Intervista ad ETADichiarazione di ETA Non è sufficiente analizzare attentamente l'attuale situazione politica, è necessario dire che ci troviamo davanti ai risultati ed al risultato della lotta e l'evoluzione di questi ultimi anni. In primo luogo, vogliamo risaltare l'apporto della sinistra indipendentista basca, perché è stata la lotta per la costruzione e la difesa di Euskal Herria quella che ha permesso di aprire la situazione attuale; quello ci ha portato a questo scenario. Ugualmente, ha permesso di estendere tra la gente nuove coscienze, ed ora vediamo come concetti e principi politici che per anni la sinistra indipendentista basca si è vista obbligata a difendere in solitario sono assunti oggi da molti agenti e partiti. È stata la lotta della sinistra indipendentista basca quella che ha fatto sì che la posizione di agenti e stati si muovano, e questo ha permesso che oggi si aprano nuove opportunità. - Quali sono oggi le ragioni politiche per dare inizio ad un processo e per le quali ETA ha adottato un cessate il fuoco permanente? Da un lato, dovremmo sottolineare
che Euskal Herria, nel suo insieme, è oggi sempre di più
una realtà accettata, e ciò ha aperto la strada, in un
modo più consistente che mai, al riconoscimento politico di Euskal
Herria come nazione e paese. Per noi, esiste inoltre un'altra ragione
fondamentale, che l'idea che sono i cittadini baschi che devono avere
la parola e la decisione sul loro futuro è accettata sempre di
più. Perché quella è l'essenza che porterà
a superare il conflitto. - Nei contatti che avete mantenuto con gli agenti è rimasta tanto palese quella volontà? Che obiettivi cercava ETA in quei contatti? ETA mantiene regolarmente contatti con gli agenti di Euskal Herria; specialmente, per noi sono un ambito di relazioni prioritarie le forze che consideriamo favorevoli ad Euskal Herria, e negli ultimi mesi abbiamo portato anche a termine quei contatti. Il principale obiettivo dei contatti che abbiamo mantenuto in questi ultimi mesi è stato quello di conoscere di prima mano la disposizione di quegli agenti per sviluppare un processo democratico, come i passi che fossero disposti a compiere ed i compromessi che fossero disposti ad assumere, e conoscere direttamente quelle decisioni. - La situazione politica si trova dove ETA voleva che stesse? Riflettendo sulla situazione
politica è necessario segnalare, in forma speciale, che Euskal
Herria si trova in un momento di cambiamenti politici; per ciò,
per noi è importante sottolineare perché si trova in questo
momento di cambiamento, e sottolineare gli elementi che lo caratterizzano.
Prima che niente, sottolineando che ci troviamo davanti ad un cambiamento
provocato dalla lotta della sinistra indipendentista basca, e se il
resto di agenti e partiti si sono mossi in quella direzione è
stato grazie alla pressione e la lotta esercitata dalla sinistra indipendentista
basca. - Chi deve fare o spingere questo cambiamento? In che momento ci troviamo? Oggi stiamo nel punto di percorrere la strada che porta dalla cornice di imposizione alla cornice democratica, e quello che noi diciamo a tutti gli agenti è che, essendo arrivati a questo punto, oggi non possiamo commettere gli stessi errori commessi 30 anni fa. Chi afferma che allora fecero la "transizione democratica" che conformarono il blocco della riforma, sono falliti nei loro principali obiettivi. Abbiamo potuto comprovare la portata della frode perpetrata allora e tutte le sue conseguenze. Ed ora è arrivato il momento di fare una vera strada democratica; la possibilità di superare il conflitto arriverà attraverso il percorrere la strada che porta dalla cornice di negazione e ripartizione alla situazione di riconoscimento di Euskal Herria. Quella è la base dell'attuale momento politico. - Dalla dichiarazione di cessate il fuoco, tuttavia, e