Ieri 4 luglio presso il Tribunale di Roma si è tenuta la seconda udienza del processo contro Gianluca e Adriano.
Nonostante fosse a porte chiuse, alcuni e alcune solidali sono entrati in aula approfittando del momentaneo vuoto di controllo, dovuto a tutte le formalità cerimoniose che caratterizzano la fase iniziale delle udienze. Hanno urlato con forza la loro rabbia contro un procedimento che si svolge nella totale assenza degli imputati. Dopo qualche minuto, però, sono stati spintonati fuori dall’aula dai carabinieri presenti mentre il giudice sembrava ignorare quanto stesse accadendo.
Ricordiamo che il giudice D’Alessandro, accogliendo la richiesta del PM, ha stabilito che il procedimento si svolga per gli imputati in video conferenza; sia Gianluca che Adriano hanno deciso di non partecipare alla farsa vessatoria rifiutandosi di apparire attraverso uno schermo.
Durante la sua requisitoria il P.M. Minisci, personaggio tristemente noto ai compagni e alle compagne in quanto anche pubblico ministero del procedimento per i fatti del 15 ottobre, nel tentativo di rafforzare le pretestuose imputazioni di 270 e 270bis avrebbe citato anche alcuni fatti avvenuti fuori Italia, crediamo allo scopo di paventare così una fantomatica associazione sovversiva internazionale. Ha concluso i suoi vaneggiamenti con la richiesta di condanna ad una pena di 8 anni per Adriano e 9 per Gianluca.
L’udienza è stata rinviata al 18 luglio per la discussione della difesa e probabilmente per la sentenza.
Ribadiamo la nostra solidarietà ai compagni imputati e la necessità di non abbassare il nostro livello di attenzione sullo strumento della video conferenza che dal codice di procedura penale è prevista solo come misura eccezionale ma che viene già regolarmente applicata, per esempio, dal Tribunale di Sorveglianza di Roma.
Non lasciamo che passi nel silenzio l’ennesimo tentativo di isolare ancora di più le compagne e i compagni dai loro contesti affettivi e di lotta!
Rete Evasioni