COME LA GUARDIA CIVIL TORTURÒ IL DIRETTORE
DI EUSKALDUNON EGUNKARIA è il titolo che abbiamo dato nella web della Rete Basca Rossa alla nostra traduzione allo spagnolo del testo dell'intervista con Martxelo OTAMENDI edito il giorno 27 di febbraio di 2003 per EGUNERO, il diario che sostituisce all'illegittimo, illegale, incostituzionale, ingiusto, arbitrario e sproporzionatamente chiuso EUSKALDUNON EGUNKARIA. Chiusura, inoltre, nulla di diritto e che prova che lo Stato spagnolo del Re che Franco nominò è uno Stato Senza Diritto, uno Stato fascista. Traduciamo il testo dell'intervista pubblicato nell'edizione elettronica in Internet di EGUNERO http://www.egunero.info / che è abbastanza più esteso che l’edizione su carta che il coraggio e l'abnegazione dei giornalisti di EUSKALDUNON EGUNKARIA collocano nelle edicole. Questa è la versione in spagnolo di quello testo: (Naturalmente il tutto è stato tradotto all’italiano; NdT) CHIESI AL MEDICO LEGALE CHE MI TIRASSE FUORI DI LÌ CHE SE NO MI SAREI APERTO LA TESTA" Il direttore di Egunkaria, Martxelo Otamendi, che ha passato cinque giorni isolato nelle mani della Guardia Civil, ha sofferto incessanti insulti, vessazioni, torture e maltrattamenti. . Lei disse al medico legale che l'avevano torturata. Il giovedì gli dissi che non mi avevano lasciato dormire che mi obbligavano a stare in piedi. Ma il venerdì gli dissi, parlando del giovedì che era stato molto dura che mi avevano obbligato a realizzare mille esercizi, con mille minacce, in mille posizioni differenti, tutta la notte in piedi; ogni tanto mi lasciavano sedermi, ma dopo di nuovo in piedi per ore. Perdo la conoscenza, pensai che quello aveva una brutta faccia, e gli chiesi che dicesse al giudice che mi portassero alle celle dell'Udienza Nazionale mentre passava il tempo di incomunicabilità che se no mi sarei spaccato la testa contro la colonna di ferro della cella e mi avrebbero dovuto portare all'ospedale. Dopo che gli dissiquello il venerdì mi tirarono fuori con gli occhi coperti. fuori della cella mi tenevano sempre con gli occhi coperti. ed ai 30 minuti il mio vennero alcuni guardia civil, mi tirarono fuori a spintoni dalla cella ed ai pochi metri mi abbatterono e mi dissero: figlio di puttana, se gli dici dinuovo al medico legale quello che stiamo facendoti ti spareremo. Pensai: non è possibile che in mezz'ora i guardia civil sappiano tutto questo. . Quando lei stava col medico legale, chiaro, nonc'erano guardia civil. Solo, sì, ma lo dissi dopo al giudice, affinché sapesse che i guardia civil avevano qualche mezzo per sapere quello che i detenuti dicevano col medico forense. Tentavo di fargli sapere che la figura del medico forense non vale niente, e che non c'erano garanzie democratiche per il detenuto. . L'hanno minacciato anche, no? Mi dissero chiaramente che se denunciava le torture li avrei avuti addosso. Mi dissero che sono carnevali e che nei carnevali sarebbe molto facile andarmi addosso, e che ci vedremmo in carnevali. Che mi renderebbero la vita impossibile e che verrebbero a casa mia nella mia ricerca se denunciavole torture. . Che le fecero durante i cinque giorni? Incessanti esercizi fisici, fino ad esaurirmi, fino a farmi impazzire e cadere a terra e perdere il fiato; flessioni, flessioni... Minacce, insulti; da un principio mi dissero: questa è una catena, una via ferroviaria. Se vuoi scendi nella prima stazione, o se no percorri tutta la strada, ma qui tutti cantano. Tu scegli dove scendere. Se lo fai nella prima stazione soffrirai meno, e fino a che finisca l'incomunicabilità avrai letto e cella. A me non mi attaccarono senza sosta, come a Joan Mari. Tutto era graduale: primo obbligarti a stare in piedi, e dopo inclinato dalla vita. In un'occasione mi tennero così tre ore. . Mentre stavano interrogandolo? No, nella cella. E vicino alla cella