Sinistra a dibattito
Marxismo, sinistra indipendentista basca, anarchismo...
Iñaki Gil di San Vicente, Rete Basca Rossa, [22.01.2004 01:25]
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IL MARXISMO COME TEORIA INDIPENDENTISTA
BASCA.
Se c'è qualcosa di particolarmente
tergiversato e falsificato nel campo del pensiero umano ed in quello
della storia concreta nell'ultimo secolo e mezzo, questo è il
marxismo. In realtà, il marxismo, in quanto teoria che riprende
critica e creativamente il meglio del pensiero umano anteriore a lui,
fu attaccato dal suo stesso inizio con una ferocia che non subirono
altre teorie socialiste, come l'anarchismo in quanto sintesi minima
che si può fare per esempio dell'enorme quantità di correnti
disperse che si aggiungono in qualche modo nel movimento libertario.
È come se la borghesia avesse saputo della differenza fra i due
e della maggiore pericolosità per lei del metodo marxista in
confronto all'anarchico. La cosa più significativa è che
l'anarchismo sorse prima del marxismo, e che nei primi tempi ci fu tra
tutti e due una stretta relazione. È anche molto significativo
che non esistano differenze qualitative tra essi relativamente agli
obiettivi ultimi e molte questioni decisive. Le differenze, più
che altro, sono di tattica, cosa che in modo qualcuno nega o minimizza
la sua importanza perché queste differenze tattiche sono risultate
disastrose per le classi e nazioni oppresse dato che in determinati
momenti cruciali per l'emancipazione umana, l'anarchismo ha ceduto strepitosamente
quando precisamente aveva nelle sue mani il potere rivoluzionario.
In questo senso, il decisivo in quanto non è un altro che il
verdetto della pratica, i fatti confermano la superiorità del
marxismo benché, quotidianamente, l'industria politico-mediatico
capitalista si sforzi di sostenere il contrario. Tuttavia, il marxismo
ha contro di sé quattro grandi ostacoli per potere dimostrare
la sua superiorità:
Uno, la lastra di piombo della socialdemocrazia e dello stalinismo.
La macchina intellettuale borghese non ha smesso mai di dire che, da
una parte, il riformismo socialdemocratico iniziato perfino in vita
di Marx ed Engels," dimostra" la natura antiscientífica
del marxismo, perché furono suoi primi e più fedeli, sic,
discepoli quelli che prima di tutti si accorsero degli errori del marxismo.
Tuttavia, dall'alto della conoscenza storica e teorica attuale, questa
affermazione è assolutamente insostenibile, non sia che si voglia
legittimare l'ordine capitalista. E d'altra parte, quello stesso macchinario
intellettuale, più la stessa socialdemocrazia, sostengono che
lo stalinismo è l'autentico marxismo, e che il fallimento dell'URSS
è la certificazione della" morte del marxismo." Non
possiamo rispondere ora a queste affermazioni. Mentre, l'anarchismo,
abbastanza meno attaccato dalla stampa specializzata borghese, può
occultare il suo assoluto fallimento pratico da prima perfino della
formazione del marxismo. L'intellighenzia borghese e la riformista in
qualche modo entrano nel merito dell'esperienza storica anarchica, ma
attaccano solo il comportamento dei gruppi anarchici quando si producono
ondate di risposta generalmente giovanile e studentesca. Quello che
cerca la borghesia non è entrare in un dibattito approfondito,
bensì di mobilitare in senso reazionario la società contro
la gioventù, nient'altro.
