LE ATTIVITÀ RICREATIVE.
- Lettera di S. N.
Volterra, 24 marzo 1971.
La T.V. la dànno tre volte la settimana, il giovedì: "Rischiatutto". Sabato: il programma serale; un'ora circa, in genere sempre canzoni! La domenica dalle cinque alle dieci. Non ho mai assistito a T.V.-7 o simili, canzoni e calcio, stop. Rare volte il telegiornale. I giochi per il carattere repressivo di questo istituto, sono vietati, tuttavia sulla carta esisterebbe già da tempo una sala apposita con biliardino e simili, ma per ragioni che ci sfuggono non è stata ancora inaugurata!
- Lettera di V. M. - San Vittore.
Milano, 22 settembre 1971.
... Sulle letture che la gente fa qui, c'è da ridere!!! Letture principali: "Diabolik", "Messalina", "Teodora", "Hessa", "Lucrezia", "Kriminal", eccetera - Immediatamente dopo "Tex Willer", fotoromanzi, "Oggi", "Tempo", "Domenica del Corriere", "Epoca". Ricercatissimi (a carissimo prezzo di noleggio) sono i pornografici. Buoni anche quelli di "edizione interna" per così dire. La biblioteca c'è, ancora legata strettamente a regolamenti arcaici, quasi borbonici (non più di un libro a testa la settimana). Qualche anno fa, c'erano anche dei buoni libri, come: "Avventura a Budapest" di Ferenc Körmendi, "Via Bodenback" sempre dello stesso; "Buio a mezzogiorno" di Koestler, "C'è più gioia in cielo" di Huxley, eccetera - Ora non sono rimaste che delle lagne, dei mattoni: "La buona terra" di Pearl Buck, "La stirpe del drago" della stessa, "Elias Portolu" della Deledda. Quelli tipo più sopra denominati, come: "Sotto due bandiere" di Hemingway, "Le stelle stanno a guardare", "Le chiavi del regno" di Cronin, "Nulla di nuovo sul fronte occidentale" di Remarque, non figurano neppure più nel catalogo, però si possono ottenere con un pacchetto di Stop (in via subordinata). Cosicché i pochi libri buoni, se uno non è vero amante del libro, qual sono io e non ho conoscenze in merito e disponibilità, di tanto in tanto, del pacchetto di sigarette necessario per ottenere di leggere un bel libro, non si vedono neppure. Dei rimanenti, su millecinquecento ristretti in questo luogo, è un miracolo che vi siano centocinquanta persone che leggono i libri della biblioteca. I rimanenti "lettori" cui non interessano i libri, le riviste ed i giornaletti, comprano il "Corriere d'Informazione" oppure, se non hanno la possibilità, leggono, talvolta, dei "gialli". Anche qui ci sarebbe da fare delle separazioni fra "giallofili" coi lettori occasionali e con chi, se addirittura non legge nulla, preferisce leggere il "Corriere", come dicevo (o "Il giorno") gli unici giornali che acquistano. Il calcolo di quelli che non leggono nulla e che non sono interessati a leggere, perché proprio non vogliono leggere, non te lo so fare, credo comunque, s'aggiri sulla metà dei detenuti.
- Lettera di L. R.
Alessandria, 26 maggio 1971.
Ieri sono venuti i componenti del complesso musicale "Gen Rosso" = Generazione nuova. Innanzitutto toglierei quel "rosso" visto che sono tutti così celestiali. Il complesso è costituito da una ventina di elementi di dieci paesi diversi, sparsi su cinque continenti. Sono un branco di utopisti: credono di rifare un mondo nuovo con una mistica vecchia di duemila anni: l'amore di Cristo, la morale cristiana, i codici sociali, cristiano-capitalisti. I temi delle loro canzoni sono tutti un farcito di decadente misticismo di giustizie sociali cadute dal cielo, di invocazione alla salvezza dell'umanità sull'amore cristiano. Pensa che hanno composto persino una canzone ai Kennedy e ai Luther King, oltre a tutta la sacra famiglia cristiana: padre, figlio, la madre, la chiesa, la fede e la morale cristiana. È mistificatorio cantare il sacrificio dei Kennedy: costoro, non bisogna dimenticare del ceto da cui provengono, dell'azione infame che attuarono allorché coprirono cariche politiche; il presidente: bombardamento nel Vietnam, intensificazione degli appoggi militari nel Medio e nell'Estremo Oriente, il fallito sbarco alla "Baia dei Porci" a Cuba [...]. King in sostanza ha sempre accettato il sistema capitalistico con deficiente acquiescenza [...] le canzoni vanno fatte per Davis e Seale, i neri promotori di una giusta rivoluzione, coloro che non hanno accettato il sistema alienante della coca-cola. Pensa, in nessuna delle canzoni "gen" vi era una denuncia, dico una minidenuncia al sistema, niente, tutto filava sulla celestiale musica dell'amore cristiano, della società cristiana, sulla giustizia sociale cristiana. Tante sciocchezze insieme non mi era mai capitato di sentirle. Credimi, ho avuto una bella costanza a rimanere fino all'ultimo ad ascoltarli. L'ho fatto per vedere fino a che punto questi aedi di un ordine mistico nuovo conoscono la vergogna. In ciò sono rimasto deluso: non la conoscono.
- Lettera di A. S.
4 ottobre 1971.
