione sul treno. Una protesta di massa, dunque, quella di ieri, contro la legge regionale sui buoni scuola (19 gennaio 2001) in base alla quale la Regione lo scorso anno ha erogato fondi a 15.114 studenti di scuola privata (per un totale di oltre 17 miliardi di vecchie lire), a 249 di scuola pubblica (177 milioni) e a 62 portatori di handicap (142 milioni). Cifre che tradotte in percentuale equivalgono rispettivamente al 98, all'1,6 e allo 0,4 per cento delle domande ammesse. E sono proprio questi dati che ieri circolavano tra gli studenti, che ribadivano che "I soldi delle tasse devono servire a rafforzare la scuola di tutti e non di pochi". Non si sono stancati di ripeterlo anche gli insegnanti che aderiscono al "Coordinamento scuole di Vicenza" e che sabato scorso hanno dato vita ad un volantinaggio davanti ai negozi del centro per invitare a votare sì all'abrogazione della legge nel referendum di domenica prossima. «Domani - spiega Marina Carta, docente di filosofia al Fogazzaro - saremo invece davanti agli ingressi delle scuole per sensibilizzare gli studenti ma anche le loro famiglie. Che non sempre si rendono conto che questa legge tocca tutti e rappresenta uno dei tanti passi per affondare la scuola pubblica a beneficio di quella privata». ***
Buoni scuola, meno quattro al voto Dibattito con tanti sussulti, ma la campagna elettorale è fiacca Domenica il primo referendum veneto Un quesito con tre possibilità di risposta. Per il sì le sinistre. La Margherita chiede il no. Centrodestra e cattolici l’astensione. Venezia. Prima regione d'Italia ad introdurre i "buoni scuola" per le famiglie, il Veneto sarà anche la prima a dover affrontare domenica prossima un referendum che ne chiede l'abrogazione. La consultazione, che tra l'altro sarà la prima del genere nella storia politica veneta, è stata promossa da formazioni politiche dell' opposizione (Ds, Verdi, Sdi, Comunisti e Rifondazione) con l' appoggio della Cgil. Le forze della maggioranza di centrodestra, invece, difendono la legge. Ma nei due schieramenti ci sono stati alcuni «distinguo» avanzati dalle forze centriste, mentre il mondo cattolico è a favore dell'astensione. Al centro del quesito referendario è la legge 1 del 2000, che ha introdotto il sostegno alle famiglie degli allievi di scuole statali e paritarie, per le spese di iscrizione e di frequenza, per l' acquisto di libri e sussidi e per il sostegno ai disabili, fa riferimento al percorso di parificazione previsto dalla riforma Berlinguer del 1997. Tre le fasce di reddito aventi diritto: fino a 30, fino a 60, fino a 80 milioni di vecchie lire; esiste inoltre una soglia minima di spesa (154,94 euro, pari a 300 mila lire), sotto alla quale non può esserci contributo.Nel dicembre del 2001 quindicimila famiglie hanno ricevuto il primo buono scuola, per un totale di 20 miliardi di lire. Per l' anno scolastico 2001/2002 sono pervenute alla Regione del Veneto oltre 16 mila domande, con contributi erogati per oltre 6 milioni di euro. I promotori del referendum contestano una "furbesca esclusione dai contributi " di chi frequenta le scuole pubbliche - grazie al tetto minimo di spesa - a tutto vantaggio delle scuole private: nel 2000-2001 sono stati assegnati 15.114 buoni scuola, su 25 mila studenti della scuola privata, e solo 247 agli oltre 500 mila studenti della scuola pubblica, tanto che ai privati sono stati erogati 17,5 miliardi di vecchie lire, a fronte dei 180 milioni dati al pubblico. Il contributo, inoltre, andrebbe anche a famiglie che non ne hanno bisogno, visto che il 45% dei buoni è stato assegnato a nuclei con redditi annui da 40 a 100 milioni di lire. La Casa delle libertà ha ribattuto definendo inutile la consultazione, che fra l' altro era stata ammessa per poche firme valide in più - 296 - oltre la quota delle 30 mila necessarie. Il presidente forzista regionale Giancarlo Galan ha più volte parlato di «spreco» della spesa per la consultazione, pari a 20 milioni di euro, più del doppio dei fondi stanziati per i buoni. Nel mezzo, un tentativo in extremis della Margherita per evitare uno «scontro ideologico» sulla legge. L' invito dei centristi dell' Ulivo era di ritirare la legge 1/2000 e di riscrivere una nuova legge organica regionale sul diritto allo studio, prevedendo nuovi criteri di erogazione dei buoni-scuola sulla base del reddito equivalente privilegiando i redditi fino a 10 mila euro.C'è infine da registrare la netta posizione a favore dell' astensione avanzata dai vescovi, tramite il delegato regionale per la scuola, mons. Pietro Nonis: «L’iniziativa referendaria propone l’abrogazione della legge regionale che assegna un contributo scolastico alle famiglie per le spese scolastiche sostenute nelle scuole statali o paritarie scelte per i loro figli, privilegiando