Nota 1: P. ROSSI, "Traité de droit pénal", 1829, terzo, pag. 169.
Nota 2: Van Meenen, Congresso penitenziario di Bruxelles, in «Annales de la Charité», 1847, pagine 529-30-
Nota 3: A. DUPORT, "Discours à la Constituante", in «Archives parlementaires».
Nota 4: Il gioco tra le due nature della prigione è ancora vivo. Recentemente il capo dello stato francese ha ricordato il «principio» che la detenzione non doveva essere che «privazione della libertà» - pura essenza dell'imprigionamento, libero dalla realtà della prigione, ma ha aggiunto che la prigione non poteva essere giustificata che dai suoi effetti «correttivi» o di riadattamento.
Nota 5: "Motifs du Code d'instruction criminelle", Rapporto di G. A. Real, pag. 244.
Nota 6: Ibid., Rapporto di Treilhard, pagine 8-9. Negli anni precedenti, troviamo spesso lo stesso tema: «La pena della detenzione, pronunciata dalla legge, ha soprattutto come oggetto il correggere gli individui, ossia renderli migliori, prepararli, con prove più o meno lunghe, a riprendere il loro posto nella società, per non più abusarne... I mezzi più sicuri per rendere gli individui migliori sono il lavoro e l'istruzione». Questa consiste non solo nell'apprendere a leggere e a far di conto, ma anche nel riconciliare i condannati «con le idee di ordine, di morale, di rispetto per se stessi e per gli altri» (Beugnot, prefetto di Seine-Inférieure, decreto del Frimaio, anno decimo). Nei rapporti che Chaptal aveva richiesto ai consigli generali, più di una dozzina reclamavano prigioni dove si potesse far lavorare i detenuti.
Nota 7: I più importanti furono senza dubbio quelli proposti da C. Lucas, Marquet-Wasselot, Faucher, Bonneville, un po' più tardi, Ferrus. Da notare che la maggior parte di loro non erano filantropi, critici verso l'istituzione carceraria, ma legati, in un modo o in un altro, all'amministrazione delle prigioni. Dei tecnici ufficiali.
Nota 8: In Germania, Julius dirigeva la «Jahrbcher fr Strafs- und Besserungs Anstalten».
Nota 9: Benché questi giornali fossero soprattutto organi di difesa dei prigionieri per debiti e avessero, in numerose occasioni, marcata la loro distanza dai delinquenti propriamente detti, troviamo l'affermazione che «le colonne del 'Pauvre Jacques' non sono punto consacrate ad una specialità esclusiva. La terribile legge della costrizione sui corpi, la sua funesta applicazione non saranno il solo fatto d'attacco del prigioniero giornalista...
'Pauvre Jacques' condurrà l'attenzione dei lettori nei luoghi di reclusione, di detenzione, nelle case di forza, nei centri di rifugio, non manterrà il silenzio sui luoghi di tortura, dove l'uomo colpevole è lasciato in balia dei supplizi, quando la legge non lo condanna che ai lavori forzati...» («Pauvre Jacques», anno primo, n. 7). Ugualmente la «Gazette de Sainte-Pélagie» milita per un sistema penitenziario che dovrebbe avere come scopo il «miglioramento della specie», essendo ogni altro sistema «espressione di una società ancora barbara» (21 marzo 1833).
Nota 10: L. BALTARD, "Architectonographie des prisons", 1829.
Nota 11: C. LUCAS, "De la réforme des prisons", tomo secondo, 1838, pagine 123-24.
Nota 12: A. DE TOCQUEVILLE, "Rapport à la Chambre des Députes", cit. in BEAUMONT e TOCQUEVILLE, "Le Système pénitentiaire aux Etats-Unis", terza ediz. 1845, pagine 392-93.
Nota 13: Ibid., pag. 109.
Nota 14: S. AYLIES, "Du système pénitentiaire", 1837, pagine 132-33.
Nota 15: LUCAS, "De la réforme des prisons" Cit., tomo primo, pag. 167.
Nota 16: La discussione, aperta in Francia intorno al 1830, non era ancora chiusa nel '50; C. Lucas, partigiano di Auburn, aveva ispirato il decreto del 1839 sul regime delle Centrali (lavoro in comune e silenzio assoluto). L'ondata di rivolta che seguì e forse l'agitazione generale del paese nel corso degli anni 1842-43, fanno preferire, nel 1844, il regime pennsylvaniano dell'isolamento assoluto, sostenuto da Demetz, Blouet, Tocqueville. Ma il secondo Congresso penitenziario opta, nel 1847, contro questo metodo.
