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L'universo concentrazionario 6.
NON VI E' ESTUARIO OVE SI MESCOLINO I FIUMI.


Sarebbe un atroce equivoco considerare i campi un concentramento di detenuti politici. I politici (e la parola, poi, va intesa nel suo significato più ampio, comprendendo i condannati dal tribunale militare, le spie, gli organizzatori di fughe oltreconfine) non sono più di una manciata nella massa. Il colore dominante è il verde. Il popolo dei campi è fatto di criminali comuni. Delinquenti, ladri, banditi di ogni paese, aristocrazia feroce e cinica con ruoli di potere o manovalanza miserabile delle cave e delle miniere, essi non manifestano, nei confronti dei politici, che stupore e disprezzo. Il tono e le usanze dei campi, il loro clima, tutto è dettato dai «comuni». I politici sono la plebe destinata a subire ogni sorta di sopruso.
Anche la nozione di crimine comune deve essere intesa nella sua accezione più ampia. I russi, che costituiscono la sterminata massa anonima dei campi, comprendono solo un'infima minoranza di elementi arrestati direttamente per motivi politici. Vi sono operai, ma soprattutto contadini ucraini e russi deportati nelle fabbriche tedesche e arrestati per furto di utensili - scambiati con tabacco - o di cibo, per infrazione alle norme del lavoro, per aver abbandonato lo stabilimento o per essersi messi in viaggio senza i passaporti necessari; vi è un rabbioso branco di adolescenti, ragazzi di meno di vent'anni, strappati alla vita sovietica prima di aver subito l'impronta delle discipline sociali e gettati nelle galere civili del lavoro «libero», costretti, per salvare la pelle, alle peggiori violenze e a queste dediti con tutta la foga di una robustezza fisica eccezionale, addestrati dai superiori a suon di frusta e consapevoli soltanto delle ragioni della forza e dell'astuzia, delle inevitabili rapine e degli odi implacabili di un mondo senza argini, senza frontiere e senza regole, dove a dettar legge è quel nemico che fisicamente si detesta; vi sono criminali di professione esperti nel borseggio fuggiti dalle prigioni ucraine e catturati dalle S.S. per essere relegati nei campi; e vi sono prigionieri di guerra arrestati per mercato nero o per furti in genere incruenti, per indisciplina e in qualche caso per propaganda e attività politica: tale la struttura del mondo concentrazionario russo.
Anche per i polacchi - il primo apporto straniero ai campi - si trattava in larga misura di lavoratori deportati, arrestati per gli stessi motivi dei russi, e ancor più di persone catturate in occasione di retate mostruose, detenuti anonimi divenuti tali senza la benché minima ragione, ostaggi, e una ristrettissima falange di oppositori politici. Pochissimi operai autentici, una manciata di intellettuali, un po' di contadini e una folla di modesti artigiani, commercianti e piccoli proprietari strappati agli estremi orizzonti del territorio polacco e tutti, o quasi, profondamente conservatori, accanitamente antirussi, con un odio tanto radicale contro i tedeschi da fantasticare per loro lunghe e raffinate torture - ma proni e servili di fronte ai Signori finché non furono privati del potere - gioiosamente e fortemente antisemiti fin quasi al punto di organizzare veri e propri pogrom nei campi: in una parola, incredibilmente incolti e sciovinisti.
I greci: un po' di professori, di avvocati, di militari, di resistenti intellettuali o borghesi smarriti, sporchi e sfiancati, e un numero molto più rilevante di banditi levantini dalle facce scure e increspate, con grandi barbe (i russi, al contrario, quasi glabri), ladri e scaltri, vocianti all'eccesso, infingardi nel lavoro ma coraggiosi sotto la frusta.
Gli olandesi: robuste strutture di operai e contadini lenti e cupi, quasi sempre al Revier; ostaggi, intellettuali, avvocati, commercianti, un cospicuo nucleo di protestanti con al seguito il loro Dio e la loro Bibbia; e alcuni personaggi coinvolti in tutti i traffici internazionali, da Amsterdam a Parigi, da Parigi a Madrid.
I cechi: cultori della disciplina per sé e per gli altri, colti, solidali all'interno di gruppi ristretti, attivi nell'apparato dei campi: politici, sabotatori, ostaggi.
I lussemburghesi: una massoneria chiusa; a Buchenwald, la polizia.
I danesi: ostaggi caduti ingenuamente nelle retate, spilungoni che muoiono con straordinaria facilità.
