Chiunque abbia seguito la discussione politica sulla
rete, probabilmente avrà trovato gente che si dice libertaria ma che
ragiona con una prospettiva di destra, pro-capitalista. Questo per molti europei
è strano, visto che in Europa il termine
“libertario” è
quasi sempre usato congiuntamente a
“socialista” o
“comunista”.
Negli USA, comunque, la destra è in parte riuscita ad appropriarsi
di questo termine. Ancora più strano, però, è il fatto
che un certo numero di queste persone di destra, dicendosi “anarchici”, hanno
iniziato quello che è uno dei più begli esempi di ossimoro della
lingua inglese: “Anarco”capitalista!!
Il ragionare con gli sciocchi raramente viene ricompensato, ma permettere
alla loro stupidità di continuare a non essere chiamata in questione,
rischia di dar loro la possibilità di ingannare coloro che sono nuovi
al concetto di anarchismo. Ciò che questa sezione della FAQ anarchica
si propone è mostrare perchè le asserzioni di questi capitalisti
“anarchici” sono false. L’anarchismo è sempre stato anticapitalista
e ogni “anarchismo” che sostiene altrimenti non può appartenere alla
tradizione anarchica. Quindi questa sezione della FAQ non riflette alcun tipo
di discussione interna all’anarchismo, così come a molti di questi
tizi piace far credere, ma costituisce un dibattito tra l’anarchismo e il
suo vecchio nemico, il capitalismo. Per molti versi questo dibattito rispecchia
quello tra Peter Kropotkin e Herbert Spencer, un pro-capitalista inglese,
“minimal-statista”, avvenuto intorno al 19th secolo e, in quanto tale, pressoché
nuovo.
L’argomentazione degli “anarco”capitalisti trae spunto dall’uso della definizione
di “anarchismo” e/o “anarchia” del dizionario: essi cercano di definire anarchismo
come l’essere “opposizione al governo” e nient’altro. Tuttavia i dizionari
non sono per nulla sofisticati dal punto di vista politico e le loro definizioni
raramente riflettono l’ampio spettro di idee associate alle teorie politiche
e alla loro storia. Così la “definizione” di anarchismo del vocabolario
tenderà a non considerare le sue consistenti opinioni riguardo proprietà,
sfruttamento, proprietà e capitalismo (idee facilmente riscontrabili
se si leggono i testi anarchici attuali). Inoltre, naturalmente, molti dizionari
“definiscono” il concetto di anarchia come “caos” o “disordine” ma non abbiamo
mai visto “anarco”capitalisti usare questa particolare definizione!
E a causa di questo approccio, devono essere ignorate un pò di storia
e di idee “scomode” provenienti da tutti i rami dell’anarchismo. Dagli individualisti
quali Spooner e Tucker ai comunisti come Kropotkin e Malatesta, gli anarchici
sono sempre stati anticapitalisti (vedi
sezione G
per approfondimenti sulla natura anticapitalista dell’anarchismo individualista).
Quindi gli “anarco”capitalisti non sono anarchici alla stessa stregua del
fatto che la pioggia non è asciutta.
Ovviamente, non possiamo impedire agli “anarco”capitalisti di usare le parole
“anarco”, “anarchismo” e “anarchia” per descrivere le loro idee. Le democrazie
occidentali non hanno potuto impedire allo Stato stalinista Cinese di chiamarsi
Repubblica Popolare Cinese. E i socialdemocratici non hanno potuto impedire
ai fascisti in Germania di chiamarsi “Nazionalsocialisti”. E neppure gli anarcosindacalisti
italiani hanno potuto impedire ai fascisti di usare l’espressione “Nazionalsindacalismo”.
Questo non significa che il nome di ciascuno di questi movimenti ne riflettesse
il contenuto: la Cina è una dittatura, non una democrazia, i nazisti
non erano socialisti (i capitalisti fecero fortuna in Germania perchè
questa schiacciò il movimento dei lavoratori), e lo Stato fascista
italiano non aveva nulla in comune con le idee anarcosindacali su sindacati
decentralizzati “completamente dal basso” e abolizione dello Stato e del
capitalismo.
Dunque, giusto il fatto che qualcuno usi un’etichetta non significa che
sostenga le idee ad essa associate. E questo è il caso dell’”anarco”capitalismo:
le sue idee sono in contrasto con le idee chiave associate a tutte le forme
di anarchismo tradizionale (persino con l’anarchismo individualista che è
spesso considerato il padre dell’ideologia).
