Indipendenza e Socialismo
EUSKAL HERRIA
PASSO DOPO PASSO
Servizio informativo di ASKAPENA
Nº 97


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L’INTERVISTA A ETA

Il 22 febbraio, GARA ha pubblicato una lunga intervista a ETA, quasi tutta in euskera. Cercheremo di tradurla sotto forma di riassunto, dato che la consideriamo di grande interesse. Nella prima parte si fa riferimento alla tregua annunciata. Omettiamo questa parte, poiché ne abbiamo ampiamente dato conto nei bollettini precedenti.

GARA.- ETA ha annunciato di essere disposta a compiere i passi necessari per facilitare la Proposta di Bergara. Si tratta di una proposta isolata o è il segnale che si sta aprendo un altro percorso di futuro?

ETA.- Pur essendo stata formulata in un contesto elettorale, può avere una prospettiva di futuro. ETA dimostrerà la ferma volontà di avanzare su questo percorso. In questo momento storico, il dibattito si centra su due chiavi: una, i diritti di Euskal Herria, soprattutto il diritto di autodeterminazione, la seconda, la nuova strutturazione di Euskal Herria. La Proposta di Bergara prospetta un’interlocuzione unica con lo Stato. ETA ha la volontà di favorire questa interlocuzione collettiva, nella quale partecipino tutti i soggetti, fino al termine del processo.

GARA.- Cosa ha di speciale la Proposta di Bergara per meritare questa risposta?

ETA.- Esprime la volontà di rispondere in modo unificato agli attacchi della Spagna. Ci sembra una proposta dotata di maturità e profondità politica. Aggiunge una nuova prospettiva al dibattito sull’autodeterminazione e facilita accordi più ampi. Prospetta la possibilità di sbloccare l’attuale scenario che è bloccato.

GARA.- I mezzi di comunicazione hanno cercato di distorcere ed occultare la proposta.

ETA.- Non ci sorprende. Abbiamo inviato varie volte materiale audiovisivo che EITB ed Euskadi Irratia non hanno divulgato. La "Arkaute mediatica" (riferimento alla Mesa de Arkaute, promossa nel 2002 dall’ex lehendakari Ibarretxe sui temi del cosiddetto "antiterrorismo", N.d.T.) agisce con molta forza e poco ritegno. Mentre si attacca la sinistra indipendentista con misure legali e poliziesche, si tenta anche di zittire le sue iniziative. Lo stesso è accaduto con la Proposta di Bergara. La proposta ha suscitato contraddizioni fra i partiti e per occultarle hanno scelto di zittire e travisare la Proposta.

GARA.- La proposta aveva come riferimento le elezioni di marzo. Non è un termine troppo breve? Non si è riusciti a formare una lista elettorale congiunta: si sono esaurite le possibilità di configurare un nuovo scenario?

ETA.- La questione di forma è stata un pretesto per occultare la mancanza di volontà. Il problema è di volontà. Preoccupa l’interesse elettoralista che si notava negli argomenti utilizzati per scartare la proposta.

GARA.- La sinistra indipendentista e anche ETA hanno accusato PNV, EA e Aralar di favorire l’apartheid e hanno lanciato loro accuse molto dure. È possibile pensare ad un accordo con queste forze?

ETA.- Il problema non sono le nostre accuse, ma la pratica che essi sviluppano quotidianamente nelle istituzioni. Alcuni membri di questi partiti sono in prima linea nell’escludere la volontà popolare. È chiaro che bisognerà risolvere questa situazione. Sono molti i conflitti esistenti con questi partiti ma la sinistra indipendentista ha dimostrato molte volte la volontà di trovare una soluzione. Questi partiti sembrano impegnati nel tornare a ripetere i Patti della Moncloa e di Ajuria Enea, nonostante il loro fallimento. Di alcuni, anche se si spacciano per dialoganti, si è visto l’interesse per ricavare redditi politici dalla repressione che lo Stato spagnolo pratica. A molti è caduta la maschera.

GARA.- Ma cosa può fare la sinistra indipendentista contro questo nuovo rifiuto generalizzato? Forse dovrà affrontare una situazione di frustrazione e rassegnazione com’è accaduto altre volte.