Due, la relativa difficoltà dell'apprendimento del metodo marxista,
scientificamente rigoroso ed esigente con la metodologia del pensiero
dialettico, fa che molti giovani militanti desistano dall’imparare
l’uso intellettuale del marxismo. Inoltre, a questo bisogna unire
le conseguenze del punto precedente per quanto riguarda la perniciosa
volgarizzazione superficiale, meccanicista e dogmatica imposta dallo
stalinismo. Ma la cosa peggiore non è lo svuotamento interno
del marxismo bensì il fatto che i partiti stalinisti imposero
un'assoluta separazione tra la pratica e la teoria, rompendo e proibendo
la critica dialettica, in modo che le" scuole di formazione di
quadri" fossero meccanismi di imposizione dogmatica. Se a questo
uniamo l’imposizione del silenzio e la repressione degli apporti
teorici di centinaia di marxisti non stalinisti, non solo degli anti-stalinisti,
allora comprendiamo come la maggioranza della gioventù militante
si imbatta con grandi ostacoli per imparare ad usare nella sua pratica
la teoria marxista. Mentre, l'anarchismo ha il" vantaggio"
di una tiritera facile, superficiale e piena di luoghi comuni ereditati
del socialismo utopico dei due primi terzi del secolo XIX. Risulta molto
facile, comparato col marxismo, usare la terminologia anarchica perché,
come vedremo dopo, proviene in un semplice indurimento per la sinistra
della posizione più radicale, originaria e progressista del democraticismo
e del socialismo utopico.
Tre, la disciplina cosciente ed il rigore pratico della militanza marxista
tanto ardue ed aspre per gli anarchici, nascono dalle analisi strategiche
di contesto e tattiche di congiuntura, ed impongono criteri di priorità
a determinate questioni e di secundarietà ad altre, coi problemi
di spiegazione teorico-politica e di organizzazione tattica che ciò
implica. Il marxismo non concepisce nessuna lotta senza un'analisi concreta
della sua realtà concreta, e senza la pratica conseguente delle
lezioni che si sono estratte dallo studio. Tale esigenza, essenziale
nel metodo dialettico e materialista, implica il fatto che la pratica
posteriore si avvicini il più possibile alla strategia e la tattica
sostentate da detto studio. La disciplina cosciente è qui decisiva,
così come lo è la spiegazione democratica, scientifica
e facile delle ragioni e degli obiettivi. Mentre, l'anarchismo permette
una" libertà" di interpretazioni e conclusioni che
a sua volta propiziano un'altra" libertà" simile nei
campi e forme di azione. Più ancora, nel caso della gioventù,
l'anarchismo ha il" vantaggio" che, in apparenza ma solo in
apparenza, va direttamente al fondo del problema muovendosi con concetti
vaghi ed assoluti come" individuo"," libertà","
tirannia"," oppressione", etc. anche Il marxismo li usa
ma dentro una totalità teorica che lo dota di contenuti molto
più ricchi, e per ciò obbliga chi li usa - dal marxismo
- ad una sofisticazione teorica e rigore pratico molto superiori. Quando
la gioventù accorre in massa alla lotta la cosa prima che cerca
e di cui necessita è l'azione pratica, e sta bene che così
sia. Appare chiaramente allora il" vantaggio" dell'anarchismo
sul marxismo. I due insistono sull'azione, ma il primo non insiste tanto
quanto il secondo nella teoria, e questo, il marxismo, senza sottovalutare
mai l'azione, insiste nel sapere guidarla teoricamente, in sapere investire
meglio le forze, in sapere quali sono gli anelli deboli della catena
oppressiva, perché batterli e non perdere il tempo negli anelli
forti, come batterli e che cosa fare dopo avere rotto la catena.
E quattro, l'esigenza marxista di verifica pratica ed autocritica dei
risultati ottenuti nella lotta, esigenza che viene dall'essenza rivoluzionaria
e scientifica del metodo dialettico, può realizzarsi solo efficacemente
se esiste un mezzo organizzato di dibattito e di pratica riferita internamente
con la teoria; cioè, se l'organizzazione rivoluzionaria è
pensata per assicurare la metodologia democratica di investigazione
e dibattito. Ogni organizzazione esige una disciplina di funzionamento,
ed ogni metodo rigoroso di dibattito autocrítico esige una disciplina
collettiva anteriore, simultanea e posteriore. Allo stesso modo di qualunque
scienza concreta, salvando le distanze, ha i suoi necessari protocolli
ed impone per ciò una metodologia di disciplina del processo
scientifico, esattamente succede la stessa cosa nel marxismo, ma con
l'aggravante che qui la relazione tra le condizioni oggettive e la coscienza
soggettiva è molto più complessa. Inoltre, niente di questo
si capisce se lo si isola dai tre punti prima visti per cui si tratta
di una totalità, di un sistema. Quindi, quando la gioventù
senza alcuna formazione né esperienza si impegna nella lotta,
non si trattiene dal pensare a quanto detto perché la gran maggioranza
dei giovani cercano in primo dopo i risultati immediati, scoraggiandosi
se questi non arrivano o stancandosi e perfino abbandonando davanti
alle pressioni del potere adulto, familiare, studentesco, etc. Conosciamo
in eccesso con che facilità appaiono, ingrassano, si arenano,
indeboliscono e si estinguono organizzazioni giovanili anarchiche e
non marxiste, e perfino" marxiste" dogmatiche. Il gran"
vantaggio" dell'anarchismo è che è in larga misura
libero da quelle autoesigenze permettendo che ognuno applichi criteri
molto allentati ed individualisti di autodisciplina ed autocritica.