Nota 17: K. MITTERMAIER, in «Revue franaise et étrangère de législation», 1836.
Nota 18: A. E. DE GASPARIN, "Rapport au ministre de l'Intérieur sur la réforme des prisons.
Nota 19: E. DE BEAUMONT e A. DE TOCQUEVILLF, "Du système pénal aux Etats-Unis", ed. 1845, pag. 112.
Nota 20: «Ogni uomo, - diceva Fox, - è illuminato dalla luce divina ed io l'ho vista brillare attraverso ogni uomo». E' nella discendenza dei quaccheri e di Walnut Street che furono organizzate, a partire dal 1820, le prigioni di Pennsylvania, Pittsburg, poi Cherry Hill.
Nota 21: «Journal des économistes», secondo, 1842.
Nota 22: ABEL BLOUET, "Projet de prisons cellulaires", 1843.
Nota 23: ABB PETIGNY, "Allocution adressée aux prisonniers, à l'occasion de la inauguration des bâtiments cellulaires de la prison de Versailles". Confer. qualche anno dopo, in "Monte-Cristo", una versione nettamente cristologica della resurrezione dopo l'incarcerazione ma si trattò allora non di apprendere in prigione la docilità alle leggi, ma di acquistare, con un sapere segreto, il potere di fare giustizia al di là dell'ingiustizia dei magistrati.
Nota 24: JULIUS, "Leons sur les prisons" cit., primo, pagine 417-18.
Nota 25: G. A. REAL, "Motifs du Code d'instruction criminelle". Anteriormente, numerose istruzioni del ministero degli Interni avevano richiamata la necessità di far lavorare i detenuti: 5 Fruttidoro anno sesto, 3 Messidoro anno ottavo, 8 Pluvioso e 28 Ventoso anno nono, 7 Brumaio anno decimo. Subito dopo i Codici del 1808 e 1810, troviamo ancora nuove istruzioni: 20 ottobre 1811, 8 dicembre 1812; o ancora la lunga istruzione del 1816: «E' della massima importanza occupare il più possibile i detenuti. Si deve far nascere in loro il desiderio di lavorare, mettendo una differenza tra la sorte di coloro che si occupano e quelli tra i detenuti che vogliono restare in ozio. I primi saranno meglio nutriti, meglio sistemati per la notte dei secondi». Melun e Clairvaux furono assai presto organizzati come grandi laboratori.
Nota 26:. J. MARQUET-WASSELOT, tomo terzo, pag. 171.
Nota 27: confer. Oltre, pag. 316.
Nota 28: confer. J. P. AGUET, "Les Grèves sous la monarchie de Juillet", 1954, pagine 30-31.
Nota 29: «L'Atelier», anno terzo, n. 4, dicembre 1842.
Nota 30: Ivi, anno sesto, n. 2, novembre 1845.
Nota 31: «L'Atelier», anno sesto, n. 2, novembre 1845.
Nota 32: Ivi, anno sesto, n. 9, giugno 1844, e anno quinto, n. 7, aprile 1845; confer. anche, della stessa epoca, "La démocratie pacifique".
Nota 33: «L'Atelier», anno quinto, n. 6, marzo 1845.
Nota 34: A. BRENGER, "Rapport à l'Académie des sciences morales", giugno 1836.
Nota 35: F. DANJOU, "Des prisons", 1821, pag. 180.
Nota 36: L. FAUCHER, "De la réforme des prisons", 1838, pag. 64. In Inghilterra il "treadmill" e la pompa assicuravano una meccanizzazione disciplinare dei detenuti, senza alcun effetto produttivo.
Nota 37: LUCAS, "De la réforme des prisons" cit., tomo secondo, pagine 313-14.
Nota 38: Ibid., pag. 243.
Nota 39: DANJOU, "Des prisons" cit., pagine 210-11; confer. anche «L'Atelier», anno sesto, n. 2, novembre 1845.
Nota 40: LUCAs, "De la réforme des prisons" cit., tomo secondo, pagine 313-14. Un terzo del salario giornaliero veniva messo da parte per l'uscita del detenuto.
Nota 41: E. DUCPTIAUX, "Du système de l'emprisonnement cellulaire", 1857, pagine 30-31.
