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un giorno della mia vita

NOTE.





PERCHE' PUBBLICARE QUESTE PAGINE.





1. Avvocato, giornalista e grande uomo politico, Sean MacBride (1904-1988) fu un leader dell'Ira negli anni venti e trenta. Il padre, John, era stato giustiziato dagli inglesi per aver preso parte all'"Easter Rising", l'«Insurrezione di Pasqua» del 1916 a Dublino. Tra il 1918 e il 1930 fu incarcerato tre volte.

Staccatosi dal Movimento repubblicano durante la Seconda guerra mondiale, divenne deputato al parlamento irlandese (1947-1958) e ministro degli Affari Esteri dell'Eire (1948-1951). Negli anni successivi si distinse per il suo appassionato impegno civile e politico, non solo a favore dell'indipendenza dell'Irlanda, ma anche per ciò che riguarda problemi internazionali quali l'apartheid e il disarmo. Nel 1961 fu uno dei membri fondatori di Amnesty International. Per tredici anni ricoprì la carica di " Chairman" nell'esecutivo internazionale di Amnesty, rimanendo presidente della sezione irlandese fino alla morte. Dal 1963 al 1970 fu segretario generale della Commissione internazionale dei giuristi e dal 1973 al 1976 " ;Assistant Secretary-General" delle Nazioni Unite, nonché commissario Onu per la Namibia. Dal 1977 al 1980 esercitò l'incarico di presidente dell'International Commission for the Study of Communication Problems.

Oltre a sette lauree "honoris causa" sono stati assegnati a Sean MacBride il Premio Lenin per la Pace (1971) e il Premio Nobel per la Pace (1974).



2. Il Fine Gael (in gaelico, stirpe dei Gaeli) nacque dalla fazione del Sinn Féin che aveva appoggiato il Trattato del 1921 e, con il nome di Cumann na Gaedheal, aveva formato il primo governo del Free State irlandese (l'attuale Eire), sotto il controllo inglese. Negli anni trenta, dopo la conquista del potere da parte del Fianna Fail di de Valera, il Fine Gael fu creato (1933) dalla fusione del Cumann na Gaedheal con il National Centre Party e le Blueshirts (camicie azzurre) del generale Eoin O'Duffy, ex capo della polizia irlandese (Garda Siochana) e primo leader del nuovo partito. Attive tra il 1932 e il 1937, le Blueshirts furono una milizia di estrema destra, i cui uomini indossavano un'uniforme simile alle Camicie Nere di Mussolini e adottarono il saluto fascista. Dichiarate illegali nel 1933, per diversi anni furono coinvolte in violenti scontri con l'Ira.

Sostenuto dai ricchi agricoltori irlandesi e dalle classi dirigenti vicine all'establishment britannico, il Fine Gael si è sempre dimostrato incapace di conquistarsi un appoggio popolare sufficiente per avere una maggioranza al governo. E' da sempre il partito dell'Eire più conservatore, apertamente filoinglese e antirepubblicano.



3. Il Fianna Fail (in, gaelico, soldati del destino) nacque dalla componente repubblicana del Sinn Féin che si era opposta alla divisione del paese e che durante la "Civil War" (1922/23) aveva combattuto contro il governo inglese e le forze del Free State favorevoli al Trattato del 1921. Nel 1926 Eamon de Valera, comandante degli Irish Volunteers durante l'Insurrezione di Pasqua del 1916, insieme ai suoi sostenitori si staccò dal Sinn Féin (i cui membri eletti si rifiutavano di sedere al parlamento del Free State) e diede vita al nuovo partito, repubblicano e anti-Trattato, che invece accettò di entrare al parlamento di Dublino.

Sotto la guida di de Valera il Fianna Fail andò al potere per la prima volta nel 1932. Da allora, esclusi brevi periodi, è sempre stato al governo nell'Eire. E' il partito della media borghesia irlandese, ma può contare anche sull'appoggio della "working class" e della popolazione delle zone rurali, grazie alla sua retorica nazionalista e a periodiche prese di posizione anti-inglesi.

Nonostante un impegno formale per il raggiungimento di un'Irlanda unita, la sua leadership ha sempre osteggiato il Movimento repubblicano presente nell'Eire. Non ha inoltre mai cessato di collaborare con il governo inglese sia sul piano giudiziario che militare, favorendo l'estradizione di prigionieri politici al Nord e appoggiando le «operazioni antiterrorismo» lungo il confine.



4. Con il Trattato del 1921, approvato dal parlamento irlandese il 7 gennaio 1922 con uno scarto di soli 7 voti (64 contro 57), sei contee (Antrim, Down, Fermanagh, Tyrone, Derry e Armagh), situate nel nord-est dell'Irlanda, entrarono a far parte del Regno Unito. Le rimanenti ventisei (l'allora Free State) ricevettero lo status di dominion. Vennero creati due parlamenti, uno a Belfast e uno a Dublino, entrambi sotto il controllo di Londra.

Agli inizi la divisione del paese non fu voluta neppure dagli stessi unionisti (il 22% di tutta la popolazione d'Irlanda che appoggiò l'unione con la Gran Bretagna, in maggioranza risiedente a un massimo di 50 chilometri da Belfast). Lo stesso leader unionista Edward Carson dichiarò: « L'Ulster non vuole un parlamento nord-irlandese». Quando tuttavia quest'ultimo fu istituito gli unionisti finirono per accettare la divisione.

Nella storia dell'Irlanda le «Sei Contee» non erano mai esistite come entità politica a sé stante. Assieme ad altre tre (Cavan, Donegal e Monaghan) formavano l'antica provincia irlandese dell'Ulster. Queste tre contee non furono annesse al Regno Unito in quanto erano abitate solo da 70 mila unionisti, contro una popolazione nazionalista di 260 mila persone. Sir James Craig, primo primo ministro al parlamento nord-irlandese di Stormont (1921-1940), disse: «L'inclusione di Cavan, Donegal e Monaghan ridurrebbe la nostra maggioranza al punto tale che nessun uomo sano di mente si assumerebbe l'incarico di dirigere un parlamento in tali condizioni».

Nel 1921 fu quindi creato uno stato artificiale, segnato da un confine e abitato da una maggioranza altrettanto artificiale. Persino Lloyd George, l'allora primo ministro britannico, definì il confine una « frontiera basata non su linee naturali e neppure su considerazioni geografiche».

Lo scopo della divisione del paese fu perciò quello di costituire un'area quanto più grande possibile, assicurando al suo interno una maggioranza unionista. In quattro contee su sei la maggior parte della popolazione era a favore dell'indipendenza dell'Irlanda. Tuttavia gli unionisti, concentrati soprattutto nella città di Belfast, nella contea di Antrim e nella parte nord della contea di Down, grazie a uno stratagemma elettorale ("Gerrymandering") per cinquant'anni poterono contare su circoscrizioni elettorali tendenti ad assicurare loro la vittoria anche in quelle zone, come a esempio la città di Derry, in cui i nazionalisti erano la maggioranza. Il "Gerrymandering" presupponeva infatti la divisione dell'elettorato in collegi elettorali di dimensione squilibrata e privi di rappresentanza proporzionale. In questo modo un numero più elevato di cattolici, concentrato però in pochi collegi, poteva avere meno rappresentanti di una minoranza di elettori protestanti, suddivisi in un numero maggiore di collegi.

Questo sistema elettorale truccato previde inoltre la "franchigia elettorale", che equivaleva a un suffragio censitario (per votare alle elezioni bisognava essere proprietari di case) e il voto plurimo (diversi voti venivano conferiti alle società commerciali, e quindi, di fatto, ai proprietari protestanti): «Per poter votare alle elezioni municipali e locali che hanno luogo ogni tre anni bisogna essere proprietari del proprio alloggio, o pagare un affitto o imposte immobiliari. Da qui l'importanza della questione dell'attribuzione degli alloggi. Le persone che hanno più di 21 anni e vivono con i loro genitori o in stanze ammobiliate o pensioni di famiglia non hanno il diritto di voto, cosa che naturalmente sfavorisce i cattolici: questi ultimi possiedono infatti meno beni immobiliari dei protestanti, le loro famiglie sono più numerose e il loro tasso di disoccupazione è più elevato di quello dei protestanti. A ciò bisogna aggiungere il "company vote", o 'voto delle società'. Le società commerciali dispongono di un certo numero di voti, secondo la loro importanza economica e il loro giro d'affari (1193 voti a Derry, 11500 per l'insieme delle Sei Contee). Naturalmente pochi cattolici sono imprenditori! Secondo le statistiche ufficiali 923.724 persone sono iscritte alle liste elettorali per le elezioni al parlamento di Westminster. Ora solo 694.483 persone risultano nei registi elettorali per le elezioni municipali. Così 229.241 cittadini dell'Irlanda del Nord sono privati del diritto di voto. Sugli 8800 adulti di Derry privati del diritto di voto, 7000 sono cattolici. (Confer Christian Casteran, "Guerre civile en Irlande", Paris, Mercure de France, 1970, p.p. 118-119.)



