L’Angolo Dell’Idiota

Orbene cari lettori e lettrici, attonito dal grado d’intelligenza e correttezza linguistica
con cui sono state stese le variegate parole impresse su queste pagine ed essendo fedele al
vecchio detto se "sono tutti così intelligenti meglio passare un po’ di tempo con i
cretini" metto a disposizione di tutti voi la mia squisita retorica sperando che nel
leggere quanto segue le donne si tocchino ed i koala saltino…


"Invero siffatta creatura scorse le membra di tal nobildonna e con fare mansueto lacerò le
sue vesti e impose il proprio prepuzio far le gambe della dama"L.B.

Detto questo passiamo a cose più inutili come la cultura. Eh si, la cultura propria quella
(scelta idiota per riempire di stronzate queste due pagine ma ormai fatta e
sancita-comunque anche se ne parlo sono sempre dell’idea che INTELLETTUALI+DADAISMO=MERDA)
l’unica arma che può salvare il mondo dalle spire ammaliatrici e propulsive della delega e
dell’apatia randagia che come un morbo si insinua nelle nostre vite danzando sui tappeti
rossi che i nostri neuroni offrono alle onde magnetiche. Madidi del niveo torpore psichico
e fisico dovuto ad un’infanzia bombardata dalla TV e cresciuti con tale utensile nel
perdurar della nostra vita andiamo ad alimentare ed a garantire il flusso del consumo
selvaggio ed opportunista nelle nostre vesti di acquirenti smodati. Ogni cosa che viene
immessa nel mercato odierno, condita come sempre da un discreto corredo pubblicitario che
ne sottolinea la teorica utilità, viene testata sui nostri corpi ormai relegati al ruolo di
cavie per bevande cancerogene e cibi plastificati. Ma tutto sembra normale e si continua a
marciare sotto l’egida dello spreco perché i Plasmon che ci costringevano a mangiare da
piccoli promettevano di tramutarti in un ricettacolo di steroidi e muscoli (il tanto famoso
ragazzo plasmoniano riassunto in quel beone di Vieri che piace tanto alle brave mamme di
tutta italia), perché la Coca Cola fa più america (fegato spaccato e obesità compresi),
perché se ora non hai il cellulare è come se tu non avessi voce anche se tra una decina
d’anni salterà nuovamente fuori la storia delle onde magnetiche e ci ritroveremo tutti in
un istituto di riabilitazione per decelebrati, perché l’acqua Rocchetta rende "belli fuori
e sani dentro" pur essendo trattata con agenti chimici tali da indurre la vescica a
pisciare 3 volte in un’ora..."stimola la diuresi", perché Radio Maria "ti salva la vita" ed
i riceventi che ti imputridiscono i neuroni fanno sì che tu muoia prima così da poter
abbandonare il più presto possibile questa terra di sofferenze e dispiaceri per ascendere
in paradiso e così via...Il tutto naturalmente circoscritto ai valori del mercato,
materiali sempre più scadenti e prezzi sempre più alti giustificati da terminologie astruse
comprensibili solo a chi ha una doppia laurea in economia e commercio. Fatto sta che andan
do avanti così ci vorrà il muto anche per comprare un cono gelato. Che fare dunque davanti
a tale situazione? Come reagire alle incontestabili leggi del mercato? Come far fronte alla
falsità mediatica offerta e sponsorizzata da TV, giornali e radio? Come poter riuscire a
trovare una donna pur non indossando un maglietta di Prada o un paio di occhiali di Gucci?
Come poter riconquistare l’ex donna che ora sta con uno con la maglietta di Prada e gli
occhiali di Gucci? Come riuscir a scampar alle scellerate tenebre della dio Ottergo? Come
annientare i propri dubbi sulla religione pur portando un crocifisso al collo? Come poter
spuntarla in una gare di offese e aforismi rubati?