Nota 42: Da avvicinare al seguente testo di Faucher: «Entrate in una filatura, udite le conversazioni degli operai ed il sibilo delle macchine. Vi è al mondo un contrasto più affliggente della regolarità e della previsione di quei movimenti meccanici, paragonati al disordine di idee e di costumi, che il contatto di tanti uomini, donne fanciulli produce?» ("De la réforme des prisons" cit., secondo, pag. 20).
Nota 43: A. BONNEVILLE, "Des libérations préparatoires", 1846, pag. 6. Bonneville proponeva delle misure di «libertà preparatoria», ma anche «supplementi afflittivi» o di sovrappiù penitenziario quando accade che «la prescrizione penale, approssimativamente fissata secondo il grado probabile di indurimento del delinquente non è stata sufficiente a produrre l'effetto che se ne attendeva». Questo supplemento non doveva superare un ottavo della pena; la libertà preparatoria poteva intervenire dopo tre quarti della pena "Traité des diverses institutions complémentaires", pagine 251 sg).
Nota 44: LUCAS, Cit., in «Gazette des Tribunaux», 6 aprile 1837.
Nota 45: [Condannati per «delitti» - quindi per reati minori, secondo il codice francese - dai tribunali correzionali]
Nota 46: In «Gazette des Tribunaux». confer. anche MARQUET-WASSELOT, "La Ville du refuge", 1832, pagine 74-76, C. Lucas nota che i correzionali «si reclutano generalmente tra le popolazioni suburbane», mentre «i costumi dei reclusi traggono origine in maggioranza dall'ambiente agricolo» ("De la réforme des prisons" cit., primo, pagine 46-50).
Nota 47: R. FRESNEL, "Considérations sur les maisons de refuge", Paris 1829, pagine 29-31.
Nota 48: LUCAS, "De la réforme des prisons" cit., secondo, pagine 440.
Nota 49: DURAS, articolo apparso in «Le Progressif» e citato da «La Phalange», 1 dicembre 1838.
Nota 50: LUCAS, "De la réforme des prisons" cit., secondo, pagine 441-42.
Nota 51: BONNEVILLE, "Des libérations préparatoires" cit., pag. 5.
Nota 52: BRENGER, "Rapport à l'Académie des sciences morales et politiques" Cit.
Nota 53: LUCAS, "De la réforme des prisons" cit., secondo, pagine 418-22.
Nota 54: E. DECAZES, "Rapport au Roi sur les prisons", in «Le Moniteur», 11 aprile 1819.
Nota 55: Vivien, in G. FERRUS, "Des prisonniers", 1850, pag. 8. Una ordinanza del 1847 aveva creato le commissioni di sorveglianza.
Nota 56: FAUCHFR, "De la réforme des prisons" cit., pag. 6.
Nota 57: LUCAS, "De la réforme des prisons" Cit., primo, pag. 69.
Nota 58: «Se si vuole trattare la questione amministrativa facendo astrazione da quella della costruzione, ci si espone a stabilire dei principi ai quali sfugge la realtà; mentre con una sufficiente conoscenza dei bisogni amministrativi, un architetto può ammettere tale o talaltro sistema di imprigionamento, che la teoria potrebbe aver sistemato nel novero delle utopie» (ABEL BLOUET, "Projet de prisons cellulaires" cit., pag 1).
Nota 59: BALTARD, "Architectonographie des prisons" cit., pagine 4-5.
Nota 60: «Gli inglesi portano in tutte le loro opere il genio della meccanica... e hanno voluto che i loro edifici funzionassero come una macchina, soggetta all'azione di un solo motore» (ibid., pag. 18).
Nota 61: N. P. HAROU-ROMAIN, "Projet de pénitencier", 1840, pag. 8.
Nota 62: DUCATEL, "Instruction pour la construction des maisons d'arrt", pag. 9.
Nota 63: DUCPTIAUX, "Du système de l'emprisonnement cellulaire" cit., pagine 56-57.
Nota 64: confer. ad esempio, G. DE GREGORY, "Projet de Code pénal universel", 1832, pagine 199 sg.; GRELLET-WAMMY, "Manuel des prisons", 1839, primo, pagine 23-25 e 199-203.
Nota 65: LUCAS, "De la réforme des prisons" cit., secondo, pagine 449-50.
Nota 66: LUCAS, "De la réforme des prisons" cit., secondo, pagine 440-42.
