SPAGNA: SCARCERATA LA MENTE DEI GAL Polemiche sulla concessione degli arresti domiciliari all’ex generale della Guardia Civil Rodriguez Galindo Di Marco Santopadre La grande (e probabilmente ingiustificata) euforia scatenatasi a Parigi e a Madrid dopo l’arresto di una ventina di presunti militanti dell’ETA nella notte tra sabato e domenica, rischia di far passare in secondo piano un evento altrettanto interessante. L’ex generale della Guardia Civil spagnola, Enrique Rodríguez Galindo, condannato a 75 anni di reclusione per il sequestro e l’assassinio di due persone, ha abbandonato venerdì la prigione di Ocaña-II (Toledo) in virtù dei suoi problemi di salute (probabile aritmia cardiaca). All’ex mente dei Gruppi Antiterrorismo di Liberazione scatenati negli anni ’80 contro l’indipendentismo basco dall’allora governo socialista, verranno d’ora in poi applicati gli arresti domiciliari, decisi mercoledì scorso dalla Direzione Generale delle Istituzioni Penitenziarie. Il 65enne ex generale aveva cominciato a scontare la pena il 9 maggio del 2000 nel carcere militare di Alcalá de Henares ed era stato trasferito a Ocaña il 14 luglio 2003. I fatti di cui è responsabile Galindo risalgono all’ottobre del 1983, quando due giovani presunti militanti dell’ETA, Josean Lasa e Joxu Zabala, sparirono dalla città basca francese di Baiona. Dopo esser stati rapiti, Lasa e Zabala furono trasferiti a San Sebastian, dove furono sottomessi a feroci torture – i cadaveri poi ritrovati ne mostravano i segni – e infine assassinati a colpi di pistola alla testa. La sentenza di condanna emessa nell’aprile del 2000 dalla Audiencia Nacional di Madrid, considera dimostrato che Rodríguez Galindo, l’ex governatore civile della Gipuzkoa Julen Elgorriaga (anch’egli messo in libertà per motivi di salute), l’ex tenente colonnello Angel Vaquero e gli agenti di polizia Enrique Dorado e Felipe Bayo, decisero di assassinare i due e di farne sparire i corpi, sotterrandoli sotto uno strato di calce viva nella sperduta località di Busot (Valencia). I loro resti furono ritrovati nel gennaio del 1985 ma si riuscì ad identificarli solo nel 1995. La scarcerazione di Galindo ha suscitato l’immediata condanna da parte di tutte le forze politiche basche tranne, naturalmente, delle locali sezioni del PP e del PSOE. Margarita Uria, portavoce del Partito Nazionalista Basco, e Begoña Lasagabaster, deputata di Eusko Alkartasuna, hanno denunciato la diversità di trattamento rispetto agli altri detenuti. Per EA la decisione "dimostra che per il PSOE ci sono due tipi di terrorismo: uno buono, quello dello Stato, che i socialisti hanno sostenuto, e un terrorismo cattivo, cioè quello praticato dall’ETA". Naturalmente le reazioni più dure sono venute dai rappresentanti della sinistra indipendentista basca. Jone Goirizelaia, deputata regionale di Sozialista Abertzaleak, ha affermato che "la vicenda di Galindo dimostra che il PSOE e i GAL sono la stessa cosa", e che "l’attuale capo del governo Zapatero non è che una decalcomanía del vecchio capo dell’esecutivo Felipe González", sotto il cui mandato operarono gli squadroni della morte, responsabili di 28 omicidi e di attentati contro la sinistra basca e formati da un incredibile miscuglio di esponenti del Partito Socialista, degli apparati di sicurezza, di mercenari ed estremisti di destra, anche italiani. La Goirizelaia si è spinta fino a definire il PSOE come il braccio politico dei GAL: "mentre si continua a sostenere la dispersione, la tortura, la violazione dei diritti fondamentali dei baschi, si scarcerano i responsabili del terrorismo di Stato" ha denunciato la dirigente di Batasuna. Da parte sua l’associazione che si batte per l’amnistia dei 700 prigionieri politici baschi, Askatasuna, ha ricordato i privilegi accordati già da anni all’ex generale, come quello di permettergli una dorata detenzione in un carcere militare anche dopo la sua espulsione dalle Forze Armate. Ferma condanna anche da parte della sinistra autonomista catalana, soprattutto da quella Esquerra Republicana che regge il governo della Catalogna assieme ai socialisti. Assai più timido invece il giudizio di Gaspar Llamazares, coordinatore statale di Izquierda Unida, che si è limitato a chiedere al Governo un approfondimento del caso. Dubitando della reale gravità delle condizioni di Galindo, il Governo di Lakua ha annunciato che chiederà la creazione di una