Indipendenza e Socialismo
EUSKAL HERRIA
PASSO DOPO PASSO
Servizio informativo di ASKAPENA
Nº 110
La battaglia del Messico
È già passato più di un anno da quando il Governo
messicano, assecondando le richieste del Governo spagnolo, ha arrestato
sei rifugiati baschi e tre persone messicane considerate ad essi legate;
erano accusati di formare una rete di appoggio economico a ETA. Tre
persone sono state rimesse in libertà, altre sei sono tuttora
incarcerate nel Reclusorio Norte.
Il Governo spagnolo mantiene attivi tutti i suoi meccanismi di pressione
affinché l'estradizione sia eseguita al più presto;
ampi settori della società messicana cercano di difendere i
diritti delle vittime della repressione. Questi sono stati gli ultimi
movimenti di questa importante battaglia.
Luglio: internazionalismo messicano contro imperialismo spagnolo L'8
luglio, il Giudice messicano, Cesar Flores, ha dichiarato accettabile
la richiesta di estradizione presentata dal Giudice della Audiencia
Nacional (Tribunale Speciale spagnolo, Nd.T.), Baltasar Garzón,
contro i sei rifugiati baschi, incarcerati dal luglio 2003 nel Reclusorio
Norte della capitale messicana.
I sei detenuti, appena conosciuta la decisione, hanno iniziato uno
sciopero della fame a tempo indeterminato. L'avvocata dei rifugiati
ha dichiarato che il Giudice Flores "è un lacché
della Procura della Repubblica e che ha fatto tutto ciò che
il Pubblico
Ministero gli aveva chiesto"; ritiene che tutto il processo è
costellato di irregolarità.
Il 13 luglio, in Messico, si intensifica l'attività del movimento
sociale in favore dei rifugiati; attivisti per i diritti umani, politici,
attori, chiedono pubblicamente la loro messa in libertà: "Sono
accertati il carattere politico del conflitto e la persecuzione che
il Governo spagnolo porta avanti contro i baschi che difendono il
diritto all' autodeterminazione".
Il 14 luglio, si tiene un concentramento di fronte alla Segreteria
per le Relazioni Estere, l'organismo che deve emettere il verdetto
sulla risoluzione giudiziaria; si consegnano due documenti avallati
da oltre 1.200 firme. Nello stesso giorno, Gustavo Iruegas, ex vicecancelliere
nell' Esecutivo di Fox, pubblica su "La Jornada" un significativo
articolo: "Risulta insolita l'azione di un giudice borioso e
prepotente (Garzón), che cerca di arrivare fino alle celle
dei detenuti, senza nemmeno prendersi il disturbo di chiedere la dovuta
autorizzazione. La risoluzione corretta, quella negativa, permetterà
l'azione messicana, ai livelli di giustizia e decoro richiesti".
Il 20 luglio, "La Jornada" torna ad occuparsi della vicenda.
Riporta che la richiesta di estradizione è arrivata sei giorni
dopo che le sei persone incarcerate erano state arrestate; secondo
competenti giuristi messicani, affinché il procedimento fosse
legale, Garzón avrebbe dovuto inviare l' ordine di arresto
prima che questo avvenisse. Samuel del Villar, Procuratore Generale
di Giustizia del Messico dal 1997 al 200, pubblica su questo quotidiano
un articolo d'opinione: "L'ordine di Garzón ha esportato
in Messico una specie di terrorismo di Stato. I termini e gli ordini
del magistrato reale spagnolo avrebbero potuto essere gli stessi di
un inquisitore di due secoli fa quando, ufficialmente, il Messico
era la Nuova Spagna; le autorità messicane hanno dimenticato
che nel 1821 è stata proclamata l'indipendenza". L'ambasciata
spagnola in Messico non smentisce l 'accusa.
In questo stesso giorno, la Segreteria per le Relazioni Estere del
Messico passa all'offensiva e trasmette un comunicato a più
di cinquanta mezzi di comunicazione di ambito mondiale; il titolo
del comunicato ("Il caso dei sei militanti di ETA") rivela
la sua premeditazione. Secondo l'avvocata dei detenuti, l'azione della
Segreteria per le Relazioni Estere è inaccettabile, poiché,
senza avere prove, li definisce "militanti di ETA" ed insinua
che si pronuncerà a favore della deportazione pur risultando
che non ha provveduto ad analizzare la documentazione del caso.
Il 21 luglio, sei deputati messicani chiedono alla Segreteria per
le Relazioni Estere di non estradare i rifugiati baschi: "Il
Messico si è sempre caratterizzato come un paese dalle porte
aperte per le persone che si sono rifugiate nel nostro territorio
per salvaguardare la loro integrità e quella dei loro famigliari.
