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Pene perdute

III

Stati pericolosi


Il pericolo è uno dei temi centrali della criminologia. Uomini e donne pericolosi. Mostri si nascondono nell'ombra o vivono travestiti da gente comune. Molta energia e ingegno vengono usati nell'identificare questi individui, nel cambiarli, in definitiva neutralizzarli, e nella spiegazione e comprensione del fenomeno delle persone pericolose.
Un mondo pieno di Stati pericolosi, che prospettiva piacevole e tranquillizzante! Pericolosi per gli altri Stati. Ma anche, per quella che è la mia prospettiva, pericolosi per i loro stessi cittadini.

1. Morte violenta

Alcune settimane fa sono tornato da Mosca, di nuovo alla normale vita della mia piccola città, di nuovo a scrivere questo articolo, da lungo tempo atteso, sulle persone pericolose. Ma ho alcuni problemi a concentrarmi sull'organizzazione del mio piano di lavoro. A Mosca l'argomento era "le condizioni di vita in prigione". Ero già stato lì, quindi conoscevo la situazione: un milione di detenuti, vale a dire 685 persone ogni 100 mila abitanti, una popolazione penitenziaria piuttosto simile a quella degli Usa, il che significa 10 volte superiore a quella dei paesi scandinavi e 8 volte quella di molti Paesi dell'Europa occidentale.
La novità è la fame. Dopo la crisi economica dell'estate scorsa la Russia è a corto di capitali. Attualmente lo Stato spende 2/3 di rublo al giorno per detenuto. Questa somma include le spese mediche. Venti rubli valgono un dollaro. Mentre l'Occidente si affanna a discutere dell'Olocausto, avvenuto in Europa 60 anni fa, ad Est si sta verificando una catastrofe, ma in silenzio, senza alcuna seria attenzione da parte dell'Occidente.
Un'altra novità, almeno nelle sue dimensioni, è la tubercolosi.
Tra il milione di detenuti le stime parlano di 92.000 malati. Alcuni hanno ricevuto delle cure, ma inadeguate. Il batterio comune della tubercolosi si è modificato in uno multi-resistente in 20 mila di quei detenuti malati. Una condanna significa innalzare fortemente il rischio di contrarre la tubercolosi e quindi morire, o per dirla con Farmer (1998), questa è una situazione di "Drug Resistant Tuberculosis as punishment" (lett. "Condanna a contrarre la tubercolosi resistente alle cure"). La carcerazione prima della sentenza è particolarmente pericolosa. Il Moscow Centre for Prison Reform (1998) ci fornisce la descrizione delle condizioni di vita nelle prigioni per i detenuti in attesa di giudizio Ð quelli che in Russia vengono chiamati detenuti SIZO.

Nelle aree SIZO ad alta densità di popolazione ogni detenuto ha a disposizione meno di 1 metro quadro di spazio, in alcune celle meno di 0,5 metri quadri. I detenuti devono dormire a turno. Non c'è spazio per permettere ai reclusi di sedersi. Le condizioni delle celle SIZO sono estremamente dure: mancanza di ossigeno, umidità, puzza. Molti reclusi presentano piaghe e gambe gonfie per la mancanza di movimento, molti sono affetti da scabbia e altre malattie della pelle. I loro corpi sudano senza la possibilità di asciugarsi a causa dell'umidità. Dalle pesanti sbarre delle finestre in pratica non entra luce. Due o tre letti a castello sono attaccati al muro con delle corde. Tutte le celle, siano per 10 o 100 detenuti, hanno un solo lavandino ed un solo gabinetto.

