intervista realizzata da Ruba Pani dopo un travagliato periodo trascorso fra le mura della clinica Betty Ford e la casa circondariale di Grosseto, per sapere come é andata la vacanza scrivi a rubapani@yahoo.com
Come nascono i Kafka?
I Kafka nascono nel novembre del 1994. Inizialmente ci chiamavamo Kafka Band - orribile, lo so - e facevamo punk-hardcore con voce in italiano alla CCCP. Nell'estate del '95 abbiamo autoprodotto un demo (Tensione del niente), per passare poi a un 7" (Black out, 1997) ed al mcd (Thruths, 1999). L'ultimo lavoro uscito è lo split-cd Prometheus (2000). In questi sette anni abbiamo partecipato a varie compilation e siamo riusciti - in particolare grazie alla perseveranza di Luca (bassista) - a suonare in giro per l'Europa (meno in Italia), specialmente in Inghilterra. é onesto dire che quando abbiamo iniziato avevamo le idee un po' confuse sul punk e sull' hardcore, e non sapevamo quasi niente dei valori politici e dei modi di vita connessi a questi generi musicali. Non credo di esagerare dicendo che essere entrati in questo "mondo" abbia inciso profondamente -e positivamente- sulle nostre scelte di vita. Oggi, se siamo come siamo - nel bene e nel male -, è anche grazie a questi sette anni passati nella cosidetta scena hc.
Siete considerati come uno dei migliori gruppi HC d'italia, avete realizzato una decina di lavori tra cd, 7" e cassette, come definereste la vostra musica e che evoluzioni ha avuto questa nel tempo?
Suonando insieme da sette anni è stato inevitabile evolverci, facendo nostre le tendenze musicali della scena che di volta in volta gradivamo maggiormente. L'avventura dei Kafka è iniziata quando si stava imponendo la nuova scuola ed è stato quindi "fatale" per noi farci i conti. Degli esordi, alla fine, c'è rimasto sostanzialmente solo il cantato in italiano (molto più screaming). Oggi, nella scena, si assiste da un lato ad un ritorno della vecchia scuola e dall'altro all'affermarsi di nuove contaminazioni, ammiccanti ora ritmiche rock n' roll ora melodie disarmoniche schiettamente noise. I Kafka, pur volendo mantenere alcuni tratti specifici - primo fra tutti un tetragono impatto sonoro -, si stanno guardando intorno, come sempre, attingendo un po' di qua e un po' di là. Si potrebbe dire che, attraversata la new school, siamo giunti a possedere una certa maturità musicale che si traduce in scelte più precise, anche senza aver bisogno di un unico punto di riferimento. Il risultato della nostra ultima registrazione (luglio 2001) attesta principalmente il raggiungimento, per certi versi inevitabile - anche per motivi anagrafici -, di questa consapevolezza espressiva.
Che ne pensate dell'attuale scena HC/punk italiana?
Se c'è un difetto nella scena punk-hardcore è quello di idealizzare il passato (i "mitici" anni ottanta ecc.). Oggi la scena è molto varia e se a volte ha preso strade raccapriccianti (stiloseria, faide allucinanti, music business ecc.), nella maggior parte dei casi è riuscita a mantenere una certa intregrità, respingendo l'assalto irregimentante di quella che io chiamo "musica di plastica". La spinta punk-hardcore, la sua forza motrice, viene ancora dal basso, dalle autoproduzioni, dalla voglia di fare che hanno centinaia di ragazzi, che non vogliono subire passivamente la fabbrica del "divertimentificio" omologato. Insomma se il meglio è passato, è passato anche il peggio e la scena è ancora in piedi. e quello che non uccide, si dice, rafforzi.
Che ne pensate a proposito di Vegan, SXe, Squat moviment, Riot girls e di tutte le ramificazioni a cui è stato soggetto il "punk" nel corso degli anni?
Considero l'hardcore, compreso quello sxe, nella sua genesi, in sostanziale continuità con quella che mi è già capitato di definire come linea "antagonista-attiva" del punk, rappresentata storicamente da gruppi quali CRASS e Conflict. Anche la tematica ambientalista, e per estensione vegetariana e vegana, ad esempio, era già assai ben radicata nello stesso punk, basti pensare al pezzo Whichever way you want it dei Conflict, che noi Kafka abbiamo riproposto, stravolgendolo, in Prometheus. Purtroppo le ultime leve vegan-sxe non conoscono quasi nulla del profondo legame che unisce il punk con l'hardcore - identificano infatti il punk solo con la linea "nichilista-passiva" alla Sex Pistols ecc. - e questa perdita di radici, se vogliamo d'identità ideologica, ha contribuito non poco a far s che l'hardcore ultimamente si sia fatto portatore di argomenti del tutto avulsi dalla sua origine, per l'appunto schiettamente punk, quali ad esempio quelli religioso-cristiani. Detto ciò, io sono un ecumenico e quindi mi auguro che le "ramificazioni" - come le chiami tu - del punk non siano per forza sinonimo, ma spesso purtroppo è cos, di divisione ed isolamento. é necessario ricercare quegli elementi che accomunano e non viceversa accanirsi creando caste elette che guardano dall'alto in basso chi ha idee diverse, magari solo per inezie e non nella sostanza, dalle proprie. Questo, va da sé, non vuol dire snaturare la propria identità, che comunque, al di là delle apparenze, è comune.