5. Il reverendo John Austin Baker, eminente professore di teologia all'università di Oxford e poi rettore di Saint Margaret's, Westminster. Fu successivamente nominato vescovo di Salisbury.



6. Nel 1922, all'indomani della divisione del paese, furono introdotte le Leggi Speciali ("Special Powers Act", S.P.A.), che rimasero in vigore per cinquant'anni e conferirono alla polizia poteri eccezionali. Nel 1963 l'allora ministro della Giustizia sudafricano Vorster dichiarò di essere pronto «a scambiare tutte le leggi d'emergenza in vigore in -Sudafrica con una sola clausola dello Special Powers Act dell'Irlanda del Nord».

«Questi poteri consentivano all'esercito e alla polizia di:

* arrestare senza mandato;

* imprigionare senza accusa né processo e rifiutare il ricorso all'" ;Habeas Corpus" o alla Corte di Giustizia;

* perquisire le abitazioni senza mandato, sia di giorno che di notte;

* dichiarare il coprifuoco e vietare riunioni, assembramenti (feste e mercati compresi), cortei e processioni;

* consentire la flagellazione come punizione;

* arrestare persone che si voleva citare come testimoni, trattenerle in stato di fermo e costringerle a rispondere alle domande sotto pena d'ammenda;

* commettere qualsiasi atto, anche in contrasto con i diritti della proprietà privata;

* impedire la visita dei parenti o dei legali di una persona in stato di fermo;

* impedire l'apertura di un'inchiesta dopo la morte di un prigioniero;

* arrestare ogni individuo che si riteneva diffondesse false informazioni o rilasciasse false dichiarazioni;

* vietare la diffusione di particolari giornali;

* vietare il possesso di determinati film o dischi;

* impedire di erigere monumenti;

* entrare in una banca, controllarvi i conti, gli ordini di trasferimento dei fondi, i titoli di proprietà, i documenti contabili e i documenti indirizzati alle autorità civili;

arrestare chiunque agisse in maniera premeditata 'per portare pericolo alla conservazione della pace e al mantenimento dell'ordine pubblico in Irlanda del Nord'»'.

(Confer Roger Faligot, "La résistance irlandaise", Paris, Petite Collection Maspéro, 1977, p.p. 66-67.)



7. La discriminazione nell'assegnazione dei lavori e degli alloggi mirava a fare in modo che i nazionalisti non superassero mai il 35% del totale della popolazione e che, laddove erano in maggioranza, essi non potessero trovar lavoro e fossero costretti a emigrare. Già nel 1933 Sir Basil Brooke, ministro dell'Agricoltura e futuro primo ministro a Stormont (1943-1963), così si esprimeva: «Vi è un gran numero di protestanti e orangisti che danno impiego a cattolici [...]. Mi rendo conto della grande difficoltà avuta da alcuni nel trovare un bravo operaio protestante, ma vorrei sottolineare il fatto che i cattolici stanno cercando di infiltrarsi ovunque. Faccio quindi appello a tutti i lealisti affinché, dovunque sia possibile, impieghino buoni ragazzi e ragazze protestanti».

Nel 1948 M. M. Ferguson, deputato unionista di Enniskillen, affermò: «La maggioranza nazionalista della contea di Fermanagh, nonostante una diminuzione di 336 membri quest'anno, ne conta ancora 3604. Vorrei chiedere all'assemblea di autorizzare questo esecutivo a prendere qualsiasi misura, anche se drastica, per liquidare tale maggioranza». Statistiche dell'aprile 1969, riferentisi alla contea di Fermanagh, mostrano che, sebbene i cattolici fossero in maggioranza, 338 impiegati comunali erano protestanti e solo 32 cattolici. La popolazione non veniva privata della casa o del lavoro a causa della propria religione, ma solo per il fatto che molti cattolici erano nazionalisti. Tra il 1945 e il 1970, sempre nella contea di Fermanagh, vennero costruite 1529 case, di cui 1021 andarono a protestanti e solo 508 a cattolici. George Elliott, membro unionista del consiglio comunale di Enniskillen, ebbe a dire: «Noi non andremo a costruire case nel quartiere sud, per fare un bastone con cui un giorno picchiare noi stessi. Provvederemo affinché le persone giuste vengano alloggiate in queste case, e non andremo certo a scusarci per questo...».

Ancora oggi il tasso di disoccupazione fra la popolazione dei ghetti nazionalisti dell'Irlanda del Nord è molto alto: in alcune zone di West Belfast supera l'80%. Secondo stime dello stesso governo inglese la disoccupazione tra i nazionalisti è più di due volte superiore a quella che si registra tra la popolazione unionista.



8. La Nicra (Northern Ireland Civil Rights Association) fu fondata il 29 gennaio 1967 sulla scia delle lotte per i diritti civili che i neri d'America stavano conducendo in quegli anni. Nel 1968 venne costituito People's Democracy (P.D.), un gruppo militante di studenti che ebbe tra i suoi leader Bernadette Devlin. Sia la Nicra che People's Democracy furono organizzazioni apartitiche, formate da persone di diverso credo religioso e di diversa estrazione sociale. Tramite dimostrazioni non-violente per le strade chiedevano che in Irlanda del Nord venissero attuate le riforme più elementari: il diritto al voto per ogni persona ("One Man, One Vote") e l'abolizione del " Gerrymandering"; una legislazione che ponesse fine alla discriminazione nel lavoro; la riforma delle amministrazioni locali; l'abolizione dello " Special Powers Act" (la legge d'emergenza, in vigore dal 1922, che conferiva poteri eccezionali alle forze di polizia); e, infine, lo scioglimento dei B-Specials, una forza speciale di polizia part-time (i cui membri venivano reclutati tra gli appartenenti all'Ordine d'Orange), che fin dal 1920 era stata impiegata in una serie di attacchi contro i ghetti cattolici. Molti di coloro che appoggiarono il Movimento per i diritti civili non volevano l'unificazione dell'Irlanda: chiedevano soltanto giustizia e democrazia all'interno del sistema britannico.



9. Il 24 agosto 1968 si svolse la prima marcia organizzata dalla Nicra: 2500 persone sfilarono da Coalisland a Dungannon per chiedere la fine della discriminazione contro i cattolici. Il 5 ottobre 1968 un'altra pacifica dimostrazione della Nicra a Derry fu accolta dalla violenza della polizia nord-irlandese (Ruc), con il placet di William Craig, ministro degli Interni al parlamento di Stormont. Il 4 gennaio 1969 200 lealisti, armati di spranghe di ferro, bastoni e pietre, all'altezza del ponte di Burntollet attaccarono una pacifica marcia di People's Democracy che si stava svolgendo da Belfast a Derry, mentre la Ruc stava a guardare. Tre giorni dopo estremisti protestanti e la stessa Ruc lanciarono un attacco al quartiere nazionalista di Bogside a Derry. La spirale di violenza raggiunse il culmine con un nuovo brutale attacco a Bogside (12-14 agosto 1969). Il bilancio di quei pogrom fu di 500 case incendiate, 1500 persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni e 9 morti.



10. «Domenica di sangue.» I 13 civili uccisi (di cui 8 tra i 17 e i 20 anni) furono: John Duddy (17 anni), Kevin McElhinney (17), Patrick Doherty (31), Bernard McGuigan (41), Hugh Gilmore (17); William Nash (19), Michael McDaid (20), John Young (17), Michael Kelly (17), James Wray (22), Gerald Donaghy (17), Gerald McKinney (35), William McKinney (26). I feriti furono 10. Tra questi vi era John Johnston, 59 anni, che morì quattro mesi dopo (16 giugno 1972), a causa delle ferite riportate, divenendo così la quattordicesima vittima del "Bloody Sunday".



