Indipendenza e Socialismo
EUSKAL HERRIA
PASSO DOPO PASSO
Servizio informativo di ASKAPENA N° 68
Recuperando la memoria storica
Non è possibile capire quello che oggi succede in Spagna senza
incorniciarlo in una
prospettiva storica. Gli attuali governanti spagnoli che stanno
massacrando al popolo iracheno sono eredi politici, ed in abbastanza
casi
biologici di chi massacrarono ai popoli dello Stato spagnolo e
instaurarono la dittatura franchista nell'anno 1936. Hanno passato
molti anni
senza che si sia fatto giustizia a quegli assassinati e senza che
si sia applicato
la giustizia agli assassini. Questo ha fomentato in essi la coscienza
di
impunità.
Tutti i popoli del mondo ci vediamo avvicinati ad affrontare nuovi
e
difficili sfide. Euskal Herria continua a rivendicare la sua sovranità
in un
momento nel quale la sovranità dei popoli sta in difficoltà.
Per quel motivo,
per affrontare con più fermezza il futuro, sta cercando di
recuperare il
memoria storica facendo giustizia a chi furono vittime del fascismo
franchista.
Navarra fu una dei territori basci che soffrì con maggiore
rigore il
repressione. Malgrado detto territorio non fosse scenario della guerra
civile, alcune 3000 persone furono eseguite dietro il colpo di stato.
67 anni
dopo il Parlamento Navarrese approvò un riconoscimento pubblico
ai 3000
fucilati. La sessione si celebrò il giorno 16 di Marzo e detta
Dichiarazione
Istituzionale fu approvata coi voti di tutti i partiti politici
eccetto da quelli di Unione del Popolo Navarrese. Uno dei fondatori
di questo
formazione, il già defunto Jesús Aizpún, aveva
partecipato direttamente ai
esecuzioni della popolazione civile.
Anche la chiesa è rimasta in evidenza. Conoscente è
la responsabilità
che ebbe gran parte della chiesa navarrese nel sollevamento franchista.
E
conoscente è l'affinità ideologica dell'attuale Arcivescovo
di Navarra coi
tesi del PP. La Dichiarazione Istituzionale fa menzione espressa del
responsabilità ecclesiastica e l'Arcivescovo di Iruñea
volle forzare un cambiamento
nel testo affinché non constasse quello castigo rimproveri
alla chiesa.
I carcerati politici non sono soggetti di diritto
L'invasione dell'Iraq riapre di forma sanguinante l'atteggiamento
dell'imperialismo
coi carcerati politici. Lo status di tali ed i diritti
internazionalmente riconoscenti sono spariti. Quello che succedè
in
Afghanistan e la vergognosa esperienza di Guantánamo c'espone
un "ordine
nuovo" nel che i prigionieri non hanno diritti. Il Governo spagnolo,
inzuppato di ideologia imperialista, nega anche i diritti dei carcerati
politici basci.
Fino ad ora, sono otto i carcerati che sono morti da mancanza di assistenza
sanitaria adeguata. Attualmente, ci sono altri due prigionieri che
Lei
trovano in situazione di alto rischio. Bautista Barandalla è
un carcerato
politico basco colpito da una grave malattia intestinale. La Giudice
di
Vigilanza Penitenziaria di Iruñea, Isabel Huesa, ha in suo
potere tutti
i rapporti medici che avallano la gravità di detta malattia.
È stato
testimone diretta di alcuni degli episodi di ostruzioni intestinali
che hanno richiesto di nuove entrate ospitali. Conosce e respinse
quello
relazione emessa dai Servizi Medici della prigione di Iruñea
che in
Dicembre di 2002 sollecitarono la scarcerazione di Barandalla.
Koldo Kareaga è un altro militante basco che è da 22
anni in prigione. Fa
dieci mesi lo fossero scoperto i primi sintomi di un male che meritò
solo
trattamento palliativo leggero. Davanti alla persistenza ed aggravamento
del male Lei
gli ha fatto un studio e gli è stato diagnosticato un tumore
osseo cancerogeno.
