Il mondo rovesciato
Ovvero come i reali devastatori e saccheggiatori del nostro quotidiano giudicano e condannano coloro che si ribellano alla miseria dell'esistente
Il 2 marzo sono iniziati i processi per gli indagati per i fatti del G8: 26 persone sono imputate di svariati reati tra i
quali spiccano per gravita' saccheggio e devastazione, resistenza aggravata, porto di materiale esplodente: le pene sono pesanti, nell'ordine di anni e anni di carcere.
Da mesi e' stata intrapresa da parte dello stato la caccia alle streghe con lo scopo di spazzare via ogni voce di dissenso rispetto all'ordine sociale vigente, da mesi i giornali e le tv creano ad arte scenari di complotti e terrore criminalizzando le idee e le azioni di chi non si sottomette alla logica della passivita'.
Per questi 26 il giudizio e' gia' stato formulato: la scelta da parte della magistratura di accusarli del reato di saccheggio e devastazione non deriva dalla particolare consistenza e gravita' dei fatti che essi avrebbero realmente commesso, ma dall'aver essi turbato coi loro atti l'ordine pubblico, dall'aver minato le sicurezze della societa' civile e scosso la quiete della pace democratica.
I rappresentanti di questo stesso ordine, con eccezionale sforzo giuridico, giungono a configurare nuove frontiere del diritto penale, imputando alcuni di loro non per aver commesso dei reati (cosa che la loro pur malleabile dottrina prevede venga sostenuta da prove in tribunale), ma di aver partecipato psichicamente a reati commessi da altri; in sostanza li accusa di essere stati presenti sul teatro degli scontri, in gruppo con elementi piu` violenti e di averne rafforzato la determinazione con condotte di incitamento di per se non integranti fattispecie delittuose (da considerare che questa forma di concorso e' equiparata al reato e punita con una pena da 8 a 15 anni di carcere).
Da quei fatti a oggi sbirri, magistrati, illusionisti di sinistra, chi piu` si e' ammantato di "verita' e giustizia", con spudorata infamia hanno mentito, hanno insabbiato, hanno cercato di nascondere la realta` che si mostrava ad ogni crepa delle loro versioni dei fatti, cioe` che le regole e i principi della societa` civile sono un potere nelle mani e ad esclusivo uso di chi le gestisce.
Esplode il paradosso: dalla parte di chi esige il giudizio dei 26 indagati vorrebbero costituirsi parte civile la Presidenza del Consiglio, il Ministero dell'Interno, della Difesa, della Giustizia (che in piazza legittimarono e nelle caserme coprirono plotoni di PS e CC esaltati dal sangue a massacrare chiunque gli passasse sotto) e addirittura Mario Placanica, eroico assassino della repubblica. Oltre a questi anche il Comune di Genova con un atto definito dal sindaco Pericu "amministrativo e non politico" e dovuto, si vorrebbe costituire parte civile nel processo: viene chiesto il risarcimento dei danni morali e di immagine subiti dalla citta`. Di danni materiali non si e` potuto parlare, anche perche` questi sono gia` stati risarciti ampiamente dalle assicurazioni e da un fondo speciale istituito dal governo. Ugualmente pero`, per quanto riguarda i danni morali, sempre di denaro si tratta, anche in grande quantita`, che lo stato esige dai 26 "responsabili" di due giorni di rivolta.
Veramente gretta l'operazione di questa giunta di centro sinistra, ridicola la polemica di GSF e tute bianche che da una parte democraticamente s'indignano (dopo che l'alleata rappresentanza di Rifondazione Comunista in consiglio comunale ha comunque votato favorevolmente la mozione) e dall'altra proprio grazie alle connivenze con la politica di questi burocrati devono le proprie fortune e poltrone.
Nel luglio 2001 la sommossa spontanea per le strade, la determinazione di chi non ha voluto delegare la propria urgenza ad agire realmente contro l'oppressione quotidiana, ha ridicolizzato le manovre politiche di tutti coloro che hanno provato a strumentalizzarla.
Costoro probabilmente non si aspettavano che le dichiarazioni di guerra al capitale declamate davanti ai riflettori dei mass-media, spettacolari e funzionali alla protesta che opportunamente si autolimita quando rischia di diventare troppo incisiva, fossero l'autentica e attiva intenzione di cosi` tante persone in quei giorni. Costoro che ben consapevoli si sono riempiti la bocca di programmi politici stantii, cercando di spacciarsi come l'alternativa di un nuovo mondo possibile, non possono accettare che qualcuno agisca al di fuori della loro mediazione attaccando direttamente le strutture e i rapporti di sfruttamento.
La pratica della calunnia e della delazione, tanto cara al vecchio PCI, viene rispolverata dai nuovi politicanti alla ribalta (vecchio stile) che vedendosi franare sotto i piedi il terreno cosi` accuratamente preparato in mesi di trattative con il Ministero degli Interni e la questura, non hanno perso tempo nel denunciare "i violenti, gli infiltrati, gli specialisti della distruzione".
Contro la degenerazione del movimento essi anelano l'intervento delle autorita`, l'identificazione dei responsabili e ne auspicano la repressione con un belato corale.
E` molto istruttiva al proposito l'infame deposizione resa al pubblico ministero di Giulietto Chiesa, giornalista vicino all'area del GSF, nella quale da una particolareggiata propria versione dei fatti del 20-21 luglio in qualita` di testimone oculare descrivendo situazioni e persone, che ha costituito una base importante per fondare le accuse del Pubblico Ministero.
Il 2 marzo e` iniziata la prima udienza del processo, e a seguire ogni martedi`, probabilmente per lungo tempo, si svolgeranno le udienze. Noi in quei giorni ci saremo, saremo vicini ai nostri amici e compagni pronti a rivendicare il percorso di lotta che ci ha sempre visti contro lo stato, le sue leggi, i suoi giudici, i suoi sbirri.
Convinti piu` che mai che questa lotta non interessi solo dei gruppi di refrattari insubordinati ma tutti gli sfruttati, ricordiamo che tutti in quei giorni saremo giudicati. E' importante che quest'ulteriore stretta della morsa repressiva non passi nell'indifferenza e nel silenzio. La solidarieta` espressa in tutte le sue forme puo` realmente inceppare la macchina repressiva.
La rassegnazione e` la morte, la rivolta e` la vita