Gara > Idatzia > Euskal
Herria
2005-04-30
manovre dopo le elezioni del
17-aprile
EHAK chiede che "ripongano la spada di Damocle"
EHAK chiese ieri al presidente spagnolo che "rinfoderi la spada
di Damocle che pesa su noi" e che metta fine a "questi comportamenti
fascisti." Le candidate elette Maite Aranburu, Nekane Erauskin
e Karmele Berasategi hanno preteso "la sospensione immediata della
persecuzione giudiziaria, politica e mediatica."
DONOSTIA
Un giorno dopo che la Procura Generale dello Stato ha annunciato la
sua intenzione di sollecitare la lista delle persone che agirono come
revisori dei conti di EHAK nelle passate elezioni autonomistiche, rappresentanti
di questo partito politico comparvero per chiedere "la sospensione
immediata della persecuzione giudiziaria, politica e mediatica",
e chiedere a José Luis Rodríguez Zapatero che "la
finisca con questi comportamenti fascisti perché è ora
di inguainare quella spada di Damocle posizionata sulle nostre teste."
Incentrandosi sulle dichiarazioni fornite sull'identità dei revisori
dei conti, Maite Aranburu, Nekane Erauskin e Karmele Berasategi non
dubitarono nell’ "inquadrare questo nuovo attacco nell'insieme
delle aggressioni antidemocratiche che stiamo subendo nelle ultime settimane."
In questo contesto, denunciarono "il riconosciuto spionaggio quotidiano
ai membri della candidatura, le pseudo-notizie che si pubblicano su
EHAK e quello che successe coi 27.000 firmatari che appoggiarono Aukera
Guztiak." "Questa volta aggiunsero sono centinaia le persone
che sono investigate per il mero fatto di essere revisori dei conti",
disse in riferimento agli elenchi che il pubblico ministero generale
dello Stato, Candido Conde-Pumpido, pensa di consegnare alla Guardia
Civil affinché confronti "i dati integri" dei revisori
dei conti nella campagna del 17 e quelli di quattro anni fa.
Né di Batasuna né
di "Eh"
Per affrontare questa questione,
le parlamentari elette vollero mettere in chiaro che "i revisori
dei conti non erano né di Batasuna né di Euskal Herritarrok,
ma di EHAK."
Sottolinearono che se ci furono revisori dei conti nella maggioranza
dei tavoli elettorali di Bizkaia, Gipuzkoa ed Arava fu grazie a "una
marea di solidarietà."
Ricordò che durante la passata campagna elettorale realizzarono
"una petizione pubblica a tutta la società basca affinché
ci desse il suo appoggio, perché siamo un partito piccolo ed
avevamo bisogno di tante risorse economiche come umane per fare fronte
a quello che suppone la convocazione di elezioni."
A questo rispetto, Aranburu risaltò la "ammirabile"
risposta della cittadinanza e che come frutto di quell’appoggio
"EHAK ottene i magnifici risultati che tutti voi conoscete."
Per ciò, esige che si metta fine a queste minacce giudiziarie,
politiche e mediatiche."
"Nemmeno nel peggiore sogno
di Orwell"
Insistette nel dire che "tutti
noi che abbiamo lavorato al fianco di EHAK siamo soggetti di diritti
civili e politici." Nonostante questo, stiamo sopportando pressioni
fasciste intollerabili." Assicurò che quello che sta succedendo
non successe ad Orwell nemmeno nei suoi peggiori incubi."
Le elette di EHAK reiterarono che i 150.000 elettori di questo partito
"esigono un nuovo scenario e, al di sopra di tutte queste aggressioni,
ci riaffermiamo in quell’impegno."
Al presidente del Governo spagnolo ricordarono che nelle elezioni del
17 di aprile "la società basca parlò forte e chiaro
sulla necessità di avanzare verso un nuovo scenario di pace e
di democrazia."
Di conseguenza, esposero una nuova posizione a Zapatero: gli chiediamo
"che compia passi concreti verso quello scenario e non si dedichi
a conculcare i diritti civili e politici delle persone di EHAK."
De La Vega ricorda che investigano
su EHAK ”dal primo momento"
MADRID
Il vicepresidente spagnolo, María
Teresa Fernández de la Vega, ricordò ieri che il Dirigente
spagnolo ordinò di investigare su EHAK “dal primo momento
e dai primi rumori."
