I.- Euskal Herria: radiografia attuale di un conflitto storico-politico
Siamo un Paese. Ci corrisponde il diritto a vivere in pace e libertà. Tuttavia, non ci si riconosce come tale, ed i nostri diritti civili e politici sono costantemente conculcati oltre a che c'è negata la parola e la decisione. La nostra lingua, la nostra cultura ed i nostri diritti sono oggetto di costanti aggressioni.
Per ciò, dobbiamo superare questa situazione imposta da due Stati che minacciano la nostra identità e pretendono la nostra sparizione come Popolo, cosa che implica l'impossibilità di una convivenza pacifica. Vogliamo essere una nazione libera e democratica, formata da cittadini e cittadine liberi, e riconosciuta in Europa e nella Comunità Internazionale.
Euskal Herria è uno dei paesi più antichidell'Europa che ha protetto e conservato la sua identità durante la storia, fino al presente. Ma è stato un percorso difficile e laborioso: il modello di costruzione seguito dagli Stati europei nei due ultimi secoli, e molto particolarmente la forma nella quale si sono costituiti gli Stati spagnolo e francese, hanno supposto il tentativo reiterato di negazione e sparizione di Euskal Herria.
Questi tentativi reiterati da parte di entrambi gli Stati non hanno ottenuto, tuttavia, la sparizione di Euskal Herria sotto Spagna o Francia e, invece, hanno situato la società basca in uno scenario di conflitto permanente. Entrambi gli Stati, nel loro impegno per giustificare la negazione di Euskal Herria, hanno preteso di legittimare modelli di organizzazione diretti sotto i sistemi costituzionali spagnolo e francese, ed in aggiunta un modello di costruzione dell'Unione Europea favorito dagli stessi Stati per accantonare nazioni come Euskal Herria.
A nome di sistemi pretesi democratici, hanno diviso ed accantonato Euskal Herria, negando i diritti più basilari del nostro Paese, incominciando con il diritto alla sua propria identità. Entrambi gli Stati hanno realizzato attuazioni di ogni tipo dietro tale obiettivo, bassi modi di un giacobinismo intransigente o di un franchismo brutale, ed in altre mediante situazioni di disegno decentralizzatore, ma sempre negando a Lapurdi, Zuberoa o Nafarroa Beherea qualunque instituzionalizzazione; o richiamando" Amejoramiento" la partizione e dipendenza per Nafarroa Garaia, o denominando" Euskadi-Paese Basco" al terzo autonomistico di Guipuzcoa, Arava e Bizkaia sotto dipendenza dello Stato spagnolo.
La negazione permanente che entrambi gli Stati mantengono su Euskal Herria ha trovato nel nostro Paese modi molto diversi di risposta ed affermazione nazionale. Da forme di disubbidienza collettive fino alla risposta armata alla violenza strutturale della Spagna e Francia. In quel contesto, il conflitto politico ha acquisito durante generazioni forme di confronto aperto e scarno, sempre caratterizzate dalla selvaggia repressione contro Euskal Herria. Da Orreaga ed Amaiur a Gernika. Le occupazioni spagnole e francesi che ha dovuto sopportare il nostro Paese. Le imposizioni di leggi straniere per mezzo della guerra, la francese di 1789, le spagnole in 1839, 1841, 1876, o 1939. Gli intoppi e limitazioni che suppongono le costituzioni vigenti che ci hanno imposte. In definitiva, ovunque guerra, imposizione e sofferenza sono state costanti nella strategia degli Stati per mantenere soggiogata Euskal Herria.
Su questo scenario, i carcerati politici baschi sono vittime di rappresaglia nelle prigioni di entrambi gli Stati. Modulata come alle necessità congiunturali dei governi, la repressione è stata una costante dallo stesso momento in cui sorsero come carcerati politici. La natura politica del Collettivo rimane, così, certificata dagli stessi Stati.