Non ci avrei mai creduto se non ci fossi stato di persona, se non l'avessi visto, odorato. La descrizione deve solo essere aiutata dalla nostra conoscenza della tubercolosi: in stanze chiuse e non ventilate, che spesso ospitano più di 100 persone, inevitabilmente qualcuno verrà infettato e si prenderà la malattia. Non è molto consolante il fatto che l'Europa occidentale sia riuscita ad ottenere l'abolizione della pena capitale in Russia. Se la Russia e gli Stati confinanti non pongono fine all'esecuzione dei detenuti, non potranno mai far parte del Consiglio Europeo. La Russia non ha retto a queste pressioni. Non ci sono esecuzioni oggi in Russia. Si muore e basta.
* * *
Gli Stati Uniti hanno la stessa percentuale di detenuti. Hanno, in certi casi, stanze con 60-80 persone che vivono a strettissimo contatto. Ma hanno anche l'altro estremo. Le Maxi-Maxi prigioni elettronicamente gestite non sono altro che il massimo dell'isolamento. Una stanza singola con doccia, bagno, balcone per prender aria fresca e far movimento, ed in più cibo sufficiente. Tutto ciò nel più totale isolamento da ogni altro essere umano. Un sistema che assegna ai propri detentuti uno spazio di 1 metro quadro in una stanza viene definito, da molti di noi, violento. Ma questi termini possono essere applicati a sistemi che per anni costringono le persone ad essere completamente separate dagli altri esseri umani. Ciò che notiamo è una diversa economia della violenza Ð la sofferenza fisica viene tenuta a minimi livelli, mentre quella mentale è amplificata al massimo. La morte è un'altra delle realtà delle prigioni americane, ma è ancora una morte diversa. Paragonata a quella russa essa è prolungata. Una condanna all'ergastolo può voler dire carcere a vita. A poco a poco le prigioni statunitensi si stanno trasformando in istituzioni geriatriche. Esseri umani spediti in carcere per morire, solo ad un ritmo più lento che in Russia. Ma certamente, in aggiunta il sistema americano uccide anche volontariamente, 500 sono stati giustiziati dal 1977 e più di 3000 aspettano la morte. Che peccato che gli Stati Uniti non richiedano di entrare nel Consiglio Europeo, potremmo costringerli a fermare il loro uso programmato della morte.

2. Il problema

Ora i contorni del mio approccio iniziano ad essere evidenti. Il quadro delle persone pericolose deve essere integrato con il quadro degli Stati pericolosi. In politica estera l'immagine dello Stato pericoloso è molto usata. Ma si tratta di un pericolo per altri Stati. In questa sede non mi occupo di questo tipo di pericolo. Il mio argomento è un saggio di criminologia. Sono interessato al pericolo che gli Stati nazionali rappresentano nel loro approccio penale verso i propri cittadini. Guardo allo Stato come ad un corpo potenzialmente pericoloso. Dobbiamo sapere quali tipi di Stato sono pericolosi per i loro cittadini a seconda dei vari tipi di pericoli, se sia possibile differenziare gli Stati secondo quel punto di vista, e se sia anche possibile ottenere risposte su come controllare gli Stati pericolosi ed eventualmente modificarli.
Nel fare ciò utilizzerò l'istituzione del diritto penale come elemento centrale dell'analisi. Il diritto penale ha a che fare con la distribuzione del dolore. Questo dolore viene definito necessario per contrastare altri fenomeni indesiderati. Ma sappiamo anche che ai comportamenti indesiderati si possono trovare altre risposte, diverse dal penale. E sappiamo anche che gli Stati moderni differiscono enormemente nella quantità e nella forma delle pene. Queste differenze non possono essere spiegate dalle differenze dei crimini. Per chiarificare il mio approccio ignorerò quindi la questione degli "effetti delle pene" e concentrerò tutta l'attenzione sul sistema penale inteso come strumento che genera sofferenza fra i suoi cittadini.

3. Alcune grandi variabili nella valutazione degli Stati

Vi sono cinque categorie generali che possono essere utili a descrivere il grado di danno che uno Stato rappresenta per i suoi cittadini.