"Il Governo diede istruzioni al Servizio Giuridico dello Stato
affinché facesse tutte le indagini per verificare se procedere
a qualche azione" insistette, e spiegò che hanno analizzato
varie relazioni della Guardia Civil "che non abbiamo occultato".
A questo riguardò, segnalò che "i servizi giuridici
hanno considerato che dai dati di cui si dispone non ci sono elementi
sufficienti per un'azione di messa fuorilegge."
Rispetto all'annuncio realizzato dal pubblico ministero generale dello
Stato, Candido Conde-Pumpido, che investigherà tutti i revisori
dei conti di EHAK, De La Vega sostenne che sta facendo il lavoro che
le compete in esecuzione della sua funzione costituzionale."
Questo non sembra essere sufficiente per il PP che per bocca del suo
segretario generale, Angel Acebes, accusò il Dirigente spagnolo
di "impedire che i tribunali analizzino le prove che continuano
ad accumularsi sul suo tavolo." Per Acebes, il Gabinetto di José
Luis Rodríguez Zapatero "ha prove più che in eccesso
per avere iniziato il procedimento", ed aggiunse che non l'ha fatto
per alcune ragioni che ignoriamo." Così, insistette nel
dire che "ci sono ogni volta meno ragioni affinché i parlamentari
di EHAK prendano possesso dei loro seggi, e continua a non essere applicata
la Legge di Partiti."
Polemica contro il pubblico ministero
D'altra parte, il Centro di Studi
Giuridico Tomás Moro interpose ieri nella Corte suprema una polemica
contro Candido Conde-Pumpido, che accusa di un "delitto di prevaricazione"
per non avere sollecitato la messa fuorilegge di EHAK.
Questa organizzazione argomenta che "dichiarandosi successore dei
partiti batasunos" EHAK "dovrebbe aver applicato lo stesso
regime di illegalità."
Anche l'Alto Delegato di Appoggio alle Vittime del Terrorismo, Gregorio
Peces Barba, si riferì a questo tema, manifestando che "nell'ipotesi
che si provi la connessione tra Batasuna ed EHAK deve tentarsi la sua
illegalizzazione", benché aggiungesse che il Governo spagnolo
"deve essere molto prudente." "La posizione del Tribunale
Costituzionale è molto delicata, ed il Governo non può
esporsi ad un scivolone", stimò.
Gara > Idatzia > Euskal Herria
2005-09-03
Grande-Marlaska agisce contro EHAK ed il segretario generale di LAB
·Il giudice imputa "appartenenza ad ETA" a Rafa Díez
che aveva denunciato intercettazioni illegali
Il giudice Fernando Grande-Marlaska
ha dettato alcuni atti nei quali imputa di presunta "appartenenza
ad ETA" il segretario generale di LAB, Rafa Díez, e tre
cittadini tra cui il mahaikide Juan Joxe Petrikorena il quale relaziona
con EHAK. Ad altre quattro persone, le quali presenta come "membri
fondatori" della formazione politica, imputa "collaborazione"
con l'organizzazione armata”. Dopo essere venuto a conoscenza
di quella "grave decisione", EHAK commentò che la situazione
creata è "un motivo in più per lottare per la democrazia
e la pace."
DONOSTIA
Sette persone sono state citate a dichiarare la prossima settimana per
il giudice dell'Udienza Nazionale Fernando Grande-Marlaska in relazione
alla polemica persentata dall'Associazione Vittime del Terrorismo, AVT,
contro EHAK. La denuncia sostiene che questa formazione che ottenne
nove seggi nelle passate elezioni autonomistiche, sia dichiarata illegale
per "prestare aiuto" ad ETA.
Il mercoledì sono stati chiamati a deporre Peio Gálvez
responsabile di stampa di questo partito, il mahaikide di Batasuna JuanJoxe
Petrikorena e Joseba Zinkunegi. Li si è accusati di "un
delitto di integrazione in banda armata."
Il titolare del Tribunale di Istruzione numero 5 dell'Udienza Nazionale
ha chiamato per il giorno dopo Juan Carlos Ramos, Aritz Blázquez,
Javier Ramos e JuanManuel Rodríguez, che segnala come "membri
fundatori" di EHAK. Imputa pappagallo un delitto diedi" collaborazione
con banda armata" per avere facilitato elenchi elettorali a Batasuna,
assumendo il suo programma elettorale."