Scopando...e quando come nello sfortunato caso del sottoscritto la vulva è qualcosa di
oltremodo lontano, facendosi tante belle seghe, ma poi c’è l’inconveniente della pulizia e
quindi la voglia passa e lo sperma si accumula...allora che si fa??? Eh bella domanda,
certo potremo chiuderci in bagno ed intrattenere dialoghi metafisici con il nostro riflesso
allo specchio ma dopo un pochino vengon a noia anche quelli indi l’unica cosa da fare è
leggere!

Porca troia leggere è l’unica cosa che davvero può impedire alle nostre menti di inciampare
nell’ordine mondiale alla "cappa e spada" a cui questa società tumorale giudeo-cristiana
vuole assoggettarci. Il vuoto pneumatico intrinseco dentro di noi non è altro che la somma
di anni innocenti resi colpevoli dall’onta della dissipazione materiale e soprattutto
intellettuale attuata da attraenti proposte di vita migliore e sogni infantili imposti da
modelli televisivi. Riprendiamoci i nostri corpi, rianimiamo gli spenti angoli della nostra
mente dove ancora giace quel barlume di proverbiale individualità incontaminata, diamoci
anima e corpo al deturpamento di qualsiasi valore capillarmente imposto dalle linee
politiche ed economiche del giorno e soprattutto glorifichiamo le nostre misere vite dando
alle fiamme quelle cazzo di gemelle californiane che fan le fiche in quella scuola di
esperimenti andati a male. Lo stupro mentale dell’informazione è in assoluto il potere più
alto e più subdolo del meccanismo economico occidentale e noi ci inchiniamo davanti a
stupidi giornali pseudo-antagonisti e doniamo i nostri cervelli a movimenti di massa
rendendoci imitatori di zapatisti o rivoluzionari dimenticati nell’oblio degli anni.
Guardate oltre, ricercate nuove esperienze, inchinatevi davanti al corpo nudo e statuario
di una donna, leggete cazzo, leggete e mandate in culo tutto (figa esclusa s’intende). Ogni
libro che si accumula sui vostri scaffali è un mancato neurone donato al consumo. Il sapere
apre baratri di libertà e coscienza che ogni sistema politico/economico/sociale preclude.
Il sapere è l’unica cosa (insieme alla figa) in grado di annacquare il torbido vino che
sgorga a fiotti dalle bocche di efferati venditori e ipocriti politici. Il sapere è l’unico
modo per stroncare l’infame dualismo bene/male imposto dalla religione e dalla riprovevole
eticità cristiana. Ma sfortunatamente la cultura è oggigiorno, perlomeno nel nostro caro
coacervo di escrementi a forma di penisola, una delle cose più deprecabili per noi accorti
giovani che preferiamo comprarci Top Girl o Rock Sound invece di bel libro. Eh si, leggere
ruba tempo ai culi delle tante puttane che ballano in televisione e la cultura è meglio
farsela con Gerry Scotti no? Compra, guarda e sarai di nuovo contento!!!! In ogni caso
all’italiano medio sta bene Limiti e moglie quindi è normale che l’effetto ignoranza
s’insinui placidamente in ogni casa di qualsivoglia furibondo uomo medio represso sia
sessualmente che socialmente. KUN FU!

Coagulati di illogiche passioni primitive, nebulosi latori del potere entropico, seducenti
puttane amalgamate a distorti umanoidi guerci e gobbi, coprofili, vagabondi fumatori del
nettare delle stelle, pariah lebbrosi senza vesti, apolidi, ciccioni produttori di gas
malsani, alcolizzati nordici bevitori di sidro, miopi scrutatori di spogliatoi femminili,
tetri dipendenti di sulfamidici, registi nipponici e folli schiere di reietti di ogni
genere...il vostro destino sarà presto compiuto e voi tutti sarete liberi dalle stanche
catene della rettitudine e dell’emarginazione. Noi siamo gli esseri supremi condannati alla
miseria da una folla di bagordi con gli occhi azzurri e addobbati con ciabatte a infradito
hawaiane, siamo gli ultimi seguaci di un’utopia irrealizzabile e bizzarra, provati dalla
fredda incudine della cupidigia, noi che risorgeremo come tanti vermi affamati e piegheremo
al nostro volere le corti politiche e religiose di questo mondo, spazzeremo via ogni tipo
di lobby economica ebraica e non, impaleremo dopo svariate e fantasiose torture la De
Filippi, bruceremo i nostri legacci e ci innalzeremo a Dei, marciando sulle ossa dei nostri
oppressori ed instaureremo la più repressiva delle oligarchie (io amo i Raniss ma loro no
amano me).