Tutto ciò che possiamo fare è indicare
perchè
l’”anarco”capitalismo non è parte della tradizione anarchica e si è
così falsamente appropriato del nome. Questa sezione della FAQ mira
giusto a questo: presentare il motivo per cui gli “anarco”capitalisti non
sono anarchici. Faremo questo, in parte, indicando in cosa questi differiscono
dagli anarchici effettivi (su questioni essenziali quali i concetti di proprietà
privata, uguaglianza, sfruttamento e opposizione al sistema gerarchico). Inoltre,
trarremo l’occasione per presentare una critica generale, da un punto di
vista anarchico, alle considerazioni dei libertari di destra. Così
facendo, metteremo in risalto i motivi per cui gli anarchici rifiutano questa
teoria considerandola in opposizione al concetto di libertà e agli
ideali anarchici.
Includiamo questo argomento in una FAQ anarchica esclusivamente per una
ragione: l’alto numero di “libertari” e “anarco”capitalisti sulla rete (probabilmente
un fenomeno ddi classe, basato sul fatto di possedere un computer!). Come
abbiamo documentato estensivamente nelle sezioni precedenti, la teoria anarchica
è sempre stata anticapitalista. Non esiste alcuna relazione tra anarchismo
e capitalismo, in nessuna forma. Perciò, in questa sezione, c’è
la necessità di indicare esattamente perchè l’”anarco”capitalismo
non è anarchico. Nelle sezioni precedenti (vedi in particolare la
sezione B) abbiamo indicato perchè l’idea di
capitalismo “libertario” di per sé non ha senso e quindi non ci ripeteremo
qui.
Quindi, come riportato in precedenza, questa sezione della FAQ non rappresenta
alcun tipo di “dibattito” interno all’anarchismo. Essa riflette il tentativo
da parte degli anarchici di reclamare la storia e il significato di anarchismo
da quelli che stanno tentando di rubarne il nome (esattamente come le persone
di destra in America hanno tentato di appropriasi del termine “libertario”
per le proprie considerazioni pro-capitaliste, ignorando in questo modo oltre
100 anni di uso in ambito anticapitalista). Comunque questa sezione giova
anche a due altri propositi. Primo, criticare le teorie libertarie di destra
e “anarco”capitaliste ci permette allo stesso tempo di spiegare quelle anarchiche
e indicare perchè sono più valide. Secondo, e più importante,
le “idee” e gli “ideali” che sono alla base dell’”anarco”capitalismo sono
di solito identiche (o, almeno, simili) a quelle del neoliberismo (come fa
notare Bob Black, una
“parte della Destra Reaganiana si è appropriata,
ovviamente con dubbia selettività, dei temi libertari come deregulation
e volontarismo. Indignati gli ideologi, Reagan ha parodiato i loro principii.
Oh merda! Mi accorgo che sono i loro principii, non i miei, che ha trovato
giusto travestire” [
The Libertarian As Conservative]). E poiché
il neoliberismo è stato usato come base ideologica per l’attuale attacco
alla classe dei lavoratori, criticare l’”anarco”capitalismo e il libertarianismo
di destra ci permette anche di costruire armi teoriche da utilizzare per resistere
a questo attacco e aiutare la lotta di classe.
Ancora un pò di precisazioni prima di iniziare. Quando si discute
con capitalisti “anarchici” o “libertari” è necessario ricordare che
il periodo che rivendicano come “vero capitalismo” non esiste (perchè
tutte le forme esistenti di capitalismo sono statiste), loro sosterranno che
tuttavia tutte le cose buone che abbiamo – tecnologia medica avanzata, scelta
di prodotti di consumo, etc. – sono merito del “capitalismo”. Ancora, se
si indica qualunque problema della vita moderna, la colpa sarà data
allo “statismo”. Siccome non ci sono mai stati e mai ci saranno sistemi capitalisti
senza alcuna sorta di Stato, è difficile dibattere contro questa “logica”.
Attualmente molti usano l’esempio di Internet come prova della potenza del
“capitalismo”, ignorando il fatto che lo stato ha pagato per il suo sviluppo
prima di girarlo alle compagnie per trarne profitto. Argomentazioni similari
possono essere fatte su numerosi altri prodotti del “capitalismo” e del mondo
in cui viviamo. Separare con qualche trucco un aspetto da una evoluzione
complessa non va bene per comprendere la natura e la storia del sistema capitalista.