Ogni anno ad Alessandria veniva fatto una specie di campionato di calcio interno, con premiazioni a base di coppe di stagnola per i vincitori e medagliette varie per le squadre piazzate, il tutto pomposamente consegnato alla presenza di tutti e delle autorità dirigenti in occasione di un ancor più pomposo spettacolo di canzonette organizzato nel locale adibito a cinema ricavato nel blocco centrale che costituisce la rotonda (che ha un po' la caratteristica della cupola di San Pietro in Roma). Intorno a questo campionato ruotava un incredibile giro di compromessi, intrallazzi vari e scommesse a base di fiaschi di vino, pranzi, sigarette e anche soldi liquidi. Veniva organizzato dai soliti "intoccabili" che sostanzialmente avevano sposato la causa di tutti gli aspetti negativi dell'istituto, anzi, erano loro che li rappresentavano e li interpretavano questi aspetti negativi; occupavano tutti i posti chiave per autorità e per benessere economico e facevano in modo che la vita dell'istituto avesse un certo andazzo nel quale potevano guazzare a loro piacimento; alla direzione faceva molto comodo tutto questo in quanto costoro rappresentavano un corpo speciale di "agenti" di cui si fidava ciecamente, poiché assicurava il controllo e l'informazione a tutti i livelli sulla vita del carcere; erano proprio costoro che tenevano le redini dell'intrallazzo o dei traffici, perché potevano muoversi a loro piacimento nell'interno del carcere e la direzione chiudeva un occhio su tutti i loro traffici come a conceder loro una specie di premio per la loro solidarietà; loro stessi, per giustificare i loro privilegi e farsi perdonare l'intrallazzo, erano rigidissimi verso i compagni ed erano pronti a commettere qualsiasi tipo d'infamità verso gli altri detenuti per dimostrare che erano indispensabili al controllo dell'ambiente e spesso per togliersi dai piedi qualche concorrente pericoloso per il predominio del traffico o per il posto che occupavano.
Quando costoro organizzavano il campionato di calcio cercavano in genere di avere come presidenti delle squadre più forti lo stesso direttore, il maresciallo, o altre personalità. Allora facevano in modo ognuno che la squadra che aveva il presidente che a lui serviva per essere protetto maggiormente vincesse e si assisteva a tutti i tipi di manovre per comperarsi le partite operando sui giocatori con sigarette, vino, soldi o addirittura giungendo alle minacce dirette tramite il ricatto con accenni più o meno velati che quella data "autorità" avrebbe tenuto conto del suo comportamento, eccetera; nel migliore dei casi i giocatori venivano imbottiti di pastiglie di metedrina e quando scendevano in campo si assisteva a delle vere e proprie corride fatte di calci e liti violente. Non potrei dire che i vari presidenti fossero più o meno a conoscenza di tutte le porcherie che c'erano dietro a questi campionati di calcio, ma sta di fatto che era impossibile non saperlo perché lo sapevano tutti e forse diventavano ciechi, muti e sordi perché così conveniva. Quelli che ci andavano di mezzo erano coloro che giocavano e che credevano di essere chissà quali eroi quando vincevano una partita, segnavano una rete o vincevano di prepotenza un contrasto col diretto avversario: la nota più saliente era l'aggressività estrema che si scatenava in quel piccolo rettangolo di gioco. Il campo era un piccolo cortile di circa m 40 per 15 e vi si giocava in squadre di sei ciascuno; diventava una bolgia, una specie di circo massimo con belve in lotta tra loro. C'era l'esigenza di scaricare le tensioni, di dimenticare per qualche minuto le umiliazioni del carcere, ma questa esigenza di per sé utile e comprensibile veniva alterata dall'alto grado di competitività che veniva artificialmente creata attraverso gli intrallazzi e la metedrina.
In quelle partite il fatto sportivo e l'esigenza di sfogarsi non c'entravano più. I detenuti, pur di veder menzionato il loro nome sul giornale esterno (veniva invitato un cronista per le partite importanti oppure qualcuno si incaricava di scrivere degli articoli che non stavano né in cielo né in terra e venivano poi inviati al "Corriere alessandrino") o "far piacere al protettore di turno, finivano con l'ammazzarsi invece di divertirsi". Ma la colpa non era loro, come ti ho detto, per la maggior parte, quando scendevano in campo erano tutti imbottiti di metedrina e non capivano più nulla. Si verificavano falli che erano semplicemente bestiali. Per costoro l'alienazione e l'assoggettazione alla metedrina diventava qualcosa alla quale non riuscivano più a sottrarsi. Quando non avevano metedrina da ingerire vagavano in giro come ombre, intontiti, abulici, incapaci totalmente di vivere. Sotto questo aspetto, il carcere di Alessandria era un'eccezionale fabbrica di drogati! Ma credo che anche ora le cose siano allo stesso punto. Ho avuto notizia di recente che nell'ultimo campionato di calcio disputato in quel carcere "almeno sei detenuti sono finiti in ospedale per fratture varie" e ciò può spiegarsi soltanto con l'incoscienza e la foga causata dall'uso di forti dosi di metedrina. In quel carcere perfino lo sport, che pure qui dentro potrebbe essere una cosa benefica si trasforma in una totale manipolazione della persona del detenuto. Se anche le autorità interne non ne sanno nulla e lo permettono attraverso il loro assenteismo sono ugualmente colpevoli. Oggi ci sono leggi severissime sulla droga. Spesso viene fatto un fracasso enorme quando viene sorpreso qualcuno in possesso di qualche grammo di droga. Applicando questi parametri, nel carcere di Alessandria metà delle persone dovrebbero essere denunciate per uso di metedrina (ma costoro hanno solo la colpa di lasciarsi maggiormente alienare e ridurre a comportarsi in certe occasioni in modo bestiale) e un'altra parte dovrebbe essere denunciata per l'abuso che fa fare agli altri di una tale sostanza cosa che non ha più niente a che vedere con la libertà di fare del proprio corpo quel che si vuole. Ma anche per queste cose il carcere è completamente staccato dal contesto sociale; è un piccolo mondo chiuso nel quale può succedere di tutto senza che nessuno possa operare controlli di nessun genere.