Incontro con Iñaki Gil De San Vincente a Genova - Giugno 2003 |
Riassunto dell'incontro pubblico tenuto a Genova nel giugno 23003 con Iñaki Gil De San Vincente sulla situazione attuale della Sinistra Abertzale. |
Iñaki-
In Euskal Herria ci sono tre milioni e mezzo di abitanti e circa 700 prigionieri
politici, 2000 esiliati, migliaia di persone arrestate ogni anno, e fra
queste molte subiscono torture. Provate ad immaginare la stessa situazione
in Italia: il paese occupato da altri due Stati invasori, e provate a
calcolare in proporzione quali sarebbero le cifre.
In ogni casa di Euskal Herria, si hanno mediamente e storicamente tre generazioni in lotta contro lo Stato spagnolo; nel mio caso specifico: 1°. Il nonno vittima dell'invasione con conseguente massacro alla fine del secolo XIX; 2°. Lo zio arrestato e scomparso durante il franchismo, del quale non si sono più avute notizie; 3°. Io, arrestato durante il franchismo e tuttora in lotta. Ora poi ci sono due altre generazioni in lotta: 4°. La mia figlia più grande con il compagno in carcere; 5°. Suo figlio che pure ha il compagno in carcere. Entrambi devono percorrere 1600 km per fare le visite. Il popolo basco vuole che la 6° generazione non deva più vivere la stessa situazione. E per ottenere questo è disposto a fare tutto il possibile. Ma la solidarietà in Italia esiste solo quando si parla di conflitti lontani. I baschi sanno che nella storia d’Italia è molto sentita la lotta contro l’occupazione tedesca. Si è trattato di un periodo abbastanza breve, mentre per il popolo basco è stato, ed è tuttora, un problema molto lungo. Questo porta a pensare a due questioni: 1) L’importanza di Euskal Herria nell’Europa; 2) L’importanza per Euskal Herria della solidarietà dall’Europa Riteniamo di essere la situazione più avanzata in quanto a lotta di classe e di liberazione in Europa. Per questo ci hanno messi nelle liste di proscrizione, e per questo gli USA ci hanno segnato a dito. Questo ci porterà molte sofferenze ma siamo convinti che questo sia un onore, perché quando l’impero del crimine è capace di mettersi contro un popolo così piccolo è perché davanti ai loro occhi rappresentiamo quello che desiderano molti popoli in Europa. Le sinistre europee non sono coscienti del vulcano su cui siedono. Stiamo subendo ora, quello che altre classi lavoratrici hanno subito in passato. Il sistema capitalista schiaccia chi non vuole sottomettersi, e le sinistre europee l’hanno scordato, per cui guardano verso posti lontani per non vedere ciò che hanno ad una giornata di automobile. Quanto succede in Euskal Herria succede anche in altri posti. Tre mesi fa in Catalunya, in un paese che si chiama Torà, si fa giorno e le linee telefoniche sono state tagliate, bloccate le vie di comunicazione, di prima mattina la polizia irrompe nel paese ed arresta un sacco di persone: l’accusa è di essere indipendentisti e socialisti. Tre di loro vengono torturati brutalmente. Uno di loro soffre tuttora di problemi molto gravi. La lotta di popolo in Catalunya non è dura come quella del popolo basco, però già da ora vengono loro applicati gli stessi sistemi. Un altro esempio è stato il G8 di Genova. La Sinistra Abertzale sospettava che sarebbe successo quanto di fatto si è verificato. Il sistema si presenta nella seguente forma: 1.- La stampa semina disinformazione e paura fra la gente. 2.- La stampa inizia a segnare a dito determinate organizzazioni o aree politiche. 3.- La stampa inizia a chiedere che lo Stato intervenga preventivamente per scongiurare il pericolo. 4.- Quando lo Stato appronta le sue misure, la stampa approva. Da quanto sappiamo, questi quattro punti sono stati applicati esattamente. Dopo di che: 5.- Intervengono diverse forze con diversi obiettivi e si generalizza la repressione diretta, anche cercando il morto. 6.- Non appena lo ottengono, si scarica sempre la colpa sul morto. 7.- Le cosiddette sinistre legali se ne lavano le mani e pure loro scaricano la colpa sul morto. Questo sistema viene applicato già nel mio paese da molto tempo prima. Vediamo che le sinistre in Europa non sono coscienti, o non vogliono esserlo, del fatto che vivono in un vulcano, perché la situazione in Europa va verso il malcontento popolare generalizzato; e quando il malcontento arriverà al limite di sopportazione, verranno applicate quelle stesse misure repressive. A Madrid, la sinistra madrilena è inadeguata, perché ci sono già casi in cui i suoi militanti di base vengono sequestrati, portati sulle autostrade, torturati e rilasciati allo scopo di raccogliere informazioni. Questo succede nel cuore dell’Europa capitalista, non in Palestina, per cui mi piacerebbe che il dibattito si sviluppasse nei termini delle similitudini e sul vedere se si può fare qualcosa insieme. Non sono venuto qui per piangere sul mio popolo, ma per capire i livelli di coscienza su questi problemi. Domanda- A che punto è la lotta dei prigionieri? Iñaki- La lotta dei prigionieri, e delle prigioniere, perché
