Argentina: due mesi di lotta e repressione
21 Febbraio 2002
Il paese a due mesi dalla già storica data del 20 dicembre è stato
inondato dalle proteste: nella Capital Federal ma anche nellinterno, nelle
provincie di Jujuy, Salta, Neunquen.
Migliaia di manifestanti concentrati bloccano le strade per isolati
interi, protestano davanti ai tribunali e allingresso degli istituti bancari.
La Confederacion Trabajadores Argentinos, CTA, marcia contro il
congresso, e
i disoccupati verso la Repsol per chiedere la nazionalizzazione
dell'impresa petrolifera.
Tutti insieme nonostante ma soprattutto contro le dichiarazioni di
qualcuno (l'esponente per la sicurezza Amadeo, subito bacchettato da esponenti
del governo) che si lascia sfuggire frasi come si esto sigue asì vamos a
tener que reprimir, proprio nel secondo anniversario della repressione di
Plaza de Mayo.
A due mesi dalla feroce repressione di Plaza de Mayo, dall'abbandono
di De la Rua allontanato dalla Casa Rosada dallassordante battere delle
cacerolas, a due mesi dallentrata in vigore dell'odiato corralito; due mesi per
cinque presidenti comprendendo l'attuale Duhalde al centro del periodo di
maggiore conflitto e crisi sociale della storia della Repubblica Argentina.
Piqueteros di diverse organizzazioni, disoccupati e assemblee di quartiere,
organizzazioni per la difesa dei diritti umani, si incontrano a Plaza de Mayo
per ricordare i caduti di una battaglia scatenata dalle autorità governative
e delle forze dellordine che decisero di sgomberare la piazza utilizzando
pallottole e lacrimogeni. Non vanno dimenticati gli altri argentini morti nel
giorno stesso e in quello precedente durante saccheggi, manifestazioni,
scontri, molti dei quali minorenni, diversi bambini.
Piquete y cacerola, la lucha es una sola, la mobilitazione generale
nella giornata di lotta nazionale annuncia una unione dei settori sociali in
lotta, che prima dora aveva stentato a realizzarsi. I documenti comuni, la
solidarietà e i principi di rivendicazione comune possono essere l'inizio di
una caratterizzazione specificamente politica della protesta, che invece
sembra ancora sostenuta su esplosioni spontanee, ma che dalla stessa
spontaneità ha tratto fino ad oggi la sua maggiore forza.
Le rivendicazioni della giornata sono state molto ampie: rifiutare il
bilancio preventivo del governo per il 2002, la creazione di un
assicurazione
per il lavoro e la formazione del Frente nacional contra la Pobreza,
che si spenda il doppio per la spesa sociale, la restituzione dei risparmi che
richiedono coloro che sono stati colpiti dal corralito, il ritiro
della Corte Suprema.
Nella notte un gruppo di poliziotti ha caricato un gruppo di
manifestanti e sorpreso con una vera e propria imboscata un altro gruppetto: 6
arresti e diversi feriti, queste le notizie fino ad ora.
Notizie del pomeriggio:
20 febbraio. Quattro blocchi stradali sono stati organizzati
dalle nove del mattino da parte dei piqueteros della Corrente Clasista
Combativa (CCC), disoccupati e altre organizzazioni.
Le manifestazioni sono state organizzate in appoggio alla
mobilitazione
nazionale della CCC e per ripudiare la repressione scatenata dalle
forze di governo e di polizia due mesi fa, a Plaza de mayo, quando morirono sei
manifestanti in diverse occasioni.
In tutte e quattro le manifestazioni vengono erette barricate e si
accendono fuochi, per interrompere il transito delle macchine. In questa
provincia saranno 20 i blocchi stradali che riuniranno poi i manifestanti in
marcia verso la Casa del Gobierno.
Salta. Un centinaio di persone divise in due gruppi stanno bloccando
due importanti accessi stradali dell'intera provincia, fin da ieri sera.
Non avendo ottenuto risposte alle loro richieste (500 sussidi per disoccupati e
1000 aiuti alimentari) durante un incontro in Municipio, i manifestanti hanno
deciso di spostarsi in strada. Ieri un altro gruppo era stato sgomberato con
la forza dalla polizia.
Neunquen. Adesione alla giornata nazionale di lotta. Bloccati dei
ponti di
autostrade. La CTA si muoverà verso la capitale.
I lavoratori della fabbrica di ceramiche Zanón continuano la lotta
contro l'iniziativa padronale che ha disposto licenziamenti e blocco delle
attività produttive per la crisi.
Tucuman. Sei blocchi stradali promossi dalla CCC fin dalle 8,00 di
mattina.
Blocchi, davanti alle entrate dellindustria petrolifera Repsol nelle
località di Comodoro Rivadavia, Mosconi e Resistencia, promossi dal
Bloque nacional Piquetero.
Buenos Aires: ore 14,00. La Central de Trabajadores Argenitnos e il
Frente Nacional contra la Pobreza realizzano l'abbraccio al congresso
nazionale, tuttaltro che affettuoso, che hanno condiviso altre organizzazioni di
disoccupati, docenti, avvocati, tende a simboleggiare il rigetto del bilancio
previsto dal governo per la spesa nel 2002, visto che secondo i
manifestanti legalizza la politica di ajuste, ovvero di
assistenza/sussistenza demergenza, senza promuovere soluzione alcuna
alla disoccupazione, la povertà, la esclusione sociale
Alla stessa ora, i risparmiatori che sono stati colpiti dal corralito
e che si oppongono alla pesificazione dell'economia realizzano
manifestazioni di protesta davanti agli istituti bancari di Buenos Aires, prima di
unirsi al cacerolazo nacional in Plaza de Mayo.