3.1 Misurazione del sistema penale

Poiché la pena indica un uso intenzionale del dolore, sembra ragionevole suggerire che gli Stati con grande attività nell'ambito del diritto penale rientrino in uno schema in cui rappresentano un pericolo notevole per i loro cittadini, a differenza di quegli Stati che manifestano una minore attività. Un altro aspetto fondamentale è il volume considerevole di attività di controllo esercitate in connessione alla pena. Lo Stato interferisce molto con le pene nella vita dei suoi cittadini o è uno Stato che ha un atteggiamento restrittivo nell'uso della pena? Ciò può essere misurato dalla grandezza della popolazione carceraria o dall'ammontare delle multe emesse ogni anno. Un'altra possibile misurazione potrebbe essere il volume totale di tutti i contatti fra il pubblico e tutti coloro che lavorano nelle strutture dell'istituzione penale. Ancora un altro approccio sarebbe contare tutte le persone che hanno lavorato all'interno dell'istituzione del diritto penale e comparare questo numero, il loro status, i compiti ed i costi totali con quelli di coloro che hanno lavorato in un'istituzione sanitaria, di servizio sociale o culturale, alternativa. Alcuni Stati denoterebbero una dominanza dell'area del diritto penale, alcuni altri di altre aree. Tutti questi indicatori potrebbero subire dei cambiamenti nel tempo. Uno studio "a lungo termine" (life-study) può essere effettuato.
Una maggiore sofferenza viene prodotta più nei grandi che nei piccoli sistemi, per il semplice fatto che vi sono più persone in questo sistema concepito per produrre dolore (Christie 1981). Un sistema penale di grandi dimensioni è quindi più pericoloso per la popolazione nazionale di uno piccolo. La Russia con un milione di detenuti e gli Usa con 1,7 milioni hanno entrambe quasi raggiunto l'1% di popolazione adulta detenuta. Molti dei detenuti sono maschi relativamente giovani. Fra i neri e gli ispanici, negli Usa, il 20% è in prigione. Fra gli uomini di colore fra i 18 ed i 30 anni in città come Washington e Baltimora più della metà si trova in prigione o libera sulla parola o in libertà vigilata. In altre parole: se appartieni ad una di queste categorie e sei negli Stati Uniti allora corri seriamente il pericolo di essere punito dallo Stato. E lo stesso vale per la Russia. Se provieni da una delle Repubbliche dell'Est della vecchia URRS, il rischio di essere messo in galera aumenta considerevolmente.
Il sistema penale non è limitato all'uso della carcerazione. Libertà vigilata e sulla parola sono strumenti importanti in molti Paesi. Oggi in America 4 milioni di persone si trovano sottoposte a questo tipo di controllo. Se a questi 4 milioni ci aggiungiamo i dati relativi alla popolazione carceraria e se prendiamo in considerazione la parte più giovane della popolazione di maschi adulti, si può stimare (Christie 1998) che il 10% di questa si trova al momento sotto il controllo dell'apparato penale.
L'entità del fenomeno ha la sua importanza indiretta. Le persone vicine ai detenuti ne condividono dolore e vergogna, e possono anche soffrire del fatto che i loro mariti o partner vengono loro sotratti o anche nella difficoltà di trovare un compagno. Per le giovani donne di colore di Washington o Baltimora si è creata una specie di situazione di guerra. Esse vivono in una società che ha carenza di uomini. Inoltre esiste il problema che gli uomini disponibili potrebbero essere meno desiderabili a causa dei danni provocati in loro da precedenti periodi passati in prigione, da valori e dalle abitudini interiorizzati durante la vita in cattività, dalla successiva difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro, ed anche da problemi di salute acquisiti durante il soggiorno in prigione. Quest'ultimo punto è certamente dominante fra un vasto numero di detenuti usciti dalle prigioni russe, tornati a casa dalle loro famiglie con la tubercolosi multi-resistente, Ð sempre ammesso che riescano a tornare.
L'entità del fenomeno ha anche la sua importanza in un altro senso: più grande è la dimensione del sistema penale maggiori sono le difficoltà a creare relazioni interpersonali. In una piccola prigione Ð dico piccola secondo i canoni norvegesi per cui la normalità è definita da 50-100 detenuti e la prigione più grande del Paese ne ha 350 Ð c'è la possibilità di mantenere almeno un minimo di standard normali di interazione. ƒ difficile (ma ancora possibile) non considerare le altre persone come qualcuno che non sia un detenuto o una guardia. Nei grandi sistemi, le possibilità di creare dei mostri sono notevoli. Nelle grandi prigioni, dove i reclusi vivono in condizioni degradanti, dove sono talmente numerosi che diventano solo dei numeri per gli agenti e, per certi aspetti, anche per se stessi, o dove i detenuti sono sottoposti a situazioni di completa segregazione da parte degli agenti con l'aiuto di ogni sorta di strumento elettronico Ð in queste prigioni le condizioni create stanno diventando molto simili a quelle che in passato hanno reso possibili i campi di concentramento.