11. Alle ore 4.30 di mattina del 9 agosto 1971 342 nazionalisti furono prelevati dalle loro case e arrestati senza mandato; 12 di essi furono trasportati in segreto nel centro di interrogatorio di Palace Barracks, a Belfast. Sottoposti per giorni a brutali trattamenti divennero conosciuti come i "guinea-pigs" (cavie). La maggior parte delle persone arrestate ai tempi dell'internamento risentì per tutta la vita dei maltrattamenti subìti. Tra queste vi fu anche Sean McKenna (padre dell'omonimo prigioniero che fu sul punto di morte nel dicembre 1980, vedi nota 18), deceduto prematuramente a causa delle conseguenze delle torture a cui era stato sottoposto.



12. La Commissione, nel suo rapporto del 2 settembre 1976, definì l'uso combinato delle cinque tecniche d'interrogatorio utilizzate dalla Ruc durante l'internamento «trattamento disumano e di tortura», in aperta violazione dei principi della Convenzione europea per i diritti umani. Nel 1977 un'inchiesta di Amnesty International confermò con molti dettagli le brutalità commesse. Il governo inglese nominò allora una commissione d'inchiesta, che stilò un rapporto (il "Bennett Report", 1979), con il quale la responsabilità dei maltrattamenti fu scaricata su singoli agenti della Ruc.



13. Nel 1975 le persone sottoposte a tortura da parte degli agenti della Ruc furono 320; nel 1976 il numero salì a 708, più del doppio. (Confer "Northern Ireland Digest of Statistics", settembre 1977; e «The Times», 26 luglio 1977.)

Negli anni seguenti i maltrattamenti nei centri d'interrogatorio dell'Irlanda del Nord divennero una pratica costante. (Confer i documenti di Amnesty International, 1979-1994, e i rapporti di Father Denis Faul e Father Raymond Murray: "British Army & Special Branch Ruc Brutalities, 1972"; "The Hooded Men", 1974; "The Triangle of Death", 1975; "The Castlereagh File", 1978; "The H Blocks", 1979; " The Hunger Strike", 1980; "The British Dimension. Brutality, Murder and Legal Duplicity in Northern Ireland", 1980. Vedi anche: « Institutionalised Torture 1976-1979», in David Rees, "Ireland. The Key to the British Revolution", London, Larkin Publications, 1984, p.p. 241-277.)

Nel novembre 1991 il Regno Unito, per la prima volta nella sua storia, è divenuto oggetto d'inchiesta da parte della Commissione delle Nazioni Unite contro la tortura, sulla base di rapporti stilati da Amnesty International e dal Committee on the Administration of Justice, un prestigioso organismo di Belfast per la difesa dei diritti umani.

La Haldane Society of Socialist Lawyers, un'associazione inglese di avvocati, nel suo rapporto "Upholding the Rule of Law?" (1992) ha identificato «nove tecniche specifiche di maltrattamenti», ovvero di tecniche di interrogatorio. «Il maltrattamento delle persone in stato di fermo» - si legge nel rapporto - «è praticato in modo sistematico nei centri d'interrogatorio delle Sei Contee. Non è quindi imputabile solo a qualche mela marcia della Ruc, come invece il governo inglese continua a sostenere.»

In questi anni in Irlanda del Nord centinaia sono state le persone finite in carcere solo sulla base di una confessione estorta con la forza. Emblematico il caso di una dozzina di ragazzi di Belfast, nel 1992 divenuti famosi come i "Beechmount Five" (I Cinque di Beechmount) e i "Ballymurphy Seven" (I Sette di Ballymurphy), tutti di età tra i 16 e i 21 anni. Sottoposti a continuo maltrattamento fisico e psicologico per giorni interi, dal mattino fino a oltre mezzanotte, hanno finito per firmare un'autoaccusa preparata dalla polizia. (Confer "Maltrattamento fisico e psicologico durante l'interrogatorio", in Silvia Calamati, Björn Cato Funnemark e Richard Harvey, "Irlanda del Nord, una colonia in Europa", Roma, Edizioni Associate, 1994, p.p. 49-57; Committee on the Administration of Justice (Caj), "Submission to the United Nations Committee Against Torture", Belfast, Caj, 1991; "Arrest, Search, Detention and Interrogation", in Helsinki Watch, "Human Rights in Northern Ireland", New York, Human Rights Watch, 1991, p.p. 11-43; "Freedom from Torture and Cruel, Inhuman or Degrading Treatment", in Liberty, " ;Broken Covenants. Violations of International Law in Northern Ireland", London, National Council for Civil Liberties, 1993, p.p. 30-50).



14.Secondo i dati forniti da Malcom Sutton nel suo libro "An Index of Deaths from the Conflict in Northern Ireland (1969-1993)", tra il 1969 e la fine del 1993 le vittime della guerra in Irlanda del Nord sono state 3285. 1926 persone sono state uccise dai gruppi paramilitari repubblicani, 911 dai gruppi paramilitari lealisti, 91 da altre organizzazioni o gruppi e 357 da membri delle forze di sicurezza (soldati e polizia). (Vedi anche: "Le vittime del conflitto" in Silvia Calamati, Björn Cato Funnemark e Richard Harvey, "Irlanda del Nord, una colonia in Europa", cit., p.p. 49-57.)



15. Nel 1972 il governo inglese nominò la Commissione Diplock, dal nome di uno dei quattro giudici che la componevano. Nel 1973 le raccomandazioni di tale commissione divennero legge, con l'introduzione del l'"Emergency Provision Act" (Epa, 1973), che sostituì la precedente legge d'emergenza, lo "Special Powers Act" del 1922. Sulla base dell'Epa furono così istituite le Diplock Courts: veri e propri tribunali speciali, presieduti da un solo giudice e privi di giuria. L'Epa legalizzò anche: 1) ampi poteri di arresto e di perquisizione a soldati e polizia; 2) il prolungamento del fermo di polizia fino a 72 ore, senza l'obbligo di fornire alcuna giustificazione alle autorità giudiziarie; 3) l'accettazione di testimonianze agli atti, senza alcuna possibilità di confronto o di interrogatorio; 4) la presunzione di colpevolezza in caso di possesso illegale di armi; 5) il cambiamento delle regole sull'ammissibilità delle confessioni, rendendo più difficile la loro contestazione in sede dibattimentale.

Nel novembre 1974 all'Epa fu affiancato il "Prevention of Terrorism Act" (P.T.A.), introdotto dal ministro laburista Roy Jenkins per far fronte alla campagna di attentati dell'Ira sul suolo inglese, dopo che due bombe piazzate dall'Ira a Birmingham avevano provocato la morte di 21 persone e il ferimento di altre 182. Il testo del P.T.A., redatto in pochissime ore, fu approvato senza alcuna discussione in parlamento.

Oltre alla messa al bando dei gruppi armati il P.T.A. a tutt'oggi prevede: 1) l'esilio interno, in virtù del quale il ministro degli Interni può ;, ad esempio, impedire a un cittadino del Regno Unito di recarsi in Scozia, Galles o Inghilterra, restringendo i suoi spostamenti all'interno della sola Irlanda del Nord; 2) il fermo di polizia fino a 7 giorni, senza alcuna accusa, in violazione dei principi della Convenzione europea per i diritti umani; 3) l'abolizione dei diritti dell'"Habeas Corpus". Nelle prime 48 ore di fermo viene negato il diritto di vedere un avvocato e (dal 1988) di rimanere in silenzio.

Le preoccupazioni espresse da numerosi organismi internazionali per i diritti umani nei confronti del P.T.A. riguardano in primo luogo l'alto numero di persone trattenute in stato di fermo nel Regno Unito: dal novembre 1974 al dicembre 1984 sono state 5905 in Gran Bretagna e 4306 in Irlanda del Nord. Ancor più inquietante è il fatto che, nella maggior parte dei casi, il fermo non viene tramutato in arresto: nel 1988 le persone fermate sono state 1717, delle quali 1343 (oltre il 78%) rilasciate per non aver commesso alcun reato. Secondo le statistiche del Home Office britannico, dal 1974 al 1990 le persone trattenute in stato di fermo in Gran Bretagna in base al P.T.A. sono state 6932, delle quali quasi 6000 (cioè oltre l'86%) in seguito rilasciate. Una su sei è stata fermata per più di 48 ore.

In Irlanda del Nord la situazione è analoga: dei 1232 fermati in base al P.T.A. tra il primo gennaio e il 30 settembre 1991 solo 280 sono stati successivamente incriminati (22,7%).

