STORIA DEL FAZZOLETTO DI TERRA CHE DECISE DI DARSI UN NOME
C'era una volta un piccolo, malmesso, fazzoletto di terra. Dei molti
che gli passavano vicino nessuno pareva dargli conto. Al massimo era
"dove una volta stava la fabbrica della birra" o "quello che c'è una
bomba sotto". Stette abbandonato, per trascurata distrazione e molti
anni, dietro una rete qualunque, attraversata solo da cani desiderosi
di liberarsi di un peso.
Parliamo di via Troilo, tra via Conchetta e via Torricelli. Dopo
l'amore tra Troilo e Cressida, solo Google oramai sembra
ricordarsene...
Nel 2010 assistette, immobile, alla silente battaglia dell'angolo
ombroso prospiciente, conteso tra il gioco dei bambini, il bisogno dei
cani e il disperato rifugio degli amanti notturni. Vide chi lo puliva,
chi lo sporcava e chi ne reclamava il possesso; sentì l'odore delle
salamelle e udì il lamento di chi ne era infastidito.
Un giorno, poi, l'angolo ombroso venne chiuso e affidato al guinzaglio
di un rispettabile esercizio commerciale; allora il fazzoletto di
terra malmesso pensò che era giunto il momento di darsi da fare.
All'inizio non fu facile. Bisognava togliere la rete, pettinare l'erba
sciupata, arredare lo spazio erboso, che a guardarlo bene era piccolo
ma dignitoso. Fu con l'aiuto di un nutrito gruppo di amici che in
breve si sentì pronto. In lui fremeva un'ansia di vita, il desiderio
di recuperare il tempo perduto.
Allora ci furono feste, mercati, baccanali. Ospitò discussioni in cui
gli abitanti del quartiere ragionavano su come averne cura. In molti
pensavano "al Giardino", a che farci, e tutto sembrava procedere per
il meglio. Non c'è che dire, ne era contento.
Finché a un tratto parlò il Muro.
In genere non è bello sentir parlare i muri, ché perlopiù rinchiudono,
impediscono e separano. Questa volta però il Muro non dettava regole,
anzi, si lamentava. Come un malato di reumi, prendeva acqua da tutte
le parti e rischiava di cadere. Per lui arrivò il cantiere e una
staccionata sostituì la rete d'un tempo. Così il Giardino si trovò
chiuso peggio di prima. Non riusciva neanche più a vedere la via e
l'angolo ombroso che pur sapeva avere di fronte. Passarono così un
inverno e una lunga estate in cui tutto sembrava essere tornato
immobile.
Un giorno, però, il cantiere sparì. Il Muro era cambiato, era più
nuovo e più "vecchio" contemporaneamente, senz'altro meno dolente.
Ancora una volta pensò che valeva la pena di insistere, pensò a
com'era una volta il quartiere, proletario e malavitoso,
"fiammeggiante di bandiere rosse e rossonere", e ai locali che vennero
poi in cui si vendevano "vino e panini senza amore e senza memoria".
Pensò alla storia del triangolo vicino, strappato alle macchine,
piantumato e restituito al quartiere una ventina d'anni prima. Pensò
all'amico che tutto questo e di più aveva narrato e che mille volte si
era fermato a sproloquiare l'infinito in sua compagnia. Pensò ai
giorni in cui era rimasto chiuso, lui e la sua rete, da una cortina di
militari, chiamati a imporre al 18 di via Conchetta le sragioni del
sopruso e del denaro, che consentivano l'accesso solo ai residenti in
possesso di regolare documento di Identità. Pensò ai ragazzi (ragazzi
"dentro" ancor più che all'anagrafe) che avevano resistito e che poi
avevano cercato di fare di questo fazzoletto di terra malmesso e
recintato un luogo vivo di persone e storie.
Non ci mise molto perché aveva già avuto modo di rifletterci a lungo.
Decise di darsi un nome, il suo primo nome, quello vero, e decise di
chiamarsi GIARDINO PRIMO MORONI, in ricordo delle cose che contano.
DOMENICA 4 NOVEMBRE 2012 alle ore 17.00,
in via Troilo angolo via Conchetta
brindisi di inaugurazione del GIARDINO PRIMO MORONI
APM