L'etica di Peter Singer

"La vita come si dovrebbe. Le idee che hanno messo in discussione la nostra morale"Se due
anni fa la sua assunzione a Prinecton non si fosse trasformata, come scrisse il "New York
Times", nella più grossa disputa accademica da quando l'università americana tentò di
assoldare il famigerato difensore dell'amore libero, Bertrand Russell, Peter Singer non
avrebbe sentito il bisogno di raccogliere in un volume gli scritti che contengono le tesi
che hanno reso cosÏ controversa la sua figura di bioeticista.
Le sue discutibile prese di posizione su diritti degli animali, aborto, eutanasia,
trapianti, venivano citate senza far riferimento ai luoghi e ai contesti in cui erano state
sostenute. Così é nato Writing for an Ethical Life (scritti per una vita etica), reso in
italiano con "La vita come si dovrebbe", una rassegna di argomentazioni che - talvolta a
distanza di trent'anni dalla loro prima pubblicazione - mantengono la loro freschezza ed
efficacia, grazie anche a uno stile di rara chiarezza e accessibilità.

Singer assegna un valore fondamentale all'argomentazione razionale, costruisce la sua etica
su basi rigorosamente laiche, ed é un convinto avversario del relativismo morale.
Altrimenti non esisterebbero valori condivisibili, ma solo gusti soggettivi. "Se oggi la
schiavitù non é più accettabile", sostiene Singer, "non é solo perché i gusti o i tempisono
cambiati: Ë perchÈ sappiamo che gli argomenti in difesa della schiavitù sono sbagliati. Chi
oggi direbbe che Aristotele aveva ragione a sostenere che non solo ci sono uomini meno
razionali di altri ma, soprattutto, che, essi sono nati per essere meri strumenti nelle
mani degli altri?"

La visione di Singer del rapporto tra ragione e sentimenti morali emerge dalla posizione
che egli adotta su una questione che da sempre Ë uno dei suoi principali cavalli di
battaglia: la difesa dei diritti degli animali, basata sulla convinzione che ogni essere
senziente, umano o non umano, ha diritto a una equa considerazione morale. Pur essendo uno
dei fondatori del movimento mondiale in difesa degli animali, Singer esprime però più di
una volta, in questo volume, il suo dissenso rispetto a forme estreme di mobilitazione,
dettate più da una adesione irrazionale a certi ideali che da solidi argomenti. Come
discussant alle Tanner Lectures dello scrittore J. M. Coetzee La vita degli animali
(Adelphi), scritte in forma di racconto per mostrare la superiorità dell'espressione
estetica sull'argomentazione razionale per il miglioramento della nostra sensibilità
morale, Singer obbietta che "non possiamo prendere i nostri sentimenti come dati morali,
immuni da una critica razionale". "Io sento, ma penso anche ciÚ che sento", ed Ë proprio
questo fatto che mi distingue, per esempio, da un pipistrello.
Più in generale: "Se fossimo incapaci di empatia (di metterci nei panni degli altri e
vedere come la loro sofferenza sia uguale alla nostra), allora il ragionamento etico non
porterebbe da nessuna parte. Se l'emozione senza ragione é cieca, la ragione senza emozione
é impotente".
Il fatto che gli esseri umani pensino - alla sofferenza, al loro futuro, alla loro morte -
aggiunge valore alla loro vita. Per questo "il valore che si perde quando si vuota un
recipiente dipende da cosa c'era dentro quando era pieno, e nell'esistenza umana c'é di più
che nell'esistenza di un pipistrello". Ma anche gli animali sono, in diversa misura,
consapevoli di sé e del proprio futuro e quindi ucciderli é da considerarsi intrinsecamente
un male.
Un male grave, anche se non un male assoluto, come ritiene invece la protagonista del
racconto di Coetzee, perché la vita - sia essa umana o animale - in realtà non ha un valore
assoluto.

