19.04.06 Ancora è trascorso molto poco tempo da quando ETA iniziò suo cessate il fuoco permanente, e non disponiamo ancora della prospettiva sufficiente a realizzare un'analisi più precisa. Ma possiamo arrischiare tuttavia alcune riflessioni 1. È chiaro che il suo comunicato aprì il vaso di Pandora,
cioè, mise all'aperto le contraddizioni, limitazioni, egoismi
ed interessi privati ed egoisti di molte forze politiche. La ragione
bisogna cercarla tanto nella portata della decisione di ETA, innegabile,
quanto soprattutto, nel suo fondo, nelle sue ragioni strategiche e nelle
forze sociali sulle quali si appoggia. 2. Nessuna analisi storica può sostentarsi sempre senza un punto
di paragone tra fasi dentro la realtà sempre mobile delle contraddizioni
sociali. Senza maggiori precisioni, il punto di paragone più
recente deve essere la situazione basca mezzo secolo fa, alla nascita
di ETA, in mezzo alla passività delle organizzazioni antifranchiste,
e dell'attivo collaborazionismo della borghesia basca. Allora, il nostro
paese veniva da più di secolo e mezzo perdendo tutte le guerre
di resistenza nazionale alle invasioni spagnole e francesi, e nella
metà del secolo XX tutto sembrava sgretolarsi definitivamente.
Sembrava che allora non rimanesse oramai alternativa alcuna. 3. Fu in questo contesto di quasi imminente estinzione come popolo
che la nascita di ETA espose con diretta e cruda sincerità alcune
questioni decisive: il diritto/necessità dell'autodifesa ed il
rifiuto del monopolio della violenza da parte degli Stati; il diritto/necessità
della creatività popolare autoorganizzata al margine dell'apparato
di potere, per la costruzione da sotto, dalle basi sociali, di una nuova
società basca; e, la carta chiave che dovevano giocare le masse
lavoratrici in tutto ciò, poiché era innegabile che la
borghesia non stava con i lavoratori. 4. La verità è sempre rivoluzianaria, dice un principio della dialettica marxista, e quando ETA diede il suo comunicato sul cessate il fuoco permanente, irruppe per merito proprio, con la forza della ragione critica e la critica innegabile della ragione militante mezzo secolo di lotte, sacrifici, eroismi, sconfitte e vittorie, avanzamenti e stagnazioni, mezzo secolo di lotte, sacrifici, eroismi, sconfitte e vittorie, avanzamenti e stagnazioni; mezzo secolo che sintetizzava due lunghi secoli in realtà. E quanti hanno occasioni, privilegi e diritti esclusivi ed esclusori, provarono vertigine e paura non solo che iniziasse una tappa nuova dentro una continuità, bensì soprattutto perché compresero che la cosa negata, soffocata e perseguita per anni appariva alla luce pubblica grazie alla paziente accumulazione di legittimità sociale. 5. L'accidente isterico del PP ed il balbettio ansioso di UPN, i nervi e lo sconcerto iniziale del PNV, la faccia a bocca aperta di IU, l'incertezza di EA, la deplorevole ed amara cecità di Aralar, la cautela opportunista della Chiesa, il sudore della Confindustria, le precipitazioni dei mezzi di stampa, fino all'insicurezza contenuta del PSOE, tutto questo e più esplose dopo pochi secondi che si conoscesse il comunicato di ETA. Si era prodotta la prima -. Una di più - vittoria di questa organizzazione politica perché sebbene era vox populi che qualcosa si avvicinava la sua sola apparizione fu un terremoto che smontò le false verità costruite per decenni. Niente era più come un secondo prima e l'innominabile, cioè, la ragione storica di un movimento globale che struttura la società basca dal suo interno stesso, quello di cui che non si poteva parlare perché era proibito, aprì le porte e le finestre affinché nella marcia casa della sottomissione e della vigliaccheria si facesse aria con la dignità di chi non si inginocchiò mai. 6. A questa prima vittoria di ETA successe dopo poco tempo una seconda. Nonostante dopo pochi secondi dal terremoto gli agenti più preparati della stampa e dei partiti iniziassero una sistematica campagna di indottrinamento secondo la quale era la debolezza di ETA quello che l'aveva obbligata a fare questo passo, cioè che ETA era sconfitta, tuttavia, la realtà negava questo racconto. Per mesi ETA aveva passeggiato prima per lo Stato e per Euskal