La cultura è l’unica risposta a tutti gli interrogativi del giovane adolescente frustrato e
segaiolo, la cultura migliora voi ed il vostro lessico sia in modo concettuale che
semantico, la cultura vi da quel 2% in più di possibilità per trovare una donna e riversare
su di essa ogni vostra perversa fantasia , la cultura vi poterà a scontrarvi con villici
assertori della Gazzetta Dello Sport, la cultura vi donerà qualche anno di vita in più, la
cultura vi farà prendere a martellate la televisione, la cultura vi farà disprezzare più o
meno tutti(soprattutto i preti), la cultura farà di voi sleali oppositori all’ordine delle
cose, subdoli sabotatori della quiete, indemoniati cantori di leggende lontane e sabba
dimenticati, aedi di blasfemi amori e apocalittici scontri, la cultura insomma farà d voi
il perfetto sostenitore di fedi impure e nichiliste perché sapere è distruggere dio,
qualunque questo sia.

Non negatevi alcun libro, non negatevi alcuna possibilità di dimostrare ciò che sapete
davanti ad altri (possibilmente donne), non negatevi mai qualsiasi tipo di esperienza che
possa arricchire il vostro bagaglio culturale, perché solo con conoscendo si può scrivere
madrigali sulle spranghe ed il libertino uso che se ne può fare.

Bene io qui ho quasi finito e vedo con piacere che il risultato di gran lunga superiore
all’aspettativa ed anche se a molti il concetto di base non sarà chiaro, spero che voi
tutti deflagranti superstiti di rivolte incompiute deviate il corso delle vostre puerili
vite verso un fine più alto, ovvero l’oltranzismo puro e duro dell’abolizione dei dogmi
ecclesiastici sull’esser "puro", ovvero l’accettazione idiota e incondizionata di sermoni
moralisti permeati di quel totale vuoto reiterato ed incuneati nelle teste del volgo sotto
forma di lerce ostie purificatrici. RIPRENDIAMOCI LE LAVATRICI! CHE LE SUORE USINO LE DITA!
Ed inutile che queste femministe del menga si facciano le peggio isterie sulla fallocrazia
di cui sono schiave, il papa ci prende tutti per il culo da anni e nessuno se n’è mai
accorto…credete davvero che tremi perché malato? Altro che malattie e morbi vari sono anni
che egli ha una figa vibrante incastrata al penzolo che gli produce un’eiaculazione
continua ed un godimento eterno…e non paga nemmeno le tasse!



 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL GIOCONDO CICLO DELLA CARTA