Nota 67: Bisognerebbe studiare come la pratica della biografia si sia diffusa a partire dalla costituzione dell'individuo delinquente nei meccanismi punitivi: biografia o autobiografia di prigionieri, in Appert; costituzione di dossier biografici sul modello psichiatrico; utilizzazione della biografia nella difesa degli accusati. Su quest'ultimo punto si potrebbero confrontare le grandi memorie giustificative della fine del secolo Diciottesimo per i tre uomini condannati alla ruota, o per Jeanne Salmon - e le arringhe penali dell'epoca di Luigi-Filippo. Chaix d'Est-Ange patrocinava La Roncière: «Se molto tempo prima del crimine, molto tempo prima dell'accusa voi poteste scrutare la vita dell'accusato, penetrare nel suo cuore, sondarne le pieghe più nascoste, mettere a nudo tutti i suoi pensieri, la sua intera anima ...» ("Discours et plaidoyers", terzo, pag. 166).
Nota 68: J. J. MARQUET-WASSELOT, "L'Ethnographie des prisons", 1841, pag. 9.
Nota 69: FERRUS, "Des prisonniers" cit., pagine 182 sg., 278 sg.
Nota 70: Faucher notava che la catena era uno spettacolo popolare «soprattutto dopo che erano stati quasi aboliti i patiboli».
Nota 71: «Revue de Paris», 7 giugno 1836. Questa parte dello spettacolo, nel 1836, non era più pubblica; vi erano ammessi solo alcuni spettatori privilegliati. I racconti della applicazione dei ferri che si trova nella «Revue de Paris» è esattamente conforme - talvolta le stesse parole - a quella che si trova nel "Dernier jour d'un condamné", 1829.
Nota 72: «Gazette des Tribunaux», 20 luglio 1836.
Nota 73: «Gazette des Tribunaux», 20 luglio 1836.
Nota 74: «La Phalange», 1 agosto 1836.
Nota 75: La «Gazette des Tribunaux» pubblica regolarmente liste e notizie «criminali». Esempio di segnalazione per riconoscere bene Delacollonge: «Pantaloni di drappo, vecchi, che ricoprono un paio di stivali, un berretto della medesima stoffa guarnito da una visiera e una blusa grigia... un mantello di drappo blu» (6 giugno 1836). Più tardi si decide di travestire Delacollonge per farlo sfuggire alle violenze della folla. La «Gazette des Tribunaux» segnala subito il travestimento: «Pantaloni a righe, blusa di tela blu, cappello di paglia» (20 luglio).
Nota 76: «Revue de Paris», giugno 1836. confer. "Claude Gueux": «Tastare tutti questi crani... ciascuno degli uomini caduti al disotto di se stessi sono di tipo bestiale ... ecco il lupo cerviero, ecco il gatto, ecco la scimmia, ecco il vampiro, ecco la jena».
Nota 77: «La Phalange», 1 agosto 1836.
Nota 78: «Revue de Paris», 7 giugno 1836. Secondo la «Gazette des Tribunaux», il capitano Thorez, che comandava la catena del 9 luglio, volle far togliere questi ornamenti: «E' sconveniente che, andando al bagno ad espiare i vostri crimini, spingiate la sfrontatezza fino ad ornare le vostre pettinature come se si trattasse per voi di un giorno di nozze».
Nota 79: «Revue de Paris», 7 giugno 1836. A questa data, la catena era stata accorciata per impedire la farandola, e dei soldati erano stati incaricati di mantenere l'ordine fino alla partenza. Il sabba dei forzati è descritto nel "Dernier jour d'un condamné". «La società aveva un bell'essere là, rappresentata dai carcerieri e dai curiosi spaventati, il crimine la sfidava, e di questo castigo orribile faceva una festa di famiglia».
Nota 80: Una canzone dello stesso genere è citata dalla «Gazette des Tribunaux» del 10 aprile 1836. Veniva cantata sull'aria della "Marsigliese". Il canto di guerra patriottico vi diviene nettamente il canto della guerra sociale: «Cosa vuole da noi questo popolo imbecille, viene a insultare la disgrazia? Ci guarda con uno sguardo tranquillo. I nostri carnefici non gli fanno orrore».