bisogna dire che ci sono sempre più donne prigioniere, il loro
numero aumenta in proporzione più di quello degli uomini, la
loro situazione é che sanno di avere davanti 30 o 40 ani di carcere
ma non sono disposti a cedere. Per una azione anche non molto dura,
come bruciare un bancomat, possono darti 20 anni di carcere, per stupro
solo sei. I prigionieri hanno molto chiaro il fatto che la loro lotta
è parte della lotta che continua all’esterno. Su circa
600 prigionieri (negli ultimi tempi, con le ultime ondate repressive
si è arrivati a circa 700, NdT) il numero dei pentiti arriva
al masimo a cinque. Ci sono prigionieri, circa 170, che secondo la stessa
legge dovrebbero stare a piede libero o per aver scontato i 2/3 della
pena o per ragioni di salute, ma lo stato viola la sua stessa legge
e questi continuano ad essere trattenuti illegalmente. Ci sono molti
di loro colpiti da mali incurabili o in fase terminale. Domanda- Come mai le sinistre, parlamentari e non, rifiutano di solidarizzare con la lotta del popolo basco? Iñaki- Ci sono due ragioni: la sinistra ufficiale è una forza politica che difende il sisteema nella gestione pacifica, nella forma parlamentare e non vuole che il popolo si organizzi alla base. La sinistra ufficiale europea è una sinistra statale. La sinistra francese appoggiò lo sterminio in Algeria, Vietnam ed Africa. La sinistra spagnola fa lo stesso con i baschi. Mi piacerebbe porre il caso della sinistra italiana rispetto ai sardi per esempio. Altra caratteristica, per la sinistra extraparlamentare, è che la lotta del popolo basco si sviluppa sotto il loro naso. Un conto è essere radicali a parole, un altro esserlo nei fatti. Si tende a dare la solidarietà solo a quelle situazioni che sono sufficientemente lontane. La contraddizione sta nel fatto che sono la sinistra socialista e comunista basche a portare avanti i livelli della lotta ed a subirne le conseguenze. Domanda- Qual’è stata la reazione del popolo basco di fronte all’illegalizzazione, anche sul piano sindacale? Iñaki- Nella società basca attuale il 60% della popolazione
è, o viene, da fuori. Nonostante questo, il sentimento per l’autodeterminazione,
di esigenza della costruzione di Euskal Herria, è maggioritario.
Solo i sindacati relazionati ai partiti della sinistra francese e spagnola
si oppongono. Nelle ultime elezioni sindacali i voti dei sindacati riformisti
sono in calo, mentre quelli dei sindacati abertzales e radicali sale.
La tendenza nella società basca è verso l’accrescimento
del sentimento nazionale; in queste ultime elezioni, nonostante la messa
fuorilegge, la Sinistra Abertzale è stata l’unica ad accrescere
i propri voti perché ha chiesto un voto nullo. E’ stata
messa fuorilegge la seconda forza elettorale nei comuni. Dopo l’illegalizzazione
di Batasuna e l’esclusione di Autodeterminaziorako Bilgunea si
ebbe una discussione interna sul da farsi. Si decise che nonostante
lo stato di illegali avremmo continuato, convinti che saremmo stati
così anche più di prima. Nelle ultime elezioni in Navarra
avevamo ottenuto 140.000 voti. Sapevamo che sarebbe stato rischioso
chiedere alla nostra gente un voto nullo, dato che avevamo notato come
nelle altre elezioni i voti a nostro favore aumentassero o diminuissero
a seconda del tipo di elezioni. Nonostante i dubbi abbiamo deciso di
dare fiducia al nostro popolo ed abbiamo ottenuto 162.000 voti. Di più
che nelle ultime elezioni. Questo nonostante il fatto che per votare
tutti abbiano dovuto cercare di procurarsi le schede elettorali di AuB
scaricandole da internet, chiedendole in giro a conoscenti, eccetera
(nello Stato spagnolo, nelle elezioni, ogni partito ha una sua scheda;
per votarlo, bisogna scegliere e convalidare la sua scheda particolare;
NdT). Domanda- Sulla base di cosa avevate immaginato quanto poi è accaduto al G8 di Genova? Altra cosa, non credete che l’aver scelto di presentarvi alle elezioni col principio della delega, sia una scelta perdente? Inoltre, non sarebbe più logico parlare di lotta di tutti i popoli che non di singoli popoli? Infine, in Euskal Herria, esistono realtà libertarie? Iñaki- Abbiamo avuto quelle sensazioni su quanto sarebbe successo
a Genova quando abbiamo osservato il comportamento di tutte le polizie
europee a partire dagli anni ’90, soprattutto per quanto riguarda
lo Stato francese. Verso la metà di quegli anni abbiamo realizzato
un dibattito per cercare di capire se eravamo soli nel mondo o no. Per
noi si trattava di un argomento molto importante; abbiamo documenti,
di cui alcuni disponibili in rete, che dimostrano anticipatamente il
fatto che pensavamo che in Europa si sarebbe sviluppata una nuova ondata
di lotte, e che questa avrebbe subito situazioni repressive che già
furono applicate in Nicaragua, Salvador, Palestina… Domanda- Come vi siete rapportati nel ’36 con CNT e FAI? Iñaki- La relazione è doppia: prima la solidarietà
era reciproca, fra lavoratori. Ieri. La prima parte si mantenne nel
’36 quando i battaglioni antifranchisti agivano congiuntamente.
