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L'universo concentrazionario 10.
A CHE SERVE, A UN UOMO, CONQUISTARE IL MONDO.


Franz era alto, biondo e ben fatto, flessuoso nel corpo come un animale. Era austriaco, e disprezzava i tedeschi. Nativo di Salisburgo, conservava per il suo paese, per le piste da sci nel folgorante bagliore del crepuscolo, un entusiasmo da adolescente.
Aveva un gusto della vita sfrenato e un po' volgare, una veemente sensualità che trovava sfogo solo nel potere, nel dominio esercitato sia nei rapporti sessuali sia, per mezzo del denaro, sulle persone e sulle cose. Con la guerra si abbandonò, avido di soddisfazioni immediate, a espedienti di ogni genere. Subì una prima condanna per aver sottratto quantità molto rilevanti di caffè. Al secondo arresto perdette la libertà e fu internato in campo di concentramento. Arrivò a Helmstedt con noi di Neuengamme. Era l'aprile del '44. A Neuengamme il potere era già da tempo in mano ai detenuti politici tedeschi, ma gli uomini verdi, i «comuni», conservavano ancora posizioni piuttosto forti nei Kommandos esterni. Quando le S.S. decisero di organizzare un convoglio per Helmstedt, i comunisti tedeschi designarono Emil, Walter, Kurt e Georg il bavarese, con il mandato di prendere in mano le leve del comando. Franz partì con loro come volontario, e altrettanto fecero i due polacchi Antek e Yup. I rapporti pervenuti a Neuengamme parlavano di una grande anarchia nel Kommando di Helmstedt, e di una durissima lotta in atto tra il picchiatore Heinz e Paul, il quale all'epoca era LagerŠltester. Questi aveva saputo abilmente sfruttare gli eccessi di violenza di Heinz, e l'estrema impopolarità che gliene derivava, per farlo degradare dalle S.S. Non si trattava, nella fattispecie, di umanità. Gli internati vivevano in condizioni sociali che non ammettevano considerazioni del genere. Ma l'atteggiamento di Heinz provocava e faceva perdurare un disordine nocivo al rendimento del lavoro e al buon andamento del campo. Anche le S.S. amavano la propria tranquillità. Conquistato il potere, però, Paul non seppe riportare sotto controllo la situazione, e ben presto dovette tornare a dividerlo con Heinz, che divenne Kapo della miniera. Quando incontrai Paul per la prima volta, mancavano pochi giorni alla sua caduta, e lui se lo sentiva. A me faceva venire in mente con una analogia impressionante il personaggio di Popeye: vi era in lui la stessa impotenza feroce che non sapeva trovare compensazione se non in un'estrema crudeltà. Provava, nel picchiare, un godimento fisico visibilmente palesato da una sorta di pallore che via via andava sempre più diffondendoglisi in viso. Nel campo regnava la più totale anarchia, e questo rendeva molto difficile l'organizzazione dei Kommandos per il lavoro e molto lunga la distribuzione del cibo. Ciò servì da pretesto. Paul fu destituito e spedito a Neuengamme, e il tutto si svolse talmente in fretta che il posto rimase vacante ben prima dell'arrivo di Ernst, che secondo i piani avrebbe dovuto occuparlo. Per ragioni diverse né Emil né Walter né Georg volevano o potevano diventare LagerŠltester. Si doveva dunque addivenire a un compromesso con un «comune», e questa fu per Franz la grande occasione. Egli godeva di una reale popolarità. Era gentile, sorridente, aveva una buona parola per tutti e non picchiava. Franz si impegnò a svolgere quel ruolo solo ad interim e a cedere il posto a Ernst appena questi fosse arrivato. Concluso l'accordo, le S.S. accettarono il nome proposto.