3.2 Controllo della crescita

Ma anche in un altro modo le prigioni, o l'intero sistema penitenziario, possono essere isolate dalla società. Il sistema penitenziario può diventare uno Stato nello Stato. Diventa così grande o così importante per la società, che si rende fuori-controllo. Il sistema penitenziario della California ne è un esempio. Il contributo economico delle organizzazioni correzionali ai politici dei due maggiori partiti diviene così cospicuo che le organizzazioni penitenziarie possono influire sulla grandezza del sistema penitenziario. Ma la California non è la sola, come ho evidenziato nel mio libro "Crimecontrol as industry" (Christie 1996) e da Schlosser (1998) nell'articolo su "The prison industrial complex" (Il complesso dell'industria penitenziaria). Egli dice dello Stato di New York:

«Oltre ai più di 1.5 miliardi di dollari spesi per costruire le strutture penitenziarie, le prigioni costano oggi al Nord del Paese circa 425 milioni di dollari annui in stipendi e spese operative. Ciò significa un sussidio annuo per le regioni superiore ai 1000 dollari pro capite. L'impatto economico delle carceri va oltre i finanziamenti stanziati e i servizi locali acquistati. Le prigioni sono istituzioni a uso intensivo del lavoro, che offrono posti di lavoro tutto l'anno. Sono a prova di recessione, di solito si espandono durante i periodi difficili e non inquinano. Questo è un fattore importante nelle aree rurali dove altre forme di sviluppo sono spesso bloccate dagli ambientalisti. Le prigioni hanno apportato un'entrata stabile e sicura a quelle regioni abituate ad un economia stagionale e incerta.»

Le possibilità di una crescita illimitata del sistema penitenziario aumentano, se il sistema politico è ordinato in modo tale da rendere particolarmente difficile resistere a quel tipo di pressione. I sistemi in cui i giudici, ma anche i pubblici ministeri, si candidano alle elezioni ogni quattro anni sono di sicuro più vulnerabili, a causa di ogni sorta di scrupoli morali, di quei sistemi in cui entrambi i gruppi mantengono le loro cariche a vita ed in cui esiste anche una sorta di accettazione culturale dell'indipendenza di queste cariche. I sistemi con la porta sul retro delle prigioni Ð commissioni per la libertà vigilata integre e autorevoli Ð hanno anche la possibilità di tenere sotto controllo la loro crescita. Il sistema russo è un esempio in cui le amnistie sono una delle poche possibilità di tenere sotto controllo il numero dei detenuti. Ma anche in Russia il crimine è uno degli argomenti preferiti dai media. Lo Zar poteva concedere un'amnistia. Nella Duma (il parlamento russo) hanno discusso per quattro mesi una proposta di amnistia per 100 mila detenuti, e perfino di fronte alla minaccia di una carestia catastrofica tra i detenuti, non si è arrivati ad alcuna decisione. E non fu una decisione popolare per l'elettorato.

3.3 Qualità della vita nell'istituzione penale

Alla fine arriviamo alla questione della sicurezza fisica. La vita è messa a repentaglio se si viene spediti in prigione? Questo vale per tutte le prigioni o solo per alcune? E il pericolo creato risulta non intenzionale causato da fattori esterni oppure, come spesso notiamo, il pericolo viene dalla violenza delle guardie carcerarie o degli stessi reclusi? E ancora: questa violenza è una conseguenza non voluta della vita penitenziaria, un effetto indesiderato dell'organizzazione della prigione, o è voluta, progettata per aumentare la sofferenza o estorcere informazioni? Qual è la quota annuale di morti in prigione Ð o in sotto-gruppi di prigioni Ð confrontata con ciò che troviamo nelle popolazioni assimilabili fuori delle prigioni?
Le seguenti domande sono di grande importanza per la qualità della vita in prigione: chi gestisce le prigioni, gli agenti o i detenuti? E se sono i detenuti, si tratta di un regime di terrore, di un sistema di casta o di un sistema con un minimo di reciproco interesse? é un sistema dove è possibile mantenere il rispetto per se stessi o si tratta di un sistema in cui la maggior parte degli individui che tornano in libertà, ammesso che ci riescano, sono profondamente ferite? E le guardie sono collocate in postazioni esterne o giorno dopo giorno si mescolano ai prigionieri dando ad entrambe le parti la possibilità di incontrarsi come esseri umani relativamente comuni? E il servizio nel suo insieme dipende dal sistema militare, dal Ministero degli Interni o dal Ministero della Giustizia? ƒ un'ipotesi ragionevole dire che il sistema acquisti maggiori qualità civili quanto più si avvicini al Ministero della Giustizia. Il sistema carcerario russo è passato recentemente dal controllo del Ministero degli Interni a quello del Ministero della Giustizia. Ciò da qualche speranza. Molti Paesi hanno una serie di corpi militari attorno alle prigioni, oltre agli agenti del Ministero degli Interni e della Giustizia all'interno di esse. Quali sono le conseguenze per la vita e la salute provocate da questa varietà di dispositivi?