Il pubblico ministero, per contro
L'origine di questa attuazione
sta in una denuncia presentata in maggio dall'AVT e che fu ammessa a
tramite da Grande-Marlaska il passato 12 di Luglio. Questa decisione
si produsse a dispetto dell'opposizione del pubblico ministero Jesús
Alonso che considerò nella sua relazione che "nella sua
breve esistenza EHAK non ha commesso delitto alcuno."
L'AVT sosteneva nella sua domanda che EHAK “ha proceduto ad assumere
i postulati di Batasuna, come quelli della stessa ETA, nel senso che
la sinistra indipendentista basca doveva essere ampiamente rappresentata"
nella Camera di Gasteiz.
Nel suo atto, il magistrato spagnolo affermava che "il delitto
di collaborazione con banda armata non si limita alle ipotesi esclusive
di collaborazione con le attività armate", ma bisogna anche
integrare in questo tipo penale "le ipotesi di collaborazione generica
che favoriscono l'insieme delle attività o il conseguimento dei
fini dell'organizzazione."
Tuttavia, afferma che "quella che qui si sanziona non è
l'adesione ideologica" e che "in uno Stato Sociale e Democratico
di Diritto, come quello nostro, esistono alvei pacifici e democratici
per la prosecuzione di qualunque finalità politica."
Tra gli argomenti esposti per l'ammissione della querela, il giudice
faceva riferimento ad una relazione dellla Guardia Civil che segnala
che il 30 marzo, un giorno prima che si decretasse l'illegalizzazione
di Aukera Guztiak, si compie una riunione tra distaccati dirigenti dell'illegalizzata
Batasuna e membri di EHAK."
Aggiunge che "appena messa fuorilegge" la piattaforma che
reclamava il rispetto di tutti i diritti civili e politici, "appare
il PCTV la cui presenza era passata inavvertita, essendo intervenuto
direttamente per persone relazionate con Batasuna", e segnala che
EHAK "decide di essere la voce" della formazione indipendentista
basca.
No alla sospensione
Ugualmente, nota che non può
ovviarsi la "relazione di EHAK con l'originario EHK" che,
per sua opinione, "nasce come conseguenza dal progetto di ristrutturazione
di Batasuna richiesto da ETA."
Su questi argomenti, conclude che EHAK, "col suo comportamento
elettorale, ha potuto venire a favorire le pretese" di ETA di "strumentalizzare
le istituzioni democratiche in beneficio dei suoi fini illeciti."
L'AVT aveva sollecitato ugualmente la "sospensione di attività"
di EHAK. Questa misura fu respinta da Grande-Marlaska, considerandola
"avventurosa e precipitosa."
Il PP si congratula ed esige che si compiano passi verso l'illegalizzazione
Il segretario di Libertà Pubbliche del PP, Ignacio Astarloa,
si mostrò soddisfatto per l'attuazione di Grande-Marlaska contro
EHAK perché "finalmente si sta agendo decisamente per la
Giustizia contro questa frode clamorosa alla legge che è il nuovo
volto di ETA-Batasuna." A sua volta, sollecitò "molto"
urgentemente il pubblico ministero generale dello Stato spagnolo ed
il Governo di Madrid a "fare quello che dovevano avere fatto cinque
mesi fa che è portare alla Corte suprema quella bugia e sfida
che è il PCTV", e pretende che siano adottate "misure
giuridiche" contro EHAK, in chiaro riferimento a che il gruppo
sia messo fuorilegge. -
"Un motivo in più
per lottare per la pace e la democrazia"
Gari MUJIKA
DONOSTIA
EHAK qualificò come "decisione grave" che il giudice
spagnolo Grande-Marlaska abbia citato a dichiarare sette persone che
lega alla coalizione, perché "l'Udienza Nazionale spagnola
pretende di condizionare la vita politica." Per EHAK, questa decisione
non "fa altro che darci un motivo più per lottare per la
pace e la democrazia, perché se per presentarsi ad alcune elezioni
rappresentanti di un'organizzazione politica sono chiamati a deporre,
questo vuole dire che in Euskal Herria non viviamo né in democrazia
né in pace."