perfino in precedenza, c’è chi ha sostenuto che si tratta di un'iniziativa sorta dalla debolezza, ed è stata anche fatta notare la situazione creata dagli attentati del 11 di Marzo... Come avete ricevuto quelle dichiarazioni? Da tempo veniamo manifestando che chi realizza una lettura in chiave di debolezza delle iniziative di ETA e delle proposte portate avanti dalla sinistra indipendentista basca, in primo luogo si sbaglia nel realizzare la diagnosi corretta della situazione e, quello che è peggiore, se si impongono calcoli politici basati su quella riflessione alla fine si fallirà nella direzione che deve imprimersi al processo. Se invece di processi per superare il conflitto si progettano strategie per accantonare la sinistra indipendentista basca in base a quel calcolo malizioso, la storia c'insegna che sono strategie condannate al fallimento. Molti realizzarono identiche letture nel processo del 98, molti pseudo intellettuali, giornalisti e politici professionisti spinsero quella tesi, e tutti conosciamo le conseguenze risultanti della sua imposizione. Reiterare ed insistere su quella bugia sono, nella nostra opinione, tentativi di alimentare strategie già fallite. Relazioni con gli stati Rendendo la cosa pubblica un anno fa, ETA non fece altro che confermare cioè un atteggiamento che abbiamo mantenuto sempre, esprimere la nostra volontà di superare il conflitto per mezzo della negoziazione, al tempo che mantenevamo la nostra lotta e la nostra determinazione per superare il conflitto tra Euskal Herrria, Spagna e Francia attraverso una negoziazione ed un accordo. E questo ultimo anno, ovviamente, ETA ha continuato a fare passi in quella stessa direzione, in quel tentativo di aprire e sviluppare un processo di negoziazione. - Che contatti e negoziazioni ha avuto? Per noi la discrezione è un elemento basilare ed indispensabile in un processo di negoziazione, e quello è pertanto sempre l'atteggiamento che ETA ha mantenuto e manterrà, e sollecitiamo identica responsabilità agli agenti e partiti. - Hanno credibilità le voci che hanno visto ultimamente la luce? Vogliamo denunciare quelle dicerie e voci che sono uscite nelle ultime settimane sui media su processi di negoziazione e contatti che abbiamo potuto avere o no, principalmente perché sono indiscrezioni realizzate per alimentare interessi parziali concreti e di media, con l'obiettivo di danneggiare il processo ed originare confusione. - Avete aperto vie o spazi di contatto col Governo francese? Vogliamo confermare di nuovo l'informazione trasmessa vari mesi fa: ETA inviò una lettera al primo ministro francese, il signor De Villepin. In quella lettera, mostravamo la nostra volontà per superare il conflitto tra Euskal Herria e Francia attraverso la negoziazione, come primo passo per aprire una via di negoziazione che dovrebbe plasmarsi in un processo di negoziazione sulle forme per superare il conflitto. - Riceveste risposta a quella lettera? Non abbiamo ricevuto risposta ufficiale di nessun tipo. In più, confermando il suo atteggiamento più negativo, la lettera fu passata alla stampa, perfino modificando e manipolando il suo contenuto. Il Governo francese deve mostrare un'altra maturità e serietà per potere aprire un processo che contribuisca a dare uscita al conflitto. È necessario esigere che abbandoni la sua chiusura, e che mostri volontà per dare una risposta positiva. Reazioni e posizione degli agenti
Ci piacerebbe emergere che l'iniziativa
di ETA è stata posizionata in una prospettiva di processo, cioè,
come un'iniziativa legata ad altri movimenti e non come un passo isolato.
- Come stimate la risposta e l'atteggiamento del PSOE? Il PSOE sta tentando di allontanare
il centro e la direzione dal processo di Euskal Herrria, affinché
tutti gli sguardi si orientino verso i movimenti che deve fare la Moncloa.
