R/Esistere 2008
Care compagne e compagni,
come forse sapete gia`, se le notizie circolano, abbiamo deciso di raccogliere dai compagni piemontesi
che hanno organizzato le precedenti edizioni, la fiaccola di
R/esistere.
L'appuntamento, dal 18 al 24 luglio, ci portera` da Ripe Rosse a Ca' di Favale,
attraverso l'alta via dei monti liguri.
Diversi sono gli stimoli che ci hanno spinto a organizzare questo incontro.
Da un lato il desiderio di non lasciar cadere un'iniziativa che ha consentito in
passato di incontrarsi, chiacchierare, riabbracciarsi dopo mesi di lontananza.
Ma non e' solo questione di nostalgia.
Gli anni si susseguono veloci, i cambiamenti – nessuno in positivo – ci colgono da
troppo tempo impreparati, frantumati, un po' delusi e disillusi. Ci pare di vedere
attorno aria di sbaraccamento: problemi personali e quotidiani incalzano, e in attesa
della catastrofe catartica che – forse – consentira` di liberare passioni, sentimenti,
ribellioni e aspirazioni, pare che vada per la maggiore il riallineamento al centro:
ognuno per se, Dio – o lo Stato – e i suoi servizi per tutti.
Ce la siamo menata chiacchierando in modo semi – serio di citta` e campagna;
sappiamo delle polemiche in aria libertaria sul cittadinismo, sull'”entrismo” ma ci
sembra anche che la polemica, i distinguo, le critiche non siano salutari in assenza di
pratiche individuali e di gruppo capaci di dar corpo almeno ad alcune delle parole
che agitiamo.
Come capirete dagli altri scritti che compongono questa maxi-lettera gli
organizzatori di R/esistere 2008 non sono un tutt'uno omogeneo: ognuno di noi sta
contribuendo a costruire l'iniziativa e cerchera` di trarre dal confronto con chi
sentira` piu` vicino dei partecipanti, gli stimoli necessari a proseguire in modo
positivo sulla strada intrapresa; ad allacciare relazioni che consentano una
operativita` ragionata e non simbolica.
Crediamo sia importante una presenza numerosa, gioiosa e propositiva:
numerosa, perche` la situazione non ci consente ulteriori frantumazioni, irrigidimenti
e difesa di posizioni: non e` un invito al “vogliamoci bene”, ma ad “abbassare la
guardia”, per una volta, parlandosi fuori dai denti, senza autocensura e con
sincerita`.
gioiosa, perche` spesso gli incontri risultano menosi, tristi e spersonalizzati – gia` il
mondo che ci circonda e` grigio, mediamente; la volonta` di cambiarlo non puo`
indossare le sue stesse caratteristiche;
propositiva: nessuno ha una ricetta multiuso; cogliamo l'occasione per esporre dubbi,
problemi, per ascoltare, suggerire interventi, obiettivi, modalita`.
L'organizzazione e' laboriosa: chi vuole venire, a Ca` di Favale o a Ripe, con
qualche giorno di anticipo per collaborare al tutto e` benvenuto. Dovremmo anche
avere un'idea entro il 10 luglio del numero approssimativo dei partecipanti.
Importante e` anche l'aspetto economico: chiediamo a tutti di contribuire con
prodotti e/o quattrini per evitare il dissanguamento delle due realta` ospitanti. A
Ca` di Favale oltre all'email ca_favale@inventati.org c'e' il telefono fisso (0185
339305): chiamando nelle ore serali potrete avere tutte le precisazioni che vi
occorrono. L'iniziativa si conclude il 24, ma chi volesse fermarsi piu` a lungo sappia
che e` possibile, oltre che gradito.
Durante la camminata, avremo il furgone come supporto, per il trasporto, di tappa
in tappa, dei viveri, degli zaini o bagagli piu` pesanti, oltre che dei compagni che
volessero saltare una tappa di cammino e incontrarsi con tutti la sera, nel luogo
dell'accampamento. Alcuni si incaricheranno dell'accoglienza, il piu` confortevole
possibile, dei camminatori, dell'allestimento del campo e della cena nei tre giorni
(20 – 21- 22) e del rifornimento di cibarie per il pranzo al sacco del 21, 22 e
23.
Almeno il primo giorno ci auguriamo che, partendo da Ripe tutti siano in grado di
essere autonomi per la sosta mangereccia di mezzogiorno! Avremo comunque modo
di entrare nel merito dell'organizzazione il 18 o il 19 a Ripe.
Chi non potesse partecipare dall'inizio – e volesse inserirsi durante il percorso
potra' farlo trovandosi:
a Ventarola il 20 pomeriggio.