A dispetto di questi iniziali ostacoli e svantaggi del marxismo in confronto
all'anarchismo, la bilancia dell'esperienza storica si è inclinata
a beneficio del marxismo. Le cause vanno cercate precisamente nel fatto
che detti ostacoli iniziali sono in realtà forze tendenziali
di crescita a mezzo ed a lungo termine. Considerate a grandi tratti
otto differenze tattiche tra il marxismo e l'anarchismo, possiamo vedere
come ognuna di esse abbia finito per rinforzare la teoria marxista.
La prima fa riferimento al primato che il marxismo concede alla dialettica
delle contraddizioni tra le forze produttive e le relazioni sociali
di produzione, come nucleo duro della concezione materialista della
storia. L'anarchismo che inizialmente stava di accordo in tutto con
questa concezione, tuttavia si andò distanziando non di lei non
appena tale, bensì della sua applicazione pratica nelle analisi
strategiche e nelle sintesi teorico-pratiche conseguenti. Molti buoni
opere anarchici, tuttavia, soffrono di un sostentamento scientifico-critico,
nel senso marxista. E questa debolezza è manifesta in tutta la
cosa riferita con la critica radicale dell'economia politica borghese,
delle leggi di movimento delle contraddizioni irreconciliabili che minano
al capitalismo. Secolo e mezzo di lotta rivoluzianaria ha finito per
chiudere definitivamente il dibattito.
La seconda fa riferimento all'altro
primato irrinunciabile del marxismo che è quella che concede
alla dialettica materialista non appena metodo di pensiero capace di
captare le leggi basilari e generali del movimento della natura, della
società e della conoscenza umana. L'anarchismo prestò
molta minore attenzione a questa altra priorità del marxismo.
In realtà, la conoscenza della dialettico hegeliana e della filosofia
idealistica tedesca era molto precario e superficiale nei primi e decisivi
fondatori dell'anarchismo, e questa preoccupante limitazione iniziale
si è andata aggravando con gli anni nonostante tutti gli avanzamenti
scientifici posteriori abbiano confermato e migliorato - sintesi dialettica
- le prime basi della dialettica materialista, molte di esse enunciate
con restretta base di sostentamento empirico ed epistemologico ma con
sufficiente solidità ipotetica.
La terza fa riferimento all'importanza
che il marxismo concede all'organizzazione politica stabile affezionata
ad espandere la coscienza rivoluzionaria dentro il paese lavoratore.
È certo che alcuni anche correnti anarchiche si strutturano in
forma di organizzazione con alcuni inquietudini politiche, ma l'anarchismo
non presta appena attenzione alla politica non appena sintesi e quintessenza
delle relazioni antagonistiche tra lo sfruttamento e la liberazione
che è come quella capisce il marxismo. Questa differenza è
molto importante perché si sostenta, a sua volta, in una teoria
sulla coscienza di classe che inizialmente stava segnata solo nei suoi
punti nodali ma che fu arricchendosi ed ampliandosi con le esperienze
posteriori, avanzamento teorico che non si apprezza nell'anarchismo.