Che parere avete sulla politica, la vittoria del, pelato e i casini successi per il G8 a Genova?
La politica del "Palazzo" è al 99% un omogeneo pastone nel quale sono annullate le differenze, dominata dal motto "non c'è alternativa" (alla globalizzazione economica neo-capitalistica, alla precarizzazione lavorativa, all'iper-sfruttamento ambientale ecc.). Sulla vittoria di Berlusconi penso che ogni popolo, quando se li sceglie, si meriti i governanti che ha. A Genova, nei giorni del G8, si è presentata un'altra politica, antagonista anche se non ancora pienamente consapevole di sé -senza una chiara ideologia -, che ha messo in discussione, col suo semplice manifestarsi, il pensiero unico dell'ideologia, quella s chiarissima, del denaro. Questo avvenimento ha fatto paura e la paura ha fatto scattare la tagliola, brutalmente repressiva, dei pretoriani del terrore in divisa. La dinamica "G-ottesca" è tutta qui, semplice ed agghiacciante nello stesso tempo.
Parlateci del vostro nuovo mcd-split con i Compact justice dal titolo "Promethues".
I pezzi di Prometheus sono stati registrati un anno e mezzo fa e lo split è uscito più o meno lo scorso anno, come co-produzione tra la No! Records, che saremmo noi, e l'Invictus, un'etichetta tedesca. I tre pezzi kafkiani sono: Paghi morte, che tratta dello sfruttamento animale; la cover dei Conflict di cui ho accennato prima; Prometheus, che sfrutta la forte valenza simbolica di quest'eroe mitologico, simbolo, appunto, della lotta senza compromessi contro il potere costituito. Sono tre pezzi che segnano una piccola svolta nelle liriche dei Kafka. Non più testi solo esistenziali ed introspettivi, ma più "aperti", d'impegno e denuncia. é un passaggio importante, avvenuto senza sforzo e da ricondursi alla nostra già accennata maturazione, in questo caso più che musicale umana, personale. Recuperare l'attitudine positiva dell'hardcore, produrre, o almeno provarci, canzoni come atti di volontà energici è stata una scommessa che andava giocata e credo, anche alla luce dei nostri pezzi più recenti, sia stata vinta. A luglio 2001, prima del G8, abbiamo registrato quattro pezzi per un altro split, che dovrebbe uscire prima di Natale, questa volta con una band finlandese, gli Enstand. Siamo veramente soddisfatti del risultato di quei caldi giorni d'estate, è senza dubbio il miglior lavoro dei Kafka fatto finora.
Dopo l'attacco in America cosa ne pensate della politica mondiale, della commozione suscitata dalle vittime dell'attentato, del patriottismo americano e delle conseguenze che tutto ciò avrà sul mondo ed in particolar modo sul medioriente?
Il terrorismo di matrice islamica non nasce l'11 settembre '01. Ha una storia quasi trentennale legata a filo doppio alla questione palestinese e all'imperialismo occidentale, specificatamente connesso allo sfruttamento petrolifero, con tutte le conseguenze stranote, ma non per questo meno gravi, di povertà, sottosviluppo ecc. della maggior parte dei paesi cisterna di quello che è veramente il carburante vitale di un pezzo di mondo piccolo piccolo, il nostro. Sappiamo come l'estrema indigenza a cui sono costrette masse diseredate del proprio futuro generi per forza di cose ignoranza - intesa come nessuna coscienza di sé come individuo storico - e come questa vada a braccetto con la religione - autentica negazione della storia reale e materiale dell'uomo in nome di un altrove metafisico -, strumento ideale per ottundere e manipolare come marionette gli esseri umani - oggi islamici ieri(?) cristiani -. Il problema è che a manovrare i fili della disperazione, come già lascia intuire il verbo usato, non sono rivoluzionari ma rivoltosi invasati, che aspirerebbero a sostituire il capitalismo occidentale con un altro capitalismo di tipo teocratico. Quello che mi preoccupa davvero è che l'occidente ha accumulato cos tanti scheletri nell' armadio che persino un pazzo esaltato (capitalista ed integralista religioso, peggio di cos.) nei suoi folli proclami può permettersi di "farci" la morale: l'embargo all'Irak, la violenza israeliana, il colonialismo americano in Arabia Saudita. Non sono ottimista per il futuro, perché il terrorismo islamico è, in ultima analisi, figlio legittimo del terrorismo capitalista - i "cattivi maestri" di Bin Laden non pregano verso la Mecca, ma verso Wall Street, anche oggi che fingono di stracciarsi le vesti - e non si esaurirà certo con le bombe psuedo-intelligenti, ma semmai con un cambiamento radicale della politica economica mondiale. Ma questa strada oggi è deserta, si è scelta la strada delle tenebre della ragione e si fa a gara a percorrerla più velocemente possibile. "In quest'epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell'orrore", F. Battiato.
Beh, ciao ciao!!!!
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Luca Villa
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