Enza, 1999:
Costruiamo l'isola che non c'è.
Abbiamo cercato non la casa in campagna, magari sufficientemente grande da consentire la
presenza di più persone, ma il borgo. La differenza non è solo quantitativa, ma anche
qualitativa.
Borgo implica pluralità di nuclei abitativi separati ma interconnessi. Implica attività
di vario tipo -ludico - lavorative - culturali - sociali - solidaristiche. È un'entità
autonoma / a se stante. Autosufficiente, nel senso che limita al massimo i rapporti
esclusivamente mercantili.
È un luogo che pensiamo di strutturare in modo tale da consentire a ciascuno degli
abitanti / frequentatori di riappropriarsi della propria identità, costruirla ed
esprimerla in modo via via più complesso e profondo.
È un luogo dove vivono giovani, adulti, anziani. Dove non esistono verità assolute
(bisogna battezzare o non battezzare i neonati; avere tutto in comune o niente in
comune...), ma dove le scelte individuali sono tutte legittime finché non diventano
reciprocamente incompatibili. A che cosa ci serve un luogo del genere?
Partendo dalle esigenze elementari:
A vincere le difficoltà - in gran parte di tipo economico - della vita
"normale", per cui spendiamo la maggior parte del tempo a lavorare per mettere
assieme il pranzo con la cena, rinunciando, spesso, a tutti i lussi che sono
appannaggio di caste privilegiate.
A superare l'isolamento in cui ognuno di noi in genere si trova - e che lo costringe a
relegare i rapporti di amicizia nei momenti di vuoto lavorativo, se e quando gli restano
le energie fisiche o mentali sufficienti a coltivarli.
A creare sinergie di cui è difficile prevedere a priori o in modo articolato sviluppo e
risultati.
Ad affrontare il vivere senza dover fare obbligatoriamente i conti con tutto quello di
negativo che l'alienazione dei rapporti sociali, la standardizzazione dei comportamenti,
le regole non scelte del "vivere civile" comportano.
Esistono paletti che rendono inutile proseguire nella lettura?
A mio modo di vedere l'unico, grande paletto è costituito dalla necessità,
imprescindibile, di investire denaro da cui non si ricaverà nessun utile monetizzabile,
ma solo benefici di tipo materiale e spirituale che, in ogni caso, non sono cedibili o
trasmissibili per "eredità". Perché, in effetti, la forma organizzativa di cui
ci adotteremo (cooperativa, fondazione, associazione non a fini di lucro) sarà la
proprietaria dell'intero complesso di beni, mobili ed immobili, e regolerà in base a
quando decideremo, la soluzione del rapporto con i singoli - prevedendo, ad esempio, la
restituzione del capitale investito con gli interessi legali.
Residenti o non residenti?
Se Cà di Favale deve vivere di vita propria, è indispensabile che esista un nucleo
cospicuo di soci residenti ( il che non è in contrasto con il fatto che ognuno risieda in
più luoghi) i quali daranno, inevitabilmente, l'impronta al luogo, senza che ciò
significhi nulla di più o di diverso da quello che è (ad esempio, acquisizione di
"diritti" o "privilegi" di fatto).
Chi fa parte a pieno titolo (decisionale) dell'organismo gestionale? Tutti coloro che
hanno partecipato alla stesura del progetto (contributo di idee) e alla sua realizzazione
pratica (contributo monetario) versando almeno Lire 3 milioni pro capite.
Quanti sottoscrivono quote inferiori sono considerati dall'organismo gestionale
sostenitori e, se ci tengono, avranno la possibilità di dare il proprio nome ad un albero
da frutto, o ad un cespuglio di rose, ma avranno gli stessi diritti di chiunque frequenti
il centro per proprio piacere e con intenti costruttivi ecollaborativi.
Assegnazione degli spazi abitativi.
Stabilito che l'organismo gestionale decide all'unanimità, gli spazi si assegnano
individualmente, stabilendo un minimo vitale (esempio:25 mq) nelle strutture che
dispongono di luoghi comuni (cucina, cantina, lavanderia e eccetera); prevedendo la
possibilità di " appartamenti " per nuclei familiari formati da adulti e
bambini. In caso di coppie di adulti è preferibile prendere in considerazione i singoli
individui e non formalizzare situazioni che rientrano esclusivamente nella sfera
personale.
Le modificazioni dei nuclei (ad esempio, perché i figli crescono e se ne vanno)
comportano un ridimensionamento degli spazi assegnati, o una loro ridistribuzione (i figli
crescono e restano) previa accettazione del neo - adulto degli scopi e finalità del
centro - e sua partecipazione economica (versamento della quota minima).