dal quotidiano GARA del 15.01.04
ETXERAT EVIDENZIA CHE HA SUPERATO "LE FRONTIERE
DEL SILENZIO" NEL TOUR EUROPEO
·Denuncia la "leggerezza" e "irresponsabilità
assoluta" delle istituzioni
Familiari di prigionieri politici baschi hanno ieri rimarcato che hanno
superato "le frontiere del silenzio" e che hanno fatto arrivare
a Milano, Ginevra, Bruxelles, Berlino, Parigi e Barcellona la realtà
delle prigioni spagnole e francesi i cui "stati violano, in nome
della democrazia, i diritti dei prigionieri ed i nostri". Hanno affermato
che, con il recente tour europeo, hanno raggiunto "oltre le aspettative"
gli obiettivi fissati prima di intraprendere viaggio.
Ainara LERTXUNDI
SAN SEBASTIAN
Terminata l'infinità di interviste e riunioni svolte in una settimana
a Milano, Ginevra, Bruxelles, Berlino, Parigi e Barcellona, i familiari
di prigionieri politici baschi hanno ieri sottolineato che hanno raggiunto
"oltre le aspettative" i loro obiettivi. "Abbiamo superato
le frontiere del silenzio e fatto sapere in Europa che tre parenti sono
stati assassinati nel 2003 in incidenti provocati dalla dispersione e
che, in totale, sono 14 le vittime di questa illegale e criminale politica",
ha affermato Josu Cerrato.
Inoltre, Etxerat (organismo popolare che riunisce parenti ed amici dei
prigionieri politici baschi, N.d.T.), ha denunciato che nelle prigioni
di "due stati membri dell'Unione Europea, formalmente e suppostamente
democratici", ci sono circa 700 prigionieri baschi. "Ai nostri
interlocutori chiediamo di diffondere di questo dato nelle realtà
dei loro paesi. Noi baschi, tre milioni, siamo meno che la popolazione
dell'area metropolitana di Barcellona e se applichiamo questa cifra agli
ottanta milioni di abitanti dello Stato francese, allora, staremmo parlando
di decine di migliaia di prigionieri politici", ha aggiunto.
Ha anche dato conto del tremendo costo economico che comporta esercitare
il diritto alla comunicazione. Questa spesa, come ha ricordato Cerrato,
significa per ogni famiglia 18.000 euro all'anno.
Rispetto al giro di contatti avuti nelle città europee, ha rimarcato
che "siamo riusciti a portare alla luce la violenza che i due stati
utilizzano contro noi ed i nostri familiari prigionieri. Abbiamo bussato
ed aperto le porte dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, dell'Europarlamento,
di partiti politici, istituzioni, sindacati, mezzi di comunicazione ed
organizzazioni non governative". Ognuno di questi soggetti politico-sociali
ed istituzioni ci ha offerto "una calorosa accoglienza e ha assunto
l’impegno di presentare mozioni, di impegnare i loro simpatizzanti
e di visitare i prigionieri politici baschi".
Cerrato, ha affermato che "durante quelle riunioni, abbiamo verificato
che i governi di Madrid e Parigi esercitano una pressione terribile al
fine di occultare la violenza che utilizzano".
Un'altra delle conclusioni tratte da questo tour è stata "l'importanza"
di rivolgersi all’Europa. Ciononostante, Etxerat ha insistito sul
fatto che "prima dobbiamo unire forze qui e per questo è necessario
agire al di sopra degli interessi parziali", benché "sfortunatamente,
le istituzioni e partiti politici non sono capaci, né hanno la
volontà, di gestire il desiderio che la società basca ha
espresso più volte: il raggrupamento del Collettivo dei Prigionieri
Politici Baschi in Euskal Herria".
"È un'irresponsabilità assoluta e con questo atteggiamento
vigliacco stanno facilitando i due stati nel prendere nuove misure contro
i parenti ed i prigionieri", ha concluso.
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