Nota 81: Esiste una classe di scrittori che «si è dedicata a introdurre dei malfattori dotati di straordinaria abilità nella glorificazione dei crimine, che fa giocare loro il ruolo principale e abbandona alle loro arguzie, ai loro lazzi, alla loro mal dissimulata presa in giro, gli agenti dell'autorità. Chiunque abbia visto la rappresentazione dell'"Auberge des Adrets ou Robert Macaire", dramma celebre tra il popolo, riconoscerà senza fatica l'esattezza delle mie osservazioni. E' il trionfo, è l'apoteosi dell'audacia e del crimine. Gli onesti e la forza pubblica vengono mistificati da un capo all'altro» (H. A. FREGIER, "Les Classes dangereuses", 1840, secondo, pagine 187-88).
Nota 82:"Le Dernier Jour d'un condamné".
Nota 83:«Gazette des Tribunaux», 19 luglio 1836.
Nota 84:«Gazette des Tribunaux», 15 giugno 1837.
Nota 85: Ivi, 23 luglio 1837. Il 9 agosto, la «Gazette» riporta che la vettura si è rovesciata nei dintorni di Guingamp: invece di ammutinarsi, i prigionieri «hanno aiutato i guardiani a rimettere in piedi il comune veicolo». Tuttavia il 30 ottobre la «Gazette» segnala un'evasione a Valence.
Nota 86: «La Fraternité», n. 10, febbraio 1842.
Nota 87: Cifra citata da G. de la Rochefoucauld nel corso della discussione sulla riforma del Codice penale, 2 dicembre 1831, in «Archives parlementaires», tomo 22, pagine 209-10.
Nota 88: E. DUCPTIAUX, "De la réforme pénitentiaire", 1837, tomo terzo, pagine 276 sg.
Nota 89: Ibid.
Nota 90: FERRUS, "Des prisonniers" cit., pagine 363-67.
Nota 91: E. DE BEAUMONT e A. DE TOCQUEVILLE, "Notes sur le système pénitentiaire", 1831, pagine 22-23.
Nota 92: LUCAS, "De la réforme des prisons" cit., primo, pagine 127 e 130.
Nota 93: F. BIGOT PRAMENEU, "Rapport au conseil général de la société des prisons, 1819.
Nota 94: «La Fraternité», marzo 1842.
Nota 95: Testo inviato all'«Atelier», ottobre 1842, anno terso, n. 3, da un operaio in prigione per coalizione. Egli avanzò questa protesta all'epoca in cui lo stesso giornale conduceva una campagna contro il lavoro penale. Nello stesso numero, una lettera di un altro operaio sul medesimo soggetto. confer. anche «La Fraternité», marzo 1842, anno primo, n. 10.
Nota 96: L. MOREAU-CHRISTOPHE, "De la mortalité et de la folie dans le régime penitentiaire", 1839, pag. 7.
Nota 97: «L'Almanach populaire de la France», 1839, firmato D., pagine 49-56.
Nota 98: F. DE BARBE' MARBOIS, "Rapport sur l'état des prisons du Calvados, de l'Eure, la Manche et la Seine-Inférieur", 1823, pag. 17.
Nota 99: «Gazette des Tribunaux», 3 dicembre 1829. Confer. nello stesso senso, Ivi, 19 luglio 1839, la «Ruche populaire», agosto 1840, «La Fraternité», luglio-agosto 1847.
Nota 100: LUCAS, "De la réforme des prisons" cit., secondo, pag. 64.
Nota 101: Questa campagna fu molto viva prima e dopo la nuova regolamentazione delle centrali, del 1839. Regolamentazione severa (silenzio, soppressione di vino e tabacco, diminuzione della mensa) che fu seguita da rivolte. Il «Moniteur» del 3 ottobre 1840: «Era scandaloso il vedere i detenuti ingozzarsi di vino, di carne, di selvaggina, di leccornie di ogni sorta e prendere la prigione per un albergo comodo dove si procuravano tutte le dolcezze che spesso lo stato di libertà rifiutava loro».
Nota 102: Nel 1826, molti dei Consigli generali chiedono che la deportazione venga sostituita da una carcerazione continua e priva di efficacia. Nel 1842, il Consiglio generale delle Hautes-Alpes chiede che le prigioni divengano «autenticamente espiatorie»; nello stesso senso, quello della Drme, dell'Eureet-Loir, della Nièvre, del Rhne e della Seine-et-Oise.