3.4 Permeabilità del sistema

ƒ esperienza comune, nei casi di violenza familiare, che i colpevoli cerchino di isolare la famiglia. L'uomo, perché quasi sempre si tratta di un uomo, cerca di tenere in casa la moglie, interrompe i suoi contatti con la famiglia e gli amici, la costringe in un sistema familiare dove lui può stabilire i canoni dei comportamenti tollerati. Urla piano, altrimenti disturbi i vicini!
Il sistema penale spesso cerca di fare la stessa cosa. Le istituzioni penali sono istituzioni chiuse, talmente chiuse che chi si trova al loro interno non può uscire, né fisicamente né attraverso messaggi orali o scritti. Ma sono anche, ad un altro livello, chiuse per chi si trova all'esterno. I visitatori vengono controllati, quelli che hanno precedenti, e che spesso sono i più vicini ai detenuti, possono essere tenuti fuori. E lo stesso vale per i giornalisti, persone legate alle organizzazioni per i diritti umani, o dissidenti di vario tipo. Le prigioni costruite in aree separate sono anche protette dallo sguardo indiscreto del cittadino comune. E così anche le prigioni che hanno fama di ospitare reclusi particolarmente pericolosi Ð "siamo spiacenti, ma per la sua sicurezza l'accesso a questa prigione o quest'area della prigione è impedito". Le prigioni private possono poi creare un problema particolare in quanto possono sostenere che tutto ciò che accade al loro interno è un segreto aziendale.
Nella valutazione della accessibilità alcune questioni diventano essenziali. In particolare, è possibile per i detenuti reclamare e, se sì, con chi? La loro posta viene censurata? Esiste un "difensore civico" per le carceri o per l'intero sistema? Che tipo di contatti esistono col mondo esterno? I detenuti sanno chi sono gli agenti, questi ultimi indossano dei cartellini di identificazione?
Più le prigioni diventano delle arene chiuse, tanto più queste arene diventano pericolose per i reclusi. Le carceri sono per definizione dei luoghi con profonde differenze di potere tra agenti e reclusi. Più sono isolate, meno restrizioni vi sono nell'uso di questo potere. Risulta quindi di massima importanza aprire questi sistemi alle ispezioni di difensori civici dei penitenziari, giornalisti e organizzazioni per i diritti umani, docenti universitari e loro studenti, semplici visitatori comuni. Come nei casi di violenza familiare: quanto più visibile, e quindi più vulnerabile, è il potenziale colpevole tanto più protetti sono gli altri membri della famiglia.