Come dimostrato da questi dati, sia l'Epa che il P.T.A. rispondono primariamente all'esigenza di controllo della popolazione, non solo nelle Sei Contee, ma anche in Gran Bretagna. Qui, in particolare, il P.T.A. viene sovente utilizzato come strumento di minaccia e intimidazione nei confronti della comunità irlandese che vive sul suolo inglese. Nel suo rapporto " Human Rights in Northern Ireland" (1991) l'organizzazione per i diritti umani Helsinki Watch di New York ha denunciato che «in un numero rilevante di casi le forze di sicurezza dell'Irlanda del Nord arrestano le persone senza aver motivo di credere che esse siano coinvolte in attività criminose o terroristiche. Sovente tali arresti vengono effettuati per estorcere informazioni, facendo pressione sull'individuo affinché diventi un informatore della polizia, oppure semplicemente per perseguitare coloro che si pensa siano sostenitori di una particolare causa politica».

Come nel caso dell'Epa, anche dall'introduzione del P.T.A. centinaia sono le persone finite in carcere per anni, sulla base di un'accusa non comprovata o di una confessione estorta con la forza. In Gran Bretagna i casi più eclatanti sono stati quelli dei "Guildford Four" (tre ragazzi irlandesi e una ragazza inglese, incarcerati per 15 anni seppur innocenti, e rilasciati nel 1990 e dei "Birmingham Six", sei irlandesi liberati nel 1991, dopo quasi 17 anni di prigione.

La vicenda dei Quattro di Guildford è stata narrata da due dei suoi protagonisti in "Il prezzo dell'innocenza", di Gerry Conlon (1990) e "Anni Rubati", di Paul Hill (1995). Riguardo al caso dei Sei di Birmingham vedi: Chris Mullin, "Error of Judgement: the Birmingham Bombings" (1986), e Paddy Joe Hill (uno dei "Birmingham Six"), "Forever Lost, Forever Gone" (1995.



16. Il 15 settembre 1976 Kieran Nugent, un ragazzo di 18 anni, fu il primo prigioniero repubblicano a cui fu negato lo status politico. Rifiutatosi di indossare l'uniforme carceraria e dichiaratosi prigioniero politico fu subito posto nudo in cella d'isolamento, con solo una coperta per coprirsi. Questa fu l'origine della frase "on the blanket", che significò la privazione dei più elementari diritti umani: nessun vestito, nessun materiale per leggere e scrivere, niente radio, esercizi sportivi o ricreativi, nessuna comunicazione con il mondo esterno. I "blanket men" venivano tenuti chiusi nelle loro celle per 23 ore al giorno. I pestaggi da parte delle guardie erano continui. (Confer "The Fight Against Criminalisation", in David Rees, "Ireland. The Key to the British Revolution", cit., p.p. 278-303).



17. Alla fine del marzo 1978, dopo 18 mesi di protesta "on the blanket", i prigionieri repubblicani si rifiutarono di andare alle docce a lavarsi ("no-wash protest"), per evitare di esporsi alle violenze dei secondini, che li aggredivano brutalmente non appena uscivano dalla cella. Le guardie a loro volta reagirono, rifiutandosi di rimuovere i buglioli e svuotandoli sul pavimento delle celle. I detenuti furono così costretti a convivere con urina, escrementi e rifiuti. Nel luglio 1978 fu permesso all'arcivescovo Tomàs O'Fiaich di visitare i Blocchi H. Il primate cattolico così descrisse lo stato di degradazione nel quale vivevano oltre trecento "blanket men": «Lasciando da parte l'essere umano, difficilmente si lascerebbe vivere un animale in tali condizioni. L'immagine che più si avvicina a ciò che ho visto è quella delle centinaia di "homeless" che vivono nelle fogne di Calcutta». (Confer "Health on the Blanket", «Republican News», Saturday 25th February 1978, p. 5.)

Il governo inglese non fece alcun tentativo di negare e si limitò a sostenere che la colpa era degli stessi prigionieri. A sostegno delle rivendicazioni dei "blanket men" si schierarono anche le detenute del carcere di Armagh. Poiché era concesso a queste ultime di indossare abiti civili, la loro protesta non comportò all'inizio condizioni di vita così dure come a Long Kesh, sebbene anch'esse fossero sottoposte a ricorrenti brutalità, nonché private dell'esercizio fisico e dei momenti di svago. Nel febbraio del 1980, tuttavia, le autorità carcerarie portarono nella prigione poliziotti in assetto da guerra, che picchiarono duramente le donne, alcune delle quali dovettero essere ricoverate in ospedale. Le detenute furono costrette a rimanere nelle loro celle 24 ore al giorno, senza la possibilità di servirsi dei bagni e senza assistenza medica o sanitaria. Nella primavera del 1980 le condizioni delle prigioniere di Armagh degenerarono rapidamente verso quelle già esistenti nei Blocchi H.

L'età media della maggior parte dei detenuti che per anni condussero le lotte carcerarie oscillava tra i 18 e i 30 anni. L'80% di essi era stato incarcerato solo sulla base di una confessione estorta con la forza. (Confer "The H-Block Hunger Strike", «Iris. Republican Magazine», May 1991, p.p. 4-6.)



18. Un analogo sciopero della fame era stato condotto otto anni prima (maggio/giugno 1972) da un gruppo di detenuti del carcere di Crumlin Road, a Belfast, e si era concluso con la concessione dello status di prigioniero politico, abolito poi dalle autorità inglesi nel 1976.

Il 27 ottobre 1980 furono 7 i detenuti che cominciarono la protesta. Dopo tre giorni a essi si affiancarono Mairéad Farrell, Mary Doyle e Mairé ad Nugent, prigioniere del carcere di Armagh. Tra il 15 e il 16 dicembre 1980 altri 30 "blanket men" iniziarono lo sciopero. Due giorni dopo, quando Sean McKenna fu in punto di morte, il governo inglese sembrò disposto a venire incontro alle richieste dei detenuti. Il 18 dicembre 1980 lo sciopero venne così sospeso. (Confer "Hunger Strike", in David Rees, "Ireland. The Key to the British Revolution" cit., p.p. 335-371).



19. I prigionieri repubblicani che a Long Kesh effettuarono lo sciopero della fame.



20. L'11 gennaio 1981 le trattative fra i detenuti nazionalisti e la dirigenza del carcere si interruppero definitivamente, a causa del voltafaccia del governo inglese, che ritrattò le concessioni concordate con i prigionieri. Il 27 gennaio 1981 96 prigionieri inasprirono la loro protesta, distruggendo le celle nelle quali erano rinchiusi. La reazione delle autorità carcerarie fu brutale: 80 detenuti furono assaliti, picchiati, privati di coperte, acqua, cibo e della possibilità di usare i bagni.



21. Il National H-Block/Armagh Committee si formò nell'ottobre 1979, con l'obiettivo di lanciare una campagna nazionale per la reintroduzione dello status di prigioniero politico nelle carceri di Long Kesh e di Armagh. Il Comitato era formato da membri del Sinn Féin, dell'Irish Republican Socialist Party (I.R.S.P., il braccio politico dell'Irish National Liberation Army) e da comuni cittadini che appoggiavano le cinque richieste dei prigionieri. Il 16 gennaio 1981 Bernadette Devlin McAliskey, portavoce del Comitato, insieme al marito scampò a un tentativo di assassinio da parte del gruppo paramilitare lealista Ulster Defence Association (Uda). L'anno precedente, tra il giugno e l'ottobre del 1980, altri quattro attivisti del National H-Block/Armagh Committee (John Turly, Miriam Daly, Noel Lyttle e Ronnie Bunting) erano stati uccisi da squadroni della morte lealisti.



22. I proiettili di plastica sono dei cilindri lunghi 9,9 centimetri, con un diametro di 3,6 centimetri e un peso di 135 grammi. Entrati a far parte dell'armamento effettivo dei soldati inglesi e della Ruc a partire dal 1978, una volta sparati raggiungono la velocità di oltre 250 chilometri all'ora.

Fino a oggi sono 14 le persone rimaste uccise in Irlanda del Nord a causa di tali proiettili. A queste si aggiungono le vittime dei proiettili di gomma, che prima dell'introduzione di quelli di plastica a loro volta avevano provocato 3 morti e 70 feriti.

I proiettili di plastica vengono usati quasi esclusivamente nelle aree cattoliche nazionalistiche: tranne Keith White (un ventenne di Portadown ucciso nel 1986) tutte le vittime provenivano da tali aree. Oltre la metà di esse aveva meno di 15 anni.

Il numero più alto di proiettili di plastica (29601) venne sparato proprio nel 1981, l'anno degli scioperi della fame, quando massicce furono le manifestazioni per le strade dell'Irlanda del Nord a sostegno degli " hunger strikers". Ben 7 persone morirono tra l'aprile e l'agosto di quell'anno.

