LAMENTI SOLITARI IN UNA SERATA STRAVOLTA
Io credo che siano una manica di pazzi
Affamati di potere
Malati di paura
Paura che qualcosa sfugga al controllo
Paura dell'ignoto e del pensiero e del corpo altrui
Paura che si trasforma in violenza e aridità e rinuncia e potere e possesso.
A volte mi sento una piccola donna- o una grande donna- sentimentale e penso che basterebbe solo un po' d'amore.
Ma poi so che è anche molto difficile l'amore.
Intanto viviamo in questa merda. Bisogna mettere da parte le ingenuità, non lasciarsi sviare ma andare diritti per la strada dei nostri desideri, individuare il nemico- perché esiste un nemico, quello esterno (i carnefici sono ben reali), e quello dentro di noi- e ogni volta scegliere- perché c'è una scelta da fare.
Scacciamo la paura- io la sento a volte.
Rilassamento e libertà hanno sempre fatto paura e tutte le volte che uno ci prova, che viola uno spazio chiuso e fa circolare l'aria e il pensiero, la paga cara - per questo è necessario discutere chiaramente dell'eterna questione della forza.
Ho letto la recensione di un film (Riconciliati). La regista dice che noi generazione degli anni '70 siamo rimasti degli adolescenti, non maturiamo. Forse è vero dato che scrivo e vivo imprecisa e umorale come una diciottenne e nella pratica non riesco a produrre un cazzo.
Forse è vero, questo continuo lavorio di cambiamento e trasformazione è un aspetto adolescenziale.
Periodo faticoso e anche doloroso a volte, ma anche ricco e emozionante e pieno di potenza (senza retorica), forse maturità potrebbe significare rendere reali queste cose in potenza, queste intuizioni e sprazzi di infinito, piegarsi al piccolo lavoro di ogni giorno, invece d'illuminarsi d'immenso e poi restare in un cielo staccato dal resto, fare anche la fatica quotidiana. Ma resto convinta che le cose vadano fatte con piacere. Odio la noia. Non riesco ad essere una professionista della politica. Se continuare ad essere adolescenti vuol dire continuare a porsi domande, su se stessi e su ciò che ci circonda, continuare sempre a coltivare dubbi, non ci vedo niente di male, questo è dell'essere umano, in tutto il suo percorso, se umano è e non automa. Verrebbe voglia a volte (ma NO!) di una calma piatta. Oppure (meglio) di saggezza e di una calma serena, un equilibrio che non ci faccia preda delle passioni, e che ci permetta di continuare ad appassionarci.
La questione non è essere restati adolescenti. Non mi sento adolescente, la vita non ti passa addosso senza lasciare il segno, se la ascolti.
Voglio conservare questa passione e pienezza che dicono dell'adolescenza, ma voglio anche conquistare una sapienza, nel senso di una perdita di rigidità e della capacità di capire che il centro non sono io e che insieme lo sono (sempre partire da sé stessi, se il femminismo è servito a qualcosa), imparare a lasciare andare via le cose senza per forza volerle possedere e padroneggiare interamente, e trovare una capacità per portare le cose nel mondo e farle agire.
Penso a volte che valga la pena affrontare la morte che sta in fondo alla vita di tutti, e il dolore che spesso accompagna la vita, solo per il piacere e il gusto disinteressato di conoscere un altro, accettando anche la distanza.
Preferisco avere dei dubbi che delle inamovibili certezze, ma è più difficile così sviluppare un'azione collettiva, quando ogni passo va affrontato come qualcosa di non conosciuto e discusso senza preconcetti, con un reale scambio. Per questo penso che l'amicizia sia fondamentale, anche nell'azione politica.
In fondo c'è in me questa fiducia (religiosa?) nell'umano, che è anche presuntuosa, come fossimo noi- la nostra specie- al centro di tutto, o avesse uno scopo il nostro passare su questa terra. Bisogna sempre tenere presente che in noi- in me- c'è tutto, anche cose meschine, vili, egoiste, di arroccata difesa della propria "identità". Ma non credo che questo debba fermarmi. Avere coscienza di sé serve per capire le strane ragioni che a volte guidano il nostro agire e quello degli altri e anche a fermarsi quando è necessario e a modificarsi. È strana questa fiducia nelle capacità positive dell'essere umano in mezzo a queste continue tragedie, inutili tragedie di ogni tipo, in mezzo a questo sentirmi anch'io una merda (oscura, con scopi oscuri). È come qualcosa di atavico questa fiducia, come una risonanza che viene da lontano, dal fondo di me.
TV- come parla di guerra l'esperto militare!
Pare un bambino con i suoi giocattoli: PUM!BANG!TARATATA!
E alleanze e opportunità
Dice:
"purtroppo c'è questo assurdo tabù del nucleare"!
Un pazzo schizoide, un marziano,
un essere frigido, un uomo bionico
la carne non la considera, sposta le bandierine sulla carta geografica
e la carne squarciata resta invisibile,
inessenziale.
Preferisco la mia sporcizia e il mio sangue.
Devo convivere con questo dolore che è diventato anche il mio e viverlo senza lasciarmene sopraffare.
Alla Tv ora parla Ludwak (della CIA?), faccia impassibile, voce metallica, logica ferrea e insensata, accento anglo- teutonico, cervello inamovibile: fermo lì, non vede più in là di lì.
Questa logica e questo "realismo" osceni che invadono il mondo. Efficienza. Tecnica. Far bene la guerra, distruggere con maestria, terrorizzare con metodo. Essere senz'altro dalla parte giusta.
Tutte cose scontate, in quanti le hanno dette e continuano a dirle. Ma continuano. A volte penso che siamo malati, io, i miei amici, chi continua ad agitarsi e a cercare di costruire delle cose diverse. Mi sento strana.
Potrei piangere per giorni interi se mi lasciassi andare all'impotenza.
Meglio gioire. Scelgo la vita.
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