"Un libero governo con un incontrollato
potere di coscrizione militare è la più ridicola ed
assurda contraddizione che mai sia entrata nella testa dell'uomo"
Daniel Webster (Discorso alla Camera dei Rappresentanti USA, 14 gennaio
1814)
La mia tesi finale all'Università Paideia, nel 1980,
aveva il titolo stentoreo di
L'evoluzione
dei circuiti neuro-sociologici: un contributo alla sociobiologia della
coscienza (che ha veramente un puzzo accademico, non è
vero, perdio?). Il tema principale della dissertazione, come quello
della maggior parte dei miei libri, consisteva nel cercare di
comprendere come qualcosa di così complesso come la
società umana sarebbe emersa da un branco di ordinati primati,
mammiferi che erano solo marginalmente più intelligenti dei lupi
o dei ratti. La mia tesi sosteneva che
il linguaggio e l'ipnosi formano il
fondamento su cui gli umani creano mondi di coscienza e di fantasia
che nessun altro animale sembra capace di raggiungere. Vale a dire che
dovunque appariva il linguaggio, esso permetteva alla gente di fare
ciò che nessun altro animale sembra fare, cioè
visualizzare e/o "contemplare" verbalmente qualcosa che non è
presente davanti ai sensi. (Penso che il linguaggio rappresenti
l'equivalente evoluzionario di un salto quantico; un salto dovuto
probabilmente all'incontro fra gli ominidi e le piante psichedeliche;
naturalmente non espressi questo nella tesi; sarò un idiota, ma
non un perfetto idiota!). Questa fantasia o riflesso o cogitazione ci
permette quindi di mettere a confronto ciò che immaginiamo con
ciò che sperimentiamo.
Gli
animali soffrono solo il dolore fisico; gli umani soffrono sia il
dolore fisico sia un dolore psicologico aggiunto, derivante dal pensiero
(inteso come costrutto verbale) "
Non
dovrei sopportare ciò". Questo ci spinge a lottare per il
progresso sociale, per una medicina migliore, eccetera; ma ci spinge
pure a sentire lo stesso amaro senso di "ingiustizia" o di "offesa"
quando non c'è niente di concreto che possiamo fare per
alleviare il dolore. In breve, senza linguaggio avremo meno sofferenza
e niente progresso. Ricordiamo anche che ciò che immaginiamo
contiene sia una gran quantità di cose desiderabili sia una gran
quantità di cose terrificanti; ciò che vogliamo e
ciò di cui abbiamo paura. Perciò, diversamente dai nostri
cugini scimpanzé e babbuini, per quanto abili essi possano
essere, solo gli umani possono agognare cose che non sono mai esistite
al di fuori dei "giochi di linguaggio" (cioè, i loro pensieri).
Gli umani possono irritarsi molto con il mondo intero per il fatto di
non essere così piacevole come lo sono le loro fantasie. Possono
anche spaventare a morte se stessi, o spaventarsi l'uno con l'altro,
con dei costrutti verbali che non sono mai apparsi nell'esperienza
sensibile. Dunque: lo stato di "vivere nella fantasia", o "essere in un
trip in testa" non è per nulla raro e non è tipico solo
degli intellettuali ben nutriti titolari di cattedre. Tutti sono preda
di un tale stato, a livelli piuttosto allarmanti. Gli umani non hanno
mai a che fare con la cruda e nuda esperienza come gli altri animali.
Essi hanno a che fare con l'esperienza filtrata attraverso ciò
che Timothy Leary chiama un "tunnel di realtà" ed i sociologi
chiamano griglia o glossario - un sistema di credenze. Ogni sistema di
credenze (o SC) colora l'esperienza in mod differente, rosa-rosso o
nero-cupo o qualche gusto unico e personale. Possiamo vedere come il SC
di qualcun altro renda a volte questo qualcun altro cieco e "stupido".
Ma troviamo molto duro notare come il nostro SC fa lo stesso con noi.
Ecco ciò che gli antropologi chiamano acculturazione. Con
Gurdjieff, preferisco chiamarla ipnosi. Tutte le culture del pianeta,
dai boscimani africani dell'Età della pietra ai contadini ancora
medievali della Contea Kerry in Irlanda, dalla folla artistica parigina
a quella agnostica di Oxford, dai repubblicani dell'Ohio ai
fondamentalisti islamici iraniani, dai fanatici della fantascienza ai
neopagani e "streghe", dai buddhisti tibetani al 'Comitato per la Prova
Scientifica delle Affermazioni sul Paranormale', ciascuno di essi
rappresenta un altro caso di ipnosi di gruppo da parte di un sistema di
credenze. Ecco dunque che quando fui spedito a "scuola" per essere
"educato", questo voleva dire che dovevo essere ipnotizzato dentro il
"tunnel di realtà" della mia tribù. E' straordinariamente
facile indurre un ipnosi almeno parziale nei primati addomesticati.
Ogni politico sa come indurre un'ipnosi, e solo dannatamente pochi
individui sul pianeta sanno come de-ipnotizzare se stessi. Il mondo non
è governato dai fattti o dalla logica. E' governato dai sistemi
di credenze. Se mettete insieme in una stanza un gruppo fatto di
cattolici irlandesi, banchieri tedeschi, intelletuali francesi,
sacerdoti indù, repubblicani di Orange County (Los Angeles),
burocrati russi, nudisti, buddhisti e seguaci di scientology, nessuno
di essi sarà capace di comprendere nessuno degli altri, ecceto
che in modo molto vago e distorto. I loro SC si impegoleranno nel
sistema cervello-orecchio-occhio e distorceranno tutte le percezioni.
IMPORTANTE! LEGGERE ATTENTAMENTE! Quello che sto dicendo può
esser espresso in due semplici comandamenti: (1) Non credere mai
totalmente nel SC di qualcunaltro; (2) Non credere mai totalmente nel
proprio SC. Queste formulazioni sono mie, a l'idea di base qui,
naturalmente, deriva da Gautama Buddha. Se non mantenete un certo
"zeteticismo" (un antico termine greco, fatto rivivere dal Dr. Marcello
Truzzi, che significa scettico verso i dogmi) verso tutte le idee, per
quanto affascinanti esse siano, siete entrati nell'ipnosi, come vi
entrai io quando fui mandato a una scuola cattolica per essere educato
dalle suore - un mucchio di donne ignoranti che erano state ipnotizzate
così profondamente da restare mentalmente "mutilate" per tutta
la vita. In una famosa storia, viene chiesto al Buddha: "Tu sei Dio?"
"No", risponde egli. "Sei un santo?" "No". "Allora cosa sei?" "Sono
sveglio." Voleva dire che era capace di vedere chi era, dove era, e
cosa accadeva intorno a lui, non essendo più accecato dai
sistemi di credenze.
Tratto
da
PsychoAttiva #1 - ShaKe
Edizioni