(Chiavari – Carasco – Borzonasca - passo della forcella – Ventarola – Rezzoaglio
raggiungibile con i mezzi pubblici)
Superata ventarola, proseguendo lungo il fiume si incontrera' dopo 2 km
l'accampamento.
alle pendici del Monte Aiona il 21 pomeriggio
(da Chiavari-Carasco-Borzonasca, raggiungibile con i mezzi pubblici, bisogna seguire
le indicazioni per il rifugio Prato Mollo, e' una lunga strada sterrata accessibile con
la macchina)
al passo del Bocco (Chiavari-Carasco – Mezzanego – MonteMoggio- passo del
bocco) il 22 pomeriggio.
corre il tempo sul quadrante.. non pensare, corri avanti
e invece ci siamo fermati a raccogliere le idee e le forze, a sforzarci di usare le
nostre energie cercando di uscire dalla spirale 'a perdere', ciclo vorticoso in cui
tutto cio` che fai risulta fine e uguale a se stesso.
E` questa finalita` il punto cruciale su cui vorrei soffermarmi.
Per me i gesti, le azioni, in definitiva la vita confluiscono in una lotta – una,
unica, che su base individuale accomuna tutti coloro che sono in grado di
riconoscersi e individuarsi nell'utilizzo di mezzi e pratiche condivise contro
l'oppressione.
E' un fatto che se non mettiamo un freno all'incapacita` dilagante di ragionare e
chiamare le cose col loro nome, potremo ben presto rinunciare ad esprimerci non
essendo piu` in grado di articolare un pensiero critico sull'esistente.
Voglio dividere il mondo in due, usando l'accetta da spacco delle categorie, contro
un riflusso che non vede di buon occhio l'utilizzo di termini 'antiquati', non piu`
alla moda:
oppressi, ed oppressori.
cosa intendo con l'uno e con l'altro termine:
gli oppressi, quelli che subiscono loro malgrado l'oppressione.
gli oppressori, quelli che contribuiscono, con il loro pensiero, le loro azioni, la
loro vita al mantenimento dell'oppressione.
l'oppressione, la sopraffazione da parte di un potere politico, economico, religioso
di quelli che subiscono questo potere.
L'oppressione per come e` definita e` spersonalizzata, ma assume i mille volti del
gendarme, dello psicologo, del dottore, dell'insegnante, del giudice, del politico,
dell'imprenditore. Assume i volti di tutti coloro che marciano sotto gli stendardi
della societa' organizzata, sostenitori dello stato, della chiesa, della legge, del
diritto, del mercato.
L'oppressione porta con se l'imposizione coatta del concetto di stato. Dalla nascita
alla tomba, marchiati da documenti di identita` - con passaporti rilasciati dalle
questure.
Allearsi contro l'oppressione serve a non disperdersi nei vicoli ciechi dell'ideologia.
All'ideologia contrapporre una pratica serve a dare sostanza alla propria vita, e un
calcio in culo ai predicatori.
La pratica che viviamo origina dalla nostra stessa vita, e` la nostra stessa vita:
refrattari all'ordine costituito e alle sue leggi, siamo contro l'addomesticamento
dell'animale uomo. La lunga marcia della civilizzazione contro la barbarie e` la
battaglia a suon di mitraglia per l'imposizione di un ordine mondiale. Dallo stesso
lato della barricata stanno tutti coloro che delegano ai meccanismi del potere il
compito di disciplinare le attivita` umane. E dall'altro lato? I ribelli che fanno?
Organizziamoci – tiriamo le fila. Ripresa in mano la propria vita, sottraiamoci ai
meccanismi del mercato, contrapponiamo all'autocastrazione e mutilazione della vita
moderna il senso libertario della gioia nella rivolta.
E` solo da queste premesse che e` nata l'idea di una traversata sui monti liguri che
collegasse due borgate tornate a rivivere in questi anni sulla base comune della
ricerca dell'autonomia non come tentativo fine in se stesso, ma come presupposto
di concretezza per dare fiato a ben piu` ampi orizzonti... quali richiede il
coinvolgimento nell'attuale guerra sociale. Il nostro ovviamente non e' un percorso
tutto rose e fiori; l'idillio agreste lo lasciamo volentieri nel cacatoio, insieme a
quella sozzura che e' la citta`. E` la vita stessa che supera la divisione tra citta` e
campagna - vuole gettarsi a capofitto nel mondo. E` lei a definire le regole del
gioco.