I proiettili di plastica dovrebbero essere usati solo in situazioni di " riot control", cioè per disperdere la folla o quando vi sono disordini. Eppure la maggior parte delle vittime non si trovava in situazione di scontro quando venne uccisa. Emblematico il caso di Carol Ann Kelly, 12 anni (deceduta il 22 maggio 1981), colpita alla testa e al volto mentre stava ritornando a casa dopo essere andata a comprare il latte.

Non si conosce il numero esatto delle persone che sono rimaste ferite a causa di tali proiettili: molto sovente il fatto non viene denunciato per paura di ritorsioni. Fino a oggi, tuttavia, sono state diverse centinaia. Tra le ferite più frequenti si registrano fratture, paralisi parziali, menomazioni, disturbi alla vista, cecità, sfiguramento permanente del volto. E' questo il caso di Emma Groves, nel 1971 colpita a un occhio da un proiettile di gomma che l'aveva raggiunta mentre era affacciata alla finestra della sua cucina.

In base alle norme che ne regolano l'uso, i proiettili di plastica dovrebbero essere fatti rimbalzare per terra e colpire una persona al di sotto della vita. L'alta percentuale di ferite alla testa da essi provocate sta tuttavia a indicare la tendenza da parte delle forze di sicurezza a sparare i proiettili direttamente contro parti del corpo ben determinate (testa e petto), senza farli rimbalzare. Inoltre la distanza minima da cui dovrebbero essere sparati, cioè 20 metri, non viene rispettata: nel 1984 John Downes (22 anni) fu colpito mortalmente al cuore da un proiettile sparatogli da un agente della Ruc, Nigel Hegarty, a una distanza inferiore ai 2 metri. Sebbene durante il processo contro Hegarty fossero state mostrate immagini video e foto a riprova del suo coinvolgimento diretto nell'uccisione di Downes, l'agente fu assolto e, dopo qualche tempo, promosso di grado. Fino a oggi nessun membro delle forze di sicurezza nord-irlandesi è mai stato incriminato per aver ucciso o ferito qualcuno con tali proiettili.

Il governo inglese non ha mai svolto alcuna inchiesta sulla pericolosità dei proiettili di plastica. L'unica ricerca indipendente, condotta nel 1981 dal chirurgo William Rutheford e dal dottor Lawrence Rocke, ha riguardato un campione di 100 persone. Secondo il rapporto pubblicato dai due medici, dall'introduzione dei nuovi proiettili il numero delle ferite alla testa è più che raddoppiato. I proiettili di plastica, quindi, sono di gran lunga più pericolosi di quelli di gomma, avendo, rispetto a questi ultimi, un indice di mortalità nove volte superiore. Nella sentenza conclusiva emessa dal Tribunale internazionale d'inchiesta sulle morti e ferite causate da proiettili di plastica, riunitosi a Belfast nel 1981, si legge che «le ferite causate da tali proiettili sono equiparabili per gravità a quelle causate in guerra, soprattutto se le vittime sono bambini».

Nel 1982 il parlamento europeo ha votato una risoluzione di condanna nei confronti dei proiettili di plastica, che ne ha proibito l'uso su tutto il territorio della Cee. Essi continuano tuttavia a essere utilizzati in Irlan da del Nord. (Confer Father Denis Faul & Father Raymond Murray, "Rubber & Plastic Bullets Kill and Maim", Belfast, 1981; Father Denis Faul & Father Raymond Murray, "Plastic Bullets, Plastic Government. Death and Injuries by Plastic Bullets", Belfast, 1982; "I proiettili di plastica", in Silvia Calamati, Björn Cato Funnemark e Richard Harvey, "Irlanda del Nord, una colonia in Europa", cit., p.p. 95-101; Silvia Calamati, "I proiettili di plastica usati come strumento di controllo sociale in Irlanda del Nord, The Practitioner", Edizione italiana, n. 182, maggio 1993, p.p. 7-15).





UN GIORNO DELLA MIA VITA.





1. Durante la "dirty protest" (vedi la nota 17 dell'introduzione di Sean MacBride) i prigionieri, per liberarsi dai rifiuti e dai loro escrementi, oltreché spalmarli sui muri li gettavano fuori dalla finestra della loro cella. Tim Pat Coogan, autore di "On the Blanket. The H-Block Story" (Dublin, Ward River Press,1980, p. 7), riferisce che sovente i secondini, con addosso «tute spaziali» ed enormi guanti, dal cortile antistante i Blocchi H li rigettavano dentro le celle. All'esterno i muri attorno alle finestre venivano lavati con grosse pompe, i cui getti d'acqua, come racconta Bobby Sands, finivano per allagare le celle.



2. Soprannome frequentemente usato dai "blanket men" nel riferirsi ai secondini del carcere. Trae spunto da una canzone degli anni settanta (" Convoy", di C. W. McCall), nella quale i poliziotti americani venivano appunto definiti «Orsi». In particolare, "Bear in the air" (lett.: orso in aria), una frase della canzone che originariamente era riferita a un elicottero di sorveglianza della polizia americana, a Long Kesh venne utilizzata dai "blanket men" come grido d'allarme per segnalare l'arrivo di un secondino nel braccio dove erano rinchiusi.



3. Sia a Long Kesh che ad Armagh la lingua irlandese divenne uno strumento di lotta. I prigionieri comunicavano tra loro in gaelico e imparavano l'uno dall'altro la loro antichissima lingua.

Nella storia del movimento nazionalista irlandese il gaelico è sempre stato considerato un simbolo di identità nazionale. Agli inizi del secolo vi fu uno stretto legame tra le organizzazioni politiche che lottavano per la libertà e l'indipendenza dell'Irlanda e associazioni quali la Gaelic Athletic Association (fondata nel 1884), che promosse con successo la diffusione degli antichi sport gaelici, e la Conradh na Gaeilge (in inglese Gaelic League, Lega Gaelica, 1893), che si propose la riscoperta e la valorizzazione della lingua gaelica e di una cultura irlandese totalmente de-anglicizzata. Il nazionalismo gaelico irlandese, rappresentato dal poeta Patrick Pearse, si affiancò al socialismo di James Connolly, preparando il terreno a quella che sarebbe divenuta una pietra miliare nella storia del Movimento repubblicano irlandese: l'Insurrezione di Pasqua del 1916 a Dublino ("Easter Rising").



4. Lotteria irlandese, sovente abbinata alle corse dei cavalli.



5. In solidarietà con i prigionieri di Long Kesh il 27 agosto 1978 migliaia di persone parteciparono alla manifestazione che da Coalisland raggiunse Dungannon, a ricordo della prima marcia organizzata dalla Northern Ireland Civil Rights Association (Nicra, il Movimento per i diritti civili), che dieci anni prima aveva percorso lo stesso tragitto (24 agosto 1968).



6. Il nipote di Bobby Sands e figlio della sorella Marcella.



7. Dopo il PRIMO marzo 1976, giorno in cui il governo inglese decise di abolire lo status di prigioniero politico, Long Kesh fu diviso in due prigioni separate. Il vecchio carcere di Maze, nelle sue "cages" (lett.: gabbie), continuò a ospitare i prigionieri incarcerati prima di quella data e che ancora godevano dello status politico. Per i nuovi detenuti le autorità inglesi costruirono i «Blocchi H», chiamati così per la loro struttura a forma di «H», ognuno dei quali venne a costare un milione di sterline. Ciascuno dei 4 bracci di ogni blocco ospitava 25 celle. Nella parte centrale della «H», denominata The Circle, vi erano gli uffici dei secondini e una stanza per l'assistenza medica ai prigionieri (confer David Beresford, "Ten Men Dead. The Story of the 1981 Irish Hunger Strike", London, Grafton Books, 1987, p. 24).



8. Gerard, il figlio di Bobby Sands.



9. A Long Kesh i prigionieri repubblicani si erano dati una struttura di comando che prevedeva un portavoce per ogni braccio, chiamato Wing O/C (Officer Commanding). I quattro O/C di ogni braccio erano coordinati da un Block O/C, responsabile dei detenuti di un intero Blocco H. Vi era infine l'O/C che rappresentava tutti i prigionieri repubblicani rinchiusi a Long Kesh. Questo ruolo fu assunto da Bobby Sands durante lo sciopero della fame iniziato nell'ottobre 1980.