le famiglie a minor reddito. Un servizio scolastico pubblico formato da scuole statali e da scuole paritarie è oggettivamente più rispondente al bene comune dei cittadini. La legge 1/2001 della Regione Veneto costituisce una tappa importante- che può essere ulteriormente migliorata - verso la parità scolastica effettiva, in linea con gli indirizzi degli altri Paesi dell’Unione europea. Crediamo - dichiara il vescovo Nonis - che sia riduttivo e fuorviante chiedere ai cittadini del Veneto di affrontare una materia per sua natura così complessa con un referendum abrogativo. Infatti pronunciarsi con un "sì" o un "no" significa rispettivamente rifiutare o confermare la norma di legge, nei principi che la giustificano come anche nella forma in cui si articola».«Prendiamo atto - prosegue Nonis - dell’orientamento ampiamente condiviso da diverse realtà cattoliche e da molte associazioni laicali di non recarsi alle urne. Riaffermiamo che questa è una presa di posizione costituzionalmente corretta e moralmente significativa e non comporta il venire meno ad un dovere civico perchè la disciplina del referendum non prevede l’obbligo del voto. L’astensione consentirà invece di continuare il cammino riformatore appena iniziato con la "legge Berlinguer" e permetterà di approfondire ulteriormente, in modo propositivo e costruttivo, la discussione sulla concreta garanzia della libertà educativa delle famiglie». Buoni scuola, istruzioni per l’uso. Ecco quello che serve sapere sul tema per cui domenica si vota. TESSERE. Per votare occorre presentarsi al seggio con la tessera elettorale che ciascuono dovrebbe avere ancora dagli anni scorsi. Chi non l'avesse ricevuta o chi avesse necessità di un duplicato, può richiederla all'ufficio elettorale del proprio comune di residenza dalle 8,30 alle 19, sabato compreso. Anche domenica giorno in cui si vota, l'ufficio elettorale resta aperto fino alla chiusura dei seggi. ORARIO . Il referendum si svolgerà domenica 6 ottobre. I seggi rimarranno aperti dalle 7 alle 22. Trattandosi di un referendum regionale, la raccolta dei dati non avvrrà come di consueto attraverso la prefettura, bensì attraverso la Regione. Non sono previsti dati parziali sull'affluenza alle urne. Lo spoglio delle schede avverrà subito dopo la chiusura dei seggi. QUESITO. Trattandosi di un referendum abrogativo (per l'abolizione) della legge regionale 19 gennaio 2001, numero 1, vota Sì chi vuole abolire la legge; vota No chi vuole mantenerla. Il testo dice infatti: "Volete voi abrogare la legge regionale 19 gennaio 2001, n.1: "Interventi a favore delle famiglie degli alunni della scuole statali e paritarie?". VOTANO SÌ . I promotori del referedum invitano a votare sì perchè ritengono che si tratti di una legge ad hoc per finanziare la scuola privata, fatta in fretta alla vigilia delle elezioni, mettendo da parte la legge quadro per il diritto allo studio. La critica maggiore riguarda il fatto che la delibera applicativa garantisce ad esempio un milione di contributo spese anche per redditi netti superiori ai 90 milioni. Vale dire che una famiglia con un reddito netto di 8 milioni al mese, ha diritto ad un buono scuola di un milione, purchè il figlio frequenti la scuola privata. Per il Sì sono i gruppi consiliari di Rifondazione, Verdi, Ds, Sdi e Comunisti italiani. VOTANO NO . La Margherita, Insieme per il Veneto è il solo partito che invita di fatto a votare no con la seguente motivazione: la legge in sè, come è uscita dall'approvazione del Consiglio regionale è buona, sono invece sono sbagliati i criteri applicativi stabiliti da una delibera della giunta. La Margherita aveva tentato una legge lampo "per evitare lo scontro sociale" e per evitare i costi del referedum con cui si sarebbero finanziati per due anni i buoni-scuola. ASTENSIONE . Con motivazione diverse i partiti di maggioranza della Casa delle Libertà sono per l'astensione. Secondo Nadia Qualarsa (Forza Italia), prima firmataria, relatrice della legge e presidente della sesta commissione che l'ha elaborata, la legge «è il primo concreto passo avanti verso la parità scolastica». «È una legge che garantisce la liberta di scelta delle famiglie». Nadia Qualarsa smentisce che sia discriminatrice: «Nella seconda formulazione - osserva la consigliera vicentina - abbiamo modificato alcuni parametri proprio per favorire le famiglie meno abbienti. Tant'è che il 54 % dei buoni scuola sono andate a famiglie della prima fascia, con reddito sotto ai 30 milioni». Pertanto la "legge Qualarsa" deve essere mantenuta e invita ad astenersi dal voto, riconoscendo che chi non la pensa così ha tutto il diritto di scegliere la strada del referendum. «Abbiamo pronta una legge quadro per il diritto allo studio. Appena ci sarà la disponibilità finanziaria andremo