Nota 103: Secondo un'inchiesta fatta nel 1839 presso i direttori di centrali. Direttore di Embrun: «L'eccesso di benessere nelle prigioni contribuisce verosimilmente molto alla, spaventosa crescita dei recidivi». Eysses: «Il regime attuale non è abbastanza severo, e, se esiste un fatto certo, è che, per molti dei detenuti, la prigione ha un fascino, e che essi vi trovano dei godimenti depravati, che per loro sono tutto». Limoges: «Il regime attuale delle case centrali, che di fatto non sono per i recidivi altro che autentiche pensioni, non è minimamente repressivo». (confer. MOREAU-CHRISTOPHE, "Polémiques pénitentiaires", 1840, pag. 86). Paragonare con le dichiarazioni fatte nel mese di luglio 1974, dai responsabili dei sindacati dell'amministrazione penitenziaria, a Proposito degli effetti della liberalizzazione nella prigione.
Nota 104: C. COMTE, "Traité de législation", 183, pag. 49.
Nota 105: H. LAUVERGNE, "Les Forcats", 1841, pag. 337.
Nota 106: E. BURE', "De la misère des classes laborieuses en Angleterre et en France", 1840, secondo, pag. 391.
Nota 107: P. ROSSI, "Traité de droit pénal", 1829, primo, pag. 32.
Nota 108: LUCAS, "De la réforme des prisons" cit., secondo, pag. 82.
Nota 109: ROSSI, "Traité de droit pénal" cit., primo, pag. 33.
Nota 110: confer. E. J. HOBSBAWM, "I banditi", trad. it. Torino 1971.
Nota 111: Sul problema della deportazione, confer. F. DE BARB-MARBOIS, "Observations sur les votes de 41 conseils généraux", e la discussione tra Blosseville e La Pilorgerie (a proposito di Botany Bay). Buré, il colonnello Marengo e L. de Carné, tra gli altri, fecero dei progetti di colonizzazione dell'Algeria con dei delinquenti.
Nota 112: Uno dei primi episodi fu l'organizzazione sotto il controllo della polizia di case di tolleranza (1823), il che oltrepassava largamente le disposizioni della legge del 14 luglio 1791, sulla sorveglianza delle case di prostituzione. Confer. su questo argomento le raccolte manoscritte della Prefettura di polizia (20-26). In particolare la seguente circolare del Prefetto di polizia del 14 giugno 1823: «Lo stabilimento di case di prostituzione, dovrebbe naturalmente dispiacere ad ogni uomo che si interessi alla pubblica moralità: non mi stupisco minimamente che i Signori Commissari di polizia si oppongano con tutti i loro poteri allo stabilimento di queste case nei loro differenti quartieri... La polizia riterrebbe di aver preso molta cura dell'ordine pubblico, se pervenisse a rinchiudere la prostituzione in case tollerate, sulle quali la sua azione potrebbe essere costante e uniforme e che non potrebbero sfuggire alla sua sorveglianza».
Nota 113: Il libro di PARENT-DUCHATELET, "Prostitution à Paris", 1836, può esser letto come la testimonianza di questo innesto, patrocinato dalla polizia e dalle istituzioni penali, del "milieu" delinquente sulla prostituzione. Il caso della «Mafia» italiana trapiantata negli Stati Uniti e utilizzata insieme al prelevamento di profitti illeciti e a fini politici è un bell'esempio della colonizzazione di un illegalismo di origine popolare.
Nota 114: Su questo ruolo dei delinquenti nella sorveglianza di polizia, soprattutto politica, confer. il memoriale redatto da Lemaire. I «denunciatori» sono persone che «si attendono dell'indulgenza per loro stesse»; «sono ordinariamente dei cattivi soggetti che servono a scoprire coloro che lo sono di più. Per soprappiù, per poco che qualcuno si trovi una volta compreso nel registro della Polizia, da quel momento non viene più perso di vista».
Nota 115: K. MARX "Il 18 Brumaio di Luigi Napoleone Bonaparte".
Nota 116: BONNEVILLE, "Des institutions complémentaires du système pènitencier, 1847, pagine 397-99.
Nota 117: Confer. H. A. FREGIER, "Les Classes dangereuses", 1840, primo, pagine 142-48.
Nota 118: A. BONNEVILLE, "De la récidive", 1844, pagine 92-93. Apparizione della scheda e costituzione delle scienze umane: un'altra invenzione che gli storici celebrano poco.