Ed anche la teoria basilare della coscienza di classe, delle classi
stesse, portava nel suo interno l'embrione di una teoria della psicologia
umana nel capitalismo - la decisiva teoria dell'alienazione - che ha
dimostrato suo valeva concatenando con la migliore psicoanalisi, con
l'antipsiquiatría e con la psichiatria critica. Dal marxismo
che non dallo stalinismo e la socialdemocrazia, l'azione politica rivoluzianaria
è inseparabile della desalienación e del superamento della
falsa coscienza, della reificación e cosificación. L'anarchismo
ha avanzato molto poco in questo decisivo tema a dispetto dell'insistenza
che fa nella" libertà individuale."
Il quarto fa riferimento al passo
seguente nella logica della cosa politica come quintessenza delle contraddizioni
sociali, a sapere, la teoria dell'organizzazione rivoluzionaria come
espressione materiale nel capitalismo della democrazia socialista e
della dittatura del proletariato. Contro la facile e vuota tiritera,
il funzionamento burocratico, verticale e dirigista di un'organizzazione,
quello che eufemísticamente si liquefa con la scusa della chiamata"
colta alla personalità", quella degenerazione è tanto
presente nella maggioranza degli anarchismi come nello stalinismo, mentre
appena appare o lo fa con molta meno intensità nelle organizzazioni
y/o partiti rivoluzionario marxisti. La burocratizzazione ed il dirigismo
verticale sono tanti più facili quanto minorenne è sopra
il funzionamento pratico delle quattro svantaggio del marxismo rispetto
all'anarchismo viste che sono effettive garanzie del funzionamento interno
adeguato alle necessità rivoluzionarie. O detto all'inversa,
quanto più si applicano i" vantaggi" dell'anarchismo
più facile è il dirigismo verticale e burocratico di un
leader, e più difficile è ottenere l'equilibrio tra la
necessità della critica e la necessità della coesione
pratica.
La leva fa riferimento al problema
delle relazioni col paese lavoratore, coi differenti settori della classe
operaio e col movimento operaio organizzato in sindacati siano riformisti
e gialli, siano rivoluzionari e sociopolitici. Il marxismo è
stato da sempre tagliente dalla sua concezione politica e la sua profonda
conoscenza della complessità sempre cangiante della forza di
lavoro sociale e delle relazioni tra il coscienza-in-sé e del
coscienza-per-sé della classe operaio. In questo senso, le critiche
ai sindacati e le sue limitazioni sono permanenti da secolo e mezzo,
ma contemporaneamente l'insistenza in portare una tenace pratico concienciadora
politico - economica che superi la tendenza all'economicismo riformista.
Ricordi Lei che parliamo di marxismo e non di stalinismo e meno ancora
di socialdemocrazia. Al contrario, neanche l'anarchismo nel suo insieme
ha prestato tanta attenzione a questa problematica decisiva, ed al massimo
ha sviluppato il sindacalismo-rivoluzionario destinato a soppiantare
alla" politica" dei partiti, ed avanzare dentro la società
capitalista alcune delle caratteristiche della società anarchica
del futuro.
La sesta fa riferimento all'importanza
che il marxismo concede all'azione rivoluzionaria nella fronte elettorale
ed istituzionale, fronte secondaria ma che riflette approssimativamente,
tra le altre cose, la relazione di forze esistente in ogni momento.
All'essere un fronte secondario, è non sempre per ciò
stesso un fronte obbligato né necessario ciecamente, dipendendo
dalla congiuntura e del contesto nel che si realizzi. E questo fronte
va unito al problema permanente della relazione tra le riforme e le
conquiste parziali, tra gli obiettivi tattici ed i fine strategici,
tra gli avanzamenti parziali e l'impossibilità ultima di migliorare
qualitativamente la situazione del paese lavoratore nel capitalismo.
Una delle situazioni favorevoli del riformismo è stato quello
del disprezzo da parte delle sinistre rivoluzionarie di queste problematiche
e delle possibilità relative che offre. Ma, di tra le sinistre,
l'anarchismo si è caratterizzato per il suo totale disprezzo
e fino a per il suo ridiculización. Al contrario, le sinistre
che sì si sono preoccupati per intervenire lì l'hanno
fatto anche, nella maggioranza dei casi, insistendo correttamente in
cui la cosa decisiva di qualunque pratica elettorale ed istituzionale
radica nella dinamica di strada, di edificio, etc., nella creazione
di un potere popolare di base che controlli dalla pratica l'intervento
istituzionale ed elettorale. Tuttavia, l'anarchismo Lei desentiende
di questa problematica.