Un mese dopo che si conoscesse detta diagnosi non aveva ricevuto
nessun trattamento clinico adeguato. Si tratta di un carcerato che
doveva stare
per strada da 1999 se lo Stato spagnolo avesse applicato suo propria
legislazione penitenziaria poiché Koldo ha compiuto le tre
quarti parti
della condanna. I giudici di Vigilanza Penitenziaria con competenza
in
entrambi i casi ignorano questo diritto raccolto nella sua propria
legislazione. La
Giudice
di Iruñea ammette che si danno le condizioni raccolte nell'Art.
92 ma
rifiuta la scarcerazione di Barandalla "perché questo
non ha dato segni
evidenti di pentimento" e "perché si riferisce solo
coi compagni
della banda"
La difesa dei diritti dei carcerati, e più in concreto di Barandalla,
sta dando luogo a numerose iniziative: sciopero di fame rotativa durante
varie settimane, concentrazioni settimanali davanti all'Udienza Provinciale
di Nafarroa, reclusione in una chiesa di Iruñea, pianta dei
carcerati in
differenti prigioni, raccolta di firrmas a Bilbao a carico degli ex
lavoratori di Euskalduna, manifestaciónes nazionali il 29 Marzo
in
Baiona ed Iruña&. Istituzioni Penitenziarie ha risposto
a questi
iniziative con la politica di "guerra totale". invece di
decretare il
libertà di Barandalla ha deciso la sua dispersione allontanandolo
dal suo ambiente.
Il delitto di denunciare la tortura
La tortura è una pratica generalizzata nello Stato spagnolo.
Il Relatore
speciale contro la Tortura dell'ONU è tornato ad includere
allo Stato spagnolo
nella sua ultima relazione riferita a 2001. Dietro un meticoloso studio,
considera
che è ma di 60 denunce di torture che meritano alta credibilità.
47 di
esse corrispondono a cittadini basci: in mani del Carabiniere (39),
della Polizia spagnola (4) e della Polizia Basca, 4, I responsabili
polizieschi, tanto spagnoli come basci continuano ad utilizzare lo
stesso discorso
exculpatorio: "Le denunce di torture non possono essere provate"
e "chi
denunciano torture seguono le direttrici di ETA per screditare ai
differenti forze poliziesche"
Il tema delle torture raggiunse speciale eco quando si prodursi la
chiusura di
Egunkaria e l'incarceramento dei suoi responsabili. Nonostante trattarsi
di
persone adulte e molto significate a livello professionale, sociale
e culturale
furono sommesse a tortura durante i giorni di detenzione isolata.
Quattro di essi denunciarono la tortura che avevano sofferto ed il
Governo
spagnolo intensificò la sua attuazione repressiva: aprì
polemica contro i quattro
detenuti che denunciarono torture catalogando la denuncia presentata
come
"collaborazione" con banda armata. cioè, delitto
suscettibile di trasportarli
molti anni di prigione.
Amnesty International pubblicò il 12 di Marzo un comunicato
sul che
nota che "presentare domanda contro chi denuncia torture è
creare
spazi di impunità". Allo stesso tempo, sollecita al Governo
spagnolo affinché
apra un'investigazione rispetto alle denunce realizzate. Il Comitato
contro
la Tortura dell'ONU ha sollecitato reiteradamente al Governo spagnolo
che
adotti misure per sradicare la tortura. Quelli torturati sommessi
a
litiga furono citati all'Udienza Nazionale per dichiarare da se
sarebbero incorsi in delitto di terrorismo dalle denunce pubbliche
che
fecero. Comparvero davanti ai mezzi accompagnati da un'ampi
rappresentazione sociale che li appoggia ed appoggia: "Io non
faccio caso più che a
quello che mi detta la mia coscienza popolare e la mia coscienza giornalistica"
(
Martzelo Otamendi, direttore di Egunkaria ed uno di quelli torturato,
Euskal Herria a 3 di Aprile di 2003