dal quotidiano GARA del 28.01.2004
ASSOLTI QUATTRO GUARDIA CIVIL CHE ERANO STATI CONDANNATI PER TORTURE
•Il Tribunale Supremo non riscontra prove del fatto che abbiano
provocato lesioni a sette abitanti di Zornotza nel 1980
La Corte suprema spagnola ha assolto quattro Guardia Civil che erano
stati condannati a pene detentive e interdizione per avere torturato
sette abitanti di Zornotza. Sostiene che "non può considerarsi
provato che siano intervenuti provocando le lesioni". Assolve anche
il tenente della Guardia Civil condannato a quattordici anni di interdizione
per prevaricazione. Al resto dei condannati, riduce la pena al minimo.
GARA
MADRID
L'Audiencia (Tribunale, N.d.T.) di Bizkaia, nel 2001, aveva considerato
responsabili delle torture subite, ventuno anni fa, da sette abitanti
di Zornotza i Guardia Civil Lucio de Sosa, José Vazquez, Felipe
Mateos, Antonio Beltrán, Paulino Santos, José García
ed Antonio Airas, e li aveva condannati a pene detentive. Aveva anche
imposto una pena di quattordici anni di interdizione al tenente Antonio
Tocón per "prevaricazione". Ora, la Corte suprema,
ha assolto cinque dei condannati e ha ridotto le pene degli altre tre.
Il Tribunale Supremo afferma che i quattro agenti del corpo militare
che assolve, "parteciparono come istruttori e segretari alla stesura
di un determinato verbale, e non può considerarsi provato che
siano intervenuti nelle azioni che hanno causato le lesioni, né
attivamente, né per omissione, perché non sono stati riconosciuti
dai danneggiati nei fatti come partecipanti o presenti durante la redazione
del verbale di Polizia nel corso della quale si agì in modo contrario
all'ordinamento penale".
La sentenza revocata dal Tribunale Supremo definiva "un calvario"
il periodo nel quale i sette arrestati rimasero nelle mani della Guardia
Civil. Assicurava, inoltre, che gli istruttori e segretari che si sono
occupati dei verbali non si opposero, come è loro dovere, a che
si realizzassero le torture sui detenuti.
La sentenza dell'Alto Tribunale spagnolo, della quale è stato
relatore il magistrato Andrés Martínez Arrieta, assolve
il tenente Tocón, considerando che la "sua partecipazione
ai fatti non dovrebbe essere stata ritenuta come una prevaricazione,
bensì, in ogni caso, come un reato contro le persone con il fine
di ottenere una confessione".
Rispetto ai Guardia Civil che assolve, segnala che, benché sia
stato accertato che "parteciparono per omissione alla determinazione
delle torture, non si è potuto ritenere provato (...) che coloro
che figurano come istruttore e segretario dei verbali abbiano partecipato
alla determinazione delle lesioni (...) poiché non sono stati
riconosciuti dai danneggiati nei fatti come partecipanti".
Il Tribunale Supremo considera che "il lunghissimo tempo trascorso
dai fatti al processo, evidenzia una dilazione che deve essere considerata
indebita", ma riduce al minimo anche le pene inflitte agli altri
tre condannati: tre mesi per uno di essi ed un mese per gli altri due.
Il processo è stato celebrato nel 2001, dopo continue manovre
dilatorie e due sospensioni, l'ultima nel 1996.
Dopo le udienze, la Audiencia di Bizkaia aveva considerato provate le
continue botte inferte ai detenuti e l'applicazione di tecniche di tortura
come "la borsa", "la vasca da bagno" e "la
sbarra". Affermava, inoltre, che le dichiarazioni degli abitanti
di Zornotza sono state costanti nel "tempo" e che "non
vi si osservano contraddizioni rilevanti".
UN GIUDICE RITIENE "INVEROSIMILE"
CHE NON SIANO RESPONSABILI
GARA
MADRID
Sulla sentenza che assolve i Guardia Civil dalle torture c’è
stato un voto contrario espresso dal magistrato José Antonio
Martín, che non concorda sull’assoluzione dei funzionari
di Polizia che svolsero il compito di istruttori e segretari. Martin
segnala che è "inverosimile che i funzionari che ebbero
il compito di trascrivere le dichiarazioni degli arrestati non abbiano
partecipato all'interrogatorio, poiché sostenere il contrario
equivarrebbe ad ammettere che agiscono come una specie di cassetta per
le lettere, senza conoscere né i fatti né le manifestazioni
verbali che devono trascrivere".