Nonostante ciò, quel riconoscimento è stato sistematicamente negato, nella pratica, da istanze ufficiali. Il motivo? Se confermasse l'esistenza di carcerati politici baschi, la natura politica del confronto sarebbe, ugualmente, innegabile. Attualmente, in piena offensiva fascista che mette nel punto di mira tutta Euskal Herria, è impensabile che i governi rinuncino alla forza ed espongano una soluzione politica in termini democratici per il nostro Paese.
La soluzione poliziesca che propugnano, oltre ad approfondire l'impegno per distruggere le fondamenta della nazionalità basca, moltiplica la repressione ed i suoi effetti. Nelle prigioni, alla resistenza e disubbidienza costante dell'EPPK gli è risposto con la negazione sistematica di tutti i diritti dei prigionieri, tanto i più basilari ed individuali, come i politici e collettivi.
Inoltre, la stessa solidarietà coi carcerati politici baschi è passata ad essere anche bersaglio della repressione. La criminalizzazione dell'appoggio agli stessi è arrivata fino ad estremi insostenibili in termini di" democrazia formale": l'illegalizzazione dell'attività del Movimento pro-Amnistia, la detenzione, tortura ed incarceramento dei suoi membri, l'estensione della legislazione repressiva a qualunque forma di solidarietà e/o denuncia. In definitiva, si minaccia non solo con la prigione grandi settori della popolazione. Anche l’essere familiare, parente o amico di un carcerato politico basco si converte per via legale in argomento per aumentare la lista dei represaliados
Davanti a questa diagnosi, riportare i carcerati politici baschi ad Euskal Herria passa dall’essere un'esigenza umanitaria a trasformarsi in una chiara necessità politica per tutta Euskal Herria. Solamente tirandoli fuori da quella spirale repressiva e raggruppandoli in territorio basco potranno liberarsi delle crudeltà carcerarie e dell'ergastolo coperto che è applicato loro nelle prigioni spagnole e francesi. E la cosa più importante: anche il fine della dispersione faciliterà la loro partecipazione ed apporto collettivo nel processo costituente che ci porterà alla piena sovranità
Per ottenerlo, è indispensabile passare superficialmente e rompere il cerchio imposto
Per il municipalismo e per i mezzi nel momento di trattare la repressione che soffre il Collettivo. L'intossicazione permanente di questi ultimi fa" digeribile" tutte ed ognuna dei deterrenti che i dirigenti di Madrid e Parigi adottano contro i carcerati.
Allo stesso tempo, PNV-EA, dopo essere partecipi diretti nel suo disegno ed avviamento, attualmente sono pusillanimi e schivi nel compito di mettere fine alla dispersione e le sue conseguenze. Molto al contrario, da progetti continuisti come la proposta di Ibarretxe, sprofondano nell'ignoranza e negazione del Collettivo di Carcerati Politici Baschi. Tornano a privare di voce e facoltà di decisione a decine di migliaia di cittadini baschi (Nafarroa) Lapurdi, Zuberoa, e puntano con ciò, a prolungare il confronto. A conti fatti, si affannano per rieditare la sofferenza in un nuovo ciclo autonomista, incentivando l'esistenza di nuovi carcerati e di nuovi capitoli repressivi.
Sulla base della natura politica del conflitto tra Euskal Herria e gli Stati; dell'identità altrettanto politica dell'EPPK, la soluzione democratica del confronto passa per il riconoscimento e rispetto dei diritti di tutti i cittadini baschi. L'EPPK, in quanto agente politico in questo scenario, ha pieno diritto a partecipare alle decisioni vincolanti per l'insieme di Euskal Herria. Portarli al seno del nostro Paese è il primo passo.
EUSKAL PRESOAK EUSKAL HERRIRA!!!
II. - Situazione dei carcerati politici basci nelle prigioni spagnole e francesi
1. - Dati generali
Attualmente, l'EPPK è composto da 676 carcerati politici baschi, dei quali 531 stanno nello Stato spagnolo, dispersi in 47 prigioni; 114 stanno carcerati nello Stato francese, in 26 prigioni. Inoltre, ci sono 5 carcerati in più in Messico, ed altri tre ripartiti in Argentina, Londra ed Olanda