10. Secondo la mitologia irlandese i feniani erano i cavalieri poeti, seguaci dell'eroe Finn Mac Cumhaill. Nato in Irlanda nel 1858 il Fenian Movement si ispirò alle idee del protestante Theobald Wolfe Tone. Costui era stato il leader degli United Irishmen (Irlandesi Uniti), un movimento sorto nel 1791 che vide cattolici e protestanti uniti nel comune obiettivo di liberare l'Irlanda dal dominio inglese. Nel maggio/giugno 1798 gli United Irishmen insorsero contro gli inglesi sia in Ulster che in altre zone dell'Irlanda, assumendo il controllo di diverse contee. Il loro tentativo di ribellione fu brutalmente represso dalle forze inglesi (30 mila/50 mila morti).

Alla metà dell'Ottocento migliaia di irlandesi di diverso ceto sociale (impiegati, contadini, artigiani, operai) aderirono al Movimento dei feniani, entrando a far parte della società segreta Irish Republican Brotherhood (Irb). Fondata il 17 marzo 1858 a Dublino da James Stephens, l'Irb sosteneva la completa indipendenza dell'Irlanda dalla Gran Bretagna. Un anno dopo un'analoga associazione rivoluzionaria, la Fenian Brotherhood, fu creata da John O'Mahony a New York, tra gli irlandesi emigrati negli Stati Uniti.

Nel febbraio/marzo 1867 i feniani d'Irlanda furono gli artefici di uno sfortunato tentativo insurrezionale (contee di Kerry, Dublino, Cork, Limerick, Tipperary e Clare) che, come la ribellione degli United Irishmen, si concluse tragicamente.

Oltre a Stephens un altro esponente di spicco del Movimento dei feniani fu Jeremiah O'Donovan (chiamato poi O'Donovan Rossa), che nel 1856 aveva fondato a Skibbereen la Phoenix Society, un piccolo gruppo rivoluzionario il cui motto era "Ireland for the Irish" (L'Irlanda agli irlandesi). Arrestato nel settembre 1865, come molti altri feniani O'Donovan Rossa subì un trattamento disumano nelle prigioni inglesi: nel giro di due anni 7 feniani morirono in carcere, 4 si suicidarono e altrettanti impazzirono. Lo stesso O'Donovan Rossa fu tenuto ininterrottamente ammanettato per 34 giorni, rinchiuso in isolamento al buio per lunghi periodi, ricevendo solo pane e acqua, nonché posto per mesi una volta al giorno nudo contro il muro e sottoposto a una degradante e minuziosa perquisizione di ogni parte del corpo. Nella prigione di Chatham, in particolare, fu tenuto come un animale. In un disegno del tempo è ritratto in ginocchio, con braccia e gambe legate da una serie di catene fissate alla cintola, mentre è costretto a leccare, come un cane, la sua brodaglia da una scodella posta sul pavimento della cella (confer O'Donovan Rossa, "Irish Rebels in English Prisons", 1991).



11. In gaelico, amico mio.



12. In gaelico, molto bene.



13. In gaelico, lezione ora.



14. Dopo la sua morte anche Bobby Sands verrà seppellito nel cimitero di Milltown, che si trova nella zona ovest di Belfast, sulla strada che da Falls Road porta al quartiere di Andersonstown. In quello stesso cimitero il 16 marzo 1988, durante la cerimonia funebre di tre membri dell'Ira (Mairéad Farrell, Dan McCann e Sean Savage, assassinati dieci giorni prima dalle teste di cuoio inglesi a Gibilterra), Michael Stone, un sicario protestante appartenente al gruppo paramilitare lealista Ulster Defence Association (Uda), lanciò tre granate e sparò indiscriminatamente sulla folla. Il bilancio fu di 3 morti e di oltre 50 feriti.



15. Il Punishment Block era costituito da 28 celle di punizione. Queste vere e proprie tombe di cemento non potevano essere viste dall'esterno ed erano isolate acusticamente. I prigionieri vi potevano essere trattenuti dai 6 ai 30 giorni. Il materasso veniva portato via alle 7 del mattino e restituito solo alle 9 di sera. A causa del freddo i detenuti erano costretti a muoversi continuamente. La mattina e la sera ricevevano una tazza di tè e due pezzi di pane secco, mentre il «pranzo» consisteva in una brodaglia e qualche patata. Non vi era la possibilità di avere libri o sigarette, né di assistere alla messa. Nel Punishment Block regnava assoluto silenzio, interrotto solo da frequenti pestaggi, condotti da tre o quattro secondini che invadevano improvvisamente la cella. Le condizioni di vita e i maltrattamenti erano così brutali che alcuni detenuti attuarono uno sciopero della fame e della sete in segno di protesta.



16. In gaelico, Benissimo.



17. In gaelico, Molto bene.



18. Ospedale militare a Belfast.



19. In gaelico, Buona notte.



20. In gaelico, Amico.





IL DIARIO DI BOBBY SANDS.





1. Tutti i messaggi che Bobby Sands fece uscire di nascosto dal carcere e che costituiscono il presente diario furono firmati con il nome di « Marcella» (la sorella di Sands), pseudonimo che egli aveva già usato in precedenza per gli articoli pubblicati in «Republican News» e, dal gennaio 1979, in «An Phoblacht/Republican News».



2. Il 27 ottobre 1980 era iniziato a Long Kesh uno sciopero della fame. Vedi nota 18 dell'introduzione di Sean MacBride.



3. La vecchia struttura carceraria di Armagh, dove al tempo degli scioperi della fame erano rinchiuse oltre 30 prigioniere repubblicane, dal novembre 1982 è divenuta tristemente famosa per le "strip-search": perquisizioni effettuate tramite il completo denudamento della persona, a cui sono sottoposte tutte le detenute al di sopra dei 15 anni, comprese quelle anziane, in stato di gravidanza o mestruale. Le prigioniere che si rifiutano di subire tale pratica degradante vengono perquisite con la forza.

Nel marzo 1986, dopo la chiusura della prigione di Armagh, tutte le detenute furono trasferite nel nuovissimo carcere di massima sicurezza di Maghaberry, uno tra i più moderni d'Europa. Qui le "strip-search", introdotte originariamente per «motivi di sicurezza», continuano ancor oggi a essere effettuate, sebbene la nuova prigione sia dotata di sistemi di controllo estremamente sofisticati, costati ben 5 milioni di sterline.

Secondo Ivor Browne, del Dipartimento di psichiatria dell'University College di Dublino, «durante una "strip-search" lo stato psicologico ed emotivo di una donna è molto simile a quello che viene vissuto durante uno stupro».

In questi anni le "strip-search" sono state usate nelle carceri del Regno Unito essenzialmente come strumento di intimidazione e di pressione psicologica sulle detenute. Emblematico è il caso di Martina Anderson ed Ella O'Dwyer, due prigioniere irlandesi del carcere londinese di Brixton: dal primo luglio 1985 al 30 settembre 1986 su di esse sono state condotte circa 400 "strip-search". Durante l'intero arco del loro processo hanno subito 61 perquisizioni, con una media di 3 al giorno. Il 2 marzo 1992 20 detenute del carcere di Maghaberry sono state sottoposte a brutali " strip-search" da parte del personale femminile della prigione, in divisa antisommossa. Alcune hanno dovuto essere trasportate in ospedale. (Confer Silvia Calamati, "Mi chiamo Karen. Vi racconto come mi hanno torturata", «Avvenimenti», n. 19, 6 maggio 1992, p.p. 94-96.)

Nel 1985 il parlamento europeo ha espresso la sua condanna nei confronti delle "strip-search", definendole un trattamento «disumano e degradante», in violazione dell'articolo 5 della Convenzione europea per i diritti umani.



4. Constance Gore Booth (Contessa Markievicz) nacque a Londra nel 1868, ma fu allevata nella casa dei genitori a Lissadel, nella contea di Sligo. A Parigi, quand'era ancora studentessa di arte, incontrò un conte cattolico di origine polacca, Casimir Dunin-Markievicz, che sposò nel 1900. Amica dello scrittore W. B.Yeats, fu attiva nella Gaelic League e nel movimento culturale dell'Irish Literary Revival. Nel 1906 si avvicinò al Sinn Féin. Tre anni dopo fondò il Na Fianna Eireann, l'organizzazione dei giovani dell'Irish Republican Brotherhood, che addestrò lei stessa nell'uso delle armi. Appassionata sostenitrice della causa dei lavoratori, entrò a far parte dell'Irish Citizen Army di James Connolly.

Durante l'«Insurrezione di Pasqua» del 1916 fu a capo degli insorti nel College of Surgeons, a Dublino, con la carica di Second-in Command, a fianco del comandante Michael Mallin.