3.5 Grado di civiltà

Molto, delle tesi sopra esposte, può essere riassunto nella parola "civiltà". Ma occorre dimostrare pazienza nella sfida con parole che hanno vari significati. Delle venti definizioni di civiltà nell'Oxford Dictionary (1973), ciò che più si avvicina al mio scopo è la dodicesima che semplicemente afferma: "Comportamento educato o gentile verso gli altri" e la tredicesima: "Da cui civile: è una connotazione che si riferisce al cittadino nello svolgimento delle sue normali facoltà e si differenzia da altri termini che riguardano settori più specifici ed è per questo spesso in contrasto con tali termini in maniera negativa". Austin, filosofo del diritto del XIX secolo, viene qui citato nell'uso di questo termine: "Il termine [É] viene applicato a tutta una serie di oggetti del tutto disparati. Poiché si contrappone a criminale, indica ogni legge non criminale. Opposto ad ecclesiastico indica ogni legge non ecclesiastica; opposto a militare indica ogni legge non militare e così via".
Il sistema penitenziario rappresenta la forma più semplice delle organizzazioni in cui i dati di civiltà non sono la norma. Si possono avere episodi di civiltà, momenti di amicizia o almeno di reciproco rispetto fra le persone al comando e le persone sorvegliate o i detenuti. Ma spesso le persone non si avvicinano così tanto da rendere possibile questo tipo di relazioni, e se ci riescono l'incontro è tutt'altro che civile nei suoi tratti essenziali. In molti Paesi i militari gestiscono l'intero sistema penale. In altri, le condizioni materiali sono così al di sotto degli standard, a causa della fame, delle malattie e dell'impossibilità da parte dell'individuo di presentarsi in maniera dignitosa, che qualunque pensiero di civiltà diviene fuori luogo. Se ti trovi in una gabbia di un metro quadro per persona Ð è esattamente la misura stabilita per le volpi negli allevamenti norvegesi Ð le condizioni non ti permettono di presentarti come un normale essere umano.
Un altro indice di civiltà Ð molto legato alla questione della accessibilità Ð ha a che fare con la quantità di diritti che il detenuto ha all'interno del carcere; nello specifico, il detenuto viene privato di tutti i suoi diritti civili? E che dire del diritto di voto? Molti paesi permettono ai detenuti di votare. ƒ il caso di vari paesi come la Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Israele, Polonia e Zimbawe (The Sentencing Project 1998, p. 18). Altri paesi permettono che alcune categorie di detenuti perdano il diritto di voto per sempre. Il Sentencing Project stima che 3.9 milioni di cittadini americani siano esclusi dal suffragio, incluso un milione di persone che hanno già raggiunto l'ultimo grado di condanna.
Le ultime tendenze nei moderni Stati industrializzati non vanno verso le atrocità fisiche o verso soluzioni militari. Le ultime tendenze riflettono chiaramente la nuova cultura manageriale, una tendenza alla gestione manageriale del sistema di controllo del crimine (Feeley and Simon 1992). Ma ancora, questo non è un sistema civile. Un sistema manageriale si basa sulla razionalità e la responsabilità, è un sistema di stretta pianificazione, con chiare linee di comando e in cui le piccole ruote dell'ingranaggio vengono trattate come oggetti da quelle grandi poste in cima al sistema. Nel suo carattere manageriale il sistema possiede anche piccole stanze per la comune interazione fra gli uomini, l'interazione civile. Ma nello stesso tempo è un sistema forte, come si nota nelle Maxi-Maxi prigioni. Questo è, in epoca moderna, il sistema con il massimo controllo sull'individuo prigioniero isolato dagli altri esseri umani, e allo stesso tempo con la minima quantità di contatti tra agenti e prigionieri mai verificatasi prima d'ora. Siamo agli antipodi della civiltà.
La questione della civiltà è rilevante anche all'interno di altre aree dell'istituzione del diritto penale. Gli agenti applicano standard civili o militari? Possibili indicatori saranno in questo caso i modo in cui le attività di polizia si rappresentano in modo simbolico: attraverso le uniformi e l'equipaggiamento. La polizia va a piedi, in bicicletta o in macchina, all'occorrenza le macchine sono equipaggiate con armi? La polizia porta armi, Ð sempre, a volte, o solo in particolari occasioni? Quanto è difficile per un cittadino-poliziotto avere il permesso di portare un'arma, e soprattutto di usarla, e gli è concesso usarla? Quanti rapporti giustificativi deve scrivere dopo aver usato un'arma? Quale valutazione viene data se una persona viene uccisa dalla polizia? In che tipo di clima morale agisce la polizia Ð un clima di guerra al crimine, uno di tolleranza-zero, o di apprezzamento del modello del funzionario di pace? Come avviene il reclutamento nella polizia, a partire dalla gente comune o dalle schiere militari? Quanto "comune", ossia rappresentativa della popolazione, è la polizia? Qual' è la quota di donne reclutate ogni anno? I poliziotti, uomini e donne, quanto vicino vivono ai cittadini? Quanto sono vulnerabili in caso di verifica da parte del pubblico?
Questioni simili possono sorgere a livello giuridico; da dove vengono i giudici, sono vicini alla gente comune o solo ad alcuni strati sociali? Se i giudici ricevono una formazione giuridica, vengono reclutati tra i comuni uomini di legge o da precisi sotto-gruppi: politici, di classe, etnici, geografici? Qual è la loro indipendenza di fronte al potere dello Stato; vengono eletti dalla popolazione, dai politici, o dai loro colleghi? ƒ una carica a vita o si viene eletti periodicamente? Il giudice ha lo stesso potere dell'accusa? Il giudice dispone di una vasta gamma di alternative quando si tratta di comminare una pena, o questa è prestabilita dal parlamento, con dei minimi e massimi, come nel caso evidente delle tabelle di commisurazione delle pene (sentencing tables) che rendono il giudice un semplice segretario dei legislatori?
Possono sorgere domande anche sulla posizione dell'imputato e sul suo livello di partecipazione. In che misura egli è un oggetto in contrasto con un soggetto? Quanto deve attendere prima che il suo caso arrivi in tribunale? quanto tempo ha avuto a disposizione per dormire, lavarsi e vestirsi e quindi presentarsi dignitosamente di fronte ai giudici come una persona che aspetta di ricevere una sentenza ordinaria? E ancora per ciò che riguarda la difesa: quanto è forte la posizione della difesa rispetto all'accusa, in tema di cultura, educazione, prestigio, ricchezza? é possibile avere un difensore in qualunque fase del processo, e quanta libertà ha un detenuto di interagire con lui?