stava un altro dei detenuti. Ed a lui trattavano bene al mio fianco. Stavano sceneggiando davanti a me la differenza di trattamento, affinché c'odiassimo, per farci odiare il nostro amico. . Pur essendo isolato aveva un compagno di cella? Ma non potevamo né guardarci, e ancor meno parlare. È verità che non gli dissi nemmeno una parola al mio compagno di cella durante quei tre giorni, per paura. Neanche ci guardavamo. . Perché i guardia civil stavano con voi? Non erano lì stesso, ma nella porta hanno un'apertura per potere vederci. Tanto spaventato ti hanno che non osi guardare né parlare al tuo compagno di cella per paura di quello che possono farti se ti beccano. Abbiamo passato insieme tre giorni, senza una sola parola. La domenica ed il lunedì, invece, mi tenero solo. . Le fecero la borsa. (collocazione di un sacchetto di plastica sulla testa fino a rischiare il soffocamento;NdT) Continuano a regolare gli interrogatori. Con quella gradualizzazione ti vogliono fare capire che ogni giorno sarà peggiore, e si va sceneggiando di giorno in giorno. Un altro gruppo di guardia civil mi fecero la borsa. Quello fu il sabato. Me lo fecero due volte. Nella mia ingenuità pensava che con la borsa resisteresti mezzo minuto fino a perdere i sensi. Non sopporti tre secondi! E vai... e dici": Sì, sì, racconterò quello che vogliono!" Quindi incominci a dire qualcosa," "non mi ricordo", o qualcosa di simile, ed essi mi rispondevano": Ricorda, figlio di puttana! Al suolo! Flessioni!" . Che tipo di informazioni le volevano tirare fuori? Con me avevano due temi: Che la costituzione di Egunkaria e la mia nomina erano stati cosa di ETA. Volevano dimostrare che mi offrirono la direzione a nome di ETA. Dopo, su Martín Ugalde, su Joxemi Zumalabe. Ti confondono, tutti i giorni le stesse domande, è una tecnica per cacciare le bugie, perché è difficile ricordare molte bugie. E d'altra parte, la rivista Zutabe, i comunicati di ETA e le interviste ad ETA: come si stabiliscono gli appuntamenti. Spiegai loro una ed un'altra volta che non abbiamo niente a che vedere con ETA che mi nominò Iñaki Uría che Uría non è di ETA, e dissi loro anche che non avrebbe accettato la mia nomina se avesse saputo che ETA aveva qualcosa a che vedere. Al giudice gli dissi quello mille volte, mentre parlavo con lui per 45 minuti. Ma quando incominciavo a dire quello ai guardia civil mi obbligavano a tacere gridando": Figlio di prostituta! Figlio di prostituta"!. Molti insulti, e bugie: mi dissero molte volte che Martín Ugalde era morto di un attacco al cuore mentre perquisivano la sua casa. Mi dissero anche molte volte che mi andavano ad ammazzare. Quando dissi loro che avevo diritto a non dichiarare, mi risposero": Questo posto non ha niente a che vedere con la democrazia né con la prostituta costituzione; qui dichiarati, e basta!" . Le dicevano che stavano dichiarando gli altri? A volte. Dati no, ma sì" gli altri ti hanno tradito"," le dichiarazioni di questo ti hanno fottuto"," sappiamo che sei legato organicamente ad ETA, sei perso, confermalo ed andrai a dormire i prossimi tre giorni"," tu sei l'unico che sta in questa situazione, sveglia e non essere cretino." Dicevo loro che non ho ricevuto mai istruzioni di ETA, né critiche né elogi, e mi rispondevano": Al suolo, figlio di prostituta! Flessioni!" . Le dissero che avevano voglia di acchiapparla, no? Sì, perché sono conosciuto per partecipare a cenacoli, si mettevano molto con quello. . Avevano informazione suo lei. Sì. Mi ripetevano cose che avevo detto nei cenacoli. Ed anche che quando stetti a Madrid nel giudizio su Lasa e Zabala anche essi erano stati lì": perché ridesti al momento del giudizio?" Ridesti "anche durante la lettura del giudice!" Mi dissero che avevano già voglia di acchiapparmi, soprattutto. . Ha notato se hanno molte informazioni su Egunkaria e