Quella strategia nasconde un obiettivo concreto, deviare i passi che
devono dare i partiti succursalisti del PSOE e bloccare i passi e responsabilità
che devono darsi ed assumere per spingere il processo politico in Euskal
Herria. Vediamo come i rappresentanti di PSE e PSN ha dato tutto il
protagonismo a Zapatero e come stanno ballando al suo sono. - Che cosa pensa ETA della reazione ed atteggiamento del PNV? Ibarretxe realizzò immediatamente
un tentativo speciale per appropriarsi dell'iniziativa, ma per noi è
importante guardare all'indietro, osservare da dove viene quell'atteggiamento
da Ibarretxe. - Che cosa cerca nella vostra opinione, allora? Vediamo due obiettivi nei movimenti realizzati dal PNV queste ultime settimane: vuole essere l'arbitro del processo, e cerca un processo adeguato ai suoi obiettivi ed interessi. Ma il PNV non può essere l'arbitro del conflitto, perché è parte dello stesso. In qualsiasi caso, la cosa più preoccupante è che ancora non ha definito quale sarà il suo comportamento davanti al processo; prosegue senza uscire dal mulinello della sua ambiguità storica. A noi genera varie domande cui il PNV dovrebbe rispondere: perché non stette nella manifestazione del 1 di aprile, perché attacca tanto violentemente Imaz la sinistra indipendentista basca, perché tanti viaggi a Madrid, perché tanto patto economico con le autorità di La Moncloa, perché tanta offerta di collaborazione al Governo della Spagna. Congiuntura Esprime la solidità della
decisione di ETA, la portata dell’impegno di ETA e la nostra volontà
di portarlo a termine. Questo andrà in funzione dello sviluppo
del processo. - Madrid e Lakua, specialmente il PNV, hanno preteso che il cessate il fuoco sia universale. È così? A quei dirigenti e partiti che ripetono quella cantilena, diciamo che conoscono i parametri della decisione di ETA, ed anche la sua solidità, ed ETA ha manifestato chiaramente quali siano i suoi compromessi. Il resto ci sembrano discorsi realizzati di fronte alla galleria, per giustificare l'attuazione di ognuno e confondere i cittadini. La cosa peggiore è che quei discorsi si usano a volte per bloccare i passi che devono darsi nel processo, con l'obiettivo di condizionare e sfigurare la natura dello stesso. - Da quando annunciarono il cessate il fuoco si sono registrati due attacchi che sono stati relazionati con la kale borroka, in Barañain ed in Getxo. Che cosa dite su quei due attacchi? Noi non facciamo letture di eventi concreti, e molto meno del disordine creato in funzione degli interessi di mezzi e partiti. Facciamo valutazioni più generali, per esempio sulla lotta popolare e la risposta del paese. - E quale è la valutazione? Finché persistono gli attacchi delle forze armate, se continuano gli inseguimenti ed i sequestri di cittadini, se i cittadini sono torturati nelle caserme, se continua la violazione dei diritti dei carcerati, se lo stato di eccezione non ha fine, crediamo chiaramente che i cittadini baschi devano rispondere, mobilitarsi ed utilizzare i modi che hanno per le mani. Crediamo che quegli attacchi siano la manifestazione della rabbia e della risposta popolare. Quello che ci sembra che bisogna denunciare è che quei partiti, davanti a fatti di questa natura, pretendano di nuovo di situare la responsabilità del confronto sulla sinistra indipendentista basca. Ci sembra un enorme esercizio di ipocrisia, precisamente perché sono quei partiti chi quando sequestrano e torturano cittadini baschi guarda da un’altra parte o, ancora di più, chi aizza le forze poliziesche affinché commettano quegli attacchi, con l'obiettivo di battere la sinistra indipendentista basca. - Ma ha ETA alcuna responsabilità in quegli attacchi? ETA non ha avuto mai, e neanche ha ora, nessuna responsabilità né paternità su quegli attacchi; ma che nessuno chieda ad ETA che eserciti lavori di pompiere davanti alla risposta dei cittadini. Quello che deve finire sono gli attacchi degli stati e delle forze armate. - D'altra parte, hanno dato molto di che parlare le lettere che suppostamente voi avete inviato ad impresari sollecitando denaro. Le avete inviate? In primo luogo, vorremmo denunciare
l'intossicazione da parte delle forze poliziesche, e contemporaneamente
l'interesse di alcuni per creare dibattiti basati su quelle intossicazioni