2. - Breve storia dell'EPPK.
Da quando ad inizi dell'anno 1978 fu imprigionato, con posteriorità all'indulto del 1977, il primo militante politico basco fino al giorno di oggi sono trascorsi venticinque anni.
In quel periodo sono più di 3.500 i baschi che sono passati per le prigioni spagnole e francesi, sottoposti ad innumerevoli forme di repressione, ricatto e violenza sostenute. In ogni momento, gli interessi e le priorità degli Stati relativi alla strategia di sterminio e negazione di Euskal Herria hanno determinato la politica penitenziaria di turno, capendo con ciò che spogliando all'EPPK di diritti politici e collettivi spogliano anche al conflitto stesso della sua innegabile natura politica
La politica penitenziaria degli Stati si è caratterizzata, pertanto, per le seguenti fasi repressive:
2.1 - regime militare (1978-1981): lo stesso anno 1978 fu testimone del trasloco di tutti i carcerati politici basci dalle prigioni basche fino a quella di Soria dove furono sottoposti ad un regime estremo. Il loro controllo e vigilanza diretta stava a carico di una compagnia speciale della polizia spagnola, quello che diede origine a bastonature massicce e situazioni di tensione limite.
In considerazione dell'assenza di crepe nel Collettivo, nel 1981 più di 100 carcerati politici baschi furono trasportati alla prigione di Porto di Santa María dove malgrado il controllo interno della prigione rimanga in mani di funzionari di prigioni, la militarizzazione del regime di vita e la repressione si acutizzano. Inoltre, l'incomunicabilità, l'isolamento, il controllo assoluto sulle comunicazioni o la proibizione di utilizzare l'euskara si sistematizzano come formule aggiunte di aggressione.
2.2 - le prigioni di alta sicurezza (1982-1986): questa fase incomincia col trasloco nel 1982 di un centinaio di carcerati politici baschi da Soria fino ad Alcalá-Meco, e conosce il suo punto algido un anno dopo, concentrando la maggior parte del Collettivo su Herrera del Mancia e Carabanchel (Donne) rispettivamente.
Catalogati come" carcerati pericolosi", sono collocati di fronte alla tessitura di fare fronte ad un regime militarizzato, brutale e scientificamente concepito per l'annichilimento, o pentimento, politico che ricompensava" l'autodissoluzione di ETA(pm)-VII per quell'epoca."
Di fronte alla nuova strategia, il Collettivo rispose portando a termine diverse forme di disubbidienza e resistenza attiva, la più prolungata delle quali, un txapeo (rinchiudersi nelle celle, NdT) di dieci mesi di durata, mandò all'aria i piani del governo.
2.3 - la Dispersione, 1987 -...): questa fase della politica penitenziaria, sviluppata in entrambi gli Stati, fu progettata dal PSOE, con l'acquiescenza del resto dei partiti politici di obbedienza statale e con il visto buono e collaborazione del PNV, e si generalizzò dietro il fine delle Conversazioni di Algeri, in 1989.
Finito il ciclo del pentimento senza appena risultati, si disperde il Collettivo in decine di prigioni, servendo criteri di propaganda, bisogna separare i" duri" dai" morbidi", e, soprattutto, di ottimizzazione della repressione, poiché la Dispersione portò con sé un nuovo giro di vite in materia di taglio di diritti, aggressioni ed isolamento, tanto personale come politico.
Perfino all'interno delle prigioni si materializza questa nuova formula di pressione, ripartendo i carcerati politici baschi per i distinti moduli di ogni prigione, ostacolando i loro contatti, e cercando la loro assimilazione. Tutti questi meccanismi facilitano il controllo sistematico su ogni carcerato, e, con ciò, l'individualizzazione della repressione, alla ricerca della maniera più effettiva di rompere la lorovolontà. In questa fase, l'implicazione dei funzionari di prigioni è stata, più diretta ed aggressiva che mai. Tutti questi elementi confluiscono in un obiettivo comune: rompere il Collettivo ad ogni costo.
2.3 - La stessa resistenza del Collettivo prigione per prigione, come la massiccia reazione sociale contro la Dispersione, hanno continuato a gettare le proprie basi e tempi di questa fase della repressione nelle prigioni. Oggigiorno, a dispetto del persistere nella sua applicazione, la sua effettività politica è nulla, mentre l'EPPK conserva non solo la sua unità e la sua capacità collettiva di analisi ed azione, ma anche il suo potere di iniziativa. Persistono gli effetti più visibili e sanguinanti della sua applicazione (bastonature) negazione di diritti, allontanamenti massicci, isolamento,...), ma quella strategia è politicamente già una strategia sconfitta.

