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Il cuore vigile IL CUORE VIGILE.


"A Trude".



PREFAZIONE.


Oggi abbiamo tanta fretta di inviare messaggi nello spazio extraterrestre, ma la nostra vita di ogni giorno è spesso così affannosa o monotona che molti di noi non hanno niente di importante da comunicare a chi gli sta vicino.
Non era mai avvenuto in passato che le cose andassero così bene per la grande maggioranza delle persone: ormai non dobbiamo più tremare per timore delle epidemie o della fame, o degli spiriti maligni nascosti nelle tenebre o degli incantesimi delle streghe.
Ma, soprattutto, siamo stati alleviati dal peso delle fatiche più sfibranti, e le macchine, non il lavoro delle nostre mani, ci daranno presto non soltanto quasi tutto ciò di cui manchiamo, ma anche ciò di cui, in verità, non abbiamo proprio bisogno. Non solo, ma tutte quelle libertà al possesso delle quali l'uomo ha aspirato per secoli, noi le abbiamo ereditate. Per queste ragioni, e non solo per queste, dovremmo essere convinti di trovarci alle soglie di una nuova età dell'oro: invece, ora che siamo più liberi di godere di tutti questi vantaggi, ci sentiamo profondamente frustrati e delusi perché il possesso di quelle libertà e di quelle comodità che l'uomo ha tanto a lungo bramato non danno né un senso né uno scopo alla nostra vita.
Godiamo infatti di una libertà assai più ampia che non in passato. Tuttavia la maggior parte di noi aspira ancora a quella piena realizzazione di sé che sembra sfuggirci continuamente, lasciandoci insoddisfatti e inquieti in mezzo a tanta ricchezza. Una volta raggiunta la libertà, la paura ci afferra davanti a forze espresse dalla società che sembrano soffocarci e premere su di noi da tutte le parti, mentre il mondo che ci circonda sembra rimpicciolire di giorno in giorno.
Il tedio e l'insoddisfazione crescono sempre più, tanto che molti sembrano pronti a rinunciare alla libertà perché ritengono che la loro esistenza sia diventata troppo complicata e che sia ormai troppo difficile risolverne i problemi. Se per loro la vita non ha più significato, essi desiderano almeno non sentirsene responsabili, e lasciare che la società porti il fardello dei loro fallimenti e delle loro colpe.
Il problema centrale del nostro tempo, il problema che ci sovrasta e che appare sempre più difficile, è quello di trovare il modo di raggiungere una piena realizzazione di noi stessi conservando allo stesso tempo la libertà e cercando di adattare la società all'una e all'altra di queste esigenze.
Nel corso di quest'opera, là dove parliamo dei disagi tipici della nostra civiltà, abbiamo cercato di mostrare quali siano i cambiamenti che dobbiamo operare in noi stessi. Invece di cercare la sicurezza in una ripetizione di comportamenti più o meno uniformi dobbiamo cercare di trovarla in una vita «buona», pur vivendo noi in un mondo che si trasforma molto rapidamente e nel quale abbiamo pochissime possibilità di prevedere l'esito delle nostre azioni.
Per affrontare tale compito il cuore e la ragione non devono più rimaner separati. Il lavoro e l'arte, la famiglia e la società non devono più svilupparsi ciascuno per conto proprio. Il cuore audace deve infondere nella ragione il suo calore vitale, e la ragione deve perdere la sua astratta simmetria per ammettere l'amore e le pulsazioni della vita.
Non possiamo più contentarci di una vita in cui il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. Il nostro cuore deve conoscere il mondo della ragione, e la ragione deve essere guidata da un cuore vigile. Di qui il titolo del libro, che per il resto deve parlare da sé.


Ringrazio gli editori che mi hanno cortesemente permesso di inserire in questo libro alcuni brani di articoli da me precedentemente pubblicati, e cioè:
«American Journal of Economics and Sociology», per "Remarks on the Psychological Appeal of Totalitarianism", Vol. 12., n. 1;
Europaische Verlagsanstalt, per "Individual autonomy and Mass Control" che apparve in "Sociologica", 1955;
Frederick Fell Inc., per il permesso di citare dalla mia prefazione a Miklos Nyiszli, "Auschwitz: A Doctor's Eyewitness Account", New York, 1960;
«Journal of Abnormal and Social Psychology», per "Individualism and Mass Behavior in Extreme Situation", Vol. 38., 1943.

Ringrazio anche gli editori e gli autori che mi hanno permesso di citare dalle fonti seguenti:
The American Jewish Committee, per Edouard Roditi, "The Criminal as Public Servant", in «Commentary», Vol. 28., novembre 1959;
Deutsche Verlagsanstalt, per R. Hoess, "Kommandant in Auschwitz", Stuttgart, 1958;
Eugen Kogon, per la sua opera "Der S.S.-Staat", Frankfurt, 1946;
«The Psychoanalytic Quarterly», per E. P. Bernabeu, "Science Fiction", Vol. 26., 1957;
Time Inc., per "War Crimes-Subject: Women", in «Time», 24 novembre 1947.

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