E' forse vero che l'attuale organizzazione sociale (detta altresi' sistema
capitalistico) attraversa una delle sue crisi piu' profonde. Una crisi irreversibile e
senza alcuna possibilita' di scampo o via d'uscita. Si e' arrivati al punto di non
ritorno. La catastrofe in atto e' un dato costante e concreto anche agli occhi dei
piu' sciocchi o ingenui sostenitori dell'esistente.
Paradossalmente piu' tutto questo sembra vero e piu' cresce l'incapacita' e
l'impotenza degli uomini e delle donne , dei viventi in generale, che non si
vorrebbero o non si immaginano compromessi definitivamente con il sistema.
Potremmo snocciolare fatti e numeri a sostegno di questo scenario ma al momento
non ci interessa documentare la fondatezza di quanto poc'anzi abbiamo affermato.
Ci rivolgiamo ai compagn*, alle individualita' e alle collettivita', alle persone e ai
ribelli che come noi investiti dagli effetti della catastrofe, minacciati dalle
prospettive del progresso, oppressi dalle necroscienze e necrotecnologie, ricattati
dall'economia della sopravvivenza, frustrati e insoddisfatti dall'infelicita'
genereralizzata che investe la piu' parte dei viventi, non vogliono e non possono
abdicare all'idea della rivoluzione e al bisogno di autonomia e emancipazione.
Questa lettera, frutto di incontri e discussioni tra individui e persone che hanno
scelto di praticare le strade e le sperimentazioni dell'autonomia e dei processi di
liberazione e autoemancipazione in ambito rurale, all'interno di un percorso critico
e di allontanamento dalle metropoli, vuole essere un invito e un appello forte e
urgente a tutte le sensibilita' non ancora rassegnate a considerare ineludibili le
condizioni complessive del presente. Vuole essere un invito e un tentativo di
riflessione critica con uno sguardo piu' ampio, senza soffermarsi esclusivamente
sulle peculiarita' e caratteristiche specifiche dei territori e dei vissuti dei promotori
di questa iniziativa.
Tutto e' iniziato mesi fa ragionando e confrontandoci sulle edizioni passate di
R/Esistere, l'appuntamento annuale che si e' tenuto in questi anni nelle vallate
alpine del piemonte. Appuntamento che voleva richiamarsi alle storie, ai vissuti e alle
esperienze della montagna. Storie di battaglia, di lotte, di resistenze, di ribellione.
Momento di incontro e confronto di esperienze e saperi, volonta' e determinazione
di percorsi autonomi di ricerca e autocostruzione.
La continuita` con R/Esistere sta nell'idea di resistere alle logiche e alle pratiche
del potere per provare a ricostruire una vita degna di tale nome, dove la ricerca
di un'esperienza in sintonia con l'ambiente e l'amore per la propria terra non siano
sinonimo di ottusita' e razzismo. Nell'idea di un esistere lottando contro tutti i
progetti distruttivi e le nocivita', fuori dalla logica del potere e dello spettacolo,
fuori dalla mercificazione e dalla rassegnazione. Nell'idea di un percorso che non
intende strizzare l'occhio a strategie finto liberatrici, si chiamino “sviluppo
sostenibile”, “cittadinismo”, “decrescita”, ecc...ecc.
Siamo ancora al punto di interrogarci, porci domande e quesiti che abbracciano
l'intero arco del vissuto, dalla quotidianita' spicciola alle prospettive di liberazione
in senso piu' generale.
La semplice condizione di non collaborazione allo status quo non e' sufficiente a
prefigurare possibilita' e prospettive di rottura e rovesciamento
dell'esistente. Occorre dotarsi di strumenti adeguati ed efficaci, essere capaci di
immaginare e realizzare pratiche offensive che vadano al di la' della semplice
resistenza; Fare tutto il possibile e anche di piu' per abbreviare il collasso
definitivo di quello che un tempo avremmo chiamato vecchio mondo.
La prospettiva rivoluzionaria e di rovesciamento deve saper anticipare e trasformare
i disastri della catastrofe in atto in percorsi di resistenza e autonomia per
approdare a momenti di attacco e offensiva su tutti i fronti, indebolire sempre
piu` l'apparato materiale e psicologico dell'organizzazione sociale, scardinando e
rimettendo in discussione i rapporti sociali in atto.
R/Esistere nella ricerca ostinata e costante dell'autonomia e` un percorso individuale
e collettivo che si attua confrontandosi, passo passo, tra tutti quelli che
pensano di avere una causa comune.
