Grande-Marlaska invia in prigione
Otegi fino a che non paghi 250.000 euro di cauzione
·Il magistrato fissa Cauzioni di 200.000 euro a Juan Mari Olano
e Juan Joxe Petrikorena per potere uscire di prigione
Il giudice dell'Udienza Nazionale spagnola Fernando Grande-Marlaska
decretò, in una decisione data a conoscere passate le 23.00,
prigione eludibile con cauzione per il portavoce di Batasuna Arnaldo
Otegi. A differenza di quanto fatto con Rafa Díez e Pernando
Barrena, citati in questo stesso caso ed ai quali lo stesso giudice
diede un termine di una settimana per raccogliere le rispettive cauzioni,
Otegi fu inviato in prigione nell'attesa che paghi una garanzia di 250.000
euro che si sommano ai 400.000 che dovette pagare già a causa
del suo anteriore incarceramento, in maggio di 2005. Grande-Marlaska
accordò, contemporaneamente, cambiare la situazione di Juan Mari
Olano e Juan Joxe Petrikorena, imprigionati anche in relazione alla
convocazione della giornata di sciopero e mobilitazione del giorno 9.
Entrambi i rappresentanti indipendentisti baschi potranno lasciare la
prigione di Soto del Real una volta che paghino garanzie di 200.000
euro.
MADRID-SAN SEBASTIAN
Il giudice dell'Udienza Nazionale Fernando Grande-Marlaska decretò
ieri per Arnaldo Otegi prigione eludibile dietro cauzione di 250.000
euro come "istigatore" dei "fatti criminali" accaduti
durante la giornata di sciopero e mobilitazioni del passato 9 di marzo
e che vanno dalla collocazione di silicone in serrature fino alle bombe
posizionate da ETA in quattro strade.
Il portavoce di Batasuna fu trasportato di sera nella prigione di Soto
del Real e rimarrà privato di libertà fino a che non paghi
quella cifra. Nello stesso atto, Grande-Marlaska impone garanzie di
200.000 euro a Juan Mari Olano e Juan Joxe Petrikorena che rimangono
carcerati per la stessa causa dai passati 15 e 16 di marzo, rispettivamente.
Una volta che tornino liberi, i tre dovranno giornalmente presentarsi
tra le otto della mattina e le otto del pomeriggio in dipendenze dell'Ertzaintza.
Il portavoce indipendentista abbandonò sulle dodici meno venti
di mezzogiorno il suo domicilio di Elgoibar, dove è rimasto durante
gli ultimi venti giorni dovuto alla sua malattia ed all'ordine dato
da Grande-Marlaska all'Ertzaintza che sta vigilando ininterrottamente
l'abitazione. Lo fece accompagnato dai mahaikides Jone Goirizelaia che
inoltre è il suo avvocato, e Karmelo Landa.
Appoggio dei suoi concittadini
Per strada l'aspettavano varie decine di persone dietro un striscione
con la parola d’ordine "Errepresioa ez dà bidea. Bakea
Euskal Herrian. Arnaldo, herria zurekin" (La repressione non è
la via, Pace in Euskal Herria, Arnaldo, il popolo è con te, NdT)
e che gli mostrarono il loro appoggio con grida di incoraggiamento ed
applausi. Otegi rispose abbozzando un sorriso ed alzando il pugno prima
di montare vicino a Goirizelaia nell'automobile che lol andava a portare
fino a Madrid.
Nella capitale spagnola gli tributarono un ricevimento ben differente.
I minuti previ al suo arrivo furono pieni di tensione, poiché
mezzo centinaio di estremisti di destra si situarono all'entrata della
sede giudiziaria con striscioni come "Otegi assassino" e "Euskal
Presoak Cantabricora." (sollecitazione a gettare i prigionieri
baschi nel mare Cantabrico, NdT). Alcuni trasportavano bandiere spagnole
con l'aquila franchista.
Prima che arrivasse, molti degli accusati nel maxiprocesso 18/98 che
erano accorsi ad appoggiare il mahaikide, si incrociarono a pochi metri
con questo gruppo che allora attorniava la ventina ed i cui componenti
cominciarono ad insultarli, arrivando a prodursi qualche spintone. Come
Otegi non appariva, questi congregati si scagliarono verbalmente contro
mezzi di comunicazione, giornalisti e telecamere lì presenti.
