Il concetto di massa, I caratteri della società di massa, Le reazioni alla società di massa, Opinione di massa e plasmamento della massa attraverso i mezzi di comunicazione, La "massificazione" della politica, La comunicazione di massa, Fascismo e comunicazione di massa, Il trionfo dei "mass media", Telematica e Internet

Società e Comunicazione di massa

Il concetto di "massa"
Il libro La ribellione delle masse dello spagnolo Josè Ortega y Gasset è stato scritto nel 1930. Ma il fenomeno che vi è descritto aveva radici molto lontane. Di "massa" nel senso di moltitudine indifferenziata al suo interno, di aggregato omogeneo in cui i singoli tendono a scomparire rispetto al gruppo, si parlava già all'inizio dell'800, dopo che la rivoluzione francese aveva visto il "popolo" entrare per la prima volta da protagonista sulla scena politica. I problemi del rapporto fra massa e individuo erano stati al centro della riflessione di molti pensatori ottocenteschi. Ma è solo tra la fine dell'800 e l'inizio del '900, col diffondersi dell'industrializzazione, e solo nei paesi economicamente più avanzati dell'Europa occidentale e del Nord America, che si vengono tracciando i contorni di quella che oggi chiamiamo "società di massa".

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I caratteri della società di massa
Nella società di massa la maggioranza dei cittadini vive in grandi e medi agglomerati urbani; gli uomini sono quindi a più stretto contatto gli uni con gli atri; entrano in rapporto fra loro con maggiore frequenza e facilità che in passato, ma questi rapporti hanno spesso un carattere anonimo e impersonale. Il sistema delle relazioni sociali non passa più attraverso le piccole comunità tradizionali, ma fa capo alle grandi istituzioni nazionali: agli apparati statali, ai partiti e in genere alle organizzazioni "di massa", che esercitano un peso crescente sulle decisioni pubbliche e sulle stesse scelte individuali. I comportamenti e le mentalità tendono ad uniformarsi secondo nuovi modelli generali, svincolati dagli schemi e dalle consuetudini delle società tradizionali. Consumi e stili di vita un tempo appannaggio di un'esigua minoranza si diffondono tra strati sociali sempre più larghi.

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Le reazioni alla società di massa
La società di massa è dunque una realtà complessa, risultante dall'intreccio di una serie di processi economici, di trasformazioni politiche, di mutamenti culturali. Una realtà che ha suscitato, e continua a suscitare, resistenze e reazioni d'ogni sorta e che è stata dipinta, a seconda dei punti di vista, ora con tratti ottimistici, ora con accenni d'angosciata preoccupazione (il dominio delle masse come appiattimento generale e come minaccia per le libertà individuali). Comunque lo si voglia considerare, l'avvento della società di massa è un fenomeno che ha segnato come pochi altri la storia degli ultimi cento anni.

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Opinione di massa e plasmamento della massa attraverso i mezzi di comunicazione
La massa, è in primo luogo, la massa dei senza-opinione. Perché possa sorgere un'opinione di massa, occorre che chi appartiene alla massa non abbia una propria opinione. Ciò vuol dire che l'opinione di massa, diversamente dalla tradizionale opinione pubblica, non emerge dalla somma delle opinioni individuali, sottoposte all'influenza dei medesimi fattori, attraverso l'elisione degli aspetti e degli elementi che rendono personale e soggettiva ciascuna di esse. Una tale opinione, piuttosto, si impone ai singoli individui come un orientamento generale, che non promana dalla loro esperienza particolare, che li travalica e che viene accolto proprio perché già condiviso, senza bisogno di confrontare le rispettive posizioni e i relativi punti di vista. In quanto opinione di massa, essa non rappresenta più il frutto di un'elaborazione sociale che si produce nello scambio di idee e nel pubblico dibattito, come pure, più in generale, nel dialogo privato fra soggetti dotati di un grado di informazione variabile. L'opinione di massa è, al contrario, il frutto dell'isolamento e dell'atomismo sociale, essa viene recepita e registrata attraverso la relazione che ogni singolo individuo, in quanto individuo-massa, intrattiene con le fonti dell'informazione collettiva. L'opinione di massa, divenuta essa stessa notizia e amplificata dall'effetto moltiplicativo dei mezzi di comunicazione richiede di essere accolta o respinta in blocco. Essendo essenzialmente "passiva", l'opinione di massa può essere plasmata. E' oggi in larga misura possibile imporre ideologie, prodotti di consumo, eventi, personalità e candidati a ruoli politici di primo piano facendo uso in modo accorto e spregiudicato dei mezzi di comunicazione e della loro cassa di risonanza. Si è già avuto modo di osservare, in precedenza, che i processi di massificazione sociale e lo sviluppo impetuoso della tecnologia rappresentano due fenomeni storicamente paralleli. E' questa la ragione per la quale espressioni come "civiltà della tecnica" e "società di massa" possono considerarsi sostanzialmente intercambiabili. Esse, infatti, designano, cogliendone due aspetti diversi ma collegati, lo stesso fenomeno storico-sociale. Un simile stato di cose ha reso possibile il prodursi di un altro equivoco, consistente nel considerare i due processi come uno solo e soprattutto nell'attribuire loro uno stesso indirizzo. Indubbiamente, lo sviluppo della tecnica applicata alle comunicazioni ha fornito la base sulla quale è stato possibile edificare una società di massa.