e provocare confusione nel dibattito politico. - È chi, come Ibarretxe, dice che è l'ultimo treno. Il discorso non è nuovo, stiamo da 30 anni ascoltando cose come quella. Si usa per minacciare la sinistra indipendentista basca, una minaccia intorno alla situazione che può arrivare nel futuro. Come ad Ibarretxe a quanti brandiscono il concetto dell'ultimo treno bisogna dire che la sinistra indipendentista basca è da molti decenni sullo stesso treno, saliti sul treno della lotta per i diritti di Euskal Herria, e che abbiamo l'assoluta determinazione di continuare in quella lotta fino a ottenere la libertà del nostro paese, al di sopra di tutte le difficoltà e minacce. Ovviamente, siamo disposti a condividere quel viaggio con altri molti agenti, e quello lo sa il PNV. Quello che ci sembra grave è che, quando quello che sta in gioco è dare un'uscita democratica ad un conflitto di molti anni, si usi quella situazione per rinnovare strategie di minacce contro la sinistra indipendentista basca. Verifica Con il cessate il fuoco ETA ha realizzato il suo apporto fondamentale al processo, e ha mostrato chiaramente la fermezza e la portata del suo compromesso e della sua volontà. Ora corrisponde alle autorità di Moncloa prendere e compiere i loro compromessi per dare un'uscita negoziata al conflitto. Ed uno di essi è, da oggi stesso, confinare i comportamenti repressivi, mostrare volontà e compiere passi. - Anche Josu Jon Imaz ha espresso chiaramente che la verifica è la sua priorità. Alcuni partiti stanno mettendo senza cessare condizioni ad altri. Il PNV, soprattutto, deve chiarire e verificare il suo proprio comportamento, deve chiarire perché sequestrò due cittadini a poche ore dall’entrata in vigore dell'iniziativa di ETA; o perché continua ad utilizzare ancora adesso la polizia autonomistica per scagliarsi contro i cittadini baschi; o perché continua utilizzando l'Ertzaintza come il suo braccio armato. Perché continua ad utilizzare il PNV la polizia autonomistica della Spagna al servizio delle sue decisioni politiche, dentro la sua strategia politico-militare. Questo è quello che il PNV deve spiegare, perché abbiamo chiaro che non è possibile garantire una situazione di pace in Euskal Herria senza disattivare quella polizia autonomistica della Spagna come forza repressiva. - Anche ETA sta portando a termine
qualche tipo di verifica? - C'è fretta per negoziare? Quando si menzionano la fretta
ed altri fattori simili, quello che noi crediamo è che sia necessario
fare continuamente passi per alimentare il processo, meglio oggi che
domani; la cosa più importante è alimentare senza cessare
il processo, e per ciò devono compiersi passi concreti, senza
dare opzione a che ci siano arresti nello stesso, senza lasciare che
possa marcire alla fine. - Come stima ETA alcuni fatti che sono accaduti dal 22 di marzo: detenzioni, controlli polizieschi, le illegalizzazioni che continuano...? Il processo necessita di alcune condizioni democratiche basilari affinché possa svilupparsi. Affinché quelle condizioni possano essere garantite è imprescindibile fermare l'offensiva degli stati, cessare gli atteggiamenti repressivi. Sta in mano dei governi della Spagna e Francia fare i passi necessari per ciò. Di più, alcuni attacchi che si sono prodotti li capiamo come un attacco diretto contro il processo, ed in ultima istanza come attacchi diretti contro lo sviluppo di un processo democratico. Tra le altre cose, perché sono direttamente sequestri ed ostacoli diretti contro rappresentanti designati dalla sinistra indipendentista basca per sviluppare il processo democratico. Dobbiamo manifestare con pienezza che gli attacchi che si stanno producendo sono incompatibili con un processo di risoluzione del conflitto e con lo sviluppo di un processo democratico. Dobbiamo dire chiaramente che se gli attacchi degli apparati degli stati proseguono sarà impossibile proseguire nel processo. Contenuto della negoziazione
Quello che i governi della Spagna
e Francia devono manifestare è un atteggiamento chiaro di dare
un'uscita al conflitto per la via della negoziazione, una posizione
chiara per portare a termine un processo di quelle caratteristiche.
D'altra parte, devono abbandonare i loro comportamenti repressivi, devono
garantire le condizioni basilari che permetteranno lo sviluppo del processo
democratico, e questo esige rispettare i diritti civili e politici della
sinistra indipendentista basca, finirla coi sequestri di cittadini baschi
e con la persecuzione da parte delle forze poliziesche. Spagna e Francia
devono prendere e compiere i loro compromessi di "tregua"
affinché il processo possa svilupparsi. - Il Governo spagnolo ha manifestato che non pagherà prezzo politico alcuno, ed anche il PP preme in quella direzione. Chiede ETA qualche prezzo politico? Quello che chiede loro ETA è
che mettano fine a tutte le attuali imposizioni antidemocratiche. Detto
più chiaramente che passino dall’essere stati che causano
repressione e ripartizione ad essere stati che rispetteranno i diritti
di Euskal Herria in un contesto democratico. - Di che cosa parlerà ETA con gli stati? Per noi, la chiave principale
e la base imprescindibile si trova nel processo democratico che deve
svilupparsi in Euskal Herria, e lì bisogna giungere all'accordo
principale per superare il conflitto, cioè, tra gli agenti baschi.
