Voglio che la salvezza venga, nasca da me.
Ti ho amata per un giorno
per un'ora soltanto:
meglio che
a lungo non averti amata.
Ti perdoniamo:
Dacci
quel che ti chiediamo
e scomporremo la tua verità
- ne rifaremo lucide figure
geometriche -
Sdraiati:
ti taglieremo la pancia
e con il bisturi incideremo
spazi per le figure geometriche.
Ad analisi terminata
"in ultima analisi",
ti perdoneremo
per essere stata la nostra vittima.
e la vita perde senso e si scolora,
e assume posizione, definita
e sempre uguale:
non si vede più la vita;
muori dentro lentamente,
in un attimo o da sempre;
dici sì e pensi no.
Non si sa che mese è, è giorno o notte
indifferente,
pensi a te e non si sente niente.
Non mi credere se ti dico
"Non ti vedo" - vedo spesso
e guardo sempre. Se non guardo
sono stanca, o forse solo
sto dormendo: - vedo un'altra realtà.
Ecco: ora non scrivo, sto cantando
con me stessa - ho la voce di un'altra
e mi tengo compagnia.
Ho un mostro dentro la pancia,
che mi divora.
Camicia di forza.
Sento il corpo che aumenta, che diventa enorme, e lo odio, non rimane spazio per niente. E più ho paura, più so che ho paura perché è inevitabile.
Sono impotente.
Ho distrutto, e ora non riesco a ricostruire. Ho svuotato e non so più riempire. So solo che così non voglio vivere.
Amore e morte, menzogna e verità.
E tutto quello che le parole non racchiudono. Autopsia nel tempo, un coraggio che non ho.
In dettagli di luce
si frantuma la tua immagine.
La parte che nega, e che
sputa sentenze.
La parte che lega, e impedisce la mente
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La parte che guarda,
e pronuncia giudizi.
La parte che muore,
e che porta dolore.
Quella che ti fa urlare,
che ti fa sbagliare.
Quella che avevi detto: "Ecco,
è questo" - e hai dovuto ricrederti,
quella che invece è dentro di te.
La parte che distrugge,
e annulla la gioia.
La parte che ti avvolge
come una ragnatela,
che cresce dentro di te, come
una pianta odiosa.
La parte che ti riempie di paura,
perché non sai come liberartene.
La parte che ti fa odiare,
che devi distruggere.
Quella che immagini di colpire
e ti ritrovi con un coltello nella pancia.
Mi sento impazzire, mi chiedo il perché. Non reggo forse il confronto senza l'identificazione con l'altra persona, non sopporto il porsi e il pormi.
Anelo a parole che riempiano le distanze, che cancellino le differenze.
Non sono portatrice di nulla da sola, non ho contenuto, sono vuoto involucro.
Cancello ricordi, emozioni, pensieri e urlo legata al muro. Immagino senza immaginare nulla, sogno e non so più cosa ci sia da sognare. Forse una fuga.
Splendidi fiori di ciclamino, che dal sottobosco delle foglie, crescono verso la luce, al di sopra della pianta, allegri e fragili.
A volte piena d'odio, a volte
di commozione sono.
Veleggio folle e senza rotta
fra le emozioni.
Non c'è punto fermo, che mi resista.
Perché dentro aumenta nascosto dietro un'invisibile paura di false rimozioni, il senso di colpa - come un frutto che gonfia e matura e di cui sono acutamente conscia, finché esplode in panico, impotenza e - oh - autocommiserazione.
e non poter morire
non poter morire mai.
E dover sempre vivere.
Io sono pazza.
Mi travesto tutte le mattine
Mi trucco gli occhi e la bocca
M lavo per amarti.
La paura nasce da qui,
dalle valvole del sangue
Il battito regolare.
La tranquilla conoscenza
del respiro.
Non posso ascoltare da sola
la mia paura, devo urlare:
è la strada che mi uccide.
Non ero fatta per camminare.
Ad un crocicchio.
Una croce, una strega
un po' di fumo per i miei occhi.
Avrei avuto meno paura.
È che spesso non accumulo.
È che spesso non ricordo
non sedimento.
Non trovo luogo
non trovo silenzio.
Non lancio uncini per arpionare materia.
Della materia non so che fare.
Di ciò la mia materia soffre.
Com'è duro
stare in questo mondo duro
su cui tutto
sembra scivolare
- e non fornire mai risposta -
ed inventare una vita
che sappia un po' più di vita
e meno di morte.
Sbattuta, confusa, umiliata
fra troppe parole
- tutte Assolute - nessuna sincera
stanca già dal primo mattino
o già nel sonno,
sorvegliata che non sia
creativa
da trappole dentro, da trappole
fuori
per artigliare la carne
per intorbidire il sangue e i pensieri
per fiaccare la voglia
e l'allegria.
L'unica salvezza
è
che questo mondo sia duro
- così com'è -:
che ad un più attento esame
dei sensi, ed ad un sorriso
svanisca l'incanto
delle sue offerte a colori
e la monotonia del suo dolore,
che l'inebriante fascino
dei suoi orrori
si riveli così falso
ed uguale
alle sue promesse.
Chi stabilisce le leggi del gioco che
nessuno enuncia?
Chi determina l'esclusione che
qualcuno esclude?
Chi traccia i destini deipezzi di vetro venuti ad
interrompere la strada
dalle vene al loro sangue rosso?
Chi mi mescola fin dalla luce
del mattino
le tracce del passaggio
e quando torno a sera
chi allenta le maglie
della rete?
Chi sostituisce realtà, e chi
ribattezza esperienze per
derubarmi e chi
somma i suoi scompensi ai miei?
Chi viene schiacciato da
chi è schiacciato e chi negato
da chi si è negato e chi vende
così caro
un sì,
e per chi sacrifica la vita
chi si chiama generoso?
Chi si confonde?
e si perde nel suo contrario?
chi
chi è che - dentro di me -
inganna se stessa?
Chi mi ha incontrato
e nega
per cancellare
le mie parole
per non incontrare
la mia realtà
che porta la sua incatenata a sé?
Chi cerca sempre
risposte assolute
e chi dice
che non vivrà
se non troverà - non vivrà -
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