PIÙ DI CENTO PARENTI DI PRIGIONIERI DIGIUNANO
E CERCANO APPOGGIO IN EUROPA
Conferenza stampa a Ginevra insieme ad ex prigionieri turchi in lotta,
attività informative a Milano, Bruxelles, Parigi e Berlino e manifesto
contro la dispersione a Barcellona
Conferenze stampa, distribuzione di materiale informativo, concentrazioni
e molteplici riunioni hanno costituito ieri l'agenda dei parenti di prigionieri
politici baschi che si trovano a Ginevra, Berlino, Milano, Bruxelles,
Parigi e, da oggi, Barcellona. A dispetto dell'intenso freddo e del rifiuto
di ingerire alimenti, non hanno smesso di percorrere le principali strade
di queste città per spiegare cosa accade nelle prigioni.
GARA
SAN SEBASTIAN
Diversi edifici di Ginevra, Berlino, Milano, Bruxelles, Parigi e Barcellona
si sono trasformati, questa settimana, in punti di incontro tra i cittadini
di questi paesi europei e la situazione dei prigionieri politici baschi.
Direttamente dai loro parenti ed amici, che sono in sciopero della fame,
gli abitanti di queste città ricevono quotidianamente, attraverso
diverse iniziative, informazione sulla politica di dispersione e sulle
sue conseguenze.
A Ginevra, 18 parenti hanno iniziato, domenica sera, questa protesta in
una sede di diversi collettivi popolari. In questa città svizzera,
Lina Martínez, madre del prigioniero Bittor Goñi ed Idurre
Gallastegi, hanno ieri tenuto una conferenza stampa insieme a vari membri
dell'associazione Tayad, che appoggia i prigionieri politici rinchiusi
in prigioni turche.
Uno dei rappresentanti di questo organismo, che ha partecipato alla conferenza
stampa, Halil Tiryaki, è rimasto più di cento giorni in
sciopero della fame nel corso della protesta di massa condotta contro
le celle di isolamento. Quella misura portò alla morte di 107 persone,
delle quali 80 appartenenti a Tayad.
Durante gli interventi, Lina Martínez ha esposto ai media svizzeri,
come esempio, la situazione di suo figlio, attualmente imprigionato in
Porto-I, a 1.100 chilometri da Euskal Herria (Paese Basco, N.d.T.). Ha
raccontato come suo figlio abbia subito due pestaggi nel carcere di Valdemoro.
"Oggi, i prigionieri baschi che stanno a Porto non possono telefonare
se hanno avuto visita durante il fine settimana. Durante i primi sette
mesi, mio figlio è rimasto in isolamento, senza luce e senza vedere
nessun altro detenuto", ha spiegato. Eppure, è emerso che
la sua "è solo una delle tante testimonianze che si possono
avere da Euskal Herria."
Da parte sua, Idurre Gallastegi ha spiegato di avere due sorelle prigioniere,
a Fleury-Mérogis e Toulouse (Stato francese) ed un fratello ad
Alcalá (Stato spagnolo), e che, pertanto, la sua famiglia si vede
obbligata a viaggiare per migliaia di chilometri per visitarli.
Rivolgendosi ai giornalisti stranieri, ha denunciato che la politica di
dispersione si è presa la vita di 14 parenti ed amici e che comporta
spese enormi.
Mentre questo accadeva a Ginevra, a Bruxelles i parenti in sciopero della
fame, ospitati nei locali del Coordinamento Simón Bolívar,
hanno dovuto affrontare un giorno di intenso freddo. La mattina è
iniziata con la distribuzione di materiale informativo all'Università
Francofona. Successivamente, si sono riuniti con l'avvocato Piet de Pauw
e con il deputato Joan Loones. Come hanno sottolineato, entrambi si sono
dimostrati molto interessati alla situazione dei prigionieri baschi e
hanno evidenziato la possibilità di misure legali, da Bruxelles,
contro della dispersione.
