Sprazzi di giustizia
13 marzo 2002
La giudice Servini sta diventando lo spauracchio di repressori e corrotti.
Parte della classe política e delle istituzioni bancarie chiamate a
giudizio davanti ai giudici e davanti alla società argentina
che reclama con forza juicio y castigo.
Cacerolazos, blocchi stradali, sparatorie in strada, repressione,
depositi bloccati in banca: la società argentina reclama
"juicio y castigo".
Sono le parole d'ordine di qualsiasi rivendicazione política,
economica, sociale. Negli ultimi 30 anni l'ingiustizia e
l'impunità hanno regnato sovrane e truffatori, corrotti,
assassini e repressori sono restati tranquilli al loro posto senza
dover sopportare nemmeno l'ombra di un giudizio; anzi molti sono
stati riciclati dal sistema istituzionale e reinseriti nel prorpio
ingranaggio malefico.
Negli ultimi giorni però si intravedono alcuni spiragli per un
cambiamento sia per quanto riguarda la durissima repressione del 20
dicembre sia per quanto riguarda gli illeciti degli istituti bancari
nazionali e internazionali.
E' stato diffuso un video inedito girato all'interno del
banco HSBC da una telecamera a circuito chiuso: il 20 dicembre durante
gli scontri di piazza alcuni manifestanti cominciarono a tirare pietre
cotro le vetrate del palazzo della HSBC dove si erano rifugiati alcuni
poliziotti. Dall'interno del banco i poliziotti e alcune guardie
private hanno risposto sparando 58 proiettili verso i manifestanti. >
Uno di questi, Gustavo Benedetto, è stato colpito mortalmente
mentre scappava dai gas lacrimogeni in Avenida de Mayo. E' morto
sul colpo. Il video mostra come i poliziotti e gli agenti di sicurezza
del banco abbiano agito di comune accordo, sparando a raffica (e non
in aria come avevano dichiarato più volte), guidati da un
tenente colonnello ormai ritiratosi dalla sua simpatica
attività, Jorge Varando. Lo stesso Varando era un repressore
durante gli anni della dittatura militare, e faceva parte del
distaccamento 103 dell'Inteligencia del Ejercito, a Buenos
Aires.
La fine il video riprende i pistoleri che si affannano nel
raccogliere i bossoli, rimasti per terra, dopo essersi resi conto di
aver sparato sul mucchio colpendo mortalmente un giovane.
Varando è stato già arrestato e le indagini
continueranno con una perizia balistica e il sequestro delle altre
armi che spararono quel giorno, in diversi già tremano.
Per concludere il capitolo 20 dicembre, anche nomi eccellenti sono
conivolti nelle indagini che tendono a chiarire le
responsabilità politiche di quell'incontrollata azione
repressiva.
La giudice Servini de Cubría ha chiamato a deporre più volte
Mathov, capo della sicurezza interna in quei giorni, e poi ha
confermato il suo arresto. "Ha lasciato fare. Non si è
opposto ad una operazione pianificata che ha visto sparare pallottole
all'impazzata quel giorno". L'accusa risuona molto
grave. Mathov ha però scaricato gran parte delle
responsabilità sull'ex presidente Fernando De La Rua, che
in una ridicola e affanosa autodifesa ha sempre dichiarato di non
essere stato al corrente di cosa stesse accadendo in quelle ore; era
all'oscuro di tutto quando in televisione trasmettevano le
immaggini in diretta da Plaza de Mayo!
Sullo stesso De La Rua sono piovute altre accuse: colui che oggi
è il sottosegretario alla Gestione delle produzioni culturali
della città di Buenos Aires ha dichiarato che il 19 e il 20
dicembre il governo argentino aveva ripetutamente prodotto forti
pressioni affinchè la televisione non mandasse in onda le
immaggini delle manifestazioni. <
"Los ordenes eran impedir que se trasmitieran las imágenes de la
gente en Plaza de Mayo". Il Governo in realtà aveva
preparato un decreto, facendo leva sull'allora vigente stato
d' assedio, che prevedeva che né la televisione pubblica né
quella via cavo potessero trasmettere alcunchè. Qualano,
responsabile di una spcie di commissione che vigilava sulle
telecomunicazioni argentine si oppose a tale ipotesi ricordando a
tutti che un provvedimento simile era stato preso solamente dai
militari in occasione della disastrosa campagna militare alle isole
Malvinas.
La paura dell'allora governo De La Rua era che ancora più
gente sarebbe accorsa in Plaza de Mayo: una giustificazione
possibile... richiamati dai morti? Attirati dai proiettili?
Curiosi di vedere le Madres de Plaza de Mayo caricate dalla polizia a
cavallo? No, la gente non doveva vedere, non avrebbe dovuto realizzare
attraverso quelle terribili immagini la gravità
dell'accaduto. Questa è una giustificazione relamente
possibile.
Quel che è certo è che De La Rua sarà chiamato
dalla giuduce Servini e per lui si aprono le porte di un possibile
processo. Con il tempo tutti i responsabili politici e materiali di
quella giornata chiusasi nel lutto sono passati o passeranno per la
camera della Servini, oggi vero e prorpio spauracchio anche dei
bancari...
Già perchè in argentina c'è chi uccide
sparando ma c'è anche chi uccide truffando, rubando,
speculando sulla povertà altrui.
Rolem, bancario simbolo legato al potere político di Carlos Menem,
è stato recentemente accusato di essere "l'organizzatore di una associazione
illecita che ha creato un danno al
sistema finanziario nazionale e all'economia in generale"
(notizie filtrate dal palazzo di giustizia). Per lui è scattato
il carcere preventivo e il sequestro dei beni per oltre 200 miliardi;
sono ovviamente molti di più quelli su cui la magistratura sta
indagando.
Il provvedimento di carcere preventivo risulta una vera sorpresa visto
che non veniva applicato ai danni di un bancario da più di 10
anni. E forse non è un caso.
La giudice Servini dunque sembra aver intrapreso la strada giusta per
far luce all'interno del densissimo arcipelago di imprese e
aziendine, tutte "fantasma", create per facilitare
movimenti di denaro, ricavato dalla fuga di capitali all'estero
e dall'evasione fiscale.
La frode fiscale e la sovversione economica hanno contribuito in
Argentina al "desastre del sistema economico" e la gente
reclama per i responsabili "juicio y castigo".
Una settimana fa anche il giudice istruttorio Mariano Bergis ha citato
a giudizio l' intero direttivo di diverse banche: Boston,
Scotia, Rio.
Queste banche straniere dovranno rispondere alla domanda del giudice:
al momento dell'istituzione del corralito (28/11) c'era
denaro nelle casse delle banche? E nel caso contrario come si spiega
la mancanza di liquidità?
La tesi del giudice sarebbe una "conduzione irregolare dei conti
bancari a cavallo del giorno dell'applicazione del corralito" (il
generale blocco dei fondi nelle casse delle banche che non avrebbe
interessato però alcuni istituti bancari, forse salvati da una
soffiata governativa).
Insomma al di là dei casi particolari si comincia ad indagare
su come le grosse istituzioni bancarie (la maggioranza delle
straniere) abbiano speculato sul blocco dei fondi, portato via
capitali prima che venissero bloccati dal governo, gestito
irregolarmente diverse operazioni che tirano in ballo milioni di
dollari. Mica male!
garabombo
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