Oltre a questa capacità di essere selettivi nei confronti della storia
e dei risultati del capitalismo, la loro teoria ha una bella “via di fuga”.
Se i ricchi datori di lavoro abusassero del proprio potere o dei diritti della
classe dei lavoratori (così come hanno sempre fatto), allora (secondo
l’ideologia “libertaria”) cesserebbero di essere capitalisti! Questo si basa
sulla concezione errata che un sistema economico che si appoggia sulla forza
non può essere capitalistico. Questo è
veramente
comodo perchè così si può assolvere l’ideologia dall’accusa
di ogni (eccessiva) oppressione che risulti dalla sua pratica. In questo modo
gli individui non hanno mai colpa, e
nemmeno il sistema che ha generato
le opportunità per gli abusi che sono soliti usare liberamente.
L’anarchismo è sempre stato conscio dell’esistenza del capitalismo
del “libero mercato”, in particolare della sua ala estremista (“minimal-statista”)
e l’ha sempre rigettato. Per esempio, Proudhon notava che
“i discepoli
di Malthus e di Say, che si oppongono con tutte le loro forze a qualunque
intervento dello Stato in questioni commerciali o industriali, non mancano
di servirsi essi stessi di questa attitudine apparentemente liberale, e di
mostrarsi più rivoluzionari della Rivoluzione. Più di un onesto
ricercatore è stato ingannato con ciò”. Comunque, questa
apparente attitudine “libertaria” dei sostenitori del capitalismo è
falsa così come il fatto che il puro capitalismo del libero mercato
non può risolvere la questione sociale, che si presenta a causa del
capitalismo stesso. Così
“questa mancanza d’azione del Potere nelle
questioni economiche [celebrata dalla destra del “libero mercato”] era la
base del governo. Che necessità dovremmo avere di un’organizzazione
politica, se il Potere ci permettesse una volta di godere dell’ordine economico?”
[
The General Idea of the Revolution, p. 226] Invece del capitalismo,
Proudhon proponeva la
“costituzione del Valore”, la
”organizzazione
del credito”, l’eliminazione dell’interesse, la
“costituzione di associazioni
dei lavoratori” e
“l’uso di un giusto prezzo” [
Ibid., p.
233]
Così, gli anarchici e le anarchiche hanno valutato il capitalismo
del “libero mercato” e lo hanno rigettato come non anarchico oltre 150 anni
fa. I tentativi degli “anarco”capitalisti di dire che il loro sistema è
“anarchico” sono in palese conflitto con questa lunga storia di analisi anarchica.
Più in generale, dobbiamo sottolineare che molti (se non tutti) anarchici
non vogliono vivere in una società
esattamente come questa ma
senza la coercizione e (l’educazione alla) forza dello stato. Gli anarchici
non confondono il termine “libertà” con il “giusto” governo e sfruttamento
degli altri, e nemmeno con la possibilità di cambiare padroni. Non
è sufficiente dire che possiamo iniziare il nostro proprio business
(cooperativo) in tale società. Noi vogliamo l’abolizione del sistema
capitalistico, delle relazioni autoritarie, e non giusto un cambio di capi
o la possibilità di piccole isole di libertà dentro un mare
di capitalismo (isole che sono sempre a rischio di essere allagate e la nostra
attività distrutta). Così, in questa sezione della FAQ, noi
analizziamo molte pretese “anarco”capitaliste riguardo alle loro proprie opinioni
(per esempio, l’importanza dell’uguaglianza nel mercato o perchè il
capitalismo non può essere completamente riformato tramite gli scambi
sul mercato capitalista) ma questo non significa che noi vogliamo una società
strettamente identica all’attuale. Lungi da ciò, noi vogliamo trasformare
questa società in una più sfruttabile per lo sviluppo e l’arricchimento
dell’individualità e della libertà. Ma prima dobbiamo raggiungere
una valutazione critica della società attuale ed evidenziarne le limitazioni
di base.
Infine, dedichiamo questa sezione della FAQ a tutti coloro che hanno visto
la vera faccia del capitalismo del “libero mercato” al lavoro: i lavoratori
e le lavoratrici (anarchici e non) assassinati nelle galere e nei campi di
concentramento o nelle strade dagli assassini assunti dal capitalismo.