Indipendenza e Socialismo EUSKAL HERRIA PASSO DOPO PASSO Servizio informativo di ASKAPENA Nº 89
Durante questi anni, tutta macchina propagandistica del sistema ha tentato di degradarli, spogliandoli della dimensione politica. Questo tentativo di distorsione è fallito; tutti sanno che i 700 prigionieri attualmente detenuti, come anche le migliaia di rifugiati all’estero e deportati, sono la cruda espressione di un conflitto politico non risolto. Inasprimento delle misure Lo Stato spagnolo ha fallito nella sua pretesa di farla finita con ETA in cinque anni. La sua rappresaglia si è proiettata sulle carceri. Giorno dopo giorno si inaspriscono le misure contro i prigionieri politici baschi, trasformati in ostaggi: Si proibiscono le visite degli ex compagni di prigionia, ora in libertà
e di molte altre persone attualmente sotto accusa (ora, qualsiasi
persona organizzata appartiene a ETA). Il diritto dei prigionieri a poter seguire corsi di studio Una delle misure più rigorose adottate dall’Esecutivo spagnolo è impedire che i prigionieri baschi continuino ad essere iscritti all’Università del Paese Basco. Questa misura obbliga molti ad abbandonare gli studi che stavano seguendo, a perdere il corso già iniziato, a non poter studiare in euskera. Questo tema ha dato luogo a prese di posizione contrapposte: 4 ottobre, la Camera del Parlamento Autonomo Basco approva una risoluzione
nella quale esige che tutti i prigionieri possano studiare dove vogliono. La dispersione continua ad uccidere Il 25 ottobre, due amici di Aurken Sola subiscono un grave incidente
mentre tornano da una visita in carcere. Il 29 novembre, un altro tragico incidente provoca la morte di Sara
Fernández e lesioni molto gravi a Izaskun Urkijo, mentre erano
in viaggio per fare visita ai loro rispettivi compagni, incarcerati
a centinaia di chilometri dalle loro località di origine. Sia
l’accoglienza della salma di Sara, sia le cerimonie di omaggio
che le sono state tributate, sono state represse, a Iruñea,
dalla Polizia nazionale. Pentimento o morte Il Giudice centrale di Vigilanza Penitenziaria della Audiencia Nacional, Javier Gómez Bermúdez, ha respinto la promozione al terzo grado di detenzione di quasi un centinaio di prigionieri politici baschi che l’avevano richiesta, dato che "nessuno di loro soddisfa i requisiti previsti dalla legge: il pentimento ed il risarcimento dei danni causati, oltre alla richiesta di perdono alle vittime". Invito alla riflessione Il 31 ottobre, il Movimento pro Amnistia ha avviato un processo di riflessione collettiva sulla situazione dei prigionieri baschi: carattere politico della questione, i recenti cambiamenti legislativi volti ad indurire il regime penitenziario... Si ritiene che la riflessione sia urgente e che sia necessario gettare le basi per promuovere una partecipazione più attiva e per un movimento più solido. Si è ricordato che, il 31 ottobre 2001, quattordici persone legate al mondo della rivendicazione dell’amnistia sono state incarcerate per ordine del giudice Garzón: "Era evidente che si volevano criminalizzare gli organismi solidali con i prigionieri politici e diffondere la paura per frenarli e paralizzarli". Il 21 dicembre, un’Assemblea Nazionale considera chiuso questo processo di riflessione, che si riassume in una breve Dichiarazione che indica "Francia Spagna come responsabili della negazione del diritto a decidere, negazione che ha come conseguenza l’esistenza di prigionieri politici". Prigionieri che sono intervenuti e che reclamano il diritto a continuare ad intervenire a favore di Euskal Herria dal carcere, costituiti in Collettivo e con una modalità di lotta specifica. Riconosce che "qualsiasi uscita dal conflitto in chiave di giustizia e democratica deve dare risposta alla situazione di tutte le vittime della repressione basche, giungendo ad un’amnistia totale". Si susseguono le iniziative in difesa dei diritti dei prigionieri politici Ai primi di dicembre, una rappresentanza di ex prigionieri viaggia per l’Europa e intrattiene numerosi contatti con rappresentanti politici ed istituzionali, fornisce informazioni di prima mano sul dibattito che il Collettivo dei prigionieri ha sviluppato negli ultimi anni, sulla loro situazione e su quella di Euskal Herria. Il 20 dicembre, alcuni solidali con i prigionieri scalano il muro
di cinta della prigione di Poissy, nella periferia di Parigi. Suonano
musica basca per un’ora e mezza, fino a quando non sono tirati
giù dal muro ed arrestati.
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