Nota 119: Della resistenza degli uomini di legge a prender posto in questo funzionamento, abbiamo testimonianze molto precoci, già nella Restaurazione (il che prova che non è un fenomeno né una reazione tardiva). In particolare la liquidazione o piuttosto la riutilizzazione della polizia napoleonica, pose molti problemi. Ma le difficoltà si prolungarono. Confer. il discorso con cui Belleyme, nel 1825, inaugura le sue funzioni e cerca di differenziarsi dai suoi predecessori: «Le vie legali ci sono aperte... Educato alla scuola delle leggi, istruito alla scuola di una magistratura così degna... noi siamo gli ausiliari della giustizia». (Confer. "Histoire de l'administration", di M. DE BELLEYME); vedere anche il pamphlet, molto interessante, di MOLNE, "De la liberté".
Nota 120: Vedere anche tanto le "Mémoires", pubblicate sotto il suo nome, quanto la "Histoire de Vidocq racontée par lui-mme".
Nota 121: L'accusa viene ripresa formalmente da CANLER, "Mémoires" (riedite nel 1968), pag. 15.
Nota 122: Su quello che avrebbe potuto essere Lacenaire, secondo i suoi contemporanei, vedere il dossier steso da M. Lebailly nella sua edizione delle "Mémoires de Lacenaire", 1968, pagine 297-304.
Nota 123: La "ronde" degli anni 1835-36: Fieschi, che doveva sottostare alla pena comune ai parricidi e ai regicidi, fu una delle ragioni per cui Rivière, parricida, fu condannato a morte, malgrado una memoria, il cui carattere straordinario fu senza dubbio soffocato dalla risonanza di Lacenaire, del suo successo, e dei suoi scritti, che furono pubblicati grazie al capo della Sreté (non senza alcune censure), all'inizio del 1836, qualche mese prima che il suo complice Franois desse, con la catena di Brest, uno degli ultimi grandi spettacoli foranei del crimine. Giro in tondo degli illegalismi e delle delinquenze, di discorsi del crimine e sul crimine.
Nota 124: Alla fine del secolo Diciottesimo Colquhoun dà un'idea della difficoltà del compito, in una città come Londra. "Traité de la police de Londres", tradotto
in francese nel 1807, primo, pagine 32-34, 299-300-
Nota 125: «Nessun'altra classe è stata assoggettata ad una sorveglianza di questo genere; essa si esercita quasi nella stessa maniera di quella sui condannati liberati; sembra inquadrare gli operai in quella categoria che oggi viene chiamata la classe pericolosa della società» («L'Atelier», anno quinto, n. 6, marzo 1845, a proposito del libretto).
Nota 126: Confer. ad esempio J. B. MONFALCON, "Histoire des insurrection de Lyon", 1834, pag. 142.
Nota 127: Confer. «L'Atelier», ottobre 1840, o ancora «La Fraternité», luglio-agosto 1847.
Nota 128: Oltre la «Gazette des Tribunaux» ed il «Courrier des Tribunaux», il Journal des concierges».
Nota 129: Confer. «L'Atelier», giugno 1844, Petizione alla Camera di Parigi perché i detenuti siano preposti ai «lavori insalubri e pericolosi»; nell'aprile 1845, il giornale cita l'esperienza della Bretagna dove un numero abbastanza elevato di condannati militari sono morti di febbre facendo dei lavori di canalizzazione. Nel novembre 1845, perché i prigionieri non lavoravano il mercurio o la biacca?... Confer. anche la «Démocratie politique» degli anni 1844-45.
Nota 130: Nell'«Atelier» del novembre 1843, un attacco contro i "Mystère de Paris" perché fanno una parte troppo bella ai delinquenti, al loro pittoresco, al loro vocabolario, e perché vi si sottolinea troppo il carattere fatale della propensione al delitto. Nella «Ruche populaire» troviamo degli attacchi dello stesso genere a proposito del teatro.
Nota 131: "Délinquance et système pénitentiaire de France au Dix-neuviéme siècle" (testo inedito).
Nota 132: «L'Humanitaire», agosto 1841.
Nota 133: «La Fraternité», novembre 1845.
Nota 134: «La Ruche populaire», novembre 1842.
Nota 135: Confer. in «La Ruche populaire» (dicembre 1839), una replica di Vinard ad un articolo di Balzac in «Le Siècle». Balzac diceva che un'accusa di furto doveva essere portata avanti con prudenza e discrezione quando si trattava di un ricco, di cui la minima disonestà veniva subito conosciuta: «Dite, Signori, la mano sulla coscienza, se il contrario non accede tutti i giorni, se, con una grande fortuna e un rango elevato, non si trovano mille soluzioni, mille modi per soffocare un affare spiacevole».