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La "massificazione" della politica
La prima guerra mondiale ha dimostrato l'importanza del principio di organizzazione applicato alle masse. E, se questo principio aveva dominato in guerra, perché non estenderlo alle battaglie politiche e sociali del tempo di pace? Per far valere i propri diritti e le proprie rivendicazioni sembrava dunque necessario associarsi e organizzarsi in gruppi il più possibile numerosi. Risultò così bruscamente accentuata la tendenza, già in atto, alla massificazione della politica. Partiti e sindacati videro aumentare ovunque il numero dei loro iscritti, i loro apparati organizzativi divennero più complessi e centralizzati. Di fronte a questa crescita delle organizzazioni di massa persero importanza le forme tradizionali dell'attività politica nei regimi liberali, mentre acquistavano maggiore peso le manifestazioni pubbliche basate sulla partecipazione diretta dei cittadini.

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La comunicazione di massa
La radio
I primi apparecchi per la trasmissione del suono attraverso l'etere senza l'ausilio dei fili erano stati sperimentati alla fine dell'800. Durante i primi vent'anni del secolo la tecnica radiofonica aveva fatto continui progressi e aveva ricevuto una forte spinta dal primo conflitto mondiale. Il grande salto si ebbe dopo la fine della guerra, quando la radio si trasformò da mezzo di comunicazione fra i singoli soggetti in strumento di irradiazione di programmi destinati a un pubblico fornito di apparecchi riceventi: dunque un mezzo di informazione e di svago. Come mezzo di informazione la radio non aveva confronti: i notiziari radiofonici entravano nelle case, potevano essere ascoltati in qualsiasi ora, non richiedevano particolari sforzi di attenzione né spese supplementari ed erano molto più tempestivi dei giornali. Capostipite di una serie di invenzioni destinate a improntare di sé la civiltà contemporanea, la radio segnò una tappa decisiva nel cammino della società di massa e inaugurò un'era nuova nel campo delle telecomunicazioni. Se ne resero conto alcuni grandi gruppi industriali, in particolare i colossi elettrici americani e tedeschi, che puntarono decisamente sullo sviluppo della radiofonia. Se ne resero conto anche gli uomini politici, da Roosevelt a Hitler a Mussolini, che affidarono dalla radio i loro discorsi più importanti e di essa si servirono per assicurare ai loro messaggi una diffusione più capillare.
Il cinema
Gli anni del trionfo della radio videro anche l'affermazione di un'altra forma di comunicazione di massa tipica del nostro tempo: il cinema. Verso la fine degli anni '20, con l'invenzione del sonoro, il cinema divenne uno spettacolo completo, come lo erano il teatro di prosa o l'opera lirica. Con la differenza che la proiezione di un film, ripetibile infinite volte, aveva costi incomparabilmente più bassi rispetto a una rappresentazione teatrale, poteva essere realizzata in qualsiasi locale abbastanza ampio per contenere uno schermo ed era quindi alla portata di un pubblico vastissimo. Spettacolo popolare per eccellenza, esempio di fusione fra creazione artistica e prodotto industriale, il cinema non era solo un mezzo di svago. Attraverso il cinema si potevano anche divulgare messaggi ideologici e visioni del mondo.
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La prima pietra posta da Mussolini per la nuova sede dell'Istituto Luce