Dal suo sviluppo verrà la nuova situazione che permetta di risolvere
il conflitto. Alla Francia e la Spagna tocca rispettare i risultati
di questo processo democratico. - La questione dei carcerati è, come sostengono alcuni, "tecnica?" Come collocate nel processo la situazione che soffrono i carcerati ed i loro diritti? I carcerati politici hanno diritto
a prendere direttamente parte al processo e c'è necessità
di ciò. Devono dare il loro apporto attivo al processo. Per noi
non è una questione tecnica, di più, non è una
questione che concerne ad ETA. I carcerati sono militanti politici,
militanti politici che stanno in prigione per lottare per Euskal Herria
e, pertanto, rispondendo alla ragione che ha portato alla prigione si
darà ugualmente risposta alla questione dei carcerati politici.
E questo, in un processo di risoluzione di conflitto ha un nome: amnistia
e scarcerazione di carcerati. Mettere in libertà i carcerati
è condizione democratica imprescindibile nel processo di risoluzione
del conflitto. I militanti che sono sequestrati sono carcerati che il
paese considera suoi ed è la stessa Euskal Herria quella che
proclama che in un processo di risoluzione del conflitto i carcerati
devono stare per strada. Pertanto, quello che diciamo è che i
cittadini baschi devono continuare a lottare per l'amnistia. - Se si producesse un avvicinamento di carcerati dovrebbe essere interpretato come un gesto? Non è questione di gesti.
La questione è che se una delle chiavi principali del processo
deve essere l'amnistia che deve plasmarsi in una fase di sviluppo del
processo, da oggi stesso deve finire la situazione di oppressione che
soffrono i carcerati, una situazione che sarebbe dovuta finire già.
- Se una corsia va bene ma l'altra no, o se una corsia va bene ma i governi dicono di no, che cosa farà ETA? ETA ha adottato la sua decisione per spingere il processo democratico, e proseguirà anche prendendo le sue decisioni in funzione dello sviluppo del processo, e quello sviluppo è quanto analizzeremo; prenderemo in considerazione tutti i fattori per procedere a quella riflessione, prendendo in considerazione e stimando tutti i pezzi del processo nel suo insieme. Lo stato spagnolo ed il conflitto
- Che influenza può avere un eventuale cambiamento di Governo nello Stato spagnolo? Ci stia un partito o un altro nel Governo, quello che finalmente conta è che è lo Stato spagnolo che deve riconoscere, rispettare ed accettare i diritti di Euskal Herria. In ultimo termine, se si ottiene una soluzione democratica, e se si supera il conflitto tra Euskal Herria e lo Stato spagnolo, sarà necessaria l'implicazione dello Stato. Per ciò, alla soluzione bisogna dare prospettiva di processo. - Come valutate l'atteggiamento di Zapatero nel processo catalano? Affinché quello che si farà in Euskal Herria sia un processo di superamento del conflitto, quel processo deve avere come risultato il rispetto dei diritti di Euskal Herria, dare alveo a tutte le opzioni politiche per Euskal Herria. Ma pretendere di finire una mera riforma degli statuti con movimenti o patti per una sola parte, pretendere di imporre ad Euskal Herria un secondo ciclo autonomistico, oltre ad essere una frode, non farebbe altro che alimentare il conflitto. Natura del conflitto Gli assi che recensivamo nella
nostra dichiarazione sono il nostro riferimento per sviluppare il processo.
Cioè che deve sviluppare il processo democratico, con la partecipazione
di tutti gli agenti baschi e prendendo in considerazione l'insieme di
Euskal Herria. Ci riferiamo alla strada che sarà necessario percorrere
dalla cornice attuale alla situazione di riconoscimento dei diritti
di Euskal Herria. - E che cosa non è, per voi, il processo? Il processo non è un processo per costruire una pace falsa senza contenuto; il processo non può essere, assolutamente, un processo per integrare la sinistra indipendentista basca nella normalizzazione politica; pertanto che nessuno pensi che la sinistra indipendentista basca accetti tranquillamente l'attuale cornice senza nessun cambiamento politico. E neanche può essere un processo che sbocchi nell'attuale cornice, si deve fare affinché faccia una strada verso una vera situazione democratica, perché se è un vero processo bisognerà percorrere quella strada. Pertanto, si sbaglia chi si limita a cercare di disattivare la lotta armata di ETA. - Che cosa è che bisognerebbe sviluppare oggi? Quello che bisogna sviluppare,
principalmente, sono elementi che stanno in bocca di tutti gli agenti.