Pur essendo stata condannata a morte per aver preso parte all'insurrezione, per timore delle ripercussioni che l'esecuzione capitale di una donna avrebbe suscitato in tutto il mondo il governo inglese le commutò la pena. Venne così rinchiusa nella prigione di Kilmainham, a Dublino, prima di essere trasferita in un carcere dell'Inghilterra. Rilasciata a seguito dell'amnistia generale del 1917, si convertì al cattolicesimo. Venne catturata di nuovo nel 1918. Sebbene ancora in prigione, durante le elezioni che si svolsero quell'anno (le ultime che si sarebbero tenute su tutto il territorio d'Irlanda) divenne la prima donna a essere eletta alla camera dei comuni inglese. Come altri repubblicani si rifiutò di sedere al parlamento di Westminster. Nel 1919, prima che gli inglesi dichiarassero illegali sia il Sinn Féin che il "Dáil Éireann" (il parlamento irlandese indipendente), fu nominata ministro del Lavoro. Prese parte alla guerra d'indipendenza (1919-1921), opponendosi poi al Trattato che portò alla divisione del paese. Nel 1926 aderì al Fianna Fail. Morì il 15 luglio 1927, poco dopo essere stata eletta al parlamento di Dublino.



5. Ann Devlin nacque nel 1781 ad Aughrim, nella contea di Wicklow. A Dublino, insieme al fratello Arthur, visse nella stessa casa di Robert Emmet, l'artefice dello sfortunato tentativo di ribellione contro gli inglesi che ebbe luogo il 3 luglio del 1803 (vedi nota 28). Poco tempo dopo la Devlin fu trascinata fuori di casa, picchiata a sangue e quasi impiccata da un gruppo di soldati, che volevano avere da lei informazioni su Emmet, sfuggito alla cattura. Rinchiusa nel carcere di Kilmainham, a Dublino, le furono offerte 500 sterline in cambio della sua collaborazione con la polizia, ai danni di Emmet. A seguito del suo netto rifiuto, nel giro di pochi mesi ben 21 membri della sua famiglia furono rinchiusi a Kilmainham. Rimase in carcere 3 anni, che trascorse per la maggior parte in isolamento. Subì un trattamento così crudele che, quando uscì di prigione, aveva già le sembianze di una donna in età molto avanzata, pur avendo solo 25 anni. Morì in estrema povertà nel 1851.



6. Amica di Thomas Russell e di Theobald Wolfe Tone, Mary Ann McCracken (1770-1866), di Belfast, era la sorella di Henry Joe McCracken, uno degli United Irishmen che nel 1798 insorsero contro gli inglesi sia in Ulster che in altre zone dell'Irlanda. (Vedi nota 10 di "Un giorno della mia vita" .)



7. Nata in Inghilterra nel 1872, Mary MacSwiney fu allevata e educata a Cork, in Irlanda, dove divenne insegnante. Repubblicana appassionata, aderì alla Gaelic League. Dopo l'"Easter Rising" del 1916 fu rinchiusa in prigione per qualche tempo.

A seguito della morte in carcere del fratello Terence, sindaco di Cork (vedi nota 23), avvenuta nell'ottobre 1920, rappresentò la sua città al "Dáil Éireann", il parlamento irlandese indipendente, poi soppresso dagli inglesi.

Tenace oppositrice del Trattato del 1921, fu molto attiva a fianco dei repubblicani al tempo della "Civil War" (1922-1923), venendo incarcerata per ben due volte.



8. Betsy Gray (1780-1798) nacque a Gransha, nella contea di Down. Dopo la morte del padre andò a vivere con la madre a Garvaghy, vicino a Ballinahinch. Famosa per la sua bellezza e intelligenza, si innamorò di un amico del fratello, Willie Boal. Costui era un membro degli United Irishmen, nelle cui file si arruolarono la stessa Gray e il fratello. Di lei si racconta che, nel corso della primavera che precedette l'insurrezione del giugno 1798, girò ; a cavallo l'intera contea di Down, per assicurarsi che i fabbri della contea forgiassero a tempo le alabarde che dovevano essere utilizzate durante la rivolta. Il 13 giugno 1798 16 mila soldati inglesi attaccarono la città di Ballinahinch, per domare i ribelli. La Gray combatté coraggiosamente a fianco del fratello e di Boal. A sera, quando i rivoltosi furono dispersi, i tre vennero attaccati nella Vale of Ballycreen e, dopo una strenua resistenza, caddero sotto i colpi degli inglesi. La Gray aveva allora solo 18 anni.



9. Insieme a un altro volontario dell'Ira (Martin McDonagh), Rosemary Bleakeley rimase uccisa a causa dello scoppio prematuro della bomba che stavano piazzando nella North Street Arcade di Belfast, il 13 gennaio 1976.



10. Malachy Carey, di Ballymena.



11. Divulgata la domenica, condannava lo sciopero della fame in quanto « non moralmente giustificabile».



12. Vedi nota 17 dell'introduzione di Sean MacBride.



13. Tomboy Loudon, uno dei "blanket men". Nei primi anni settanta era stato compagno di carcere di Bobby Sands, quando quest'ultimo era rinchiuso nelle "cages" di Long Kesh con lo status di prigioniero politico.



14. Seanna Walsh, un altro "blanket man".



15. Nato a Edimburgo da genitori irlandesi, James Connolly (1868-1916) è considerato il padre del socialismo irlandese. Marxista rivoluzionario convinto, nel 1896 fondò l'Irish Socialist Republican Party, un piccolo partito socialista repubblicano. Trasferitosi negli Stati Uniti, tra il 1903 e il 1910 lavorò come organizzatore per l'I.W.W. (Industrial Workers of the World). Ritornato in Irlanda istituì a Belfast il sindacato Irish Transport and General Workers' Union (I.T.G.W.U.). Dopo aver costituito l'Irish Citizen Army, la milizia cittadina irlandese, fu tra gli artefici dell'" Easter Rising" (Insurrezione di Pasqua) del 1916, nonché uno dei firmatari della Dichiarazione d'indipendenza, il proclama del governo provvisorio dell'Irlanda libera.

Rimasto ferito durante l'insurrezione, fu fucilato dagli inglesi il 12 maggio 1916, nel carcere di Kilmainham, a Dublino.



16. Una delle tre detenute del carcere di Armagh che il primo dicembre 1980 si erano unite ai sette prigionieri di Long Kesh nello sciopero della fame, iniziato da questi ultimi il 27 ottobre 1980.



17. Al tempo degli scioperi della fame del 1981 Charles Haughey, il principale esponente del Fianna Fail, era "Taoiseach" (in gaelico, capo di governo) dell'Eire (dicembre 1979-giugno 1981). A lui successe Garret Fitzgerald, leader del Fine Gael (luglio 1981-marzo 1982).



18. Locuzione che in gaelico indica sorpresa e scherno, corrispondente all'italiano «Ma guarda un po'!». Il 3 marzo 1981 Atkins, l'allora segretario di stato per l'Irlanda del Nord, ribadì che il governo inglese non avrebbe modificato le proprie posizioni, né avrebbe mai concesso lo status di prigioniero politico.



19. Dal racconto "L'uomo che fu" ("The Man Who Was"), in Rudyard Kipling, "Racconti" (a cura di Luigi Berti), Milano, Gherardo Casini Editore, 1955, p. 161.



20. Jennifer Mc Cann, 22 anni, di Twinbrook (il quartiere di Belfast dove Sands aveva vissuto prima di essere arrestato nel 1976), era stata condannata a 20 anni di carcere per aver sparato a un agente della Ruc. Vedi nota 33.



21. Rispettivamente il figlio e il nipote di Bobby Sands.



22. Nato nel 1858 in Inghilterra da genitori irlandesi, Thomas Clarke trascorse la sua infanzia in Sudafrica, per poi ritornare in Irlanda all'età di 10 anni. Ancora molto giovane si trasferì negli Stati Uniti, dove si unì al Clan na Gael, un'associazione formata da americani di origine irlandese, molto vicina all'organizzazione rivoluzionaria dei feniani (vedi nota 10 di "Un giorno della mia vita"). Dopo essere stato catturato nel 1883 nel corso di una missione organizzata da questi ultimi in Inghilterra, trascorse nelle carceri inglesi 16 anni, che descrisse nel suo libro " Glimpses of an Irish Felon's Prison Life". Ritornato in Irlanda in precarie condizioni di salute cominciò a riorganizzare l'Irish Republican Brotherhood, la sezione irlandese dei feniani. Il più anziano leader dell'«Insurrezione di Pasqua» dell'aprile 1916, Clarke fu il primo a firmare la Dichiarazione d'indipendenza dell'Irlanda e, dopo il fallimento dell'insurrezione, il primo a essere fucilato dagli inglesi, il 3 maggio 1916, nel carcere di Kilmainham.