La settima ed ultima differenza
è quella che riguarda la teoria dello Stato. Ambedue affermano
molto correttamente che bisogna avanzare verso l'estinzione storica
dello Stato ma la differenza sorge nel come e nel quando. Il marxismo
sostiene che insieme a si rovina rapida e definitivamente lo Stato borghese,
garante della dittatura del capitale, bisogna mantenere tuttavia un
Stato operaio in processo di autoextinción dal primo giorno della
sua esistenza, e che lo Stato operaio in autoextinción è
necessario per garantire la democrazia socialista ed assicurare lo sviluppo
rivoluzionario. L'anarchismo sostiene che bisogna distruggere lo Stato
borghese ma che non deve creare contemporaneamente nessun altro operaio
in autoextinción perché, di essere così, si rigenererebbero
immediatamente i peggiori vizi autoritari dell'essere umano. Nell'apparenza
delle frasi pompose e carenti di contrastación storico, la tesi
anarchica è più attraente e facile da immaginare che la
marxista che esige, come in tutto, una spiegazione teorica. Tuttavia,
questo dibattito che aveva importanza nella seconda metà del
secolo XIX, fu perdendo valore nella misura in cui tutto il secolo XX
ha dimostrato che le classi, nazioni e donne oppresse necessitano obiettiva
e soggettivamente di un apparato statale in autoextinción qualitativamente
differente al capitalista. Niente dell'esperienza e dei risultati rivoluzionari
- che ci li sono stati e molti - realizzati in questo periodo per le
masse sfruttate si capisce senza l'appoggio di un potere popolare rivoluzionario
che ha preso, tra altre, la forma di Stato operaio.
Come si verifica non abbiamo
qualificato come" differenza tattica" quello che molti anarchici
attribuiscono al marxismo di avere abbandonato la cotidianeidad, la
relazione tra la vita privata e la pubblica, l'emancipazione del corpo
e della sessualità, la lotta per un'altra sanità, pedagogia,
etc. non è certo questa accusa. Il marxismo ha prestato tanta
o più attenzione a questi problemi come l'anarchismo. Più
ancora, l'ha fatto con contundente superiorità teorica e scienziata
provenienti della superiorità del suo metodo teorico. Un'altra
volta, si confonde interessata e tramposamente la dogmatici autoritaria
dello stalinismo col marxismo, e perfino lo stalinismo non osò
liquidare del tutte le conquiste pratiche impressionanti riuscite in
queste rivendicazioni per e nei processi rivoluzionari. Altrettanto
bisogna dire delle relazioni del marxismo coi femminismi, con l'ecologismo,
etc. Qui, come in altre cose, è vistosa la coincidenza delle
critiche anarchiche al marxismo con le tergiversazioni della storia
reale che fa la storiografia borghese.