Herria mettendo bombe qui e là, dimostrando una consistenza, forza e visione teorico-politica che esautorava la bugia della sua debolezza. Più ancora, il fatto che le sue azioni non causassero morti precisamente quando più si induriva il sistema repressivo spagnolo; il fatto che le sue bombe fossero solo quelle, pochi grammi di esplosivi quando potevano essere di vari chili con effetti devastatori in risposta alla vendicativa repressione spagnola in odiosa salita, simile freddezza politica in una prassi tanto rischiosa come la lotta politica armata, dimostrava tutto il contrario di quanto detto dalla propaganda ufficiale. Dimostrava, prima che niente che esisteva una lucida e metodica strategia politica dietro le azioni. È stato qualcosa di tanto manifesto durante tre anni che hanno affondato tutte le bugie sulla sconfitta di ETA. 7. Questa seconda vittoria si è vista rinforzata e confermata, inoltre, per la coerenza dimostrata dalla sinistra indipendentista basca in questi anni, e specialmente dopo il comunicato e per il poco tempo trascorso da allora. Lo Stato ed il PSOE, con l'appoggio del PP e della fedele stampa, senza sottovalutare i meriti di una IU che fa la funzione di gemello del PSOE in tutto quanto riferito alla repressione, indurirono, ampliarono ed intensificarono i loro attacchi alla sinistra indipendentista basca. Necessitano che la loro gente e la gente alienata creda che la sinistra indipendentista basca appoggia questo passo di ETA per debolezza e paura. Poiché è ovvio che non l'ha sconfitta, almeno che alcuni credano che sì sta sconfiggendo e vincendo la sinistra indipendentista basca. Ma non si tenta unicamente di recuperare posizioni nella guerra propagandistica, bensì fondamentalmente si cerca debilitare praticamente la sinistra indipendentista basca per ostacolare il più possibile il buon sviluppo della strategia annunciata e sintetizzata nella Proposta di Anoeta. È questo obiettivo quello che sta al fondo della repressione dello Stato e del PSOE. Lo è anche per un PNV che sa che deve debilitare la sinistra indipendentista basca e per ciò ha dato via libera al lato più reazionario dell'Ertzaintza. La friabile attuazione del PNV e dell'Ertzaintza si iscrive in questa logica dell'obbedienza a Madrid e l'occasione autonomista. 8. E qui si produce precisamente la terza vittoria di ETA consistente
nella socializzazione che il processo aperto sarà complesso,
prolungato, teso, con alti e bassi e con unghiate e morsi repressivi.
In realtà, tutti i processi simili sono stati così. Solo
le rese incondizionate sono automatiche, e per adesso il potere spagnolo
non rende né riconoscere i diritti baschi, e di altri paesi e
classi sociali. 9. Ma a differenza dell'avvertenza del PSOE, quella di ETA, dicendo
apparentemente la stessa cosa, è di segno opposto. La terza vittoria
di ETA consiste nell’avvisare che la mobilitazione popolare è
l'unica che può spingere questo processo fino al suo fine perché
le forze conservatrici e reazionarie metteranno tutti gli ostacoli possibili.
Mentre l'avvertenza del PSOE è difensiva, quella di ETA è
offensiva nel doppio senso di mantenere l'iniziativa e di spingere la
mobilitazione sociale. Una critica ingiusta e parziale del riformismo
di sinistra ad ETA è stata sempre che la sua lotta politica armata
paralizzava la gente e rompeva l'auto-organizzazione popolare. 10. Le tre vittorie non sono irreversibili. In quanto prodotti della
lotta, per ciò stesso possono essere avvicinate al pantano della
sconfitta se il processo non continua ad avanzare. Devono essere rinforzate
con altre che si produrranno col tempo, e perfino possono devono materializzarsi
in un salto significativo alla strutturazione del nostro paese mediante
nuove istituzioni nazionali che superino l'attuale segmentazione imposta
dagli Stati che ci opprimono. Naturalmente, in questi pochi giorni trascorsi,
sono apparse anche sentenze, lacune e vuoti che devono correggersi e
riempire, ma parlare di queste nuove situazioni esige oltre ad un altro
articolo, anche e soprattutto un dibattito collettivo all'interno del
nostro paese e della sinistra indipendentista basca.
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