sull'attività culturale basca? Sì, quello sembra. Superficialmente almeno, abbastanza. Non ti dicono tutto, e non sai fino a che punto, ma è evidente che hanno gran conoscenza del panorama generale della produzione in euskara e la cultura basca. . Alcuna menzione su quanto successo fuori, o bugie? Niente. Mi dicevano" solo: tu tranquillo, canta quello che devi cantare, di che ti hanno torturato, e dopo ti faranno un omaggio come ai gudaris." E dopo": tu stai sopportando molto, presto cadrai"; ed io": Ma non so che cosa mi chiedono! Non ho i dati che vogliono. Non ho avuto mai riunioni con ETA"; ed essi": Al suolo! Flessioni!" . In realtà credono, per esempio, che Txema Auzmendi e Joan Mari Torrealdai siano di ETA? Sono capaci di domandare se Torrealdai scrive i comunicati di ETA. Che no. "Chi, allora? Uría?" Che no. "Allora tu; chi te li detta?" E stringendo arrivano così alle domande che davvero interessano loro": Se si scrivono fuori, come ti arrivano? Sanno già che non scrive loro Uría, ma come vogliono sapere chi li porta, prima ti lasciano finito, affinché ti siedi obbligato a rispondere a quella domanda. . L'hanno torturato gruppi distinti di guardia civil, no? Con me agivano due gruppi. Gente giovane, di circa 30 anni che sentono un odio terribile che hanno una conoscenza generica della cultura basca, e quella concezione imperiale e centralista della Spagna. Ed il suo gioco favorito era domandarmi": a dove si estende la Spagna" Da dove? Ed io dovevo rispondere": Da Irún fino ad Algeciras, e da Finisterre fino a Capo di Rosas", e me lo facevano ripetere una ed un'altra volta. . Disprezzo senza limiti verso gli euskaldunes, no? Paragonano tutto, e mi dissero anche porcherie su Miren Azkárate. Quella prostituta vecchia vi passa "aiuti!" Autentiche atrocità su Miren Azkárate. . Sentì grida dei compagni incarcerati? Molto rumore, colpi... E quando si sentiva un grido di qualche torturato incominciava un coro di cinque od otto per coprire quel grido. Io non gridai, perché non mi fecero male fisico diretto; a me la stanchezza e la borsa, soprattutto. . Vide in alcuna occasione a qualche guardia civil? Mi tenevano sempre con gli occhi coperti con una calza o qualcosa così. E se si muoveva ed incominciavo a vedere qualcosa di luce arrivai ad avvisarli io stesso, perché mi faceva paura pensare che cosa potevano farmi se si rendevano conto che avevo visto qualcuno. . Sapeva chi stava nelle altre celle? No. Mi sembrò di sentire le grida di Torrealdai e di Uría, grida e gemiti, e pensavo che ci fosse anche altra gente della direzione attuale di Egunkaria, e delle anteriori. . Crede che siano professionisti della tortura? Sì. Non sono gente qualunque. Ognuno svolge il suo ruolo: uno dicendo che è Torquemada, altro dando consigli... . Non la colpirono? Alcuni colpi nei testicoli, ed insinuazioni che potevano venirne di più, per spaventare. Colpi forti no, ma sì a Joan Mari [Torrealdai]. . La denudarono? Sì, completamente nudo, a volte con le mutande alle ginocchia, mi mettevano supino o prono. Mi schernivano anche rispetto al sesso": Mettiti così, sappiamo già che ti piace così"... Quando ero nudo mi andavano anche con una plastica arrotolata nel culo. . Temeva che prolungassero l'incomunicabilità La mia preoccupazione era che l'incomunicabilità si allungasse fino ad otto giorni. Quando feci la dichiarazione poliziesca, l'avvocato d'ufficio stava alla mia schiena. –non mi lasciavano vederlo-. e quando disse il suo nome seppi che stava lì perché aveva detto" sì." Io andavo a quell'interrogatorio con le domande imparate a memoria di tante volte come me le avevano fatte. Ti ripetono molte volte alcune domande, e ti rendi conto che ti hanno fatto la stessa domanda un mucchio di volte, e man mano che io rispondevo non davano per buona la risposta fino a che piaceva loro. Si resero