Baal
Melkarth (re della città) presiedeva ai movimenti del
sole, delle stelle e delle stagioni; dio degli affari e del sole, lo
Harôkel (il mercante)
divvenne l'Eracle dei greci.
Ras
Melkart (promontorio di Eracle) è il nome punico
dell'insediamento
o
Kephaloidion in greco
derivante da
Kepha o
Kephalé: nome della grande
rocca di calcare che dal tempo più remoto aveva dato il nome
alla città, con riferimento alla rocca a forma di "testa" nel
senso di "capo",
oppure di "estremità" o "punta", che sovrasta il paese.
Qui Dafni, poeta cantore della natura, accecato per vendetta dalla
suocera, viene trasformato in roccia dal pietoso Hermes; qui Eracle,
costruisce, nel 1283 a.C., un tempio al Sommo Padre Zeus; qui i
Giganti, discendenti da Iavan figlio di Iafet figlio di Noè,
vivono le loro avventure.
Della più antica frequentazione umana di Cefalù si
trovano tracce preistoriche nelle due grotte, sul versante
settentrionale della Rocca, chiamate "delle giumente" e "delle
colombe". I ritrovamenti archeologici attestano che il luogo fu un
centro indigeno della fine del V secolo a.C. resosi florido e
prosperoso grazie ai contatti con i popoli che in quel periodo
gestivano i commerci in Sicilia.
In località Castello di Diana è stato rinvenuto l'amuleto
egiziano di Thutmòse, conservato presso il Museo archeologico di
Palermo. E' uno scarabeo in diorite verde del tipo cosiddetto
del cuore, che è stato
accostato ad un esemplare dell'età di Amenhotpe IV (re eretico
nipote di Thutmòse); la sua presenza a Cefalù è
stata spiegata in rapporto con le correnti del commercio fenicio.
Alla fine del V sec. a.C. fu edificata sulla rocca la cinta muraria
megalitica ed il cosiddetto Tempio di Diana (Artemide), edificio
megalitico legato ad un culto dell'acqua (come proverebbe la vicina
cisterna protostorica risalente al IX sec. a.C.). Centro del
culto era una polla d'acqua sgorgante dalla roccia. In quest'area sacra
si venerava in età pre-greca una ninfa delle acque.
Le Naiadi (ninfe delle acque di sorgenti, fiumi e laghi), erano dotate
di facoltà guaritrici e profetiche, considerate le nutrici della
vegetazione e del bestiame, erano assai care a Pan e a Dioniso.
La rocca conserva tra i suoi tesori un vastissimo labirinto di grotte
al suo interno ed un rarissimo mollusco terrestre della classe dei
gasteropodi l'
Helix Mazzulli Mazzulli
ed un parente di questo che è presente solo in questo
particolare habitat ovvero l'
Helix
Mazzulli Cephalaeditana. La specie è stata scoperta nel
1840 dal barone di Mandralisca (fondatore dell'omonimo museo). Il
particolare habitat presente sulla rocca ha reso possibile non solo la
nascita ma anche la conservazione di queste due meravigliose creature.
Le lumache infatti vivono scavandosi nella roccia calcarea, chiamata
"lumachella" (perchè formata da lumache fossilizzate), una
piccola caverna dentro la quale svernano.
Questa
Terra del Lingam fu
suggerita dall'
I-Ching
al celebre mago inglese Aleister Crowley che qui trascorse la sua vita
dal 1920 al
1923, presso una villa in contrada Santa Barbara ch'egli stesso
riadattò a tempio. L'Abbazia di Thelema, in quanto
Collegium ad Spiritum Sanctum, fu
meta di diversi pellegrini provenienti da ogni dove. La figura di
questo mago ha ispirato alcuni racconti dei celebri scrittori siciliani
Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo e Giuseppe Quatriglio. Il suo volto
è presente tra le "persone che ci piacciono" nella copertina
dell'album
Sgt. Pepper's Lonely
Hearts Club Band dei Beatles. Fu espulso dall'Italia dal
Ministero degli Interni dell'allora governo fascista ed accompagnato
dalle forze dell'ordine da Cefalù a Palermo dove salpò
alla volta di Tunisi.
In paese è presente il Lavatoio "Medievale", foce del fiume
sotterraneo Cefalino che nasce dalle montagne alle spalle di Gratteri.
Una visita a Cefalù non può escludere una sosta al Museo
Mandralisca che contiene una pregevole collezione archeologica, una
Pinacoteca della quale fa parte il "ritratto d'Ignoto", capolavoro di
Antonello da Messina, una collezione malacologica e una biblioteca
storica.
A poco più di 10 km da Cefalù si trova Gibilmanna il cui
nome deriva da
gebel, che in
arabo significa "monte", e
manna:
"monte della manna". La zona era infatti famosa per la produzione della
manna, ricavata, per incisione e percolazione, dalla corteccia del
frassino (
Fraxinus excelsior).
La manna era ben nota sin dall'antichità, tanto che i medici
arabi la tennero in grande considerazione e dal secolo X in poi il suo
uso andò gradualmente diffondendosi ad opera dei maestri della
scuola salernitana che la conoscevano con molta probabilità
tramite i grandi terapeutici greci e romani.
A Gibilmanna sorge l'omonimo santuario, costruito nel XVII sec. e fa
parte di un complesso che ospita i frati cappuccini; nel quale si trova
anche un interessante museo. Non lontano da qui si trova il cosiddetto
Piano delle Fate, tutt'oggi regno del piccolo popolo.