Indipendenza e Socialismo

EUSKAL HERRIA

PASSO DOPO PASSO

 

Servizio informativo di ASKAPENA N° 82

Il reato di essere giovani

In pochi giorni si sono andati sommando fatti che indicano la stessa situazione: lo Stato spagnolo continua in una persecuzione implacabile contro i giovani baschi che si organizzano per difendere i diritti del loro popolo.

1. Il 7 ottobre la Audiencia Nacional (tribunale speciale spagnolo, N.d.T.) infligge pene di 13 anni di carcere a tre giovani che accusa di azioni di sabotaggio nell’ambito della lotta di strada con fini politici. Benché la sentenza non sia definitiva, il tribunale ha decretato l’ingresso in prigione dei tre giovani, che sono stati anche condannati a pagare una multa di 6.300 euro.

2. L’8 ottobre si assiste ad una grande retata contro cittadini baschi, la maggior parte dei quali giovani: 29 sono arrestati nello Stato spagnolo e 5 in quello francese. Sono eseguite 40 perquisizioni domiciliari senza che sia trovata una sola arma, né materiale esplosivo. I giovani sono accusati di far parte dell’“apparato di arruolamento di ETA”. Gli arresti e le perquisizioni sono realizzate con un grande spiegamento di polizia e molta violenza contro gli arrestati e contro i loro famigliari.

Le reazioni a questo rastrellamento non si sono fatte attendere:

· Il giorno stesso ci sono state molte e partecipate manifestazioni di protesta, che si sono ripetute il giorno seguente.

· Il Parlamentare europeo di Batasuna, Koldo Gorostiaga, ha reclamato davanti al Consiglio Europeo “che promuova un’azione comunitaria per garantire il diritto di esistere di Euskal Herria (Paese Basco, N.d.T.), dato che si vuole criminalizzare la gioventù... Lo Stato francese ha la stessa responsabilità politica e repressiva di quello spagnolo, rispetto al conflitto”

· LAB: “Le operazioni di questo tipo sono proprie di regimi fascisti e dittatoriali. Si agisce in base a supposizioni e ad argomenti non provati”

· Sozialista Abertzaleak: “Questo è il contributo dello Stato spagnolo al dibattito aperto. Il reato di tutte le persone arrestate è quello di sentirsi parte della sinistra indipendentista”. Ha invitato i partiti che compongono il Governo Basco a denunciare ciò che sta accadendo. Questo, come era prevedibile, preferisce non pronunciarsi, mettendo in dubbio la presunzione di innocenza “Se gli arrestati hanno commesso qualche reato mi sembra una cosa molto buona che siano arrestati”

· L’organizzazione giovanile Segi “Si tratta di un sequestro” e chiede ai giovani di mantenere un atteggiamento fermo.

Dopo essere stati ascoltati a Madrid, i 29 arrestati nello Stato spagnolo, 4 di essi sono posti in libertà senza accuse, 5 sono liberati dopo aver pagato cauzioni molto elevate (15.000 o 30.000 euro). Gli altri 20 entrano in prigione. I motivi addotti dal giudice Garzón per incarcerare altre 20 persone non potrebbero essere più pesanti: “mantenere una corrispondenza con una persona incarcerata è indizio di vincolo con l’organizzazione terrorista”

Da parte sua, la giudice francese Le Vert, lascia in libertà le cinque persone arrestate in territorio francese ma, come Garzón, criminalizza la solidarietà con i prigionieri: la libertà è condizionata alla “proibizione di partecipare a riunioni o attività di appoggio ai prigionieri baschi”. Ad una delle accusate è proibito parlare con una serie di persone, fra le quali una sua sorella con la quale condivide l’abitazione. Un altro giovane, che studia a Bordeaux, dovrà chiedere autorizzazione alla magistratura ogni volta che vorrà andare in Iparralde (Paese Basco settentrionale, sotto amministrazione francese, N.d.T.) per visitare la sua famiglia.

3. Il 13 ottobre, il giudice Garzón ordina di mettere sotto processo 21 giovani di Segi con l’accusa di partecipazione a banda armata. Tredici dei processati sono in prigione, due in libertà condizionata e sugli altri sei pende un ordine di cattura.

Ha loro imposto una cauzione di un milione di euro a titolo di responsabilità civile per azioni di sabotaggio.


Solidarietà internazionale: testa e croce

· Messico

Il Governo messicano, su pressione del Governo spagnolo, ha arrestato il cittadino di origine basca e nazionalità messicana Lorenzo LLona e lo ha tenuto agli arresti per diversi mesi. Il 17 settembre, il Governo messicano ha rifiutato l’estradizione che chiedeva il Governo spagnolo.

In questi mesi sono state molte le mobilitazioni, le proteste e le prese di posizione della società civile messicana contro l’estradizione. E, soprattutto, contro le ingerenze dello Stato spagnolo che mettono in pericolo la sovranità messicana.

· Venezuela

Ancora una volta, il governo del Venezuela è tornato a lasciare un esiliato basco, José Ramón Foruria, nelle mani della polizia spagnola.

L’Assemblea Nazionale chiederà spiegazioni al presidente. La Coordinadora Continental Bolivariana ha denunciato questo fatto. Jerónimo Carrera, del Partito Comunista del Venezuela: “Non posso non protestare in maniera categorica contro l’incredibile politica di successive consegne della polizia venezuelana, niente meno che al fascista Aznar, di patrioti baschi che hanno ricevuto asilo in Venezuela”

· Portogallo


Il Governo spagnolo esercita pressioni sul canale televisivo SIC affinché non trasmetta un’intervista a ETA realizzata da Rui Pereira. Questo tipo di pressioni condiziona altre emittenti alle quali l’autore offre il suo lavoro e, queste, lo rifiutano.

Il giornale portoghese “24 ore”, una rivista svizzera ed una catena radiofonica italiana, come anche il quotidiano Gara, si sono impegnati a pubblicare integralmente il contenuto della breve intervista.


Attività armata

La mattina del 12 ottobre esplodono due ordigni nel parcheggio di camion dell’impresa di trasporti Olloquiegi. Benché ETA non abbia ancora rivendicato l’attentato, tutte le fonti mettono l’azione in relazione con il mancato pagamento dell’imposta rivoluzionaria.

I danni materiali provocati sono valutati in un milione di euro. Non si sono registrati danni a persone.