commissione medica indipendente che possa certificare, su una base scientifiche, il reale stato di salute dell’ex generale. Se Madrid non accoglierà questa richiesta, ha detto la portavoce dell’esecutivo Miren Azkarate, allora vorrà dire che il Governo Spagnolo ha concesso al personaggio un "indulto mascherato". Intanto il partito di Zapatero rimane in silenzio. Il PSOE spera che i recenti arresti e la sua battaglia a sostegno dei matrimoni tra omosessuali possa in qualche modo distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica della cosiddetta Spagna profonda. Secondo il ministro dell’Interno José Antonio Alonso, la decisione presa dalla direttrice delle istituzioni penitenziarie Mercedes Gallizo "rientra perfettamente all’interno della Costituzione e dei regolamenti carcerari". Josè Maria Aznar invece, pur avendo affermato nei giorni scorsi di concordare con la scelta del governo, ha usato a proprio favore l’argomento del coinvolgimento socialista nella vicenda dei GAL. Ha detto l’ex capo del Governo, parlando alla fine del congresso del Partido Popular: "ho le mani pulite perché, dopo tutto, né io né nessun altro di noi abbiamo mai usato la calce viva per coprire un assassinio. Mai." Le uniche prese di posizione a favore del provvedimento di clemenza per Galindo sono pervenute da alcuni ex ministri di Felipe Gonzalez, e sono stati di vero e proprio entusiasmo, anche se l’ex Segretario di Stato Rafael Vera ha lamentato il ritardo della decisione e il fatto che sia sopravvenuta solo a causa dei problemi di salute dell’ex generale al quale, "andrebbe tributata tutta la riconoscenza che si merita in quanto lottatore per la libertà e la democrazia". L’ex vicepresidente del Governo, Alfonso Guerra, ha chiesto che adesso si liberino dal carcere gli altri condannati per la direzione politica dei GAL: se è vero che "c’è stata un’epoca durante la quale alcune persone hanno commesso degli eccessi nella lotta contro il terrorismo" – ha detto Guerra – è altrettanto vero che anche le punizioni inflitte loro sono state eccessive, "vere e proprie persecuzioni". Di tutt’altro avviso l’ex presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga. Il senatore a vita, che lunedì ha avuto vari incontri con dirigenti politici baschi di diversi partiti, ha affermato che il Governo di Zapatero, con gli arresti realizzati negli ultimi giorni, ha tentato "di far dimenticare un fatto indecoroso, che neanche Aznar si è spinto a realizzare, come la messa in libertà di un volgare assassino, che è ancora più colpevole in quanto ex generale della Guardia Civil incarcerato per aver torturato, assassinato e aver inventato un metodo di diffusione calcolata della droga nel Paese Basco". Cossiga ha poi manifestato la propria preoccupazione per la decisione del PSOE, in quanto sperava che "qualcosa sarebbe cambiato per Euskal Herria dopo la vittoria socialista". Ha aggiunto che "il terrorismo nazionalista e religioso può essere sì contenuto con gli strumenti della Polizia e della Gustizia, ma non sconfitto", se non ricorrendo al negoziato politico e al dialogo anche con la stessa organizzazione armata. "In politica – ha detto il senatore a vita – gli errori sono anche peggiori dei crimini.". Secondo i quotidiani spagnoli El Mundo ed El Pais, il vero artefice della scarcerazione di Galindo sarebbe stato l’ex ministro degli Interni di Gonzalez, cioè José Barrionuevo, condannato anni fa in quanto ritenuto responsabile del sequestro Marey, un altro episodio della guerra sporca. Da tempo a piede libero, Barrionuevo ha visitato personalmente l’attuale Ministro per la sicurezza, Antonio Camacho, giusto martedì mattina, per chiedergli un atto di clemenza per l’ex comandante della caserma di Intxaurrondo. Una visita breve la sua, solo dieci minuti, ma assai risolutiva. Sulla grande stampa italiana non si è avuta notizia di questo atto del governo di Madrid, che d’altronde gode di un grande credito soprattutto nell’opinione pubblica progressista. Così come i lettori italiani forse non sapranno mai che il Procuratore Generale dello Stato Spagnolo, Cándido Conde-Pumpido, ha ufficialmente dichiarato che non esiste nessun legame, né diretto né indiretto, tra l’ETA e Al Qaeda. Qualche giornalista potrà quindi continuare a scrivere che decine di uomini dell’ETA "combattevano a Baghdad contro l’invasione statunitense al fianco dei terroristi di Bin Laden". |