Per la formazione che ottenne nove seggi nelle passate elezioni, quello
che si pretende mediante questa "strategia giuridico-politica"
è "mantenere costantemente la sua spada di Damocle sulla
testa di tutta quello che sappia di sinistra ed indipendentista basco."
Ugualmente, EHAK segnalò che non li tradiamo", in riferimento
ai 150.000 cittadini che depositarono la loro fiducia su questa candidatura,
poiché esse ed essi "sono quelli che ci danno la legittimità
di cui necessitiamo, nessun altro”.
EHAK chiede ai rappresentanti dello Stato spagnolo che "lascino
da un lato le strategie giuridico-politiche" e che, "come
si è dimostrato mille volte in tutto il mondo che il dialogo
e la negoziazione sono la strada per risolvere i conflitti politici",
reclamano che diano " un'opportunità anche in Euskal Herria”.
Da parte sua, Batasuna tacciò le imputazioni realizzate ieri
dal magistrato spagnolo Grande-Marlaska di "autentico sproposito
che definisce da solo uno Stato ed una magistratura di nullo carattere
democratico", e denunciò che il citato giudice continua
a "condizionare la vita politica basca."
"Persecuzione"
Per la coalizione indipendentista,
la legalità spagnola vigente è quella che facilita questo
tipo di attuazioni "per una semplice ragione: per ostacolare che
Euskal Herria liberamente e democraticamente eserciti i suoi diritti
politici e civili." Per Batasuna, la difesa del diritto di autodeterminazione
si è convertita in suscettibile di attuazioni giudiziarie",
ed affermò che "non tollereremo la persecuzione che si articola
contro decine di centinaia di uomini e donne, contro piattaforme e partiti
politici messi nell’illegalità, per il semplice fatto di
difendere il diritto di autodeterminazione."
Ugualmente, Batasuna chiede al Governo spagnolo, una volta di più,
di abbandonare "una volta per tutte la strategia repressiva in
marcia che ostacola e pretende di impossibilitare un processo di pace
e democrazia."
Gara > Idatzia > Euskal
Herria
2005-09-11
Intravista * Nekane Erauskin, portavoce del gruppo parlamentare Ezker
Abertzalea
"A dispetto di tutto lavoriamo con spirito costruttivo e negoziatore"
·Il PSOE è il responsabile affinchè cambino le
forme di fare le cose
Nekane Erauskin, portavoce del
gruppo parlamentare Ezker Abertzalea, denuncia l'accanimento al quale
sta essendo sottoposto EHAK da quando iniziò la campagna elettorale.
Tuttavia, manifesta che "al di sopra di tutte quelle attuazioni,
lavoriamo nel Parlamento con spirito costruttivo e negoziatore."
In un'intervista segnala quali sono le basi su cui crede che dovrebbero
redigersi i presupposti ed affronta la questione delle commissioni parlamentari.
Per motivi assolutamente altri
dalla sua volontà, EHAK si è visto situato questa settimana
nel centro dell'informazione giuridico-politica. Il giudice Fernando
Grande-Marlaska accusa di "integrazione in ETA" tre persone
che situa nell'area di comunicazione del partito, e di "collaborazione"
il presidente della formazione, Juan Carlos Ramos, ed il suo segretario
generale, Aritz Blázquez. Ai primi impose 100.000 euro di cauzione
da versare in denaro contante prima di domani e l'obbligo di presentarsi
due volte al giorno davanti all'Ertzaintza. Uno di essi, Joseba Zinkunegi,
fu fermato ed imprigionato ieri per aver tardato ad una delle deposizioni.
Ai dirigenti del partito chiede di presentarsi una volta al mese ad
un tribunale.
Che valutazione fa di queste
attuazioni dell'Udienza Nazionale?
Una valutazione negativa. Abbiamo
denunciato già pubblicamente che da quando iniziammo la campagna
elettorale stiamo subendo una grande persecuzione. E si tratta di un
accanimento contro un partito legale e che non ha fatto niente che non
sia corretto. Consideriamo che bisogna lasciare questo tipo di attuazioni
che sono del passato e una volta per tutte quello che bisogna fare è
mettere tra tutti una strada per il conseguimento della democrazia e
la pace che ciò su cui centriamo tutta la campagna.