Ci fu un momento in cui il governo borghese antifranchista chiuse i
locali della CNT, ma ci fu una reazione congiunta. La seconda parte
ci fu alla fine degli anni ’50 con la nascita di ETA. Domanda- Come ribattete all’accusa di aver ottenuto i vostri voti per mezzo della paura? Iñaki- La prima cosa che ti dico è: vieni a vedere. Non conosco la tua posizione politica, ma dimmi, chi ti mette più paura, lo Stato o la sinistra? Quindi, visita il mio paese e poi giudica. Domanda- Nel mondo esistono molti movimenti di liberazione, di varia estrazione sociale. In Euskal Herria, com’è composta la popolazione? Iñaki- Abbiamo il 96% della forza lavoro nel settore terziario, il 3% in quello agricolo e l’1% di pescatori. Uno studio recente dice che l’80% dipende dal salario proprio o di un familiare, includendo così disoccupati, mogli e figli di lavoratori, eccetera. Circa il 13-15% (e stiamo usando dati provenienti dalle statistiche realizzate da forze borghesi) è piccola borghesia. Il 4% è media borghesia. L’1% è alta borghesia. Riteniamo che questi dati statistici siano comuni grossomodo a tutto il mondo a capitalismo avanzato. Quello che irrita tanto il capitale quanto le sinistre istituzionali è che in un paese così piccolo si sviluppi una lotta di questa portata. Al mondo capitalistico da fastidio perché fa vedere agli altri popoli che è possibile sostenere una lotta così dura. Alla sinistra istituzionale, invece, perché smaschera il loro gioco. Domanda- Dopo queste elezioni, come si muoverà la Sinistra Abertzale per riguadagnare le posizioni perse? Iñaki- Non ci saranno cambiamenti di strategia. Continuiamo
a perseguire gli stessi obiettivi con gli stessi metodi. Cambieranno
alcuni livelli di organizzazione per sopperire alla messa fuorilegge.
Non si tratta di una novità. Torniamo, migliorandole, alle cose
fatte durante la dittatura franchista. Ad esempio, se contro il franchismo
avevamo sviluppato una articolazione di collettivi, circoli popolari
che non ricevevano alcun aiuto esterno eppure riuscivano ad andare avanti,
ora si può fare lo stesso. Un altro fatto è che quando
esiste un movimento popolare forte, bisogna fidarsi di esso, sino anche
a cedere il potere ai suoi rappresentanti. Non vogliamo cadere nella
delega. E’ successo nel passato, ma non vogliamo che si ripeta. Domanda- Cosa pensa la Sinistra Abertzale del Piano Ibarretxe e dell’impasse da cui è stato generato? Iñaki- Non c’è alcuna impasse politica. Questa
è la trappola. L’errore sta nel fatto che noi non abbiamo
la possibilità di proporre la nostra opzione. Non c’è
impasse perché gli alti e bassi della lotta hanno una tendenza
ascendente. La proposta di Ibarretxe ha tre obiettivi: Domanda- La sinistra riformista, e non solo, in Italia, ha dei forti imbarazzi nei confronti di Euskal Herria per via della violenza messa in atto in un paese simile al suo. La Sinistra Abertzale, che proposte, o richieste, fa a queste organizzazioni? Cercate un loro appoggio? Iñaki- La risposta immediata sarebbe chiedere loro di essere
conseguenti al contenuto dei loro Statuti. Nei loro programmi ci sono
molti principi, dovrebbero dire perché non li rispettano. Spieghino
la differenza fra le loro parole ed i fatti. Stiamo continuando a cercare
di parlare con loro anche se l’esperienza ci dice che è
impossibile. La seconda risposta è più chiara. Ci sono
sempre state questioni nella storia del movimento che hanno rotto il
movimento. Su quattro punti: Domanda- Una cosa che rende difficili i vostri rapporti con l’esterno è l’informazione manipolata dallo Stato spagnolo. Vista la forza della Sinistra Abertzale sembra strano che non riusciate a rompere questo blocco. Iñaki- Quello che vogliamo sviluppare
è un dibattito aperto nella sinistra rivoluzionaria europea,
usando tutti i mezzi, per lottare insieme contro la Costituzione Europea,
contro il processo di costruzione della potenza europea. Lo stiamo facendo
a partire dai livelli su cui è organizzata la Sinistra Abertzale. |
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