4. Sul controllo degli Stati pericolosi

Ancora una volta dobbiamo far riferimento alla nostra esperienza di persone pericolose. Tre grandi problemi animano il dibattito criminologico/penale su queste persone.
Primo, la questione riguarda il concetto di pericolo. In alcuni sistemi penali il pericolo viene visto come il pericolo di commettere un qualunque reato, indipendentemente dal carattere di quest'ultimo. In altri sistemi il concetto di pericolo è limitato alla recidività, per ogni tipo di reato. All'altro estremo Ð questo è diventato l'uso più comune Ð il concetto di pericolo è applicato ad azioni più gravi, spesso azioni violente o abusi sessuali. Una persona pericolosa diviene in questi casi pericolosa per la vita di altre persone, in definitiva per la loro incolumità.
Un secondo problema è quello della prevedibilità. Se concentriamo l'attenzione solo alle azioni gravi, diventa allora possibile identificare gli autori di tali azioni prima che le commettano, addirittura prevedere chi sarà recidivo rispetto a tali azioni? é opinione generale che le azioni non comuni siano difficili da prevedere e che il numero di falsi positivi (false positives) Ð coloro che si prevede compiano il reato, ma che non l'avrebbero fatto se non si fosse interferito con loro Ð sarà molto alto (von Hirsch 1972, Mathiesen 1998). Quindi il problema etico è notevole se si cerca di condannare le persone sulla base della prevedibilità.
Il terzo grande nucleo riguarda il tipo di sanzioni: il fine dell'operazione è quello di mantenere la presunta persona pericolosa lontano dalla società, per sempre o per un periodo determinato; oppure si dovrebbe decidere del suo rilascio in base ai risultati delle sanzioni e del suo processo di rieducazione?
Torniamo agli Stati.
Per ciò che riguarda la prima variabile, la definizione di atti pericolosi, sembra ragionevole affermare che uno Stato pericoloso è quello che utilizza il concetto di individui pericolosi, concetto onnicomprensivo. é uno Stato che si preoccupa del crimine in generale invece che del pericolo costituito da alcuni individui scelti in base ai loro crimini particolarmente pericolosi. Gli Stati pericolosi sono quelli in cui l'incarcerazione di massa si basa su elementi banali e insignificanti: sette bottiglie di latte, due grammi di qualche tipo di droga, una scazzottata tra ubriachi. Sono gli Stati in cui un pericolo straordinario viene visto nella recidività di tali atti. Tale punto di vista sui criminali pericolosi crea una notevole interferenza da parte dello Stato, che diventa pericoloso per i suoi stessi cittadini, poiché uniforma tutto ciò che essi chiamano crimine con il pericolo e uniforma tutti gli individui che li commettono con individui pericolosi.
Attraverso questa affermazione possiamo arrivare a risolvere la situazione. Un modo per ridurre il pericolo negli Stati pericolosi è fare pressione sullo Stato affinché si avvii una seria discussione sui confini del concetto di crimine. Se in uno Stato l'alto tasso di carcerazione viene considerato potenzialmente pericoloso, allora il primo passo è diminuire questo tasso, rendere la tendenza meno dominante. Certamente oltre alla protezione delle bottiglie di latte e alla prevenzione dell'uso di droghe ci sono altre ragioni dietro alla criminalizzazione di questi atti negli Stati con un alto tasso di carcerazione. Ma una discussione sui pericoli dell'espansione del sistema può portare alla luce il da farsi finora rimasto nascosto. Inizieremo Ð con un po' di fortuna Ð una discussione su metodi alternativi di controllo dei ceti bassi, piuttosto che fornire opinioni indifferenziate in favore del controllo del crimine.