Crede che l'attuazione del giudice
stia avendo un impulso politico?
Il PSOE ha una responsabilità
in tutto quello che sta succedendo. Il PSOE è il responsabile
del fatto che qui si cambino le forme di fare le cose che sono forme
ereditate da prima. Se il PSOE vuole cambiare lo scenario che abbiamo
e vuole che ci sia una risoluzione del conflitto, è il responsabile
e chi deve cambiare la forma di fare le cose.
Intendete che la linea di intervento
del giudice può essere diretta alla sospensione di attività
di EHAK?
Speriamo di no. È un partito
legale e non ha fatto niente per essere sospeso. Fino ad ora, nella
nostra breve esperienza, il nostro lavoro è stato e continua
ad essere fare un lavoro parlamentare per cercare di fare qualcosa per
risolvere i problemi che ha la cittadinanza. Al di sopra delle attuazioni
giudiziarie o altre, continuiamo a lavorare nella Camera e lo facciamo
con spirito costruttivo. Non andiamo al blocco, bensì con intenzione
di negoziare i progetti e proposte per cui ci siano presentati.
Che cosa vi aspettate dal resto
di gruppi politici davanti alla persecuzione che denunciate?
Speriamo che adottino una posizione
positiva verso il nostro partito e denuncino quello che sta succedendo
che è qualcosa che evidenzia che c'è una mancanza di democrazia.
Ezker Abertzalea ha annunciato
la presentazione di un'iniziativa parlamentare al riguardo. Può
anticipare il suo contenuto?
L'intenzione è che i gruppi
prendano posizione, passino delle parole ai fatti e, tra tutti, si prendano
misure per fermare tutto questo. Stavamo sperando di vedere come finiva
il passaggio di quelli citati dall'Udienza Nazionale per concretizzare
i termini testuali della proposta.
Le elezioni si celebrarono in
aprile, il Parlamento si costituì in maggio ed ancora non ha
cominciato il suo funzionamento normale, neanche ha formato le commissioni...
La cosa certa è che il
ritmo è molto lento, perché noi abbiamo detto già
che veniamo con intenzione di lavorare. Pensavamo che in settembre,
nella prima riunione della Giunta dei Portavoce, si sarebbero segnati
già i criteri per creare le commissioni. Quante dovevano essere,
di quanti componenti... La nostra sorpresa fu che nemmeno si trattò
il tema. Lo tiriamo fuori noi. D'altra parte, quello stesso giorno nella
stampa già si stava parlando del tema delle commissioni in termini
che noi non conoscevamo, che forse ne sono a conoscenza i gruppi che
stanno nel Tavolo, ma il resto no, e quello ci sembra molto grave. Quando
ci esponiamo a vedere che cosa stava succedendo, risultò che
si sarebbe trattato nella prossima Giunta di Portavoce, dove si metterà
un calendario che era quello che noi proponevamo.
Quale è la proposta per
la creazione delle commissioni?
La ripartizione deve essere proporzionale
al numero di parlamentari e parlamentarie di ogni gruppo. Siamo aperti
alla negoziazione. Abbiamo una proposta che non rendiamo pubblica qui
perché vogliamo negoziarla col resto di gruppi.
Ma sembra che tra i partiti ci
siano già trattative. A che cosa aspira Ezker Abertzalea?
Quei contatti si stanno dando
ed anche noi li abbiamo. Abbiamo alcune commissioni che ci piacerebbe
presiedere, ma tutto dipende dalla negoziazione che facciamo col resto
di partiti. In qualsiasi caso, questa formula di contatti bilaterali
non ci sembra corretta, perché quanto ti siedi con un gruppo
non sai se ha già qualche accordo con un altro. Ci sembra che
la forma di fare le cose fosse riunirci tutti e che ognuno esponesse
in forma chiara e sincera che cosa è quello che vuole e negoziare
tra tutti.
Li ha chiamati già la
vicelehendakari per parlare dei presupposti?
Ci ha chiamati ma ancora non
abbiamo messo data per l'incontro. Sarà per avere un primo contatto
per conoscere quali saranno le linee generali del suo progetto di presupposti
ed affinché noi esponiamo le nostre priorità.
Quali sono i punti cardine delle
proposte che farete?