Quella partita di briscola sembrava eterna. Non un alito sugli spogli rami del tiglio che
come un gigante vegliava su di noi. L’asso ancora non era uscito. Il mio turno era l’ultimo
ed in tavola c’era già un tre ed un re...ma nessuno di questi avrebbe avuto la benché
minima valenza quando l’asso sarebbe stato scoperto. Non un sibilo. All’improvviso poggiai
i miei occhi sulla faccia del mio avversario: settant’anni, capelli bianchi, zigomi
pronunciati ed una lunga cicatrice che attraversava il suo cranio come la scia di una barca
solca le onde del mare. Sicuramente un esperto. Iniziai a sudare, non potevo reggere lo
sforzo, all’improvviso mi immaginai le conseguenze di quella partita fratricida, sapevo che
se avessi perso la mia vita sarebbe irrimediabilmente cambiata. Il mio avversario era
sicuramente un fuggiasco di guerra, forse un partigiano che aveva combattuto i nazisti,
uccidendoli con corde da piano e zappe artigianali. La cicatrice probabilmente era stata
causata da un morso di un cavallo che aveva cercato di domare in giovinezza. Forse durante
la sua adolescenza si divertiva a buttarsi da qualche scoglio nelle fredde acque di un lago
limaccioso, magari gremito di trote e lucci. Io invece odio i laghi, odio i fiumi, odio il
mare, odio il pesce, ne odio il sapore, l’odore, le squame e soprattutto la forma fallica.
Presumibilmente costui aveva un cazzo enorme, molto più grande del mio, aveva avuto
sicuramente molte donne alcune di certo francesi. Un gran bevitore, fanatico di vino rosso
e avverso a quello bianco. Votava per Di Pietro non c’erano dubbi. La camicia sbottonata ed
unta permetteva di intravedere trai peli un enorme tatuaggio ed altre cicatrice di forma
pentagonale. Il tatuaggio raffigurava uno squalo che azzannava un bue che a sua volta
mangiava un’isola che fisicamente ricordava Cuba, ero certo che quel tatuaggio se lo fosse
fatto in carcere, magari durante la militanza in qualche fronte paramilitare del Nicaragua.
Le cicatrici mi ricordavano un film muto sulle torture in Indonesia: un ferro da stiro
incandescente veniva appoggiato sul torace cosparso di olio afrodisiaco cinese. A giudicare
dal numero degli incancellabili ricordi dolorosi che ostentava capì che non aveva aperto
bocca. Nemmeno quando gli Indonesiani gli cavarono i denti e lo costrinsero ad ingoiarli.
Ora infatti al posto di questi aveva 33 placche d’oro, ormai corrose dal fumo del sigaro
che perennemente fumava. Era un patriota, lo si capiva dal sorriso e da una somiglianza
quasi incredibile con Giolitti, probabilmente erano parenti. Le rughe del suo viso
sembravano contenere ogni angolo del mondo. Quando si dilatavano sembravano veri e propri
sfregi da arma bianca, forse lo erano. Sapevo che non mi avrebbe lasciato vincere
facilmente. La veemenza del suo sguardo torvo e bieco insisteva sui miei occhi ormai
scavati dai capillari prossimi all’implosione. Rideva, sapeva che se la carta che la cieca
sorte mi aveva condannato a girare fosse stata un asso probabilmente non avrei visto l’alba
del giorno seguente. Non poteva perdere, aveva combattuto per tutta la vita. I pantaloni
mimetici che portava nascondevano quasi di sicuro due pistole custodite nelle apposite
fondine nere legate alle cosce. Gli stivali, invece dovevano servire a contenere coltelli o
altre armi di piccole dimensioni. Le mani erano paffute, dita bervi e pelose. Le falangi
nere dimostravano che si era bruciato utilizzando un lanciafiamme. Non aveva impronte
digitali. Se mi avesse ucciso, nessuno lo avrebbe mai saputo. Non potevo permetterlo. La
carta rimase ferma sul tavolo. lo Smilzo, il mio compagno di squadra disse di sbrigarmi,
sicuramente anche lui sapeva della mia morte imminente ed era felice così da poter
finalmente possedere le mie terre, il mio fucile e le mie otto figlie. Allora decisi che
qualcuno sarebbe morto, ma non io, lui. Avrei ucciso quel feroce massacratore di bambini,
stupratore di donne, amante di brividi e patito di cavalli. Volente o nolente lo avrei