Notte:
Alle 20,00 comincia a farsi sentire la protesta delle assemblee di
quartiere, autoconvocate nel cacerolazo; da tutti i quartieri del gran Buenos
Aires, la periferia che raccoglie quasi 15 milioni di abitanti intorno alla
capitale, giungono gruppi di manifestanti in marcia verso Plaza de Mayo.
Ore 22,00: circa 2000 manifestanti sono giunti già in Plaza de mayo, e
si attendono i prossimi arrivi delle assemblee di quartiere e dei gruppi
di piqueteros. La polizia non in forze straordinarie ha eretto una
barriera metallica che divide in due la piazza e regola il flusso dei
manifestanti.
La manifestazione nella notte prosegue bene, con tutte le assemblee di
quartiere e le organizzazioni in lotta che giungono alla piazza. I mezzi di
comunicazione parlano di un cacerolazo flop, nonostante migliaia di
persone in tutto il paese abbiano portato a termine una delle giornate di
lotta più intense.
Arriva la Repressione: un gruppo di giovani rimasto nei pressi di
Plaza de Mayo quando il resto dei manifestanti si era allontanato è stato
attaccato da una carica della polizia che ha usato anche gli idranti.
Un altro gruppo è stato sorpreso da una vera e propria imboscata della
polizia che è sbucata in forze nei pressi di Perù e Avenida de Mayo,
arrestando diverse persone.
Aggiornamento detenuti ore 4,00: nel comisaria 2 ci sono sei fermati,
tutti ragazzi di cui un minore che sta per essere trasportato allospedale
per le ferite ricevute dai poliziotti durante l'arresto; altre due persone
hanno riportato ferite sul corpo e sulla faccia; sono tutti accusati di
tentativo di furto, danni e resistenza al pubblico ufficiale. Al di fuori del
commissariato ci sono i loro familiari e gruppi di manifestanti che
attendono il loro rilascio.
Altre notizie:
I Piqueteros vicini ad un accordo
I lider dei piqueteros Luis D'Elia e Juan Carlos Alderete hanno
dichiarato dopo lunghe contrattazioni al tavolo di dialogo con le autorità che se
il presidente Duhalde riconoscerà politicamente le loro organizzazioni
metterà in moto un meccanismo di ridiscussione dei piani sociali alla quale
potrebbero dunque partecipare; altro fattore decisivo dovrà essere la
liberazione di Emilio Alì, arrestato più di un anno e mezzo fa durante
un saccheggio al supermercato. La possibile intesa non implica una
tregua sociale, ma garantisce solo che se si da un bicchiere d'acqua a chi
lotta per un bicchiere d'acqua, questo non tornerà a mobilitarsi per un
bicchiere d'acqua.
Il riconoscimento politico delle organizzazioni dei piqueteros
consentirebbe loro di poter negoziare direttamente con il Ministro del lavoro.
La necessità più grande è quella di poter intervenire direttamente
durante le votazioni e le discussioni per lassegnazione e la distribuzione dei
sussidi alimentari e degli aiuti per i disoccupati.
Infine la liberazione di Alì: se non presenzierà alla firma degli
accordi, assicurano los líderes, non ci sarà nessun accordo.
Non ci sarà nessuna tregua, ma solo il giusto riconoscimento delle
cose ottenute. Dove ci sarà da manifestare andremo a manifestare.
Crisi in Patagonia:
Il 19 febbraio c'è stata la più grande manifestazione di
protesta. Di massa e pacifica. Appoggiata tra gli altri dagli
appaltatori delle tre grandi aziende desportazione del petrolio della zona, la
Repsol, Panamerican e Tecpetrol. La base comune della lotta risulta
l'opposizione ai porteños que se llevan todo, ovvero al governo della capitale
Buenos Aires che si porta via tutto.
Il quadro della crisi dell'industria petrolifera risulta quanto mai
intricato:
- se Duhalde non impone delle trattenute perderà delle entrate importanti
- se lo fa, altri chiederanno trattenute per il settore agronomo, il che
scontenterebbe nuovi soggetti
- se non lo fa e opta per delle tassazioni, le entrate saranno minori
- le compagnie petrolifere combattono le nuove tasse appoggiandosi ai
sindacati (in lotta contro possibili licenziamenti), agli appaltatori
(che lasceranno per strada i loro operai), e ai governi della Patagonia
(che temono esplosioni sociali e proteste popolari.
- secondo il governo il vero rischio risulta la capacità di maneggiare
esplosivi tra coloro che protestano e la possibilità che gli stessi
chiudano la chiave del gas che risale dalla Patagonia verso la Pampa Húmeda.
- Il discorso anti-governo centrale risulta unificatore tra chi
protesta, annulla le differenze sociali e frammenta ancor più l'Argentina,
scoprendo la fragilità dello Stato che risulta assente. Blocchi stradali, banchetti
improvvisati, cortei, assemblee, anche la Patagonia Arde! E data la
quantità di petrolio, occhio..
garabombo.
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