Oggi stanno già in bocca della maggioranza degli agenti e del
dibattito politico tutti i componenti per avanzare nel processo di risoluzione
del conflitto, ed è quello che bisogna sviluppare: il riconoscimento
di Euskal Herria, i diritti di Euskal Herria, la parola e la decisione
dei cittadini baschi, la necessità che gli stati rispettino quella
decisione, e che per ciò si dovrà convocare una consultazione.
Sono quegli elementi che ora devono concretizzarsi e svilupparsi nel
processo. I parametri e le basi del dibattito democratico che deve aprirsi
stanno lì, quelli sono gli elementi che compongono il midollo
del conflitto. - Durante il tragitto, nel tragitto da un quadro ad un altro, appaiono altri nodi. Avete menzionato che nel processo, in definitiva, si tratta di Euskal Herria. Che difficoltà vi aspettate per integrare Lapurdi, Zuberoa e Nafarroa Beherea nel processo? Che cosa vi aspettate dallo Stato francese, stato che nega di avere una "questione basca?" In primo luogo ci piacerebbe
segnalare che il cessate il fuoco di ETA ha avuto anche lì un
ampio impatto, e quello si è potuto vedere nelle reazioni alla
nostra decisione. Nella pratica, ha mostrato l'effetto politico della
decisione di ETA. Le reazioni sono state molto varie. Potremmo distinguerne
tre: da un lato chi ha seguito nei suoi tradizionali atteggiamenti di
chiusura, sostenendo che stiamo di fronte ad una questione interna della
Spagna e, pertanto, che il Governo francese non deve fare nessun passo.
Davanti a quello, dobbiamo manifestare chiaramente che non potranno
mantenere per molto tempo quella posizione, perché il mero fatto
di chiudere gli occhi non serve per coprire il conflitto. Al contrario,
pretendere in questo momento politico e davanti al processo aperto di
non dare nessuna uscita politica al conflitto non fa altro che alimentarlo.
- Come dovrebbe essere quell'implicazione? Come dovrebbe plasmarsi la dimensione nazionale del processo? Nella nostra opinione, quel compromesso dovrebbe plasmarsi soprattutto intorno al riconoscimento di Euskal Herria, aprendo un dibattito su quella questione, promuovendo la sua rivendicazione e rivendicandola ugualmente con fermezza davanti al Governo francese. Pertanto, crediamo che gli agenti baschi devano implicarsi in questo modo. E bisogna utilizzare la situazione creata dal processo per collocare nel centro politico il dibattito sul riconoscimento di Euskal Herria. - Nafarroa sta sulla bocca di molti, e c’è chi sembra nervoso davanti alla nuova situazione, Sanz per esempio. Quello che Sanz sta dimostrando
è un atteggiamento difensivo, ed è così perché
ha paura davanti all'opportunità che può aprirsi affinché
i cittadini baschi decidano sul loro futuro; perché sa che quella
è la rotta del processo.
- La Dichiarazione di Anoeta menzionava due vie, ma sembra che entrambe siano connesse. Nella nostra opinione, il processo
deve essere osservato ed interpretato come un insieme, benché
in questo processo esistano ambiti differenti per il suo sviluppo. Allo
stesso tempo, crediamo che i passi che devono darsi nel processo, i
passi che bisogna dare da oggi stesso, finalmente si alimentano mutuamente.