In seguito, per due ore, è stato distribuito materiale informativo
nel centro della capitale belga. Nel pomeriggio, si è svolta una
riunione con sindacalisti colombiani e, per terminare la giornata, la
situazione dei prigionieri politici è stata illustrata alla Casa
delle Fiandre.
A Berlino, la storica casa occupata Weisbecker Haus, si è trasformata
in centro nevralgico per 23 parenti. Il lunedì sera, appena arrivati,
si sono recati al centro sociale Schnarup-Thumby per esporre la sua testimonianza
in una manifestazione internazionalista.
Ieri, alle 11.00 hanno tenuto una prima conferenza stampa ed alle 15.00
hanno percorso varie strade di Berlino esibendo striscioni e pettorine.
La mobilitazione si è svolta sotto la stretta vigilanza dalla Polizia
tedesca. Al termine della concentrazione, hanno visitato la sede dell'Associazione
dei Curdi in Germania YET-KOM.
Il Leoncavallo, un'altra occupazione storica ma, in questo caso, a Milano,
è la base operativa dei 25 baschi provengono da Gipuzkoa,
Araba e Bizkaia in sciopero della fame che hanno raggiunto il capoluogo
lombardo. Come gli altri loro compagni, non sono sfuggiti al freddo e
hanno dovuto sopportare con umorismo e nel miglior modo possibile i tre
gradi di temperatura.
Una delle prime visite li ha portati all'edificio conosciuto come Palazzo
dell'Informazione, che ospita media ed agenzie di informazione di tutta
l'Italia. L’atrio si è trasformato in un'insolita sala conferenze,
dove tre famigliari hanno spiegato a diversi giornalisti il motivo di
questo tour. La Piazza Mercanti, sorvegliata da poliziotti, è stata
scenario di una rappresentazione di torture. Alle 17.00, si sono concentrati
nella Piazza del Duomo di Milano. Alla mobilitazione hanno partecipato
80 cittadini italiani che hanno fornito un veicolo con impianto di amplificazione.
Infine, a Parigi i baschi hanno avuto varie riunioni nella sede dell'associazione
Droits Devant, tra le quali una col vescovo Jacques Gaillot e membri di
ACAT, Association Chrétienne pour l'Abolition della Torture.
Inoltre, ieri a mezzanotte, una trentina di persone si sono dirette verso
Barcellona. I famigliari dei prigionieri, in sciopero della fame, saranno
accolti nella Plaza de la Virreina del quartiere di Vila di Gràcia.
L'attività giornaliera svolta dai parenti di prigionieri politici
baschi è molto simile in ognuna delle città nelle quali
si trovano. Le riunioni con soggetti sociali, politici e sindacali riempiono
gran parte dell'agenda. Coloro che sono a Barcellona, per esempio, si
riuniranno col consigliere comunale ai Diritti Civili del Municipio di
Barcellona, Inma Mayol (ICV), e coi collettivi ACT, Ciutadans pel Canvi,
CIEMEN o la Commissione di Difesa della Scuola per Avvocati.
Quelli di Ginevra, hanno oggi appuntamento con rappresentanti della comunità
turca e con membri della comunità latinoamericana della città,
e ieri hanno incontrato sindacalisti ed il Comitato Svizzera-Palestina.
Anche in Euskal Herria si stanno realizzando diverse iniziative di appoggio.
A Zestoa, sono stati affissi manifesti informativi. secondo quanto denunciato
a GARA, "agenti dell'Ertzaintza (Polizia autonoma basca) hanno trattenuto
per più di un'ora due giovani identificati e percossi con i manganelli."
Anche ANV (Acción Nazionalista Vasca) ha espresso il suo "appoggio
incondizionato" a tutti i partecipanti al tour europeo che "con
grandi sacrifici si sono trasformati in ambasciatori dei prigionieri baschi
". Questa formazione ha espresso il suo desiderio che "ritornino
carichi di speranza e con appoggi concreti".
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