Ma dal momento in cui Franz ebbe il potere, il suo atteggiamento mutò radicalmente. La fantasia vivissima di cui era dotato gli prospettò immediatamente tutti i vantaggi che poteva trarre dalla sua nuova posizione, che lo collocava al di sopra delle costrizioni più avvilenti e gli conferiva potere all'interno dell'universo concentrazionario. Ed egli si votò da allora al perseguimento della costante ossessione di diventare una sorta di dominatore. Il suo punto debole stava nel fatto di essere un isolato. Decise perciò di crearsi una clientela e di affermare il proprio ruolo presso le S.S., e si preoccupò innanzitutto di ristabilire l'ordine nel campo. A tal fine usò la violenza con un accanimento che riscattava tutto un passato di bonomia. Seminò, come pochi altri, il terrore intorno a sé. Divenne inseparabile dal manganello. Si precipitava sui detenuti con indicibile violenza, ubriaco di una furia cieca. Ma ora i Kommandos erano pronti in orario, il cibo veniva distribuito entro i limiti di tempo prestabiliti, e ogni volta lui si presentava alle S.S. di buon umore, con il sorriso sulle labbra e in bocca parole di adulazione per i padroni. Riuscì anche a farsi demagogo, controbilanciando il terrore con una sorta di condiscendenza democratica, di popolaresca ironia alimentata di disprezzo ma distensiva per i nervi. Con grande elasticità, e con un'arte sopraffina nell'indovinare e nel prevenire, seppe agevolare e condurre in .porto i traffici delle S.S. Consolidò infine questi primi successi creandosi una reputazione tra i Posten. Era solito - e senza dubbio la cosa gli procurava un'amara soddisfazione - distribuir loro generosamente sigarette e scatolame, rendendo così i militari suoi fautori presso le S.S. Si costruì una clientela nel mondo dei detenuti accogliendo sotto la propria ala uomini tarati come Alfred, Otto, Rudolf, Herbert Pfeiffer e alcuni altri, che riforniva liberalmente di cibo e soprattutto di tabacco. A questo scopo attingeva alle riserve del campo, dove intanto la gente moriva di fame e non aveva da fumare. Quando arrivò Ernst, di lasciargli il posto non si parlava più. E tra Franz e i detenuti politici tedeschi si avviò una lotta sorda, fatta di concessioni reciproche ma implacabile. Finché non raggiunse il potere, Franz dovette accettare come responsabile di Block un polacco di nome Yup, un avventuriero che apparteneva alla sua stessa categoria ed era animato da un'ambizione non meno vorace. In lui Franz vedeva un avversario pericoloso: non appena sentì di avere in mano la situazione, ottenne dalle S.S. che Yup venisse cacciato dal suo posto e degradato alla funzione di Vorarbeiter. Questo gli permise di verificare l'ascendente che aveva acquisito presso le S.S., ma gli attirò anche l'ostilità della maggioranza dei polacchi, i quali da allora gli misero continuamente i bastoni tra le ruote nell'organizzazione quotidiana del campo. Per contromisura cercò l'appoggio del polacco Antek, responsabile al Revier, che detestava Yup e disponeva a sua volta di una clientela. Finché detenne il potere, Franz «organizzò», commerciò e vendette di tutto. Le sue pretese divennero esorbitanti: si contarono a decine di migliaia, ad esempio, le sigarette ottenute taglieggiando. In nome dei servigi da lui resi, le S.S. chiudevano gli occhi. Franz ebbe anche, come tutti gli alti funzionari, un suo ganzo, un giovane russo biondo cui regalava del pane e che proteggeva nella vita del campo. Quando lo scandalo dilagò le S.S. furono costrette a soffocarlo, ma il russo fu mandato a lavorare nelle cupe gallerie del Brunsberg, a Schacht Marie. Più o meno nello stesso periodo arrivarono a Helmstedt i primi contingenti femminili. La presenza delle detenute provocò grande scompiglio nella burocrazia, e numerosi funzionari instaurarono rapporti illegali con le Vorarbeiter e le Kapos delle donne. Franz fece di meglio. Iniziò una relazione con una S.S. in gonnella. Lo fece con l'avidità, con la smisurata passione che sempre metteva nel soddisfacimento dei propri desideri. Comprò un Feldwebel e una sentinella, e poté così uscire di notte nel bosco per incontrarsi con la sua amica. Gli tornò, impetuoso, il gusto per la libertà. Grazie ai suoi rapporti personali e con l'aiuto dell'amante, riuscì a ottenere abiti civili e documenti, e mise a punto un piano di evasione. Fu allora che Franz commise l'errore che gli fu fatale. Il comportamento che egli tenne si può comprendere solo alla luce di una sorta di generosità che gli era propria e che, nel pieno