Nella pratica, le sette differenze
tattiche si sono plasmate in un fatto innegabile: i processi rivoluzionari
avuti fino al presente, e tutto indica che continuerà ad essere
così, si sono caratterizzati per andare essenzialmente uniti
alla sua ubicazione, contenuto e continente nazionale. Cioè,
come già si indicò nei primi testi marxisti di prima della
metà del secolo XIX, i processi rivoluzionari si muoverebbero
nella dialettica della cosa nazionale ed internazionale, come è
stato, sta essendo e sarà. Ma l'anarchismo, ad eccezione di generiche
affermazioni senza concrezione materiale, ha disprezzato olimpicamente
la chiamata" questione nazionale", tema che tuttavia sta nel
nucleo duro del materialismo storico e della dialettica dello sviluppo
disuguale e cocktail, componenti essenziali del marxismo. Più
ancora, l'esperienza storica dimostrazione, in primo luogo, che i processi
rivoluzionari che hanno trionfato sono stati quelli nei quali l'oppressione
nazionale era una contraddizione antagonistica assunta coscientemente
per le organizzazioni rivoluzionarie; secondo che i processi rivoluzionari
che hanno sottovalutato questi problemi o che hanno posposto la sua
risoluzione per un futuro indefinito, hanno finito per arenarsi e fallire;
terzo che le sinistre che hanno lasciato in mani delle destre i profondi
e complessi sentimenti nazionali, popolari, culturali, simbolici, etc.,
in realtà hanno lasciato in mani della classe dominante un multiforme
e polivalente campo di manipolazione e controllo sociale; e, stanza,
che nelle crisi prerrevolucionarias il capitalismo, monopolizzatore
dei contraddittori sentimenti nazionali disprezzati per le sinistre,
li ha manipolati, ha schiacciato i suoi contenuti democratici e progressisti
sviluppando ed ufficializzando suoi contenuti reazionari, razzisti e
maschilisti per, con la forza irrazionale così attivata, procedere
ad annichilire mediante il terrore e con l'appoggio delle masse alienate
alle organizzazioni rivoluzionarie.
L'esperienza indipendentista
basca non nega niente di questo ma lo conferma, e non c'estendiamo nella
responsabilità reazionaria dello stalinismo spagnolo in tutti
suoi variante e soprattutto dell'eurocomunismo, nella decade di 1970
e posteriore. Ma neanche dobbiamo dimenticare il comportamento dell'anarchismo
con la sua indifferenza suicida davanti all'oppressione nazionale, la
cosa astratta della sua tesi e, nella pratica, la cosa vantaggiosa che
è stato nazionalmente per lo Stato oppressore tale indifferenza.
In questo senso, l'esperienza indipendentista basca conferma anche che
il marxismo è la teoria che più aiuto all'indipendenza
nazionale del paese lavoratore, come lo è stato, con tutti i
suoi problemi, nel resto di lotte di liberazione nazionale e sociale.
L'anarchismo, se vuole apportare qualitativamente idee innovatrici e
decisive per l'emancipazione basca, deve introdurre nel suo corpo teoriche
idee che sorsero dopo la sua formazione, idee alle quali si è
affrontato da allora. Non è un compito facile bensì praticamente
impossibile perché per riuscirlo l'anarchismo dovrebbe ristrutturare
dall'alto in basso ed anche nel suo interno il modello intero della
sua ideologia. Potremmo usare la similitudine l'edificio vecchio che
deve albergare oltre a nuovi sistemi di elettricità, acqua, ascensori,
mobili, sistemi isolanti e sicuri contro terremoti ed incendi, etc.,
anche e soprattutto a molta più gente senza toccare le fondamenta,
le pareti e le stanze. Impossibile.
Tuttavia, il marxismo sé
può integrare ed assumere il grosso degli apporti anarchici che
ci li sono anche, perché la sua struttura concettuale lo permette
e l'esige. L'esempio più favorito è precisamente quello
dell'indipendenza di Euskal Herria. Il paese lavoratore basco deve assumere
tutti i risultati ed avanzamenti progressisti provenienti delle lotte
ed esperienze. L'ha bisogno per lo stesso contenuto dialettico del processo
rivoluzionario. In realtà, quello è quello che la sinistra
indipendentista basca porta facendo in tutti i campi nei quali altre
organizzazioni non indipendentiste basce hanno avuto la ragione e hanno
cominciato prima la lotta. La sinistra indipendentista basca ha saputo
e potuto integrare quegli apporti perché dispone di un vero vantaggio
strategico consistente in avere azzeccato prima che nessuno la natura
del processo indipendentista e socialista. È la dialettica del
tutto e delle parti. Il tutto lo pensò e lo sviluppa la sinistra
indipendentista basca, ed alcuni parti delle contraddizioni che ci colpiscono
i hanno pensato ed apportato sinistre non indipendentisti basci. Ad
un'altra scala, succede la stessa cosa tra il marxismo e l'anarchismo.
Iñaki Gil di San Vicente
EUSKAL HERRIA 2002/3/9
http://www.basque-red.net/cas/revol/gilo/isj5.htm