La politica internazionale messicana si è sempre fondata sui
principi di diritto all'asilo politico, soluzione dialogata dei conflitti
e diritto all'autodeterminazione dei popoli come base delle
relazioni bilaterali". D'altra parte, le mogli di due degli arrestati,
si sono recate alla residenza del Presidente Fox per consegnargli
una lettera e chiedere un incontro; la loro richiesta è rimasta
senza risposta. Un tribunale messicano chiede alla Segreteria per
le Relazioni Estere di chiarire se ha dato l'ordine di arrestare i
sei rifugiati; se ciò fosse confermato, diverrebbe evidente
che l'arresto è stato illegale, dato che la Segreteria non
ha alcun potere di privare della libertà una persona. Se così
fosse, la Giudice che ha posto questa domanda potrebbe decretare l'immediata
scarcerazione dei sei rifugiati, mentre continuerebbe il suo iter
la richiesta di estradizione. Secondo Ignacio Burgos, Dottore in Diritto
Costituzionale Messicani, "In questo caso, le violazioni alla
Costituzione sono state mostruose ed evidenti". Secondo Gilberto
López, attivista per i diritti umani, "La lotta per la
liberazione dei baschi è stata condotta nella legalità,
politica e giuridica. Sorprende l'arrendevolezza del Governo messicano
di fronte alle violazioni della nostra sovranità da parte di
agenti dei servizi segreti e della polizia dello Stato spagnolo; Baltasar
Garzón è un personaggio prepotente che merita tutta
la nostra ripulsa" Il 24 luglio, La Agrupación Mexicana
por Derechos Humanos Genaro Estrada, ha consegnato alla Camera dei
Deputati del suo paese un rapporto sul processo di estradizione; vi
si afferma che "la Procura Generale li ha arrestati con accuse
generiche, che obbediscono ad una persecuzione politica dovuta al
loro dissenso con il Governo spagnolo". Il rapporto, definisce
il 2003 come "l'anno più negativoper quanto riguarda il
diritto d'asilo per i cittadini baschi che vivono in Messico".
Il 26 luglio, Batasuna chiede l'intervento immediato del Governo Autonomo
Basco presso le istituzioni messicane; paragona le numerose iniziative
che si stanno sviluppando in Messico con l'inerzia che stanno dimostrando
il Governo ed i mezzi di comunicazione baschi: "L'ampia solidarietà
messicana svergogna il Governo di Lakua (sede del Governo Autonomo
Basco, N.d.T.), il cui delegato in Messico non ha fatto assolutamente
niente". Batasuna, chiede anche al Governo Fox di applicare il
diritto si asilo e denuncia che il PSOE sta proseguendo sulla stessa
linea politica del PP. Il 28 luglio, il Governo di Lakua manda alla
Segreteria per le Relazioni Estere una lettera alla quale allega copia
dell'accordo adottato nel Parlamento Basco, accordo già trasmesso
al Governo messicano dal Parlamento stesso; il Presidente Fox aveva
risposto al Presidente del Parlamento Basco assicurando che "rispetto
a tutte le richieste di estradizione, il Messico ha sempre agito attenendosi
all'ambito giuridico nazionale ed internazionale".
Il 31 luglio, il Governo messicano dà il via libera all'estradizione,
poiché la Segreteria per le Relazioni Estere la considera ammissibile.
Conosciuta la decisione, i prigionieri abbandonano lo sciopero della
fame e manifestano che "La Cancelleria ha voltato le spalle alle
prove, ratificate dall'ONU e da Amnesty International, del fatto che
lo Stato spagnolo tortura i Baschi;
"La Jornada", il giorno seguente, scriveva che "I nostri
governanti credono che la globalizzazione comporti necessariamente
l'inginocchiarsi di fronte a coloro che credono essere i più
forti".
Il 2 agosto, i famigliari dei rifugiati tengono una conferenza stampa
a Donostia, ringraziando la società messicana per le dimostrazioni
di solidarietà e per denunciare la passività del Governo
Basco. Deputati, senatori e rappresentanti dei partiti dell'opposizione
messicana, hanno dichiarato che l'autorizzazione all'estradizione
è "una dimostrazione di di debolezza ed un frutto dell'affanno
del governo di Fox per integrarsi nella lega antiterrorista capeggiata
da Bush". Il 5 agosto, il PRD respinge, al Congresso messicano,
l'estradizione dei sei prigionieri baschi, a causa del rischio di
torture e perché la risoluzione della Cancelleria risulta infondata
e contraria al Diritto. L'associazione della diaspora basca, da parte
sua, ha aperto un sito internet - www.6demexico.org per raccogliere
firme contro l'estradizione. Invitiamo i nostri lettori ad aderire
firmando ed a diffondere questa iniziativa.