Dal quotidiano GARA del 10.08.2003 GARZÓN, FRA CHIAPAS E EUSKAL HERRIA Garzón potrà provocare ogni tipo di ripulsa, ma nessuno gli negherà la sua capacità di attrarre le telecamere. In Messico, tutti i mezzi di diffusione si chiedono, in questi giorni, cosa diavolo ci fa il giudice spagnolo in Chiapas. Avantieri, nello stesso giorno nel quale si iniziava l'incontro zapatista per presentare il processo di riorganizzazione, il magistrato con il quale il subcomandante Marcos ha mantenuto un intenso scambio di missive è giunto a Tuxla Gutierréz con la sua famiglia «come turista», secondo le sue parole. Le «casualità» non finiscono qui. È chiaro che Garzón ha avuto a che fare con il Messico, nelle ultime settimane e questo ha molto a che vedere con altri indigeni, i baschi. Di fatto, è già noto che il giudice spagnolo ha supervisionato direttamente l'operazione che, a oggi, tiene incarcerate nove persone nel Reclusorio Norte di Mexico D.F., fra le quali i baschi Félix García, Jon Artola, Axun Gorrotxategi, Ernesto Alberdi, Asier Arronategi e Joseba Urkijo. La retata, definita da Askatasuna (organismo antirepressivo
basco, N.d.T.) «autentica montatura di Garzón», è
stata eseguita fra il 15 ed il 16 luglio scorsi. Solo un giorno dopo,
Baltasar Garzón era ricevuto ufficialmente, nella sua residenza
di Los Pinos, dal massimo dirigente messicano, Vicente Fox. Si dà il caso che Garzón abbia affermato, nell'arrivare a Txla, che vorrebbe «passare inosservato», ma per questo, dovrebbe reinventare il suo personaggio. Per di più, personale del Tribunale Supremo di Giustizia dello Stato messicano si è presentato in pubblico per affermare di aver partecipato ad una riunione privata con il giudice spagnolo «per scambiare esperienze», secondo quanto pubblicato dal quotidiano "La Jornada" nella sua edizione di ieri. Infine, il titolare del Tribunale di Istruzione numero 5 della Audiencia Nacional (Tribunale speciale spagnolo, N.d.T.), ha ricevuto alcuni giornalisti e ha ammesso di avere l'intenzione di riunirsi con autorità del Messico, benché abbia ribadito che la sua visita è dovuta unicamente al fatto che «ho previsto di godere le vacanze estive con la mia famiglia in Messico e in Chiapas, dove resteremo vari giorni». Tuttavia, "La Jornada" ha anche reso noto che fra il seguito di Garzón si trovano «alcuni membri della Audiencia Nacional spagnola», una compagnia senza dubbio più che ingombrante per delle vacanze folcloristiche e famigliari nelle sierras e foreste chiapaneche. Stando così le cose, i giornalisti messicani stanno con le orecchie ben alzate, soprattutto quando l'aspirante e frustrato premio Nobel per la Pace (Garzón, N.d.T.) annuncia che si addentrerà ancora di più nel Chiapas, dato che andrà a San Cristóbal de las Casas. C'è di più. In questo unico contatto avuto finora con i giornalisti, a Baltasar Garzón è stato chiesto un parere sulla riorganizzazione proposta dai municipi zapatista, attraverso la creazione delle Giunte per il Buon Governo. Ascoltate la sua risposta e valutate a cosa stesse guardando: «Qualsiasi forma di governo o organizzazione fuori dall'ordine costituzionale, per logica, cade nell'illegalità. Esiste uno Stato di Diritto che si deve rispettare e, come in Spagna, l'autonomia che si riconosce è quella dettata all'interno della legge». Se fosse rimasto qualche dubbio e per finire di sconcertare i giornalisti messicani, il giudice speciale ha aggiunto che queste considerazioni erano generali e non riferite alla proposta degli zapatista. Nella giornata di ieri, i passi di Garzón si sono persi per il Chiapas, senza che nessuno abbia potuto dare conto delle sue occupazioni. Ma è stato ancora una volta evidente che il supergiudice spagnolo, in Messico, è un'icona politica. Persino il segretario del Governo, Santiago Creel, ha dovuto valutare le sue considerazioni riguardo l'«ordine costituzionale» e, certamente, per fargli sapere che l'Esecutivo di Fox analizza le posizioni degli zapatisti e, per ora, non gli risulta affatto che le loro Giunte per il Buon Governo siano incompatibili con il suo «Stato di Diritto». Traduzione di Marco Alciati per la “Rete di Solidarietà con il Paese Basco”
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