ETA.- La sinistra indipendentista ha dimostrato una grande capacità di assumere l’iniziativa politica e sono state molte le proposte di soluzione che ha prospettato ad altri soggetti. Vediamo con ottimismo quanto accaduto con questa nuova Proposta: ha intensificato i contatti fra i diversi soggetti, ha svegliato la volontà di tastare il terreno. Le iniziative ed i dibattiti che si sono aperti non finiranno in un fallimento. La sinistra indipendentista è una realtà consolidata. Sta superando le grandi difficoltà di questi anni e sta promuovendo iniziative che portano allo scoperto il nucleo politico del conflitto. La sinistra indipendentista appare rafforzata e deve guardare con tranquillità alle sfide del futuro.

La prima sfida sono le elezioni. Bisogna accumulare il massimo delle forze possibile per dire "no alla Spagna e sì a Euskal Herria" e poi, come sinora: la lotta ed il lavoro senza scoraggiarsi, in tutti gli ambiti. In collaborazione con tutte le persone che sono preoccupate per il presente ed il futuro di Euskal Herria. Solo questo atteggiamento produrrà i suoi frutti.

GARA.- La Proposta di Bergara è stata fatta per quattro territori. Non comporta una contraddizione con la strategia della sinistra indipendentista che sta continuamente prospettando iniziative di portata nazionale?

ETA.- Questa proposta nazionale della sinistra indipendentista ha significato un grande progresso. Nell’ultimo decennio si stanno compiendo molti passi per affrontare Euskal Herria come una realtà nazionale. Tuttavia, fare una proposta di portata nazionale non significa che debba essere una proposta uniforme. Al contrario, la strategia nazionale comporta l’avere una visione globale, però avanzare proposte che tengano conto delle peculiarità di ciascun territorio.

GARA.- Cosa pensate dell’atteggiamento che hanno mostrato le diverse forze indipendentiste davanti alle elezioni cantonali (nello Stato francese, N.d.T.)?

ETA.- Era una buona opportunità per muovere passi verso l’unità indipendentista superando le divisioni vecchie e nuove. Ciononostante, hanno prevalso gli interessi di partito. Alcuni dirigenti di Abertzaleen Batasuna si sono opposti alla dinamica di unità ponendo precondizioni e rispondendo ad assurdi sentimenti egemonici. Noi siamo contrari alla frammentazione dell’indipendentismo e vediamo di buon occhio qualsiasi passo che favorisca l’unità. Passate le elezioni, la priorità della sinistra indipendentista dovrà essere quella di compiere passi verso l’unità, per rispondere ad altre sfide. Ciò che è avvenuto in altri processi dovrebbe essere un buon riferimento.

GARA.- Cosa pensa ETA del cambiamento che si è verificato nella direzione del PNV?

ETA.- Cosa può fare, di peggio, il PNV per soffocare le speranze indipendentiste nell’attuale ambito basco spagnolo? Per 25 anni si è consolidato, all’interno del PNV, il settore dei funzionari e degli imprenditori, che si è ingrassato gestendo lo Statuto della Moncloa e l’attuale ambito autonomico. Si muovono per interessi economici e personali. Sono questi settori che controllano il PNV e la Comunità Autonoma. Il nuovo Presidente del Partito, Imaz, è il rappresentante più adeguato di questi settori. Per questi settori, i territori che non fanno parte della Comunità Autonoma sono appendici prive di importanza.

GARA.- In questo periodo vi sono molte proposte sul tavolo: il Piano di Ibarretxe, le richieste di Batera, quelle del Forum di Dibattito Nazionale, quella di Elkarri..., lo scenario si sta muovendo o si sta complicando?

ETA.- Euskal Herria è in un momento di cambiamento. Si è esaurito il vecchio ambito e bisogna promuovere quello nuovo. Alcuni vogliono rispondere a questo conteso con una nuova offerta ingannevole. Ciò confonde, dato che si tratta di un cambiamento superficiale dell’attuale situazione per mantenerla. Ma ci sono anche altre iniziative che puntano alla costruzione nazionale ed alla risoluzione democratica del conflitto, le chiavi della soluzione sono l’autodeterminazione, la territorialità ed il rispetto della decisione popolare. Si è aperto un dibattito politico molto profondo. Al centro del dibattito ci sono le radici del conflitto e le chiavi per risolverlo. Abbiamo l’opportunità di correggere l’errore di 25 anni fa. Ribadiamo ancora una volta che la soluzione non dipende da una persona, da un’istituzione o da un’organizzazione. Un processo di questa importanza richiede il contributo di tutte le forze politiche e sociali.