3. Una radiografia aggiornata della situazione nelle prigioni
3.1- La Dispersione
3.1.1- Mappa della Dispersione

STATO SPAGNOLO
In Euskal Herria: 8 presos/as
A 200 kms.: 44 presos/as
Tra 200 e 400 kms.: 57 presos/as
Tra 400 e 600 kms.: 269 presos/as
Tra 600 e 800 kms.: 76 presos/as
Tra 800 e 1000 kms.: 35 presos/as
Oltre a 1000 kms: 47 presos/as


Distanza media della Dispersione: 580 chilometri


STATO FRANCESE

In Euskal Herria: Nessun carcerato
A meno di 200 kms.: 2 presos/as
Tra 200 e 400 kms.: 10 presos/as
Tra 400 e 600 kms.: 7 presos/as
Tra 600 e 800 kms.: 9 presos/as
Tra 800 e 1000 kms.: 77 presos/as
Oltre a 1000 kms.: 4 presos/as

Distanza media della Dispersione: 800 chilometri 3.1.2.- La Dispersione come vulneración di diritti

La Dispersione dei carcerati politici baschi viola di modo permanente tanto i principi basilari della normativa internazionale in materia del trattamento dei prigionieri, come ignora i propri criteri legali degli Stati spagnolo e francese al riguardo.
In questo modo, non è solo la Dichiarazione Universale dei Diritti umani, le Nazioni Unite o i Parlamenti Europeo e Vascongado quelli che riconoscono il diritto dei prigionieri a scontare le loro condanne nelle condizioni meno punitive, evitando la desocializzazione e promuovendo il contatto coi loro parenti ed il mondo esterno. La legalità costituzionale spagnola e francese, e le leggi ordinarie, e le leggi ordinarie dell'ambito penitenziario di entrambi gli Stati concretano quei diritti, stabilendo diritti ed obblighi che, come è ovvio e palese, posteriormente si ignorano.
Detto altrimenti, di fronte al mandato esplicito di ogni normativa legale conoscente, la dispersione del Collettivo si erige in esponente massimo dell'aspetto genocida degli Stati.


3.1.2- La Dispersione come punizione aggiunta ai parenti

3.1.3.1 - Incidenti di strada
La politica di Dispersione applicata dai governi spagnolo e francese, per la quale disseminano per tutto il territorio di entrambi gli Stati ai prigionieri politici baschi, ha causato, dalla sua applicazione, numerosi e gravi incidenti dei parenti ed amici che andavano a visitarli.
Fino al momento può quantificarsi in 13 i familiari morti dopo aver sofferto di un incidente di circolazione quando percorrevano grandi distanze per potere condividere appena alcuni minuti di visita col loro figlio-a, compagno-a, fratello-sorella o amico-a. I feriti in quegli incidenti si contano a centinaia, non a caso ogni mese si verificano tre incidenti in media.