conto che io davo risposte differenti alle loro domande. Ci sono alcuni che dicono la stessa cosa di forma lineare e chiara, ma io giravo intorno. Se entri nella loro tecnica ti hanno in pugno, e l'accetti. Quindi dissi al giudice che quella dichiarazione l'avevano ottenuta mediante torture, perché il pubblico ministero incominciò a farmi domande basandosi sulla mia dichiarazione, ed io gli dissi che non ero disposto a rispondere circa una dichiarazione ottenuta mediante torture. . L'indussero a dire qualcosa che non fosse certo? No, perché inoltre credi che sappiano già la risposta, non osi dire bugie. In realtà, se sembra loro che stai mentendo, ti cadono i capelli. Molte volte dici" allora: "non so." Passai ore ed ore dicendo che non sapevo. Improvvisamente ti credono. In quello che mi riguarda, negai loro una ed un'altra volta il vincolo tra ETA ed Egunkaria, ed altrettante volte che non mi aveva nominato ETA ma il consigliere delegato. Quando si annoiarono di sentirmi, passarono ad un'altra cosa: Dove si facevano i comunicati di ETA, perché si bruciano... Oltre a quello, mi chiesero molte volte dell'intervista ad ETA. Sicuramente non avranno avuto molte opportunità di stare con gente che sia stata con la direzione di ETA, ed erano ossessionati da quello. Era la loro opportunità, e mostrarono molto interesse in quello. . Invece, la preoccupazione del giudice non era quella No. Per la mia detenzione c'erano due motivi, uno quello che ha relazione col sommario, e l'altra il lavoro professionale intorno ad ETA, quello che si riferisce alle interviste. Il giudice disse che quel sommario stava in mani di un altro giudice, e che egli non andava ad entrare in quello. . Prima ha menzionato lessi quello degli otto giorni. Menzionarono essi la possibilità di prolungare l'incomunicabilità e la detenzione? Sì, sì. Essi dissero che c'erano tre, cinque otto giorni. Mi fecero firmare una carta nella quale mi facevano sapere che il giudice aveva accettato l'incomunicabilità per otto giorni. Quello me lo dissero il sabato, e per quel motivo pensai che mi rimanevano la domenica, il lunedì ed altri tre giorni. In quel momento pensai che non avrei resistito più lì tre giorni. Lì la possibilità che ti aprono è quella di suicidarti. Chiesi loro che mi sparassero, e che la finissero rapidamente. . Chiese loro questo? Sì, più di una volta. Al medico forense gli dissi che se non mi faceva caso mi sarei rotto la testa contro una colonna che avevo lì. Non vuoi morire, ma di dentro ti esce qualcosa che ti dice che sei arrivato al limite delle tue forze che non puoi più. . Come fu la dichiarazione davanti al giudice? Io feci al giudice la mia difesa e quella di Egunkaria. Gli dissi molto chiaramente che Egunkaria non ha nessun vincolo con ETA. Che ETA non ha messo mai la mano in Egunkaria, e che la cosa unica che si è fatto con ETA sono state tre interviste da parte mia, lavori professionali che un giudice non potrebbe considerare mai delitto. Glielo argomentai largamente. . Un altro punto fu quello degli azionisti. Sì, non capivano come avendo intorno a 1.000 azionisti partecipavano solo circa 30 all'assemblea annuale, né perché gli azionisti non chiedevano che Egunkaria guadagnasse denaro. Il giudice mi domandò per quel motivo, e dissi loro che se volevano avrei spiegato loro la filosofia basca. Allora dissi loro che gli azionisti mettevano il denaro con due condizioni: che portassimo avanti Egunkaria, e che non ci complicassimo in risse. Dissi loro anche che il BBVA ha più di un milione di azionisti, e che alle assemblee non partecipano più di mille cinquecento; io sono stato come invitato in un'assemblea del BBV e l'ho visto. Il Barça ha più di 100.000 soci, ed all'assemblea annuale non vanno più che tre o quattro mila. Dissi loro che i prodotti baschi sono deficitari che viviamo