Quelli ai quali più importanza
si dà sono quelli che riguardano il campo sociale: socioeconomia,
gioventù, donna, infrastrutture... Crediamo che bisogna cambiare
la politica preventiva, bisogna cambiare la politica di privatizzazione
che porta questo Governo, che è una politica neoliberista. Bisogna
puntare più sui servizi pubblici e le necessità di questo
paese. Sarà punto chiave anche tutto quello che riguarda l'euskara.
Siete aperti alla negoziazione?
Dicemmo dall'inizio che siamo
disposti a parlare di tutto quello che si tratta nel Parlamento. A parlare
ed a negoziare. Vedremo che cosa pensa l'altra parte.
Che cosa vi sembra che il PSE abbia chiesto esclusività?
Non è la migliore forma
di fare le cose. In questo paese ci sono necessità di molti tipi
e molte forme di vedere le cose, e quello che bisogna fare è
negoziare con tutti, ascoltando tutti.
PP e PSE hanno presentato già
alcune iniziative parlamentari relative ad azioni di "kale borroka",
e quello che è risaltato già in alcuni titoli è
che quello che si aspetta è la posizione di Ezker Abertzalea...
Daremo la nostra opinione quando
conosceremo il contenuto, non anticipiamo niente senza sapere quello
che dicono. Quello che invece vogliamo mettere in chiaro al resto dei
gruppi è che anche noi proporremo iniziative.
Non avete paura che alcuni gruppi
possano avere l'intenzione di esporre proposte per segnarvi dal principio?
Nel Parlamento dovremo dare tutti
l'opinione su molte cose. In alcune iniziative si guarderà che
cosa diciamo noi, ma in altre si vedrà che cosa dicono altri.
.
Gara > Azkenak > Euskal
Herria
10:00 |
2005-09-12
UDIENZA NAZIONALE SPAGNOLA
Comparizione di Díez Usabiaga e Zubiaga davanti a Grande-Marlaska
Rafa Díez, segretario generale di LAB, ed Eli Zubiaga compaiono
dalle 10:00 di questa mattina davanti al giudice dell'Udienza Nazionale
spagnolo Fernando Grande-Marlaska.
MADRID -. Entrambi i militanti
della sinistra indipendentista basca sono entrati nel tribunale speciale
minuti prima delle 10:00, coperti dagli applausi di una delegazione
del sindacato indipendentista basco che si è trasferita a Madrid.
Fernando Grande-Marlaska ha imputato loro per alcuni delitti di "integrazione"
in banda armata.
Questo mezzogiorno si celebreranno concentramenti di protesta per queste
attuazioni giudiziarie nella Piazza Circular di Bilbo, in Alderdi-Eder
(San Sebastian) e nella Piazza della Virgen Blanca di Gasteiz.
Mezz'ora più tardi, alle 12.30, si porterà a termine una
mobilitazione davanti al Municipio di Baiona. In Iruñea, la protesta
sarà il prossimo venerdì nella Piazza Merindades.
Pagamento di cauzioni
Ugualmente, oggi scade il termine
concesso affinché si paghino le tre cauzioni di 100.000 euro
ognuna imposte a Juan Joxe Petrikorena, Peio Gálvez e Joseba
Zinkunegi. Come manifestò il loro avvocato Jone Goirizelaia,
la somma è stata già raccolta.
Nonostante questo, bisognerà aspettare la decisione che il giudice
adotterà rispetto a Zinkunegi, imprigionato in Soto del Real
"per non essere andato a firmare il pomeriggio" al commissariato
dell'Ertzaintza il venerdì.
Davanti alle imputazioni contro il segretario generale di LAB per Grande
Marlasca
Inviato da: labsindikatua.org il 06 Sep 2005 - 05:32 PM
LAB chiama alla cittadinanza basca a manifestare il prossimo giorno
9, venerdì, alle 12 di mezzogiorno nel Boulevard di San Sebastian
dietro la parola d’ordine ASKI Dà!. Eskubide zibil eta
politikoen alde, LAB aurrera! (Ora Basta, per i Diritti Civili e Politici,
NdT)
ASKI DÀ!. Eskubide zibil
eta politikoen alde, LAB aurrera! Mediante conferenza stampa, il segretario
generale di LAB, Rafa Diez Usabiaga, ha fatto un appello alla cittadinanza
basca per accorrere alla manifestazione convocata dal sindacato il prossimo
giorno 9 a San Sebastian, per denunciare la strategia di criminalizzazione
politica che Grande Marlasca sta portando a termine con le sue attuazioni
contro LAB ed EHAK.
