Ultima ora/ quarta Udienza e aggiornamenti:
Compagn* presenti all’udienza ci dicono che ancora una volta il dibattimento è stato incentrato sulle schermaglie procedurali e le eccezioni, tanto che più volte il presidente del tribunale, Devoto, si è non poco spazientito, finendo per respingere a man bassa tutte le eccezioni presentate dalle difese e rinviando infine, al 6 Aprile, la quinta udienza e la visione del filmato, non ancora effettuata, a causa delle eccezioni di cui sopra. La necessità di rinviare il dibattimento al 6 Aprile è stata giustificata dal fatto, che nella settimana che sta per iniziare, gli ambienti giudiziari saranno interessati da scioperi.
Che dire? Dopo un mese di processo?
Finite le parabolanti messe in scena dei disobbedienti per l’apertura del processo, continua lo stato di assedio da parte delle forze dell’ordine intorno al tribunale in occasione delle udienze con schedatura all’ingresso e sequestro temporaneo dei cellulari che non possono entrare in aula. Le presenze del pubblico in aula si sono ridotte notevolmente nei numeri, già a partire dalla seconda udienza. Allo stesso modo è calata proporzionalmente l’attenzione dei media che comunque rimane visto e considerato che le indagini e i procedimenti in corso sul G8 continuano. Vero è che il processo è ancora nelle sue fasi di schermaglia e il dibattimento non è entrato nel vivo, ma proprio per queste ragioni sarebbe importante che la presenza in aula e le azioni di sensibilizzazione e solidarietà fossero un qualcosa di più sostanzioso e costante di quanto non si è potuto osservare sino ad oggi.
Infine, e non scopriamo nulla di nuovo, è più che evidentemente il piano sproporzionato in cui si sta svolgendo il dibattimento. All’accusa sono state consentite e si consentono licenze che vanno ben oltre tutti i rigori e i formalismi della legge in barba a tutte le chiacchiere democratiche sul diritto e la difesa.
Non sapremo come rimediare a tutto ciò anche perché, sinceramente, la nostra fiducia non va esattamente in tale direzione. Certo che però i garantisti, sempre pronti a stracciarsi le vesti per personaggi di “peso” non sembrano far rientrare tale evento tra i fatti meritevoli della loro attenzione e della loro critica, evidentemente distratti da altri girotondi e altri pruriti in questo momento.
A tutti gli amanti della libertà, praticata nei fatti più che nelle dichiarazioni, il compito di dare un impronta vitale e non formale alla solidarietà e alle mobilitazioni, non solo durante il processo e non solo per il processo in corso a Genova.