FAMILIARI ED AMICI MORTI PER LA DISPERSIONE

Rosa Amezaga ed Arantxa Amezaga: 29 settembre di 1982
Pilastro Arzuaga ed Alfonso Isasi: 1 di Luglio di 1990
Matilde Arribillaga; 18 febbraio di 1994
Anttoni Hernández: 14 marzo di 1997
José Mari Maruri: 22 giugno di 1998
Mari Karmen Salbide: 3 aprile di 1999
Rubén Garate: 12 febbraio di 2000
Asier Eriz ed Iñaki Saez: 8 settembre di 2002
Argi Iturralde ed Iñaki Balerdi: 2 marzo di 2003

3.1.3.2 - costo economico
Al rischio evidente di soffrire un incidente provocato per l'allontanamento dei carcerati politici baschi, bisogna aggiungere il dissanguamento economico che la dispersione provoca ai loro parenti.
I dati parlano da soli. Muoversi in automobile, treno, autobus, barca o aeroplano a centinaia di chilometri settimanalmente per potere realizzare le visite e colloqui coi loro parenti, causa un livello di spese che sta mettendo in pericolo molte economie familiari, fino al punto di darsi casi molto gravi, di autentica sussistenza.
Senza contemplare altri costi, derivati da perdite di giornata lavorativa, imprevisti, etc., esercitare il diritto alle comunicazioni coi loro parenti imprigionati suppone ad un'economia familiare una spesa mensile in media 1.350,65 Euro, cioè, 224.728 delle antiche pesetas.
L’ammontare globale di quella spesa, tenendo attualmente in conto il numero di carcerati politici baschi e la mappa della Dispersione anteriormente descritto, offre cifre spaventose. Fare fronte al diritto alle visite nell'attuale fase della Dispersione suppone per i parenti dei presos/as:
COSTO TOTALE ANNUALE.
10.291.914,81.
o
1.712.430.538 pesetas.