Nota 136: «La Fraternité», novembre 1841.
Nota 137: «Almanach populaire de la France», 1839, pag. 50.
Nota 138: «Pauvre Jacques», anno primo, n. 3.
Nota 139: In «La Fraternité», marzo 1847, viene trattato l'affare Drouillard e, allusivamente, si parla dei furti nell'amministrazione della marina a Roche fort. Nel giugno 1847, articolo sul Processo Boulmy e sull'affare Cubière-Pellaprat; nel luglio-agosto 1847 sull'affare di concussione Benier- Lagrange-Jussieu.
Nota 140: «La Phalange» 10 gennaio 1837.
Nota 141: «La prostituzione patentata, il furto materiale diretto, il furto con effrazione, l'assassinio, il brigantaggio per le classi inferiori; mentre le abili spoliazioni, il furto indiretto e raffinato, lo sfruttamento sapiente del gregge umano, i tradimenti di alta tattica, le astuzie trascendenti, infine tutti i vizi e tutti i crimini veramente lucrativi, eleganti e che la legge è troppo ben educata per raggiungere, rimangono il monopolio delle classi superiori»
(1 dicembre 1838).
Nota 142: «La Phalange», 1 dicembre 1838.
Nota 143: Ivi, 10 gennaio 1837.
Nota 144: Ivi.
Nota 145: Confer. ad esempio, ciò che «La Phalange» dice di Delacollonge o di Elirabide, 1 agosto 1838 e 2 ottobre 1840.
Nota 146: «Gazette des Tribunaux», agosto 1840.
Nota 147: «La Phalange», 15 agosto 1840.
Nota 148: E. DUCPTIAUX, "De la condition physique et morale des jeunes ouvriers,
tomo secondo, pag. 383.
Nota 149: DUCPTIAUX, "De le condition physique et morale des jeunes ouvriers" cit., tomo secondo, pag. 377.
Nota 150: «Tutto ciò che contribuisce ad affaticare contribuisce a scacciare i cattivi pensieri; così si ha cura che i giochi si compongano di esercizi violenti. La sera, essi si addormentano nell'istante stesso in cui vanno a letto» (ibid., pagine 375-76).
Nota 151: E. DUCPTIAUX, "Des colonies agricoles", 1851, pag. 61.
Nota 152: FERRUS, "Des prisonniers" cit.
Nota 153: Vi sarebbe tutto uno studio da fare sui dibattimenti che ebbero luogo durante la Rivoluzione a proposito dei tribunali di famiglia, della correzione paterna e del diritto dei genitori a far rinchiudere i figli.
Nota 154: Su tutte queste istituzioni, confer. H. GAILLAC, "Les Maisons de correction", 1971, pagine 99-107.
nota 155: Confer. ad esempio, a proposito degli alloggi operai costruiti a Lilla alla metà del secolo Diciannovesimo: «La pulizia è all'ordine del giorno. E' l'anima del regolamento. Alcune disposizioni severe contro chi fa rumore, contro gli ubriachi, contro i disordini di ogni natura. Ricondotti ad abitudini regolari di ordine e di economia, gli operai non disertano più i laboratori il lunedì... I bambini, meglio sorvegliati non sono più una causa di scandalo... Vengono assegnati dei premi per la tenuta degli alloggi, per la buona condotta, per i tratti di devozione: e ogni anno questi premi vengono disputati da un gran numero di concorrenti» (HOUZ DE L'AULNAY, "Des logements ouvriers àLille", 1863, pagine 13-15).
Nota 156: Lo si trova esplicitamente formulato da alcuni giuristi come MUYART DE VOUGLANS, "Réfutation des principes hasardés dans le traité des délits et des peines", 1767, pag. 108. "Les Lois criminelles de la France", 1780, pag. 3; o come ROUSSEAUD DE LA COMBE, "Traité des matières criminelles", 1741, pagine 1-2.
Nota 157: Moreau de Jonnès, cit. in H. DU TOUQUET, "De la condition des classes pauvres", 1846.
Nota 158: «La Phalange», 10 agosto 1836.
Nota 159: Interrompo qui questo libro che deve servire da sfondo storico a diversi studi sul potere di normalizzazione e sulla formazione del sapere nella società moderna.