I tre di Floresta
3 marzo 2002
A Buenos Aires in tanti ricordano un caso di gatillo facil (grilletto facile) della polizia argentina.
Justicia para Maxi, Adrian y Cristian.
Intreccio tra impunità di oggi e fascismo di ieri.
Maxi, Cristian, Adrian, 3 ragazzi in un bar del quartiere Floresta di Buenos Aires. 29 dicembre.
Stanno guardando al telegiornale le immagini delle manifestazioni di 10 giorni prima, represse
nel lutto e nel sangue dalla polizia. Ai 3 ragazzi scappa qualche parola grossa, non possono
rimanere in silenzio davanti alle immaggini che hanno fatto impallidre mezzo mondo; sono morti
ragazzi della loro età con una pallottola nel petto. Non fanno altro che dar voce al sentimento di
dolore e rabbia che in quei giorni veniva condiviso dalla stragrande maggioranza degli argentini.
Tutti erano indignati perchè quel gruppo di poliziotti e quel manipolo di politici che glielo avevano
suggerito-concesso, per il solo fatto di indossare una divisa e impugnare un'arma hanno deciso
di sparare sulla folla in Plaza de Mayo: 5 morti, 150 feriti.
Nel bar davanti al televisore si trova anche Juan de Dios Velaztiqui,
sergente di polizia. Neanche lui ha resistito. Si è sentito in
dovere di punire i 3. Li ha raggiunti in una stazione di servizio e
uccisi. Velaztiqui ha agito da par suo, tristemente già noto
alle cronache argentine durante gli anni della dittatura venne
soprannominato el trotador, perchè dopo aver arrestato dei
ragazzi in uno stadio, per il solo fatto di aver cantato l'inno
peronista, li ha fatti letteralmente trottare in manette fino al
commissariato di polizia più vicino.
Lunedi Maxi, Adrian e Cristian sono stati ricordati dai parenti, dagli amici, da tanti.
I parenti e gli amici indossavano tutti una maglietta bianca con la
foto dei tre ed una scitta sotto: fucilados en Floresta.
Già fucilati, loro, i parenti, gli amici ed un intero quartiere,
tutti trattengono le lacrime solo perchè i 3 vorrebbero
così. La madre di Maxi dà una lezione a tanti: "Il
mio cuore è lacerato da un male incurabile; da qui non si torna
più indietro, avevo un figlio e sarebbe dovuto essere lui a
sotterrare me e non io lui. Nonostante questo, a me la condanna di
Velaztiqui non serve, mi auguro che gli diano il carcere a vita ma non
mi restituiranno certo mio figlio".
Dopo un po di silenzio e il gelo calato su ogni sediolina della sala
dove avveniva il ricordo: è toccato a Horacio Verbitsky,
scrittore e giornalista argentino esporsi e dare una svolta alla
critica della società argentina che oggi produce violenza e
impunità.
Verbitsky ha parlato molto chiaro:
"Questo caso di Floresta fa parte della società argentina,
l'azione della polizia è quotidianamente la stessa.
L'assassino dei tre ragazzi non è maggiormente folle
degli altri uomini armati in divisa; il clima che viviamo oggi e che
alimenta la nostra crisi, farcito di impunità, tiroteos
(sparatorie), gatillo (grilletto) facil, permette che ogni giorno
muoiano uccisi in strada dei ragazzi argentini, uccisi dalla polizia.
Muoiono perchè 'bisogna rispondere alla criminalità'. Non è vero, non può essere
più accettata la tesi per cui questi ragazzi sono tutti ladri,
delinquenti, malavitosi; Maxi Cristian e Adrian non erano tali eppure
la polizia ha provato a diffondere questa versione!
E anche se tanti lo fossero, nessuno autorizza un agente di polizia a
risolvere il caso premendo il grilletto, e magari ripetutamente.
L'assassinio dei tre è filgio del clima che si respira in
Argentina, dell'impunità e della menzogna, ma con una
aggravante. è avvenuto appena 10 giorni dopo i morti di Plaza
de Mayo. Anche in quel caso qualcuno aveva gridato "ya
basta!" e anche in quel caso qualcun' altro aveva risposto
usando l'unica arma a propria disposizione, i proiettili.
Logicamente la polizia aveva provveduto a montare una propria
versione, con la solita faccia tosta, con la stessa abilità di
sempre ma con sempre meno pudore. Maxi Adrian e Cristian erano
improvisamente diventati dei delinquenti comuni. No non è vero!
Il Barrio Floresta si è rivoltato, è sceso in piazza, ha
eretto barricate con i copertoni bruciati e con le parole, ha difeso i
propri ragazzi anche se gli hanno concesso di farlo quando erano
già morti. Una donna, Sandra, ha denunciato l'accaduto
con molto coraggio, presentando una propria versione. Ora grazie a lei
la farsa poliziesca è già andata in soffitta e il giudizio per Velaztiqui si avvicina.
Tanti altri sono i casi in cui bisognerebbe intervenire in modo
diverso. Tanti casi in cui l'attività poliziesca è
andata avvicinandosi sempre più a quella militare o
paramilitare, per cui se domani un ragazzo che giorni fa ha rapinato
un supermercato viene individuato, seguito e ucciso dalla polizia non
c'è da scandalizzarsi. Continua Verbitsky: - contro
questo cancro della società tutta, vanno incoraggiate e
rinsaldate le istituzioni democratiche capaci di porre un freno alla
costanza di questi casi; le istituzioni devono dire basta alla logica
del 'deve essere successo qualcosa', 'sarà dovuto essere necessario', 'qui c'è bisogno
della mano forte", agevolata dal silenzio tal volta assenso dei media ufficiali.
Non sarà facile reagire per una società che appena 25
anni fa viveva momenti terribili in cui frasi come la seguente
rappresentavano le fondamenta dello stato forte militare: El
estado policial no es sociologicamente solo lo que traduce las
disposiciones policiales conseguidas con el conjunto de derechos y
deberes de lo que gozan los integrantes de la repartición y mas que
eso es una forma de sentir , un modo de vivir. El policia lo es
durante las 24 horas del dia y no solamente durante las horas del
servicio."
Il sergente Velaztiqui non lo aveva dimenticato ed ha agito di conseguenza.
Concludo come farebbero e vorrebbero quelli di Floresta:
Maxi PRESENTE!
Cristian PRESENTE!
Adrian PRESENTE!
Floresta PRESENTE!
Il vostro inviato a Buenos Aires,
garabombo
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