23. Scrittore, poeta e giornalista politico, Terence MacSwiney fu tra gli organizzatori degli Irish Volunteers, che durante l'«Insurrezione di Pasqua» del 1916 si fusero con l'Irish Citizen Army di James Connolly, dando vita all'Ira, l'Esercito repubblicano irlandese. Divenuto sindaco di Cork, venne arrestato nel 1920. Morì il 25 ottobre dello stesso anno nella prigione di Brixton, a Londra, dopo uno sciopero della fame durato 74 giorni.



24. Frank Stagg morì il 12 febbraio 1976 nella prigione inglese di Wakefield, dopo uno sciopero della fame durato 62 giorni.



25. Come Frank Stagg anche Michael Gaughan morì in una prigione inglese. Incarcerato a Parkhurst, il 31 marzo 1974 iniziò lo sciopero della fame. A partire dal 22 aprile fu sottoposto ad alimentazione forzata, ma rifiutò qualsiasi assistenza medica. Morì il 3 giugno 1974, dopo 65 giorni di sciopero della fame. Come nel caso di Thomas Ashe (vedi nota successiva), il cibo gli era finito nei polmoni. A Gaughan è dedicata l'omonima ballata "The Ballad of Michael Gaughan", resa celebre dal cantautore irlandese Christy Moore.



26. Scrittore, insegnante, e membro della Gaelic League, Thomas Ashe capeggiò gli Irish Volunteers durante l'"Easter Rising" del 1916. Catturato dagli inglesi e condannato a morte da una corte marziale, ebbe poi la sua pena commutata in ergastolo. Rilasciato a seguito dell'amnistia generale del 1917, venne arrestato di nuovo qualche tempo dopo, mentre stava tenendo un discorso a Ballinalee. Accusato di sedizione, sulla base della sola testimonianza verbale di un poliziotto, venne rinchiuso nella prigione di Mountjoy, a Dublino, con la condanna a due anni di carcere. Qui, insieme ad altri prigionieri, iniziò uno sciopero della fame, per ottenere il riconoscimento dello status di prigioniero politico. Dopo 6 giorni di sciopero, tenuto legato a una sedia, fu sottoposto a alimentazione forzata a base di latte e uova, introdotti nel suo stomaco tramite un sondino di gomma. Fu subito trasportato in gravi condizioni in ospedale, dove morì poche ore dopo (25 settembre 1917): il cibo gli era finito nei polmoni. Ashe divenne così il primo prigioniero repubblicano irlandese a morire in carcere in seguito a uno sciopero della fame.



27. "Chief of Staff" dell'Ira agli inizi degli anni quaranta, Sean McCaughey fu condannato alla pena capitale, tramutata poi in ergastolo. Nel 1941 venne incarcerato nella prigione di Portlaoise, dove si rifiutò di indossare l'uniforme carceraria. Per 5 anni fu tenuto nudo in isolamento, con solo una coperta per coprirsi, senza la possibilità di ricevere alcuna visita. Il 19 aprile 1946 iniziò lo sciopero della fame e della sete. Morì 23 giorni dopo, l'11 maggio 1946. Nel corso dell'inchiesta per far luce sulle cause della sua morte il dottore del carcere di Portlaoise dichiarò che non avrebbe tenuto nemmeno un animale nelle condizioni in cui McCaughey era stato costretto a vivere.



28. Robert Emmet fu l'artefice dello sfortunato tentativo di ribellione contro gli inglesi avvenuto a Dublino la sera del 23 luglio 1803. Fratello più giovane di uno dei leader degli United Irishmen, Emmet si mise a capo di un gruppo di rivoltosi per attaccare il Castello di Dublino, ma il suo piano fallì. Catturato qualche tempo dopo, in tribunale fece una drammatica e appassionata difesa dei propri ideali politici e ordinò che il suo nome non venisse inciso sulla sua lapide fino a che l'Irlanda non fosse divenuta una nazione indipendente. «Quando il mio paese prenderà il suo posto fra le nazioni della terra, allora, e solo allora, sia scritto il mio epitaffio.» Fu impiccato il 20 settembre 1803, a soli 25 anni. Ancora oggi una tomba che si trova nel cimitero adiacente la chiesa di Saint Michan's a Dublino, e che si ritiene sia quella di Emmet, non porta alcuna scritta.



29. Pedagogista, poeta e membro dell'Irish Republican Brotherhood, Patrick Pearse fu uno dei leader dell'"Easter Rising" del 1916. Firmatario della Dichiarazione d'Indipendenza, il 24 aprile 1916, all'esterno del General Post Office (il luogo dov'era scoppiata la rivolta), fu lui stesso a leggere il testo del proclama alla cittadinanza di Dublino. Nominato presidente del governo provvisorio che venne istituito all'indomani dell'insurrezione, venne fucilato dagli inglesi il 3 maggio 1916 nel carcere di Kilmainham, insieme a Thomas Clarke e a Thomas MacDonagh.

Gli scritti di Pearse e il suo ideale di un'Irlanda «unita, gaelica e libera» ebbero un'influenza determinante sul pensiero del Movimento repubblicano irlandese.



30. Vedi nota 15.



31. Nato a Manchester nel 1892, Liam Mellowes capeggiò le forze repubblicane a Galway durante l'«Insurrezione di Pasqua» del 1916. Divenne membro del "Dáil Éireann", il primo parlamento irlandese indipendente (1919). Fucilato nel 1922 senza essere stato processato, fu uno dei 77 repubblicani che, al tempo della "Civil War" (1922-1923), vennero giustiziati dalle forze favorevoli al Trattato che sancì la divisione dell'Irlanda.



32. «An Phoblacht/Republican News», 28 febbraio 1981.



33. Durante il processo Jennifer McCann (vedi nota 20) disse: «Sono una prigioniera di guerra. In questo momento Bobby Sands sta conducendo lo sciopero della fame per difendere i miei diritti di prigioniera politica».



34. Vedi nota 15.



35. Vedi nota 31.



36. Vedi nota 10 di "Un giorno della mia vita".



37. Vedi nota 22.



38. Francis Hughes, 25 anni, morirà dopo 59 giorni di sciopero della fame il 12 maggio 1981, a una sola settimana di distanza dalla morte di Bobby Sands.



39. I detenuti repubblicani del carcere di Portlaoise, nell'Eire.



40. Vedi nota 24.



41. Vedi nota 25.



42. Vedi nota 23.



43. Nei paesi anglosassoni il 13 è un numero di cattivo auspicio, così come in Italia il 17. Venerdì 13, pertanto, è analogo al nostro venerdì 17.



44. Uno degli "hunger strikers" che i127 ottobre 1980 avevano iniziato uno sciopero della fame. Nel dicembre 1980 fu in punto di morte, a causa dell'improvviso aggravarsi delle sue già precarie condizioni di salute. (Vedi nota 18 dell'introduzione di Sean MacBride).



45. Pseudonimo dell'esponente del Sinn Féin che fungeva da contatto tra Bobby Sands e il Movimento repubblicano all'esterno del carcere.



46. In gaelico, amico mio.



47. Perquisizioni anali.



48. Danny Morrison, esponente del Sinn Féin. Fu incarcerato senza processo nel 1972, ai tempi dell'internamento. Durante gli scioperi della fame era direttore del settimanale repubblicano «An Phoblacht/Republican News» (1979-1982), ricoprendo un ruolo di primo piano a sostegno della lotta dei prigionieri. Nel 1982 fu uno dei 5 membri del Sinn Féin eletti alla Northern Ireland Assembly. Arrestato nel 1990, trascorse 4 anni a Long Kesh (maggio 1991-maggio 1995). E' autore di due romanzi: "West Belfast" (1989) e "On the Back of the Swallow" (1994).



49. Uno dei membri fondatori del Social Democratic and Labour Party (S.D.L.P.) nel 1970. Tra il 1969 e il 1972 fu deputato al parlamento nord-irlandese di Stormont per la zona di Falls, Belfast. Espulso dal partito nel 1977, l'anno successivo fece parte del gruppo che lanciò il United Labour Party. Al tempo degli scioperi della fame era un alto esponente del sindacato Irish Transport and General Workers Union.



50. Nella traduzione italiana va perduto il gioco di parole con il quale Sands contrappone il termine "trade unionist" (sindacalista) a " Unionist" (unionista), cioè colui che sostiene l'unione dell'Irlanda del Nord con la Gran Bretagna.



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