ucciso. Mi alzai, presi un sasso talmente grande che riuscivo appena ad impugnarlo. Alzai
il masso, quasi fosse una protesi naturale del mio braccio esile. Ma lui aveva già capito
tutto, ed iniziò a ridere, scherzava e mi derideva, diceva che volevo giocare alla caccia
ai piccioni che come sciacalli volavano in circolo sulla sua ombra. Ma lui era già morto.
distratto dal sasso infatti non sapeva che nell’altra mano impugnavo un fucile
mitragliatore calibro 7,62 di fabbricazione polacca. Premetti il grilletto con forza, i
proiettili maciullarono il torace cicatrizzato del vecchio combattente. Gli scaricai
addosso un intero caricatore, 33 colpi. Il suo busto era ridotto ad una poltiglia di
sangue, ossa ed interiora che spingevano per uscire dai buchi otturati dal piombo
incandescente. Il sasso, che nel frattempo era rimasto nel palmo della mia mano destra sf
ondo la crapa dello Smilzo. Ne uscì una sostanza grigia e spugnosa. Egli non morì subito,
cadde, convulsamente tentò di allungare la mano verso il gufo che era sceso dal suo nido
centenario, ma una seconda sassata gli aprì in due la mascella: i suoi denti mi si
conficcarono nello stinco destro ed il suo sangue, credo B negativo, sporcò il manto grigio
del gufo che ormai beccava i suoi occhi. Il compagno di squadra del vecchio combattente
aveva osservato la scena con stupore ed estrema attenzione, quando lo fissai fumava in
tutta tranquillità una sigaretta senza filtro. Dall’odore sicuramente una Gitanes. Lo
decapitai con una falce casualmente appoggiata al tavolo, il corpo rimase immobile,
incastrato nella sedia a rotelle nella quale sedeva, il collo grondava di sangue e la testa
rotolava giù per la strada. Allora girai la carta che per tutto il tempo era rimasta
occultata dalla paura. La girai lentamente, ero certo di non aver più nulla da temere,
tutti i miei avversari erano morti, se avessi voluto avrei danzato sulle loro carcasse e
giocato a calcio con le loro tasche. Girai la carta lentamente, volevo gustarmi il mio
totale trionfo. Ma quando la capovolsi vidi che non era l’asso come pensavo, ma un due.
Tutto ciò che avevo fatto non aveva più alcun senso. Rimasi immobile mentre i gatti
mangiavano le interiora dei miei avversari ed il gufo straziava le carni dello Smilzo con
il becco. Mi resi conto che anche avendo eliminato chi mi si opponeva non avevo vinto, le
mie azioni erano state tanto vane quanto è inutile possedere una leone in Alaska. Allora
impugnai la baionetta con cui mio nonno aveva aperto lo stomaco ai libici. Lama a croce
arrugginita e corrosa, manico in madreperla con le iniziali del nome del mio avo ed un
fascio incisi sul fondo. L’arma pendeva su di me come una betulla si erge su un prato
fiorito. Il movimento fu rapido, la lama recise la pelle ed il tessuto muscolare del mio
addome, si conficcò nel fegato e mi causò un lieve svenimento. Supino sulla breccia,
riacquistai i sensi, ma non riuscivo a muovere un muscolo, ma i miei occhi erano aperti e
vedevano un enorme mausoleo marmoreo senza fine. Il mio torace spurgava sangue a fiotti
mischiato ad un liquido acquoso giallognolo, la lama aveva fatto il suo lavoro. Quando il
freddo si fece insopportabile e gli occhi mi si chiusero sentì come una mano, calda e
delicata, che mi accarezzava il cuore. Mi alzai e vidi le unghie distrutte del combattente
che gettò su di me rossi petali di rose che come serpenti si insinuarono sotto le mie
vesti. Vidi mondi lontani ed incomprensibili. Strani esseri bofonchiavano i motivi del loro
tormento. Angeliche donne mostravano i sodi glutei a bizzarri esseri alati dalle candide
vesti ed i capelli biondi. Vidi uomini nudi correre e giocare sulle rive di un mare dorato,
bambini mangiare il nettare dei fiori di un mandorlo, vecchi uomini dalle mille rughe che
agitavano bandiere verdi e giovani ragazze dai generosi seni che si masturbavano con ceri
funerari ansimando e gemendo inni ed arie anglicane. Poi le campane mi risvegliarono da
quel sonno incantato. La tensione si fece alta e girai la mia carta. Ma la carta esplose
tra le mie dita ed io ebbi la vita salva.