La seconda variabile, la prevedibilità, solleva un'intera gamma di questioni se la discussione viene portata a livello statale. ƒ possibile innanzitutto prevedere i pericoli creati dallo Stato e quali Stati diventeranno pericolosi per i loro cittadini? Come abbiamo notato a livello individuale, i problemi sono enormi sia con le false previsioni positive che con quelle negative. E i problemi a livello statale sono ancora più complessi. Se la Russia ponesse fine agli attuali tentativi di adattarsi al mercato economico che cosa accadrebbe della sua popolazione carceraria? é molto improbabile che quel dato rimarrebbe stabile. Forse la situazione economica peggiorerebbe, ma l'orgoglio di essere russi potrebbe acquisire valore. Con quell'orgoglio il "crimine" verrebbe percepito in modo meno intransigente. "Sabato scorso quando eri ubriaco hai fatto un sacco di stupidate, ma sei sempre un russo, sei uno di noi. Questo è importante, più delle tue stupidaggini". La nazionalità diventa una caratteristica così importante che l'etichetta del crimine non riesce ad incollarsi. L'orgoglio di essere russi può diventare una categoria talmente forte da sopprimere le distinzioni tra "russi" e "criminali". La popolazione carceraria potrebbe quasi scomparire come al tempo degli zar, il che significa scendere al livello europeo con 80-90 detenuti su 100 mila abitanti. Forse. Ma un altro scenario è possibile: la Russia presenta al suo interno molte minoranze e con il crescente nazionalismo le prigioni diverrebbero il luogo naturalmente più consono ad accogliere questi emarginati.
Non è semplice nemmeno prevedere i possibili sviluppi negli Usa. Come la Russia, gli Usa rappresentano oggi uno Stato pericoloso per molti strati sociali della popolazione. Chi avrebbe mai detto 15 anni fa che gli Usa avrebbero sviluppato una società che facesse così tanto affidamento sulle carceri; che avrebbero triplicato la popolazione carceraria negli ultimi 15 anni, e che questa crescita incredibile sarebbe continuata? Il fenomeno continuerà, potrà subire un arresto Ð o a lunga distanza possiamo immaginare una sostanziale riduzione di questa tendenza? La risposta si trova chiaramente nelle caratteristiche generali della società americana. La monolitica posizione di interesse per il mercato ed il denaro rende difficile intravedere grandi cambiamenti, soprattutto nel creare strutture alternative per chi non ha successo nell'attuale sistema. Senza tali alternative gli sconfitti saranno sempre più numerosi ed i vincitori avranno sempre più paura di perdere quanto hanno accumulato nell'istituzione monolitica. Oppure chissà? Magari il desiderio di denaro sposterà l'attenzione sui costi della sempre crescente popolazione carceraria. La tolleranza-zero a New York ha portato la popolazione carceraria dalle 6-7000 unità del 1980 alle 18-21000 del 1997. E le relative spese sono salite dai 180 milioni di dollari fino a 800. Nello stesso tempo, a causa di tutti gli arresti per droga fatti in città, "i ragazzi delle scuole new yorkesi seguono le lezioni in classi di 90 studenti" (Massing 1998). Un'altra possibilità per ridurre questo dato sarebbe introdurre dei cambiamenti sociali fra gli strati più repressi della popolazione. I neri già contestano la politica sulle droghe che, giustamente, viene considerata come orientata solo verso i neri del ghetto più che verso i bianchi delle periferie. E molto deve ancora accadere, sia in termini di incarcerazioni che di proteste. Tuttavia potrebbero anche presentarsi delle variabili non previste. Chi avrebbe mai detto che Winston Churchill, già all'inizio del ventesimo secolo, potesse fermare la crescita della popolazione carceraria inglese? Non è giusto, come ha dichiarato il Segretario conservatore del Ministero degli Interni inglese, far coincidere la povertà con la galera (Downes 1988).
Infine l'ultima variabile: lo Stato può subire delle influenze, e come? Più precisamente, può essere influenzato da chi, come noi, si occupa dei problemi sollevati in questo scritto?
La risposta a questa domanda dipende dalla spinta delle attività culturali, dalla spinta data dall'analisi intellettuale della questione. Se crediamo nel valore dell'analisi, nei nuovi concetti, nei tentativi di chiarificazione Ð tentativi che facciano guardare le nostre società a se stesse da angolature differenti, invece di affannarsi a ricercare pericolosi criminali Ð allora, forse, saremo in grado di dare allo sviluppo una spinta in direzione dei nostri valori e della nostra cultura. Per noi intellettuali non ci sono altre alternative.

Nils Christie

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