Indipendenza e Socialismo EUSKAL HERRIA PASSO DOPO PASSO
Servizio informativo di ASKAPENA N° 83
Iniziativa politica del Collettivo dei Prigionieri Dal giorno 26 settembre al 10 ottobre, il Collettivo dei Prigionieri Politici Baschi si è autoconsegnato in cella in tutte le carceri nelle quali sono reclusi suoi membri. Nel primo fine settimana di ottobre è stato deciso uno sciopero delle comunicazioni. Con questa misura hanno voluto: Denunciare lo statto d’eccezione che vive Euskal Herria,Esigere il loro rimpatrio ed il rispetto del loro diritto a partecipare al processo politico che vive il paese. Etxerat, l’organismo che raggruppa i famigliari ed amici dei prigionieri baschi, si è fatto eco dell’iniziativa dei prigionieri in sciopero e ha fornito dati significativi sulla dispersione: Ai primi di ottobre c’erano 673 prigionieri incarcerati in 86 prigioni di otto diversi stati.I loro famigliari percorrono settimanalmente 809.000 chilometri (20 volte il giro della Terra) per poter visitare parenti ed amici.Ogni settimana 2.724 persone intraprendono il viaggio lungo le vie della dispersione per poter effettuare le visite. In quest’ultimo anno si sono già registrati 16 incidenti stradali, uno dei quali ha comportato due vittime.La misura della dispersione, negli ultimi tempi, si sta inasprendo. I parenti affrontano una spesa di 10.291.914,81 di euro all’anno, ai quali vanno aggiunti i costi derivanti dalla perdita di giornate lavorative. Di fronte a questa situazione, il Collettivo Etxerat aderisce alla giornata di sciopero delle comunicazioni. Il 4 ottobre ha luogo a Lasarte – Oria una mobilitazione nazionale, organizzata approfittando del fatto che nessun famigliare è in viaggio per far visita ai prigionieri. Migliaia di persone rispondono alla convocazione, nonostante i posti di blocco che la Guardia Civil ha installato agli ingressi della località. Nella cerimonia conclusiva, Etxerat ha riaffermato il suo impegno: "Continueremo a scendere in pazza con il fermo impegno di farla finita con questa crudele politica". Il 10 ottobre 50 ex prigionieri politici si rinchiudono in un centro sociale di Bilbao per appoggiare l’iniziativa del Collettivo dei Prigionieri Politici Baschi. Concentratisi davanti alla sede del partitno Nazionalista Basco (PNV), reclamano dalle istituzioni basche un maggiore impegno per far cessare la dispersione. Nuova sfida del Forum di Dibattito Nazionale Il F.D.N. è uno spazio che riunisce persone dalle differenti sensibilità politiche, culturali e sociali, nato il 4 luglio di quest’anno, promosso da un gruppo di eletti nelle istituzioni. Il suo obiettivo generale è presentare un piano di costruzione nazionale ed una proposta per la risoluzione del conflitto. Il giorno 11 ottobre ha iniziato il lavoro previsto per la prima fase; tenta di sviluppare un dibattito che sarà diviso in due parti: elaborare una diagnosi condivisa su Euskal Herria (che intende concludere a dicembre del 2003) e definire i passi che bisognerà compiere nella risoluzione del conflitto (entro aprile 2004). Chi volesse conoscere con maggiore precisione questa iniziativa può rivolgersi ai seguenti indirizzi di posta elettronica: eztabaidagunea@eushkalherria.org o eztabaidagunea@hotmail.com. Iparralde torna in piazza Il giorno 11 ottobre un grande corteo ha percorso le strade di Baiona, indetto da Batera. Questo è un organismo nato in Iparralde (Paese Basco settentrionale, sotto amministrazione francese, N.d.T.) nel dicembre 2002; 300 persone rappresentanti di diverse sensibilità politiche e di 110 associazioni hanno voluto organizzarsi per dare una risposta unitaria "all’indifferenza ed al disprezzo che hanno sentito quando lo Stato francese ha affrontato il processo di decentramento". La manifestazione del giorno 11 presentava quattro rivendicazioni concrete: l’ufficializzazione dell’euskara, la creazione di una camera dell’agricoltura, la creazione di un’università in Iparralde e la creazione di un dipartimento amministrativo. La risposta francese non si è fatta attendere: il 15, Parigi faceva sapere che prevede di accentuare la frammentazione di Iparralde. Nel caso in cui le autorità francesi continuassero ad opporsi alle sue rivendicazioni, Batera propone una risposta civile non violenta: abbandono delle strutture di concertazione, occupazione permanente di sedi ufficiali, sostegno dai municipi ad un referendum… Solidarietà internazionale In Venezuela si è costituito un Comitato di Solidarietà con Euskal Herria che intende fare fronte alle espulsioni e consegne di rifugiati baschi e gettare le basi di ciò che deve essere l’internazionalismo bolivariano. È composta da persone dell’ambito universitario e da membri di associazioni popolari venezuelane. Denunciano che le espulsioni di rifugiati cominciano a verificarsi dopo il golpe dell’11 aprile. "Questa attività golpista non ha portato ad una maggiore solidarietà ma, per la prima volta nella storia, un governo del nostro paese si è coinvolto direttamente nella repressione dell’Esecutivo spagnolo contro il popolo basco. In quel colpo di stato, la collaborazione del Governo spagnolo e della sua ambasciata con settori golpisti venezuelani è stata evidente". Nuovo attacco frontale contro l’euskera Il 16 ottobre lo Stato spagnolo torna a lanciare una nuova pesante operazione contro il popolo basco, concentrando il suo attacco sul mondo dell’euskera. Nel corso di un’operazione spettacolare, la Guardia Civil arresta otto persone che sono trasferite alla Audiencia Nacional (tribunale speciale spagnolo, N.d.T) in regime di isolamento assoluto. Cinque giorni dopo e mentre stava accompagnando un suo assistito, è arrestato, in qualità di imputato, l’avvocato che le accompagnava. Nel prossimo Bollettino daremo conto di questa aggressione e delle reazioni che ha suscitato. Attività armata Il 18 ottobre è stata attaccata con due granate la caserma dell’esercito spagnolo di Antsoain (Navarra). Secondo la polizia, nel furgoncino utilizzato dagli attaccanti, è stata rinvenuta una bomba contenente quattro chili di esplosivo che non è esplosa. L’attacco non è stato rivendicato, anche se le forze politiche lo attribuiscono a ETA. L’attacco non ha causato vittime. |