Diez Usabiaga ha assicurato che si vedeva venire addosso l'interesse
giudiziario e politico per chiudere in qualche modo il circolo di aggressioni
contro organizzazioni della Sinistra Indipendentista basca che servono
solo per alimentare il conflitto. Secondo Díez Usabiaga, è
il momento di realizzare riflessioni ed adottare decisioni di portata
politica se non vogliamo implementare un fardello di confronto.
Ugualmente, indicò che siamo davanti a decisioni con complicità
o avallo politico completo. Ed in questo senso chi ha compiuto passi
reali e con proposte e volontà è la sinistra indipendentista
basca. Tuttavia, il PSOE continua a mantenere discorso e prassi incompatibili.
Pertanto, LAB richiede al PSOE di disattivare questa caccia politica
contro organizzazioni e persone e che restituisca diritti e libertà
democratiche elementari di associazione e sviluppo di progetti politici.
Il segretario generale di LAB finì la sua dichiarazione sottolineando
che è il momento di pressare socialmente per lasciare indietro
lo scontro, la sofferenza e le imposizioni contro questo paese ed esigere
il principio di un processo reale di soluzione al conflitto. Non possiamo
permettere che nessuno osservi i desideri di pace e democrazia in questo
paese. È e deve essere la società basca l'autentico garante
di un processo di soluzioni.
IN DIFESA DI I DIRITTI CIVILI E POLITICI
Gli agenti politici, sindacali
e sociali presenti denunciano le imputazioni realizzate nell’istruttoria
35/02-m aperta dal Tribunale Centrale di Istruzione Nº 5 dell'Udienza
Nazionale contro persone ed organizzazioni che contano su una rappresentazione
politica, istituzionale e sindacale importante, tra le quali si trova
il sindacato LAB.
Consideriamo che tali procedimenti significano una violazione di diritti
fondamentali ed implicano la criminalizzazione e la persecuzione indiscriminata
contro persone ed organizzazioni con procedimenti di carattere inquisitorio.
Siamo davanti alla strumentalizzazione del preteso Stato di Diritto
per obiettivi ed interessi politici ben determinati che vengono ad ostacolare
il processo di risoluzione del conflitto che viviamo.
Manifestiamo il nostro impegno per la difesa dei diritti civili e politici
elementari di fronte ad attuazioni antidemocratiche di questa natura
e reclamiamo la restituzione dei diritti democratici violentati dalla
Legge di Partiti e misure giudiziarie.
Chiamiamo a compiere i passi necessari per ottenere uno scenario di
pace e democrazia attraverso il dialogo e la negoziazione.
Incoraggiamo tutta la società a partecipare ai concentramenti
in difesa dei diritti civili e politici che convochiamo per il prossimo
lunedì, 12 di settembre, alle 12:00 di mezzogiorno nei seguenti
posti:
Bilbao. Piazza Circular.
San Sebastian. Alderdi Eder.
Gasteiz. Virgen Blanca.
Baiona. Ayuntamiento (alle 12:30).
Iruñea. Plaza de las Merindades. Non è possibile ottenere
permesso per il giorno 12, pertanto, si rinvia al giorno 16.
ELA · LAB · ESK
· STEE-EILAS · EHNE · ELB · HIRU
Batasuna · E A · Aralar · AB · Zutik ·
ANV · Elkarri
EA ed Aralar si uniscono alla manifestazione convocata da LAB, domani
a San Sebastian
Delegazioni di Eusko Alkartasuna
ed Aralar, rappresentate da membri delle rispettive Direzioni Nazionali
parteciperanno domani alla manifestazione convocata da LAB a Donostia
dietro la parola d’ordine" Aski da'! Eskubide zibil eta politikoen
alde", per denunciare la violazione di diritti e libertà
fondamentali.
In un comunicato, Eusko Alkartasuna ha indicato che" ha appoggiato
sempre e lavorato a beneficio del rispetto della pluralità di
idee, e nello scrupoloso riconoscimento di tutti i diritti e libertà."