3.2- Diritto alla salute nelle prigioni
3.2.1 - un diritto permanentemente violato
Le leggi penitenziarie di entrambi gli Stati, in concordanza con la legislazione internazionale corrispondente, riconoscono il rispetto scrupoloso di diritti tanto elementari come quello della salute delle persone imprigionate.
Tuttavia, il diritto alla salute è calpestato giornalmente nelle prigioni spagnole e francesi, tanto quanto abitudine generale, come, molto specialmente, in forma di meccanismo di pressione, ricatto ed annichilimento contro i carcerati politici basci.
Se ha già di per sé numerosi fattori di rischio per la salute che implica essere privato di libertà nelle condizioni di incarceramento che stiamo descrivendo, aggiungiamo la complicità dei medici delle prigioni, più soggetti al servizio di questa politica penitenziaria che compromessi col codice deontológico al che si devono come professionisti, concluderemo senza sforzo che la vita e la salute dei carcerati politici baschi è permanentemente minacciata con fini politici.
Alla disattenzione sanitario generale ed al nullo rispetto dei loro diritti come pazienti, bisogna aggiungere la limitazione per essere soddisfatti da medici di loro fiducia. Sulla carta, ogni carcerato ha, nello Stato Spagnolo, diritto alla libera elezione del suo medico ed ad essere soddisfatto per facoltativi extrapenitenziari suffragati dai suoi stessi mezzi. Ma la realtà è che la maggior parte di questi medici vedono proibito il loro accesso alle prigioni per criteri di discriminazione ideologica, e le consultazioni mediche coi pochi che oltrepassano il filtro dell'amministrazione penitenziaria si convertono, allegando ragioni di sicurezza, in un'invasione dell'intimità (proibizione dell'uso dell'euskara) funzionari presenti,...) che viola la relazione medico-paziente in aspetti tanto basilari come la confidenza. Questa rottura è estrema quando ci riferiamo a consultazioni psicologiche.
In sintesi, la situazione di salute dentro le prigioni bisogna qualificarla come di autentico ricatto, all'essere utilizzata come elemento di pressione sul preso/a con una finalità evidente: pentirsi, staccarsi del Collettivo, rinnegare le sue idee,..., o ammalarsi. O morire, come già è successo con 15 carcerati politici baschi vittime dell'assenza sanitaria negli ultimi venticinque anni.
3.2.2 - situazione sanitaria dei carcerati politici baschi
Sarebbe interminabile raccontare in maniera esaustiva le conseguenze derivate di questa strategia nella salute dei prigionieri politici baschi, ma ci tratterremo nell'incidenza delle patologie più estese.
Se già di entrata le pessime condizioni igienico-sanitarie penetrano rischi obiettivi, la convivenza con una popolazione reclusa ampiamente affetta da malattie infettive molto gravi e di facile contagio (tubercolosi, epatite, AIDS,...), e la deficiente ed inadeguata alimentazione, sono elementi aggiunti ad un quadro di rischio molto preoccupante.
Facendo un ripasso generale, è da sottolineare l'alta incidenza di problemi nutrizionali e metabolici, che provoca che un 12 percento del Collettivo presenti alterazioni analitiche diverse.
Un'altra delle patologie abituali si associa con l'usura locomotoria propria della vita carceraria (infrastruttura inadeguata) freddo, umidità, mobilia fissa, mancanza di luce e spazio,...), che provoca problemi traumatologici che colpiscono di forma cronica un 13 percento del Collettivo.
I problemi oftalmologici provocano frequenti confusioni nella vista emergendo per la sua estensione la miopia che colpisce oltre ad un 20 percento.
Sono anche abituali le infezioni cutanee, come eczemi, psoriasi, funghi, herpes,..., che colpiscono un 11 percento del Collettivo per colpa delle inammissibili condizioni igieniche che sopportano.
Senza abbondare dei problemi relazionati con l'aspetto psicologico che provoca lo stress associato al situazioni limite al quale è avvicinato loro, è da far emergere anche l'incidenza di un altro tipo di malattie più gravi. Per esempio, il 15 percento del Collettivo è stato in contatto col bacillo responsabile della tuberculosis.E ugualmente si sono presentati casi di malattie tumorali, infettive o virali dove il margine di cura è minore, o perfino nullo. In quel comma bisognerebbe classificare la Colite Ulcerosa di Bautista Barandalla, gli ultimi casi di cancro Areaga, Goikoetxea, o i differenti tipi di epatite, un 4 percento del Collettivo affettato, o un caso di HIV positivo.
3.3 isolamento
3.3.1 politica di gradi
Il sistema penitenziario classifica i reclusi assegnando loro una determinata gradazione, condizionata per il loro supposto adattamento al regime interno delle prigioni, e che si ripercuote sulla limitazione e restrizione delle condizioni di vita mentre scontano la loro pena.
Il 54 percento dell'EPPK è classificato in 1º grado, cioè, il tipo reggimentale più restrittivo. Inoltre, un 25 percento del Collettivo, 133 presos/as, sta sotto Regime Di Isolamento, una misura eccezionale regolamentaria contemplata e che, a dispetto della sua considerazione come" crudele, inumana e degradante" dai principali organismi internazionali nella difesa dei DDUU, a molti carcerati politici baschi è applicata ininterrottamente per molti anni.
3.3.2 isolamento = Annichilimento
La" inadaptación ideologica" dell'EPPK avvicina a molti dei suoi membri ad essere
Reclusi in condizioni di isolamento estreme.
Che cosa è un" dipartimento speciale" o" modulo di isolamento?" Una dipendenza integrata all'interno delle prigioni caratterizzata per condizioni architettoniche, reggimentali e sensoriali differenti di tutte le altre, e diretta a reprimere individualmente i carcerati che i responsabili carcerari considerano di" estrema pericolosità."
Come ai suoi propri precetti legali, nessun carcerato politico basco presenta un'altra volta un profilo di bellicosità tale che consigli la sua separazione dagli altri carcerati, per quello che bisogna concludere che tale considerazione ed isolamento ubbidiscono, a criteri politici di annichilimento.
In qualsiasi caso, i moduli di isolamento non sono né pensati né progettati affinché una persona passi negli stessi un periodo eccessivamente lungo. Le condizioni architettoniche e reggimentali di quei dipartimenti sono molto aggressive, e cooperano allo squilibrio psichico del carcerato, dello stesso modo che credano una" zona di ombra" che favorisce l'impunità dei carcerieri e le aggressioni. Negli ultimi anni si vengono registrando una media di 20 bastonature annuali contro i carcerati politici baschi nelle prigioni e Tribunali spagnoli e francesi.