della passione, lo induceva a credere che le soddisfazioni e la sensazione di potenza da lui provate stimolassero l'interesse anche di quanti gli stavano intorno, spingendoli a collaborare a un'impresa per il solo piacere dell'avventura. Confidò dunque il progetto ai più intimi tra i suoi sodali. La cricca dei vari Rudolf, Otto e Herbert Pfeiffer ne fu vivamente colpita, ma non lasciò trapelare nulla; al contrario fece sì, a parole, che Franz continuasse a cullarsi nelle sue illusioni. In realtà, a guidare la condotta di costoro furono la paura e l'ambizione. Da un lato temevano, se la fuga si fosse realizzata, di esserne ritenuti responsabili dalle S.S.; dall'altro valutarono tutte le opportunità che una denuncia offriva loro di incrementare ulteriormente i privilegi di cui godevano. Di vendere l'amico Franz fu incaricato Alfred. Agli occhi delle S.S. l'offesa era somma. Non soltanto Franz li aveva menati per il naso, ma si era permesso - lui, un volgare escremento - di puntare in alto con le sue voglie, di puntare a una delle loro donne - una stupida che si era lasciata prendere. Franz venne arrestato. La sua amica anche. Una sera Toni Brźncken arrivò in dormitorio e ci riferì la notizia con queste parole: «Hanno fatto una porcata. Lui sarà impiccato». Franz partì in manette per Neuengamme. E cominciarono le manovre per la successione. La riunione dei Kapos, organizzata da Alfred, si tenne alla Schreibstube, nello stesso posto dove tre settimane prima gli stessi uomini si erano ritrovati per celebrare facendo baldoria il trentasettesimo compleanno di Franz. Allora ne avevano intessuto gli elogi, ripagandone i favori con l'adulazione. Alfred giustificò il proprio comportamento in nome della morale e della sicurezza comuni. Spiegò fino a qual punto Franz fosse un corrotto. I Kapos ascoltavano compunti. La presenza del Blockfźhrer Toni Brźncken escludeva i detenuti politici da una presa ufficiale del potere. Georg era forse il solo che avrebbe avuto delle possibilità, ma ci teneva alla propria tranquillità di Kapo di Schacht Marie, e alla miniera aveva organizzato qualche traffico e intrecciato certe relazioni amorose che gli sarebbe riuscito penoso rompere. Ancora una volta, dunque, si imponeva un compromesso con un «comune». Di Alfred neanche a parlarne. Era troppo vicino alle S.S. per godere della fiducia dei politici: vi erano troppe probabilità che, una volta nominato, sfuggisse loro di mano. E nella vita del campo un LagerŠltester ha potere su tutti gli altri Kapos. Come premio per il suo tradimento Alfred fu nominato Kapo del Rollwagen, nomina che venne ratificata dalle S.S. Non era una ricompensa da poco. Investiva i rapporti tra il panificio e la cucina, l'approvvigionamento generale del campo e contatti con il Block delle donne. Chi occupava quel posto si trovava al centro di tutte le trame più segrete, e aveva modo inoltre di intrattenere rapporti con i civili, fonte di numerose occasioni di traffici. I Kapos finirono per designare quale successore di Franz l'ultimo venuto e il più insignificante tra loro, Poppenhauer. Pensavano infatti che la sua condizione di sudditanza garantisse loro la possibilità di esercitare su di lui un ampio potere. La proposta fu accettata dalle S.S. Anche i polacchi, dal canto loro, si diedero da fare, e ottennero dal Blockfźhrer che Yup fosse reintegrato nel suo ruolo di BlockŠltester. Fu una delle condizioni poste alla nomina di Poppenhauer. Questi era uomo privo di qualsiasi prestigio o valore. Era un mediocre in tutto. Non riuscì mai a emanciparsi. Yup si sforzò di sfruttare la sua debolezza per estendere l'influenza dei polacchi, e in larga misura ci riuscì, circuendolo. Da quel momento, dunque, le lotte intestine videro la contrapposizione tra il gruppo tedesco, che si sentiva minacciato e che effettivamente perdeva terreno, e la fazione polacca di Yup. Da tali contrasti trassero vantaggio i russi, che migliorarono considerevolmente la propria situazione.

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L'esistenza intima del campo è fatta di questa burocrazia dirigente, delle passioni che la permeano, degli intrighi per il potere, delle avventure del personale di grado più elevato nel complicato reticolo dei maneggi delle S.S. Ne derivano corruzione e violenza per gli internati in genere, esasperazione degli appetiti e degli odi, approfondimento delle discordie nazionali e personali, sinistro aggravamento delle condizioni di vita.

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