Miti e storia della Sicilia antica
di Bent
Parodi di Belsito
Lampezia,
Fetusa e Lampedusa, tre ninfe, le Eliadi, figlie di Helios, il Sole,
custodiscono in Sicilia gli armenti del padre nella piana di Milazzo.
Fra gli antichi abitanti dell'isola troviamo i Lestrigoni (dediti al
cannibalismo) ed i Ciclopi (muniti di un solo occhio che allude al
terzo occhio della tradizione indù). Polifemo non è il
campione dei Ciclopi, una stirpe mite votata alla coltivazione ed al
pascolo solare. Fu la sua arroganza, il rifiuto dell'ospitalità
sacra a Zeus, a cagionargli la perdita dell'unico occhio, ad opera di
Ulisse. Qualche studioso ha avanzato l'ipotesi che i Ciclopi fossero
indoeuropei (il nome Ciclo- alluderebbe al carro, la ruota ariana).
In epoca storica (1200-1000 a.C.) troviamola Sicilia divisa in due
aree, quella dei Sicani (forse di origine iberica, o ligure) e quella
dei Siculi indoeuropei, ad oriente. Questo equilibrio fu spezzato, a
partire dall'VIII secolo a.C., dalle colonizzazioni puniche e greche:
ancora una volta l'isola si ritrovò divisa in due grandi aree
d'influenza cartaginese ad occidente, greca nelle fasce costiere,
soprattutto quella orientale. Dopo la prima guerra punica, Roma si
stabilì saldamente in Sicilia facendone il "granaio dell'impero"
(la coltura dei cereali è estremamente arcaica: già i
Sicani celebravano i misteri della cerealicoltura.).
Kòkalos, re dei Sicani, avrebbe ospitato l'esule Dedalo (il
grande architetto del Labirinto), fuggito da Creta, nella sua reggia di
Kàmikos o Inico (fra Sciacca, Caltabellotta, o Sant'Angelo
Muxaro). In Sicilia Dedalo, per gratitudine, avrebbe realizzato
splendide fortificazioni. Sopraggiunse alla testa d'una grande flotta
il re di Creta Minosse, deciso a farsi consegnare Dedalo, si
presentò a Kòkalos che lo accolse ospitale fingendo di
volerlo accontentare. Con l'aiuto delle figlie, lo fece soffocare nelle
acque bollenti dei bagni termali e le spoglie del sovrano cretese
sarebbero poi state tumulate in quella che poi si chiamà Eraclea
Minoa. Ci fu un duro scontro fra i sicani ed il potente esercito di
Minosse. Non ebbe esito; una frangia del manipolo fondò un
tempio alle Due Dee, le cosiddette Meteres, a Engyon (località
identificata con Gangi o Nicosia).
Ai Sicani si sovrapposero, attorno all'XI e X secolo a.C. i Siculi,
etnia di sicura estrazione indoeuropea che occupò la parte
orientale e quella cnetrale dell'isola. Ai nuovi venuti va fatto
risalire sicuramente il caratteristico culto dei gemelli Palici nel cui
laghetto sulfureo (nei pressi di Lentini) avvenivano solenni giuramenti
e strane pratiche di culto, sin ai tempi di Ducezio ultimo sovrano
ribelle dei Sicani.
La Sicilia aveva visto l'epifania originaria della Grande Madre, la dea
Demetra e nell'isola la figlia Kore era stata rapita da Ade e
trascinata per sei mesi negli inferi, fino alla risurrezione
primaverile. Plutone, compiuto il ratto, trasportò Kore nel suo
carro vicino Siracusa: squarciò la terra, sprofondò con
la rapita nell'Ade e fece sgorgare una fonte chiamata Ciane. Nel lago
di Pergusa sarebbe sprofondato il carro di Ade. Demetra pichè
non riusciva a trovare la figlia, accese le fiaccole dai crateri
dell'etna ed incontra il vecchio Celeo ad Eleusi dove istituisce i
Misteri. Demetra e Kore non hanno, nell'isola, una controparte, od un
complemento virile.
La Sicilia viene donata da Zeus a Persefone in occasione delle sue
nozze con Plutone.
In Sicilia troviamo una trinità formata da
Demetra-Kore-Trittolemo.
Secondo la variante del mito raccontata da Diodoro Siculo, i Misteri
Eleusini fondati dalla Grande Dea discendono da un più antico
culto che aveva la sua sede istituzionale nei pressi dell'odierna Enna.
Le due principali roccaforti del culto riservato alla Dea furono Enna,
santuario iniziatico sin dal neolitico, ed Erice.
La Sibilla cumana è la mitica fondatrice della città di
Palermo. Prima di Santa Rosalia il Pellegrino di Palermo (l'Ercta
dell'antichità) fu l'habitat di varie manifestazioni successive
in senso storico della Dea (Astarte, Tanit, etc.): la patrona di
palermo è essa stessa erede d'una Grande Madre. La storia del
Pellegrino precede e successivamente si fonde con quella di Palermo, la
Sis dei fenici. Sono state ritrovate notevoli tracce della presenza
fenicia sul monte, numerose monete e un'edicola votiva consacrata a
Tanit proprio nell'area della grotta dedicata a Santa Rosalia ma che fu
santuario anche in epoca precristiana come hanno accennato le ricerche
di Giustolisi.
Capo d'Orlando (il nome risale ai Normanni, precedentemente: Agatirno,
Agatirso, Agatirio) fu fondato da Agatirso, uno dei figli di Eolo, re
dei venti e delle isole Eolie, in tempi non lontani dalla presa di
Troia (1183 a.C. secondo lo storico Strabone). Agatirso ha un etimo
significativo "colui che porta lo splendido tirso", il tirso è
la pampina, la foglia della vite che indica gli iniziati al culto di
Dioniso. Il nome dei monti Nebrodi deriva dal greco nebros,
"cerbiatto". Dioniso nacque in Sicilia, in una grotta in cui Demetra
aveva tenuto nascosta la vergine figlia di Persefone, sapendo che
parecchi numi se la contendevano per la sua straordinaria bellezza, ma
soprattuto per sottrarla al triste presagio (poi avveratosi) di essere
rapita da Ade. Il nascondiglio non poteva non essere scoperto da Giove
che, essendosi invaghito della fanciulla, non trovò
difficoltà ad insinuarsi nella grotta, dopo avere assunto le
sembianze di un serpente (anche per ingannare i draghi che Demetra
aveva lasciato a guardia dell'ingresso rupestre). Dall'accoppiamento di
Giove con Persefone fu generato un infante di sesso maschile, la cui
fronte era ornata da piccole corna prefiguranti la futura vittima
sacrificale, il cerbiatto.
La testa di Medusa si riferisce al culto di Minerva, considerata la
protettrice della Sicilia per le scienze e le arti (il capo della
Gorgone fu troncato da Perseo giusto con l'aiuto di Minerva).
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- Moretti & Vitali