4. - Cambiamenti legali nello Stato spagnolo
Storicamente, la" lotta antiterrorista" ha continuato a servirsi di fronte da successive riforme legislative ad ottimizzare la sua scommessa per la repressione e la violazione dei diritti più elementari dei detenuti, imprigionati o processati per aver fronteggiato la strategia degli Stati.
La propria necessità di modificare ogni volta le sue leggi, è indicativo del fallimento dei suoi obiettivi politici. Se il progetto indipendentista fosse debole o stesse in recessione, lo Stato spagnolo non avrebbe dovuto omogeneizzare e controllare il potere giudiziario nel modo in cui l'ha fatto, lasciando all'aria i piedi di fango del sistema di garanzie spagnolo. Cambiano le leggi, vuotano di libertà democratiche la loro stessa situazione legale, per non trovare la diga capace di trattenere la volontà sovranista di Euskal Herria.
Nelle prigioni spagnole, fino all'anno 1996 i carcerati politici baschi scontano le loro condanne con un rigore incomparabilmente maggiore a quello applicato ai carcerati sociali. Il limite di compimento effettivo era di 30 anni, e contemplava la possibilità di accorciare la stessa in attenzione agli studi o attività di un altro tipo che il carcerato realizzava in prigione, o mediante l'applicazione della libertà condizionale. Questa seconda possibilità era rifiutata di forma sistematica ai carcerati politici baschi, eludendo le loro stesse disposizioni legali. In sintesi, i carcerati baschi cscontavano le loro condanne senza arrivare al limite assoluto, ma di un modo comparativamente più gravoso che il resto della popolazione reclusa.
Nell'anno 1996 entra in vigore un nuovo Codice Penale che, essenzialmente, sopprime le sospensioni di pena per tutti i carcerati condannati, siano politici o sociali. Le pene passano a realizzarsi in maniera integra, stabilendosi due nuovi limiti di compimento: 20-25 anni per i carcerati sociali, e di 30 anni per i carcerati politici baschi.
I nuovi ed ultimi cambiamenti si sono introdotti di forma scaglionata negli anni 2002-03.
In primo luogo, si crea il Tribunale di Vigilanza Centrale di Vigilanza Penitenziaria, che, tra le altre funzioni, si incaricherà di controllare, dall'Udienza Nazionale nella quale si integra, il compimento delle condanne dei carcerati politici baschi. In questo modo, gli orientamenti repressivi del Dirigente si rispetteranno e porteranno a termine senza disfunzioni. Lo stato di indifesi del Collettivo sarà completo.
Un altro dei cambiamenti introdotti colpisce la concessione del terzo grado. Si applicherà solo a chi si penta " attivamente", o , che è la stessa cosa, si convertano in delatori dei loro compagni. Inoltre, dovranno chiedere perdono alle loro vittime e risarcirli economicamente.
Senza compiere queste condizioni non potranno accedere alla libertà condizionale che, se fosse poco, si calcolerà sulle ¾ parti del totale di anni imposti nella condanna, e non ecceda la quota di 20,25 o 30 anni.
L'ultimo cambiamento, fino ad oggi, di questa catena di riforme legislative consta di due misure di gravi conseguenze: da una parte, si aumenta a 40 anni il limite massimo di compimento di pene. Il conosciuto" marciranno nella prigione" di Aznar è stato sottoscritto nella legislazione spagnola che introduce in forma coperta nel suo ordinamento l'ergastolo per i carcerati politici baschi in quel modo. Con la seconda misura, si proibisce ai carcerati politici baschi di iscriversi all'Università Pubblica Basca, troncando con ciò la possibilità di frequentare insegnamenti universitari fosse anche dell'UNED.

EUROPA
Txostena

 

 

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