Singer ritiene cioé che l'idea della "sacralità della vita" sia insostenibile, e che la
nuova morale, che sta emergendo prepotentemente sulle ceneri della vecchia, é piuttosto
guidata dal principio della "qualità della vita", e dalla nostra capacità di ponderare e
distinguere casi e sensazioni diverse. Ma é proprio il suo atteggiamento contro la
"sacralità della vita", da cui discende ad esempio un atteggiamento favorevole
all'eutanasia, che gli ha procurato una pessima fama. "E' facilissimo farla apparire come
una tesi terribile - scrive Singer -, e non é difficile trovare chi le si opponga
strenuamente". In realtà però assegnare alla vita un valore non assoluto - cosa che i
medici, i politici e anche la gente comune in realtà continuamente
fanno - non significa non assegnargliene uno assai elevato. Togliere la vita a un individuo
é, ovviamente, per Singer, un fatto gravissimo. Ma egli ritiene che quando siamo costretti
a farlo non dobbiamo guardare alla razza, al sesso o alla specie cui questo essere
appartiene ma solo alle caratteristiche dell'individuo che verrebbe ucciso: per esempio al
suo desiderio di continuare a vivere o al genere di vita che é capace di condurre. Quando
nel '92 a Pittsburgh Starzl decise di trapiantare il fegato di un babbuino a un paziente
che stava morendo di una malattia epatica, Singer si oppose. Non solo il paziente morì, ma
si uccise un altro essere senziente, sano, intelligente e reattivo:il babbuino.

Solo pochi mesi prima, ricorda Singer, a Palermo, si impedì che si prelevassero gli organi
da una bambina anencefalica, che comunque sarebbe morta poco dopo. In queste decisioni,
secondo Singer, c'é qualcosa che non va. Anche chi non condivide le sue posizioni, invece
di strapparsi le vesti, farebbe bene almeno a ringraziarlo per l'invito a ragionare senza
pregiudizi su questioni di tale portata. PerchÈ quel che é certo é che la nostra idea della
vita, negli ultimi decenni, Ë radicalmente cambiata e che la vecchia morale, basata più
sull'intuizione che sulla ragione, non Ë una bussola affidabile.

Professor Singer, questa fatica che attinge abbondantemente ai temi della persecuzione
ebraica, è anche una risposta (indiretta) a chi la vuole vicino alle teorie eugenetiche
naziste?
"Non c'é rapporto tra il libro e la mia storia personale. Da tempo dovevo scriverlo, lo
faccio solo ora perché le lettere di mio nonno, scritte in tedesco, comportano competenza
in una lingua che non conosco a fondo. E' assurdo sostenere che le mie idee siano
comparabili a quelle della politica genetica nazista. Che cerca di imporre una concezione
scientifica della purezza razziale alle popolazioni. Io penso che in determinate situazioni
bisogna dare ai genitori la possibilità di scelta per conto dei propri figli.
Le mie idee hanno un punto focale individuale, non sono totalitarie, si oppongono ad ogni
concezione di tipo razzistico".

Per lei vi sono animali non umani la cui vita da qualsiasi punto di vista ha più valore di
quella di alcuni uomini. Dovendo scegliere tra la vita di un uomo e quella di un animale,
non sempre la scelta cade sullíuomo. In certi casi, lei dice, meglio l'animale...
"Mettiamo il caso di un bambino il quale ha ricevuto un tale danno cerebrale da non
riconoscere neppure la propria madre. Dall'altra parte, nel confronto, la vita di uno
scimpanzé sano ha in sé tante più possibilità. In questa condizione, è degna di protez
ione".

Ammette la possibilità di esperimenti su uomini danneggiati fisicamente o mentalmente
piuttosto che su uno scimpanzé?
"Preferisco la sperimentazione condotta su un essere umano privo di coscienza, le cui
analisi cerebrali dicano che non tornerà a provare dolore. Con il consenso dei familiari,
meglio far soffrire lui in stato vegetativo che non lo scimpanzÈ in grado di soffrire
davvero".

Lei, in modo assai efficace, dice no al coniglio irrorato sugli occhi fino all'accecamento
per provare la tossicità dello shampoo...
"Sono contrario al fatto che gli animali vengano utilizzati come strumento di ricerca.
Questa idea é basata su una concezione eticamente errata del modo di pensare l'animale.
Essa ha alla base la convinzione che si possa esercitare violenza sugli animali, strumenti
nelle nostre mani che non contano e non meritano rispetto. E' l'idea per cui prevale
l'interesse umano nei confronti dell'animale rispetto a quello dell'animale a vivere bene e
senza dolore".

Noi ignoriamo l'abuso di creature viventi che sta dietro ai cibi che mangiamo. I nostri
nipoti avranno orrore di noi così come noi abbiamo orrore della atrocità degli spettacoli
dei gladiatori?
"Non so se saranno i nostri nipoti, o bisnipoti o trisnipoti. In futuro riusciremo però a
superare l'idea dello specismo, cioé la distinzione degli esseri viventi in base alla
specie.
In altri termini, l'idea che gli esseri delle altre specie non siano moralmente
significativi. La guarderemo con autentico orrore: perché é un orrore e determina orrori".