(Brigate Rosse): comincia a parlare (dopo che la sua compagna Emilia Libera aveva già deciso di collaborare con la giustizia) tre giorni dopo il suo arresto nel covo di via Pindemonte a Padova, avvenuto il 28 gennaio 1982, durante l’operazione con la quale le forze dell’ordine liberano il generale della NATO James Lee Dozier, rapito dalle BR una quarantina di giorni prima. Rivela nomi e basi logistiche, ricostruisce centinaia di azioni, compiti e ruoli dell’organigramma delle Brigate Rosse. In istruttoria muove accuse assai circostanziate anche contro gli imputati dell’autonomia del progetto “Metropoli”, ma in aula le ridimensiona con questa sconcertante motivazione: l’emergenza è finita, il movimento della dissociazione nelle carceri è fortissimo, è ora di ricostruire i fatti in maniera meno teorematica. Savasta è stato anche uno dei primi brigatisti a subire torture fisiche, anche se non le ha mai denunciate dopo il proprio pentimento. Ha comunque testimoniato contro gli uomini dei NOCS contribuendo alla loro condanna, dopo le denunce di Cesare Di Lenardo. Di recente, in una intervista a Nicola Rao, ha ricostruito le pratiche della squadra del “dottor De Tormentis”.