Bisogna compiere passi in tutte le direzioni. - Un unico tavolo o tavoli per amministrazioni. Quale è l'opinione di ETA su questa questione? Pensiamo che quello bisogna accordarlo e concretizzarlo tra gli agenti baschi. Ma per noi è chiaro che se realmente il dibattito democratico serve per risolvere il conflitto dovrà contare su alcune basi chiare, ed affinché sia così è imprescindibile che il dibattito integri la totalità di Euskal Herria e, pertanto, dovrà dare anche una risposta diretta dall'inizio del processo alla chiave della territorialità. Quello sarà un pilastro imprescindibile per portare a termine il processo democratico ed affinché quell'accordo finale integri le basi del conflitto. Stabilire, in fin dei conti, i procedimenti e modi per dare la parola e la decisione ai cittadini baschi. - Nella vostra opinione, come dovrebbe plasmarsi il compromesso degli agenti? È arrivato già
il momento di concretizzare lo sviluppo del processo, e quello che tocca
gli agenti è cominciare a dare corpo ai compromessi in quella
direzione, per ottenere finalmente un accordo che risponda alle chiavi
del conflitto; bisogna sviluppare oggi stesso un processo che avrà
come obiettivo questo grande accordo. - E se durante il processo non si riconoscessero l'autodeterminazione e la territorialità? Senza sciogliere quei nodi non è possibile superare il conflitto, non è possibile avere una soluzione democratica. Pertanto, è imprescindibile costruire dall'inizio il processo su quelle basi, e l'accordo finale che lo porti a termine deve essere una formulazione ferma sull'autodeterminazione e la territorialità, poiché quelle sono le chiavi per superare un conflitto di tanti anni. Cittadini - Nella vostra dichiarazione avete fatto un appello esplicito ai cittadini baschi. Quale considerate sia la loro funzione? La sensazione di allegria che
è sorta tra i cittadini ha a che vedere col fatto che sentono
che tutte le opzioni sono aperte in Euskal Herria, e che realmente vedono
una possibilità che si sviluppi un processo con quell'obiettivo.
Per guidare quell'attivazione dei cittadini baschi è necessario
trasformare quell'illusione in un attivo; per questo i cittadini devono
essere agenti di primo ordine, devono mobilitarsi, devono esercitare
una pressione popolare affinché la speranza aperta si plasmi
in passi concreti, affinché i diritti di Euskal Herria siano
materializzati. Soprattutto, i cittadini devono situarsi in prima fila
affinché gli agenti e partiti non perdano questa opportunità,
affinché gli agenti diano corpo ai loro impegni, affinché
non ritardino i passi da fare nel processo. I cittadini sono la chiave
per ciò, affinché la speranza non anneghi in vie false
senza futuro. - ETA fece un appello speciale alla sinistra indipendentista basca nella sua dichiarazione. La sinistra indipendentista basca
deve essere cosciente che l'attuale opportunità politica si è
aperta grazie alla sua lotta. D'ora in poi quella continuerà
ad essere la chiave, l'impulso che darà al processo con la sua
lotta. È responsabilità della sinistra indipendentista
basca essere il motore, come fino ad ora. La sinistra indipendentista
basca deve percorrere il processo insieme ai cittadini, e deve lavorare
per implicare i cittadini nel processo. - Non può succedere che la gente cada nello scoraggiamento se il processo è più lungo di quanto sperato, o se fallisce? Crediamo che la speranza concordi
con le opportunità aperte. Ma, precisamente perché parliamo
di un processo, è imprescindibile fare passi concreti per materializzare
quella speranza, poiché quello permetterà di portare a
termine il processo. Per quel motivo diciamo che in questo momento è
assolutamente necessario che gli agenti compiano passi per alimentare
la decisione di ETA e sviluppare il processo democratico. - Alcuni affermano che il processo sarà lungo e pieno di ostacoli. Abbiamo visto come alcuni partiti tendono ad allungare il più possibile i tempi e fasi del processo, ed è preoccupante. La frase "molto, duro e difficile" è diventata famosa. Dietro quella frase si nasconde la volontà di ritardare i passi del processo in funzione di interessi politici concreti, la volontà di ritardare i passi che possono darsi da oggi stesso. Inoltre, quando quei responsabili politici parlano di ostacoli, o quando osservano che il processo sarà difficile e duro, stanno inviando un messaggio diretto alla sinistra indipendentista basca, perché annunciano specialmente per la sinistra indipendentista basca quella durezza, perché annunciano quelle difficoltà per la sinistra indipendentista basca. Cosicché lo vediamo come una minaccia. Fattore internazionale ETA stima in forma positiva le
reazioni provocate dalla sua iniziativa sul piano internazionale e la
dimensione che hanno riscosso le reazioni. Perché molte dichiarazioni
hanno dato appoggio alla via di una soluzione negoziata, ma vogliamo
sottolineare specialmente le dichiarazioni a beneficio dei diritti di
Euskal Herria, le reazioni che hanno difeso e rispettato la lotta di
liberazione di Euskal Herria. |