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-Ho
dodici anni e non crescerò mai
La pittura.
L'ispirazione. Il denaro. Il sesso. La paura
dell'Aids. Nel racconto quotidiano di uno dei
pittori più geniali del '900
di Keith Haring
A tu per tu con uno dei più grandi geni
artistici del Novecento, dai 19 anni fino a
cinque mesi prima di morire nel febbraio 1990, a
32 anni: sono i "Diari" di Keith
Haring, appena usciti nella Piccola Biblioteca
degli Oscar Mondadori. Abbiamo scelto alcuni
brani che parlano di temi essenziali della vita
e dell'arte.
LA VITA. Se cerco di modellare la mia vita su
quella di qualcun altro, finisco per sprecarla
riproducendo le cose per puro e vacuo spirito di
accettazione. Ma se vivo la vita a modo mio e
faccio in modo che gli altri artisti mi
influenzino solo come riferimenti esterni o come
punti di partenza, posso costruire una
consapevolezza ancora maggiore invece di
restarmene qui inattivo. Se sarò in grado di
capire questo e di metterlo in pratica mi sarà
d'aiuto, ma ho di nuovo paura... Vorrei soltanto
essere più sicuro di me e cercare di scordare
tutti i miei stupidi preconcetti e le idee
sbagliate e limitarmi a vivere. Semplicemente
vivere. Finché non morirò. (29 aprile 1977)
LA MORTE. E quando morirò non c'è nessuno che
prenderà il mio posto. Non c'è nessuno di
quelli che stanno lavorando in questo momento
che si avvicini neppure vagamente al mio stile,
al mio atteggiamento o ai miei principi. Lo dico
seriamente. Credo che valga lo stesso per molte
persone (o per tutti), perché ognuno è un
individuo ed è importante in quanto non può
essere sostituito. Ma, in questo preciso
momento, non c'è nessuno al mondo che possa
essere associato a me sotto il nome di un
movimento. Il mio movimento consiste di un'unica
persona. Ci sono svariate persone il cui lavoro
ha delle somiglianze, per certi aspetti, con
quello che sto facendo, ma nessuno le ha tutte.
Persino Andy Warhol, a cui vengo spesso
paragonato, è di fatto un tipo di artista
molto, molto differente. (7 luglio 1986)
BAMBINI. Un giorno mi piacerebbe fare un libro
fotografico con immagini di me insieme a bambini
di tutto il mondo... I bambini sanno qualcosa
che la maggior parte della gente ha dimenticato.
I bambini subiscono una fascinazione per la loro
esperienza quotidiana che è molto speciale e
che sarebbe di grande aiuto agli adulti se
potessero imparare a capirla e a rispettarla.
Adesso ho 28 anni esternamente e quasi 12
internamente. Voglio restare sempre un
dodicenne, dentro. (7 luglio 1986)
IL VALORE DEI QUADRI, 1978. La tela come
materiale in sé è meravigliosa. È robusta, può
essere venduta e in un certo senso è duratura.
Ma mi inibisce. Spendo otto dollari per una tela
di 75 centimetri per cento e per la pittura a
olio; poi vado in paranoia per come riuscirà
perché ho speso 12 dollari per quel quadro e
penso che debba valere qualcosa. Invece, quando
dipingo su un pezzo di carta che ho trovato
oppure ho comprato a poco prezzo, e uso
l'inchiostro ad acqua, faccio un intero quadro
di 120 centimetri per duecentosettanta senza
aver speso praticamente nulla. (14 ottobre 1978)
IL VALORE DEI QUADRI, 1987. Non ho ancora
ricomprato nulla di mio, ma ho cominciato a
seguire le aste almeno per scoprire se e a quale
prezzo le cose sono state vendute. Soprattutto
dal momento che ci sono persone là fuori che
potrebbero cercare di influenzare il mio
mercato: per esempio facendo credere che sia in
atto una manovra al ribasso, creando una specie
di "crac nella Borsa valori" cui tutti
vanno dietro... L'altra faccenda strana è che
il lavoro di un tempo è già in concorrenza con
quello attuale... Le mie cose hanno cominciato
ad apparire alle aste intorno al 1984 e da
allora ce ne sono state parecchie.
Sfortunatamente, molte delle persone che hanno
comprato le mie opere all'inizio, nel 1982 o
'83, lo facevano come un mero investimento. Non
importava se fossero di loro gusto oppure no
fintanto che avrebbero potuto ricavarci dei
soldi. Penso che molte di queste persone fossero
degli stronzi all'inizio, e che ingenuamente io
abbia venduto loro delle opere che non
necessariamente erano di grandissima qualità.
Adesso stanno rivendendo tutto guadagnandoci
molto più di quanto non abbia guadagnato io in
origine. (9 ottobre 1987)
AIDS. Non sono veramente spaventato dall'Aids.
Non per me stesso. Sono spaventato dal dover
guardare tante persone morire dinanzi a me.
Vedere morire Martin Burgoyne o Bobby è stata
una pura agonia. Mi rifiuto di morire così. Se
arriva il momento, penso che il suicidio sia
molto più dignitoso e più facile per gli amici
e le persone che si amano. Nessuno merita di
assistere a questo genere di morte lenta. Ho
sempre saputo, sin da quando ero giovane, che
sarei morto giovane. Ma pensavo che sarebbe
accaduto in fretta (un incidente, non una
malattia). (20 marzo 1987)
SESSO. È davvero difficile per me accettare il
fatto di aver totalmente perso la mia sessualità.
Se fossi stato qui un anno fa, mi sarei già
fatto due o tre ragazzi marocchini. Ora, con le
macchie del sarcoma di Kaposi dappertutto, ho
paura anche solo di cercare qualunque tipo di
contatto con loro. Ho totalmente perso la
capacità di sedurre e apprezzare l'arte della
seduzione - la fonte di molta della mia
ispirazione per il lavoro e la vita. Sembra
ridicolo che qualcosa come il sesso possa
occupare un posto così importante nella vita di
uno che dovrebbe "avere il profondo dono
dell'invenzione artistica", ma ce l'ha e ce
l'ha sempre avuto. Forse questa è in parte la
sorgente del senso di colpa per la mia
incompetenza. È sempre stato impossibile
separare arte e vita, per me, e la vita era
inevitabilmente dominata dalla sessualità. (6
marzo 1989)
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