avanti. Con i fondi che erano a disposizione l'unico intervento possibile erano i buoni scuola», aggiunge Qualarsa. La Lega invita a disertare le urne, mentre An «lascia libertà di non votare ai propri elettori». Per l'astensione anche il Ccd-Cdu.CONTI. Il referendum costerà una quarantina di miliardi di vecchie lire. Per l'anno 2000-2001 le domande sono state 15 mila 890, sono state accettate tutte, tranne 402. Sui 25 mila studenti veneti della scuola privata il buono scuola regionale è andato a 15 mila.108 studenti, per un importo di 17 miliardi e mezzo di vecchie lire. Ai 500 mila studenti della scuola pubblica sono andati invece 253 buoni scuola, pari a 180 milioni di lire. Secondo i referendari il 45% dei buoni scuola sono andati a famiglie con redditi netti che vanno dai 40 a 100 milioni. Tenendo presente che per ogni famigliare a carico la detrazione è di 10 milioni, i redditi netti sono di fatto superiori. Il tutto su autocertificazione. *** SCUOLA:
Gli studenti si danno appuntamento a Venezia, ma Uds e "disobbedienti"
sfilano separati. Due cortei per dire "no" ai buoni Migliaia di giovani
in campo Santa Margherita. Assedio simbolico a palazzo Ferro Fini
Migliaia di studenti da tutto il Veneto hanno partecipato ieri mattina alla manifestazione contro i buoni scuola organizzata in vista del referendum di domenica. Due i cortei che hanno attraversato la città, entrambi partiti dalla stazione, dove ci sono stati attimi di tensione tra gli organizzatori. Il primo serpentone, guidato dall'Unione degli studenti, ha raggiunto campo Santa Margherita, il secondo, quello dei centri sociali, si è diretto verso la sede del consiglio regionale e poi all'istituto Cavanis. A palazzo Ferro Fini si è portata, via Canal Grande, anche una delegazione dei Cobas, che è stata ricevuta da alcuni consiglieri dei Ds e di Rifondazione. La questura ha contato in tutto 6mila partecipanti, ma per l'Uds a Venezia sono giunti 20mila studenti. E con i centri sociali si è accesa anche la lotta per il corteo più numeroso. ***
Tutti contro i buoni scuola, ma divisi nei cortei. Polemiche e guerra di cifre tra manifestanti: Uds a Santa Margherita, centri sociali in Regione, Cobas in Canal Grande. L'appuntamento era alle 9.30 davanti alla stazione di Santa Lucia, ma si è capito subito che la protesta contro i buoni scuola avrebbe preso strade diverse. Sul ponte degli Scalzi ci sono stati spintoni e qualche manata tra i due gruppi che si contendevano le migliaia di studenti in arrivo. Da una parte l'Uds (Unione degli studenti) incanalava i giovani verso il ponte e i Tolentini per il corteo "benedetto" da Cgil, Ds e da altre sigle sindacali e politiche. Dall'altra i centri sociali cercavano di dirigere la propria marcia verso Strada nuova, per la protesta dei "disobbedienti" della Rete "Studenti in movimento". Il tutto mentre turisti e veneziani cercavano invano di raggiungere la stazione, trovando in lista di Spagna una insormontabile barriera umana. E così la manifestazione si è svolta con modalità e contenuti diversi: da una parte si è puntato a campo Santa Margherita per un concerto, dall'altra si è fatto rotta su palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale, assediato simbolicamente dal serpentone che nella contestazione ha messo anche la guerra, la Finanziaria, il crocefisso in classe. I due gruppi hanno combattuto anche sulle cifre. La questura ha contato 6mila studenti. Marco Palma, coordinatore veneto Uds, ha parlato di «20mila giovani che hanno partecipato alla nostra iniziativa, mentre quelli che hanno seguito i "disobbedienti" sono stati, mi dicono, 150». Max Gallob, leader del centro sociale Pedro di Padova, ha replicato: «Assurdo, secondo quanto ho sentito nei notiziari, in tutto eravamo 10mila: 4mila sono andati al concerto in campo Santa Margherita, ma gli altri erano con noi». E in effetti il corteo della Rete, che ha percorso Lista di Spagna, Strada nuova, campo San Bortolomio, San Luca e Santo Stefano, prima di arrivare a palazzo Ferro Fini, era lunghissimo. In testa, Tommaso Cacciari a scaldare i manifestanti contro il ministro Moratti, Berlusconi e Giancarlo Galan. Cori offensivi anche contro il Mc Donald's in Strada nuova, chiuso e guardato a vista dai poliziotti. L'assedio al consiglio regionale si è risolto in realtà in una breve sosta, dopo che dall'edificio erano usciti i consiglieri Tosi e Pettenò (Rifondazione), Rizzato, Costantini, Zanonato, Gallo e Tiozzo (Ds). Poi il corteo ha fatto dietrofront, per dirigersi all'istituto Cavanis, dove la protesta si è rivolta verso il simbolo delle "odiate" scuole private. In consiglio regionale è stata invece ricevuta una delegazione dei Cobas, arrivata dopo aver percorso con tre barche il Canal Grande. Da.Sca. Mercoledì, 2 Ottobre 2002 |