Quando arrivò il portavoce di Batasuna, aumentarono le grida
di "assassino" e le consegne come "Con questi socialisti,
paese terzomondista", "Tutti ad una, puttana Batasuna",
"Otegi muori, "Marlaska, non ti rimpicciolire", "Euskal
presoak, al Cantabricoak" e "Dove stanno, non si vedono i
coglioni di HB" o "Spagna, resisti, il paese si solleva."
Neanche risparmiarono insulti contro il pubblico ministero generale
dello Stato, Candido Conde-Pumpido.
Il leader indipendentista basco, accompagnato dal suo avvocato e anche
dagli avvocati Zigor Reizabal ed Arantza Zulueta, ripetè lo stesso
gesto che nella sua località natale: sorriso e pugno in alto.
Gli estremisti di destra cominciarono a lanciare oggetti, tra essi un
accendino ed una bottiglia di acqua che non colpirono nel gruppo dei
baschi.
Intanto, la Polizia sembrava più preoccupata di controllare i
mezzi. Quando Otegi entrò nell'edificio, la situazione, lontano
dal calmarsi, seguì al fuoco vivo. Due fotografe furono picchiate
e ricevettero insulti sessisti. Finalmente, gli agenti intervennero
e ci furono alcuni spintoni, benché gli ultra non andassero via.
Pochi minuti dopo fu lapidato l'autobus nel quale viaggiavano i rappresentanti
di cinquanta cinque movimenti sociali che si erano mossi fino a Madrid
per mostrare il loro sostegno ai processati nel sommario 18/98.
Dopo essersi concentrati di mattina davanti alla Casa de Campos, di
pomeriggio decisero di avvicinarsi fino alla via Genova dove si trova
l'Udienza Nazionale per appoggiare Otegi. Ma l'autobus fu lapidato e
colpito da un gruppo di ultra. Come raccontarono a GARA, non ci fu di
che lamentare danni personali.
"Un'opportunità reale"
Secondo fonti giuridiche citate dalle agenzie di informazione, Otegi
difese il suo lavoro politico e manifestò davanti al giudice
che "in termini umani tutti sanno che costruire un modello di soluzione
e pace è molto difficile", ma che "abbiamo un'opportunità
reale per risolvere i problemi."
Da parte sua, la Procura chiese prigione eludibile dietro cauzione di
100.000 euro che si sommerebbero ai 400.000 che Otegi abbonò
già l'anno scorso. Inoltre, chiese che il dirigente indipendentista
basco compaia quotidianamente in dipendenze dell'Ertzaintza.
Il Pubblico Ministero che ieri stava rappresentando per il fiscale capo
in funzioni dell'Udienza Nazionale, Jesus Santos, non aveva sollecitato
anteriormente nessuna misura per le altre sei persone che comparvero
già per la convocazione dello sciopero del giorno 9. Il pubblico
ministero generale dello Stato, Candido Conde-Pumpido, annunciò
il passato giorno 10, tre giorni prima della prima citazione di Otegi
posticipato fino ad ieri per la sua malattia che la Procura chiederebbe
la sua entrata in prigione incondizionata.
In funzione della dichiarazione
Un criterio che mantenne fino ad ieri, quando nella sua comparizione
nel Congresso dei Deputati si rimise al contenuto della dichiarazione
che doveva prestare lo stesso indagato per adottare una decisione definitiva.
Da parte loro, i rappresentanti delle Associazioni Vittime del Terrorismo
(AVT) e di Dignità e Giustizia chiesero l'entrata in prigione
incondizionata del dirigente indipendentista basco.
La tensione fu continua durante tutto il pomeriggio. Gli estremisti
di destra passarono ore riprendendo e facendo fotografie ai giornalisti
che stavano dentro il cordone poliziesco.
Da parte sua, Pernando Barrena ed un gruppo di processati nel sommario
18/98 si trovavano in una caffetteria vicina all'Udienza Nazionale.
In un momento determinato, due persone entrarono nel locale proferendo
"viva" alla Spagna e gridando "morte ai militanti dell'Eta”.
Mentre si dirigevano verso il gruppo di baschi con chiare intenzioni
aggressive, continuavano a tirare al suolo sedie e mobilia. Il gruppo
di indipendentisti baschi respinse l'aggressione e nacque una lite con
contusi per entrambe le parti che furono soccorsi dal Samur. La Polizia,
con un ampio spiegamento a scarsi metri, identificò i due assalitori
ed alcune persone del gruppo basco, benché non risulti che si
siano prodotte detenzioni.
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