Appunti
su Kephaloidion
di Nico
Marino, Bent Parodi di Belsito e Eugenio Manni
A
Cefalù una ninfa delle acque dominava la rocca (Castello di
Diana), a Tindari la Madre nera è nozione immemoriale.
A Cefalù Dafni, poeta cantore della natura, accecato per
vendetta dalla
suocera, fu trasformato in roccia dal pietoso Mercurio ed Ercole,
costruì, nel 1283 a.C., un tempio al Sommo Padre Giove. Qui i
Giganti,
discendenti da Iavan figlio di Iafet figlio di Noè, vivono le
loro
avventure. Della più antica frequentazione umana di
Cefalù si trovano
tracce preistoriche nelle due grotte, sul versante settentrionale
della Rocca, chiamate "delle giumente" e "delle colombe". Ras Melkart
(promontorio di Ercole) il nome punico dell’insediamento, Kefaloidion
quello greco. La Città, pur vantando antichissime origini
mitologiche e
leggendarie, sarebbe, come attestano i ritrovamenti archeologici, un
centro indigeno della fine del V secolo a.C. resosi florido e
prosperoso grazie ai contatti con i popoli che in quel periodo
gestivano i commerci in Sicilia. Tracce del sistema viario
ellenistico-romano sono disseminate quasi per tutto il paese: la parte
più significativa si trova all'interno della sala polifunzionale
della
Corte delle Stelle (Corso Ruggero), mentre della cinta muraria
megalitica (fine del V sec. a. C. ), oltre a varie piccole porzioni,
rimangono solide vestigia lungo la scogliera della Giudecca ( Postierla
) , presso Piazza Garibaldi (l’antica Porta Terra ) e lungo la Discesa
del Distretto Paramuro. Dello stesso periodo delle mura è il
cosiddetto
Tempio di Diana, sulla Rocca, edificio megalitico forse legato ad un
culto dell'acqua, come proverebbe la vicina cisterna protostorica (IX
sec. a. C.).
Bibliografia:
Eugenio Manni Sicilia Pagana
- Publisicula Editrice
Nico Marino Cefalù terra del
mito (articolo)
Bent Parodi Miti e
storie della Sicilia antica - Moretti & Vitali