Fascismo e comunicazione di massa
Diretto e capillare fu il controllo esercitato dal regime nel campo della cultura e dei mezzi di comunicazione di massa. Tutto il settore della stampa politica fu sottoposto a un controllo sempre più stretto e soffocante da parte del potere centrale, che non si limitava alla semplice censura, ma interveniva con precise direttive sul merito degli articoli. Affidata istituzionalmente a un apposito ufficio dipendente dalla presidenza del Consiglio - poi trasformato in sottosegretariato e infine assorbito dal nuovo ministero per la Cultura popolare, creato nel '37 a imitazione di quello nazista per la propaganda - la sorveglianza sulla stampa era in realtà esercitata personalmente da Mussolini: il quale, non dimenticando il suo passato da giornalista, dedicava una parte notevole del suo tempo alla lettura dei quotidiani, intervenendo spesso anche su questioni di secondaria importanza. Al controllo sulla carta stampata il regime univa quello sulle trasmissioni radiofoniche, affidate, dal 1927, a un ente di stato denominato Eiar. Come mezzo d'ascolto privato la radio ebbe però una diffusione abbastanza limitata, in confronto a quella dei paesi più sviluppati. Solo dopo il '35 essa si affermò come essenziale canale di propaganda, grazie anche alla decisione del governo di installare apparecchi radiofonici nelle scuole, negli uffici pubblici, nelle sedi delle organizzazioni di partito. Come la radio, anche il cinema fu oggetto privilegiato delle attenzioni del regime e ne ricevette generose sovvenzioni, che avevano lo scopo di favorire la produzione nazionale e di limitare la massiccia penetrazione di film americani. Sulla normale produzione cinematografica il regime esercitò un controllo abbastanza elastico, volto più a bandire dalle pellicole qualsiasi argomento politicamente e socialmente scabroso che non a introdurvi temi di esplicita propaganda. Per questo bastavano i cinegiornali d'attualità, prodotti dall'Istituto Luce e proiettati obbligatoriamente nelle sale cinematografiche all'inizio di ogni spettacolo.
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Il trionfo dei "mass media"
Dopo un periodo di blocco al livello di nuove invenzioni nel settore delle comunicazioni, intorno agli anni '50 e '60 si ebbe una ripresa. E forse fra i prodotti dello sviluppo tecnologico degli ultimi decenni, quelli che forse hanno più di tutti condizionato e trasformato la vita quotidiana delle società industrializzate sono i mezzi di comunicazione di massa (o mass media). La rivoluzione in questo campo però, come abbiamo già visto, era cominciata già nel periodo tra le due guerre con l'affermazione della radio e del cinema sonoro. Anche nel secondo dopoguerra, radio e cinema continuarono a svolgere un ruolo importantissimo. La radio, in particolare, conobbe un nuovo boom alla fine degli anni '50, con l'apparizione degli apparecchi a transistor e rimase il più diffuso tra i mass media per molto tempo. Ma la vera protagonista di questa fase della storia delle comunicazioni di massa fu la televisione. All'inizio degli anni '60, l'uso dei satelliti per telecomunicazioni consentì la trasmissione dei segnali televisivi da un capo all'altro del mondo. Nello stesso periodo furono realizzati i primi apparecchi a colori, che sarebbero stati commercializzati su vasta scala nel decennio successivo. L'avvento della televisione ebbe effetti rivoluzionari in molti campi. Trasformò il mondo dell'informazione, offrendo la possibilità di mostrare le immagini di un evento nel momento stesso in cui si svolgeva. Portò lo spettacolo dentro le case, creando nuove abitudini familiari, nuove forme di intrattenimento collettivo e un diverso uso del tempo libero. Ma creò anche una nuova cultura di massa: una cultura in cui l'immagine tende a prevalere sulla parola scritta; una cultura in cui prodotti e i cui modelli si diffuse in tutto il mondo, imponendo ovunque nuovi linguaggi e nuovi valori, a scapito delle culture tradizionali. I progressi della tecnologia elettronica e l'egemonia commerciale e culturale dei paesi anglosassoni contribuirono insieme a creare un linguaggio comune ai giovani di buona parte del mondo, a diffondere valori alternativi alle convezioni "borghesi" (maggiore indipendenza, più liberi rapporti fra i sessi, pacifismo, ecc.), a imporre un po' ovunque nuove mode e nuovi modelli di comportamento, con una forza di penetrazione sconosciuta a tutti i fenomeni analoghi del passato.

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Telematica e Internet
Molto recente (databile agli anni '70) è la nascita della telematica, ossia l'applicazione delle tecniche dell'informatica al settore delle comunicazioni. La telematica ha permesso (grazie anche all'adozione delle fibre ottiche in sostituzione dei vecchi mezzi trasmessivi) di usare una stessa rete telefonica per trasmettere non solo messaggi in voce, ma anche programmi radiofonici e televisivi, o testi e dati elaborati da computer. Ciò ha consentito fra l'altro l'apertura di nuove reti di comunicazione, in cui ogni soggetto può inserirsi. La più importante di queste reti è Internet: è nata negli Stati Uniti, per iniziativa delle forze armate nell'ambito della guerra fredda, come rete alternativa in caso di guerra nucleare e si è poi staccata dagli impieghi militari. Rapidamente è diventata uno fra i maggiori mezzi di comunicazione di massa.

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