grazie alle sovvenzioni, per colpa della carenza di infrastrutture imprenditoriali ed economiche. Dovetti spiegare loro tutto affinché capissero perché la maggioranza degli azionisti non prendono parte alle assemblee annuali. . In realtà, la loro tesi è che siano falsi azionisti. Credono che ETA mise il denaro, e che gli azionisti non sono altro che una copertura. Allora dissi loro che sono autentici, nominali. Mi domandarono se li conoscevo, e risposi loro che ad alcuni sì. Passai 45 minuti spiegando quelle cose, con due tesi principali: Prima che ETA non mi aveva nominato che ETA non influiva in Egunkaria che non ci sono militanti di ETA in Egunkaria. Seconda che mi aveva nominato il consigliere delegato, non ETA. Che a quel riguardo ho solo un obbligo: coi miei lettori, coi miei lavoratori, coi miei inserzionisti. Gli dissi che non sapevo in che carte di ETA appare il mio nome, ma se è così, la mia carta è stata passiva che parlavano di me senza che io lo sapessi. . Nello stesso modo in cui è apparso nelle carte di molti partiti, no? Sì, quello gli dissi": Sono sicuro che Egunkaria ed il nostro nome appare in molti esecutivi, in molti partiti, e chissà si sono alzati verbali, e quello non vuole dire che noi abbiamo niente a che vedere con essi." Alcuni menzioneranno chissà che hanno fatto riunioni con noi per stimare Egunkaria, ed altri per stimare se qualcuno sta dandogli un trattamento buono o brutto a non so che tema. . Che c'è sulla denuncia di torture davanti al giudice? Né il giudice né il pubblico ministero mi domandarono niente, né mi chiesero dettagli. Dissi loro che non è possibile trattare così un professionista dell'informazione, trattare così qualunque persona. Davanti a ciò il pubblico ministero disse che essi stavano trattandomi bene, ed io dissi che sì, che stavano trattandomi bene ma la Guardia Civil no. E dissi anche ai giudici": Quando menzionai ai guardia civil qualcosa sui miei diritti dissero anche bestialità su voi, sull'Udienza Nazionale, sulla costituzione e sul Governo Vasco[ngado]." E dissi": Per rispetto a questa istituzione non ripeterò qui quello che dissero su lei." . Quando uscì sperava già che fosse in funzione un nuovo giornale, no? Sì, non avevo dubbio. Mi hanno rallegrato specialmente due cose: una che siete stati capaci, senza direttore, senza consigliere delegato e senza presidente del consiglio di amministrazione, di tirare fuori e configurare il nuovo giornale. Ed un'altra, la magnifica manifestazione del sabato. Una manifestazione molto ampia, massiccia e spontanea, alla quale la gente è andata di cuore, molti di essi piangendo. Ora dobbiamo approfittare di quell'ondata per fare un stupendo giornale. . Quando uscì dalla prigione menzionò tre compiti. Uno, dobbiamo metterci a lavorare per tirare fuori i compagni ed amici che rimangono nella prigione; due, per fare durare il giornale; e la terza, dobbiamo sfruttare che ora hanno torturato gente conosciuta per costruire in Euskal Herria una muraglia nazionale-istituzionale-sociale che faccia sparire la tortura. Dato che la nostra denuncia sarà credibile per tutto il mondo, lavoriamo per fare sparire quello, perché non è possibile questa situazione. I gestori di questo paese lo devono considerare un problema di prima grandezza, e non costituire un Mai Più contro la tortura. . Il governo spagnolo ha annunciato che farà denuncia contro voi per avere denunciato la tortura. Ci vedremo davanti al tribunale, ma a me mi hanno torturato, e non l'ho dimostrato perché non ho avuto opportunità di farlo. Sarà la mia dichiarazione contro la loro, ma non ho nessun altro modo di dimostrare che mi hanno torturato. . Ha avuto notizie della situazione di Pello Zubiria? Bene, dalla cella lo sentii gridare più di una volta. Quindi
ci dissero nell'Udienza Nazionale che aveva cercato di suicidarsi. |