Gli argomenti di cui discutere sono in realta' infiniti e abbracciano l'intero arco
dell'esistente... ma non e' nostra intenzione immergerci in questo infinito. Abbiamo
cosi` pensato di proporre una serie di temi intorno ai quali caratterizzare l'iniziativa
che riassumiamo per brevita' in una successione che non deve essere intesa come
definitiva o obbligatoria:
- La dimensione e gli scenari della crisi (Energetica, Alimentare, Ambientale)
- Percorsi ed esperienze di autonomia e autocostruzione.
- Lo sviluppo. Industria e metropoli.
- Esperienze rurali. Resistenza e autoproduzione.
- Monopoli dell'informazione e dei saperi.
- Individuo e societa'.
- Pensiero critico. Strumenti e prospettive.
- Mutuo appoggio. Reti e nuovi ambiti di comunic/azione.
R/Esistere 18 – 24 Luglio 2008
R/Esistere all'autodistruzione che si opera quotidianamente quando accettiamo con
rassegnazione cio` che la legge del profitto impone e i governi nazionali e
sovranazionali spacciano per progresso e benessere (dalle “grandi opere” che fanno
girare milioni di euro nelle lobbies degli appaltatori, ai programmi di “ricerca” che
ne fanno girare milioni in quelle scientifico – militari)
Alla frantumazione sociale, voluta e pilotata, che tende ad annullare ogni impulso
alla solidarieta' tra individui e gruppi sostituendolo con forme di egoismo
esasperato, di nazionalismo tanto volgare quanto fasullo, rispolverando miti del
passato o creandone di nuovi (ad esempio, la padania) nel tentativo di rispondere
al bisogno di “appartenenza”
All'ingerenza della chiesa e della “morale” nella vita del singolo, imponendo cio` che
e` bene e cio` che e` male e cercando di precludere ogni spazio di libera scelta
All'ideologia del progresso (tecnologico) che genera esseri umani sempre piu`
specializzati e sempre piu` incapaci di affrontare i problemi basilari dell'esistenza.
Un progresso che cerca di porre rimedio alle devastazioni gia` compiute
introducendo tecniche che avranno impatti ancor piu` devastanti a livello ambientale
e sociale.
Una settimana di confronto teorico / pratico tra quanti ritengono di avere una
causa comune per confrontarci sulle pratiche in grado di mettere in crisi
l'organizzazione affaristica esistente e di prefigurare forme nuove / vecchie di
relazioni sociali: dal mutuo appoggio, allo scambio di beni e di saperi;
dall'autoproduzione alla creazione di luoghi e tempi autogestiti, svincolati dalla
logica mercantile che presiede a ogni attivita' umana, dal lavoro al consumo al
tempo libero, nei quali il ricreare relazioni sensate tra gli individui tenda a rendere
possibile affrontare problemi piu` generali (acqua, ogm, industria bellica) rispetto
ai quali il singolo e` impotente.
9 / 10
colline, montagne, vallate. Di questo e' fatto il pianeta terra. Ma la donna
civilizzata, il suo bimbo ed il compagno sono prigionieri dello Schermo.
Proiettati in quello che sotto il nome di inferno hanno accettato come loro condizione,
Spronati alla trasformazione dell'orgoglio vitale in quel misto di umilta' e vigliaccheria che
prende il nome di rassegnazione, disposti dalle sirene di allarme alla paura per la
loro impotenza, si ritrovano coatti a ripetere per lunghissimi e noiosissimi giorni la
routine della vita alla catena avendo nascosto le chiavi in un qualche ripostiglio
segreto di incoscienza, tra terrorismo dell'allarme, igiene antisettica, fanghi tossici,
pioggie acide e merce camuffata da illusione.
Controllati da occhi artificiali hanno
trasformato il cibo negli stessi scaffali del supermercato da cui si nutrono con la
liberta` di scelta di chi nella vita non e' piu` un grado di produrre niente,ma
consuma e crepa.
Celebrando ogni giorno la rottamazione della vita e la sostituzione con la morte
hanno saputo imporre quasi dappertutto un simbolo di tortura e sottomissione al
potere come messaggio... di speranza?
Sottomessi a chi ha osato con la forza
impadronirsi del dei concetto di autorita`, crocifissi testimoniano fedeli nei secoli la
sconfitta di chi non osa piu` collegare il corpo alla mente
MA.. per fortuna.. non sono i soli su questo pianeta
Non tutti sono dediti a immolarsi sugli altari della patria, della religione, del
profitto.
E quei molti che sapranno ancora apprezzare l'istinto alla vita si
ritroveranno, riprendendo le vie dei monti, sui passi... cacciatori di vita, di morte,
di sogni e di passione!
La montagna non e' un porto quiete. Vecchi e giovani risvegliatevi dal sonno- armi
in pugno! Squillano le trombe della rivolta