I francesi: secondo la voce pubblica, gente incapace di lavarsi (e il povero Hewitt, Hewitt dei quartetti a Londra, a Parigi, a New York, l'uomo più pulito del mondo, a imprecare di rabbia perché lo Stubendienst russo del Block 48 voleva insegnargli a nettarsi i genitali); le francesi, tutte puttane, i francesi, tutti deviati sessuali, dicono i russi, e giù a ridere, a far domande insinuanti, e i tedeschi a dissertare sull'igiene - buffoni di una farsa da strapazzo. Francesi menefreghisti, francesi calabrache, sfottono dal canto loro i polacchi, "rozumisz lizopizdy"?
Agli inizi, nel '42-'43, prevalgono i «comuni»: operai occupati in Germania, volontari o coatti, arrestati per furto, mercato nero, infrazione alle normative del lavoro, spostamenti illegali, evasione, o per essere andati a letto con donne tedesche; esponenti del mercato nero incarcerati per traffico fraudolento ai danni delle autorità occupanti, trafficanti d'armi, falsificatori di documenti (non per fede politica, ma per apprezzabili guadagni), organizzatori (dietro lauto compenso) di fughe di ebrei; magnaccia di tutti i generi; alcuni agenti della Gestapo arrestati per intrallazzi finanziari a causa di beghe interne; volontari delle Waffen S.S. rei di aver contravvenuto ai regolamenti militari o di essersi resi responsabili di crimini comuni. Una volta individuate, la vita di queste larve diventava molto difficile: per loro lo sterminio era sempre in agguato, a colpi di manganello o di stivali o in un lento supplizio, fra imprecazioni e Gummi, in un Kommando. Con i grandi arrivi del secondo semestre del '44 il numero dei politici aumentò. Franchi tiratori e partigiani ammassati a Sachsenhausen per lo «sport», con una croce tracciata con il minio sulla fronte e sulle guance; comunisti internati dal governo di Vichy dopo il 1940; gollisti, medici (molto numerosi sin dall'inizio), funzionari (e soprattutto una vera pletora proveniente dai servizi di approvvigionamento), moltissimi piccolo-borghesi a vagoni di cento o centoventi, in file interminabili, ferrovieri responsabili di atti di sabotaggio, e infine, buoni ultimi, i «notabili», gli «eminenti», fonte a Neuengamme di una tempesta di furore e di insulti per l'estromissione, da parte delle S.S., dei malati di due Blocks del Revier al fine di far loro posto. Non lavorano, quelli, e neppure fanno sport. Una folla di innocenti, la coscienza tormentata dal senso di una palese ingiustizia, internati per delle bazzecole: aver fischiato al cinema durante la proiezione di un cinegiornale, essersi trovati per pura scalogna in casa di altre persone mentre la Gestapo veniva ad arrestarle, aver tentato di varcare la frontiera per questioni d'affari o per ragioni private; o ancora: a seguito di denunce anonime e irresponsabili; per aver creduto troppo presto allo sbarco e aver lasciato iscrivere il proprio nome su una lista della Resistenza senza mai aver mosso un dito; molti, infine, senza motivo. Tutta questa gente reggeva male. Mancava di punti d'appoggio. Il cervello ne era sconvolto, e questo, nei campi, voleva dire la fine.
I campi sono stati creati per i detenuti politici tedeschi, appositamente per loro. Solo in via accessoria si sono aperti agli stranieri. Quando i Signori sguinzagliarono i loro blindati per le strade d'Europa, i campi erano pronti a diventare la pietra angolare del nuovo impero. I detenuti politici tedeschi erano serviti da cavie per l'elaborazione di una scienza della tortura tale da dominarne tutti i mezzi e gli strumenti. A dieci anni di distanza, perciò, la loro falange era notevolmente ridotta. Da centinaia di migliaia che erano all'inizio, nel 1943 si erano ridotti a poche decine di migliaia. Al contrario, i «comuni» tedeschi erano in pieno rigoglio, e la guerra ne aveva ulteriormente incrementato gli arrivi. Per le S.S. rappresentavano la feccia della società - una feccia nauseabonda, veri escrementi, ma escrementi della razza dei Signori, e per questo di diritto, per vincolo ereditario, in qualche modo superiori a tutte le vili genti d'Europa trasformate in internati. Essi si rivelarono servi zelanti e fantasiosi. La fauna era delle più variate: dai più noti criminali ai gestori del mercato nero fino agli osti non in regola, passando attraverso i ladri, i truffatori, i ruffiani. La prostituzione forniva ricchi contingenti, soprattutto fra le donne. A margine si trovavano gli asociali, gli intoccabili: zingari, vagabondi di ogni colore, refrattari al lavoro obbligatorio; il gruppo dei malati, dei tarati: tutte le depravazioni sessuali, e i pederasti riconoscibili dal numero che portavano, 175. Infine, vicini ai politici, gli obiettori di coscienza, gli uomini della Bibbia.

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