La delegazione sarà formata da Martín Aranburu, Karmele
Antxustegi e la parlamentare Nekane Altzelai.
Perciò, EA considera" inammissibile la persecuzione che
si sta realizzando a differenti rappresentanti della politica basca
da parte di certi settori della giustizia spagnola."
In quel senso, la formazione guidata da Begoña Errazti ha notato
che "non permette tagli o violazione alcuna dei diritti" e
libertà fondamentali che sono la base di uno Stato sociale e
democratico di diritto."
Aralar considera" inaccettabile"
la persecuzione di atteggiamenti ideologici e politici
Aralar ha espresso oggi la sua
adesione alla manifestazione convocata da LAB che si porterà
a termine domani a San Sebastian in protesta per l’istruttoria
aperta nell'Udienza Nazionale spagnola contro la sinistra indipendentista
basca e considera" inaccettabile" che si perseguano atteggiamenti
ideologici e politici.
In questo atto saranno presenti per parte di Aralar il vicecoordinatore
della formazione, Mikel Basabe e la parlamentare, Aintzane Ezenarro.
In questo senso, Basabe ha affermato che Aralar si è mostrato
sempre e si mostrerà contraria a" tutto quello che supponga
tagliare i diritti politici e civili delle persone."
Solidarietà con Rafa Díez
- José Elorrieta - Segretario generale di ELA
L'attuazione dell'Udienza Nazionale
contro il segretario generale di LAB, Rafa Díez, è come
altre di questi giorni conseguenza dell'applicazione della "politica
antiterrorista" del Governo di Aznar, al caldo del quale si approvarono
leggi e si sedettero criteri giudiziari che permettevano di criminalizzare
tutto uno spazio politico e sociale. La natura delle imputazioni ed
il significato della persona oggetto delle stesse accrescono la sua
dimensione politica.
Rafa Díez è segretario generale di LAB, sindacato con
presenza importante nel mondo del lavoro e la società basca;
per ciò, le attuazioni giudiziarie delle quali è oggetto
riguardano l'insieme della sua base associativa e colpiscono in certa
misura l'insieme del sindacalismo basco. E Rafa Díez è,
evidentemente, più che un dirigente sindacale, poiché
è pubblica e notoria la sua condizione di figura significativa
della Sinistra Indipendentista basca, condizione che lo ha portato ad
intervenire in processi di interlocuzione politica con le stesse autorità
spagnole
Sembra evidente che la repressione contro leader politici e sociali
non sia la migliore maniera di preparare la soluzione dei conflitti.
Meno ancora, se occorre, quando questo leader si è rivelato sempre
come una persona fermamente impegnata nella ricerca di una soluzione
al conflitto basco che permettesse di chiudere definitivamente il ciclo
della violenza.
Perché chiunque che conosca il chi è chi della politica
basca sa che il segretario generale di LAB non ha misurato sforzi, né
ha evitato sfide, per difficili che fossero, per favorire uno scenario
di normalizzazione.
Per tutto ciò, l'attuazione contro Rafa Díez, più
ancora in un momento come quello attuale, ha come un innegabile significato
ed incidenza politici, e fa che la responsabilità ricada nell'insieme
di poteri dello Stato, in maniera particolare sul Governo. Si potrebbe
dire che è, contemporaneamente, successo di Aznar e responsabilità
di Rodríguez Zapatero.
So già che il politicamente corretto è rimettersi alla
separazione di poteri, ma risalta visibile che i giudici dell'Udienza
Nazionale non fanno altro che applicare, bene è verità
e con grande zelo, il "patto antiterrorista" del quale il
PSOE fu coautore ed è oggi responsabile principale, nella misura
in cui ha deciso di mantenerlo in tutta la sua durezza ed iniquità.
Le leggi e pratiche messe in vigore da quel patto sono ancora attive
e costituiscono per il Governo spagnolo un bagaglio strumentale utile
per gestire il "problema basco." Udienza Nazionale e polizia
sono il contrappunto reale minaccioso e repressivo delle parole gentili
del presidente del Governo spagnolo, dal quale bisogna esigere che lo
Stato smetta di porre sul tragitto ostacoli, rettifichi la politica
repressiva ed apporti iniziative reali di distensione.
Finisco inviando a Rafa Díez la mia solidarietà, come
quella dell'insieme del sindacato ELA.