A suo giudizio, in ogni centro di detenzione si devono rispettare "scrupolosamente"
i diritti fondamentali del detenuto, pertanto "tutti i funzionari
che parteciparono all’interrogatorio come segretari ed istruttori
di cui al verbale, sono autori dei reati di torture, almeno per omissione".
dal quotidiano GARA del 29.01.2004
GOIRIZELAIA DICE CHE "TORTURARE È GRATIS" DOPO LA SENTENZA
DEL TS
GARA
GASTEIZ
Davanti all'assoluzione, da parte della Corte suprema spagnola, di quattro
Guardia Civil che, nel 2001 furono condannati dalla Audiencia di Bizkaia
a pene detentive ed interdizione per avere torturato sette abitanti
i di Zornotza, l'avvocatessa Jone Goirizelaia ha rimarcato che questa
sentenza "mette in evidenza che torturare è gratis, nello
Stato spagnolo".
In questo senso, conclude che "ai torturatori è stato dato
un assegno in bianco per continuare a maltrattare, con la sicurezza
che non dovranno 'pagare' davanti alla Giustizia spagnola".
Ciononostante, sostiene che questo tipo di sentenze non "riesce
a in nessun caso a coprire l'immagine che la società basca e
diversi organismi internazionali hanno della realtà dei commissariati,
né l'infinità di denunce di torture che si ripetono dopo
ogni operazione poliziesca". A questo proposito, ribadisce che
la Corte suprema non può occultare questa realtà".
Per Goirizelaia, queste assoluzioni evidenziano "la nudità
di uno Stato non di Diritto, bensì di immondizia giuridica e
politica".
editoriale di Martín Garitano
ASSOLUZIONE
Sono dovuti passare 21 anni, affinché una sentenza della Corte
suprema spagnola chiudesse il cerchio dell'impunità che caratterizza
la pratica sistematica della tortura. Due decenni dopo che un gruppo
di Guardia Civil sottoponesse alla tortura sette giovani in sessioni
di tormento che la stessa Corte suprema ha definito "un calvario",
la Giustizia spagnola ha finito per assolvere quattro guardie che erano
state condannate, dopo un altro calvario, questa volta giudiziario,
al pene ridicole di arresto ed interdizione.
La gravità del fatto, sommata al peso irrisorio delle pene che,
a suo tempo, furono comminate, è la dimostrazione quasi insuperabile
di quanto a buon mercato e, quasi, gratificante risulti torturare
cittadini baschi accusati di partecipare ad azioni contro lo Stato spagnolo.
Tra gli assolti, c’è chi vanta un curriculum da brivido
nel sottomondo della tortura, e ad un tenente sono perdonate le colpe
perché il reato che avrebbe potuto perpetrare sarebbe, nel suo
caso, quello di "reato contro persone con il fine di ottenere una
confessione" e non quello di "prevaricazione" per il
quale fu condannato. Rimane così libero da ogni colpa e pronto
a delinquere contro le persone, con il fine di ottenere una confessione,
un tenente della Guardia Civil che, più presto che tardi, otterrà
una promozione e ce lo ritroveremo con i galloni da capitano o maggiore.
Gli argomenti giuridici che sostentano la sentenza assolutoria, pur
essendo significativi, non risultano rilevanti al fine di valutare un
caso tanto scandaloso. Si riconosce che contro gli arrestati furono
impiegate tecniche di tortura come "la vasca da bagno", "la
borsa" o "la sbarra", ma si dice che i Guardia Civil
giudicati agirono per omissione, cioè sapevano che gli arrestati
erano torturati ed è persino possibile che contemplassero lo
spettacolo, ma non si considera provato che fossero loro stessi a stringere
la borsa, ad immergere la testa dell’arrestato in acque fecali
o ad appenderlo ad una sbarra per bastonargli i piedi.
Non so se la sentenza sia costruita bene o male dal punto di vista giuridico.
Non starò nemmeno a valutare se l’istruttoria e le indagini
siano state corrette come avrebbero dovuto. So solo che, dopo due decenni
di insopportabile impunità, l'alto tribunale spagnolo è
tornato a rendere chiaro quale sia prezzo è della tortura. A
buon mercato, per non dire gratis.